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Storia di Pontelagoscuro


Amatori      Astolfi      Barca        Bignardi        Braghini    
Cavallari    Dolcetti     Forlani      Forza        Goldini     
Natali       Ozeri        Scarpa     Solimani     Zanchetti    


Le famiglie di Pontelagoscuro

La storia di un borgo come Pontelagoscuro non è completa se non si parla anche della storia delle famiglie che lo hanno abitato nel corso dei secoli.
Una città senza abitanti è detta una città morta, però anche un paese dove le famiglie che lo abitino cambino continuamente senza lasciare traccia di sé e senza mettere radici non lo si può considerare veramente vivo e di solito si tratta solo dei cosiddetti quartieri dormitorio.

Voglio quindi parlare delle persone che hanno fatto la storia del borgo di Pontelagoscuro. Si tratta di un'impresa non semplice che aggiornerò nel tempo. Inizialmente ho trattato le famiglie che ho trovato citate in almeno tre dei seguenti quattro documenti:

Con questo criterio ho individuato dodici cognomi che sono Amatori, Astolfi, Barca, Braghini, Cavallari, Dolcetti, Forlani, Forza, Goldini, Natali, Ozeri e Solimani.

Però, nel Catasto Carafa, le case del borgo che erano poste al di là dell'argine maestro erano escluse dalle tasse della bonifica e quindi non compaiono nella mappe, né i loro proprietari compaiono negli elenchi.

Successivamente, quando ho potuto consultare il Catasto Gregoriano [5], ho avuto a disposizione anche i nomi dei proprietari di case e magazzini situati in golena che nel Catasto Carafa non comparivano e che ho aggiunto ai nomi presenti nel Catasto Carafa. Così facendo ho individuato, secondo i criteri suesposti, altre tre famiglie: Bignardi, Scarpa e Zanchetti.

Per tutte queste famiglie, oltre alle notizie trovate nei suddetti documenti e nell'Archivio Parrocchiale della chiesa di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro, riporto anche eventuali notizie sulla storia del cognome nel ferrarese [6] e a quando risalga la citazione più antica di quel cognome che ho trovato nell'Archivio Parrocchiale.

Si tenga però presente che finora ho esaminato solo una parte dell'archivio per cui questa informazione è solo indicativa e nulla esclude che non vi siano citazioni più antiche di quel cognome.

I ruoli delle tasse del 1853 si basano sulla situazione presente ad ottobre del 1853 e riguardano solo i redditi derivanti dal commercio o da professioni liberali, quindi non comprendono chi ricavava il proprio reddito da terreni o case.

Per dare un nome alle strade ho utilizzato la carta del 1797 che si trova allegata alle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro [7].
Tale carta contiene anche utili informazioni sulle famiglie di Pontelagoscuro dato che vari stradelli portano il nome della famiglia che vi abitava.


Amatori

I più antichi Amatori che ho trovato finora a Pontelagoscuro sono Giovanna, che sposa Antonio Parmesani e a cui nasce Violante nel 1689, Elisabetta che è madrina ad una battesimo nel 1693 e Bartolomeo Amatori, detto Bortolo, padre di quattro bambini: Antonio, che nasce nel 1694 e che probabilmente muore giovanissimo dato che sul libro dei battesimi c'è una croce accanto al suo nome, Bellino che riceve la Cresima nel 1707 all'età di 12 anni (e che quindi era nato nel 1695) e Caterina e Francesca, due ragazze che ricevono la Cresima nel 1714 all'età di 15 e di 13 anni (e che quindi erano nate rispettivamente nel 1699 e nel 1701).

Di Bellino Amatori si hanno ulteriori notizie nel 1728 quando, nell'arco di poco più di un mese, perde tre figli: Antonio di tre anni, Giovanni di sei e Domenico di otto mesi. Il 1728 è stato un anno terribile per Pontelagoscuro in quanto un'epidemia, iniziata a metà maggio e durata fino all'inverno, uccise moltissimi bambini [8].

Gli Amatori sono imparentati con i Solimani tramite Mariano Amatori che sposa Caterina Solimani nella seconda metà del XVIII secolo.

A Ferrara esisteva già all'inizio del XVII secolo la famiglia Amadori, il cui cognome era spesso indicato come Amatori e che era originaria di Brescia. Laura Amadori Jacobelli fece edificare l'oratorio della Visitazione di Ficarolo nel 1599. Nel ferrarese esistevano però altre famiglie Amadori fin dal XIV secolo.

Nel Catasto Carafa troviamo due Amatori: Giovanni, proprietario di una casa non lontana dalla Chiesa di Pontelagoscuro e Pietro, proprietario di una casa non lontana dalla Via Coperta.

Da Giovanni nascono Bellino Amatori nel 1762, Giuseppe nel 1767, Fedele nel 1770 e Francesca nel 1781. Bellino, nel 1786, avrà a sua volta un figlio al quale darà il nome di Giovanni.
Pietro Amatori ha dalla prima moglie (Eurosia Vicentini) Carlo nel 1769 ed Angela nel 1779 e dalla seconda moglie (Brigitta Astolfi) Vincenzo nel 1789 e Teresa nel 1791.

Pietro Amatori è citato anche dal Dolcetti che racconta che, nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Pietro Amatori viene eletto nelle deputazione che doveva decidere come suddividere questa somma fra i vari proprietari in ragione del valore delle varie mercanzie. Quelle di proprietà di Pietro Amatori vengono valutate 2073 scudi romani.

Il Dolcetti ci parla anche di Bellino Amatori che faceva il sensale. Come a Pietro anche a Bellino vengono sequestrate merci nell'occasione sopradescritta. Le merci di proprietà di Bellino Amatori vengono valutate 961 scudi romani.

A Bellino Amatori accade però anche un altra disavventura ben più impressionante. Infatti, nella notte fra il 19 ed il 20 novembre del 1801, viene arrestato assieme al Dolcetti stesso e ad Ottavio Govoni e Domenico Venturoli.

I quattro arrestati furono trasferiti al castello di Ferrara dove però furono trattati molto bene anche perché l'ufficiale di guardia era amico del Dolcetti. L'accusa era di essere i promotori del tumulto accaduto la sera 6 del novembre.

Il Dolcetti, che era considerato il capo, viene interrogato il 20, Bellino Amatori viene invece interrogato il 21. Alla mattina di domenica 22 novembre il giudice dichiarò innocenti gli imputati e li lasciò liberi.
I quattro amici andarono prima a Messa in San Paolo per ringraziare la Provvidenza e poi festeggiarono lo scampato pericolo al ristorante tornando a casa alla sera.

Firma di Bellino Amatori - 1797Troviamo Bellino Amatori anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.

Nelle memorie del Dolcetti vi sono alcune cartine che descrivono le fortificazioni costruite in paese nel dicembre del 1801. In queste cartine vi sono due case di proprietà delle famiglie Amatori.

Una è quella che il Catasto Carafa diceva essere di Giovanni Amatori, l'altra invece era stata costruita recentemente su parte di un terreno che, nel Catasto Carafa, risulta essere di proprietà del Sig. Gaspare Barca.
Tale casa era posta di fronte alla punta terminale del canale Panfilio che fu poi chiusa ricavando così la Piazzetta nova che, successivamente, insieme a tutta la piazza di fronte alla via Coperta prenderà il nome di Piazza Erbe

Nel ruolo delle tasse del 1853 compare Anna Amatori che aveva un'osteria e che pagava una tassa di uno scudo e cinquanta baj all'anno.


Astolfi

Il più antico Astolfi che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Giacomo Astolfi padre di Ildefonso e Giuseppe, due bambini che hanno ricevuto la Cresima nel 1732 all'età di 10 e di 7 anni e che quindi erano nati rispettivamente nel 1722 e nel 1725.
Sempre nel 1732 troviamo anche Margherita Astolfi che è madrina alla Cresima di Teresa Baldi.

Nello stesso periodo viveva a Pontelagoscuro anche Domenico Astolfi che perde una figlia, Barbara Maria, di 13 mesi nel 1743 ed un figlio, Francesco di tre anni, nel 1745. Domenico abitava nel luogo detto alla Scaglia in una casa di proprietà di Francesco Vesantini. Nello stessa casa abitavano anche Antonio Astolfi che, sempre nel 1745, perde una figlia, Santa Maria, di un anno e Alfonso Astolfi che, nel 1746, perde un figlio, Giuseppe, di tre mesi.
E' molto probabile che Domenico, Antonio ed Alfonso fossero fratelli e non è impossibile che fossero figli di Giacomo.

A Ferrara esisteva una famiglia Astolfi che aveva il sepolcro nella chiesa di Sant'Anna. Il suo stemma era D'oro all'aquila di nero coronata d'oro. Vantava nobili origini e c'era chi sosteneva che discendesse addirittura da re longobardi.

Nel Catasto Carafa troviamo Agostino Astolfi proprietario di una casa posta di fronte alla punta terminale del canale Panfilio che fu poi chiusa ricavando così la Piazzetta nova che, successivamente, insieme a tutta la piazza di fronte alla via Coperta prenderà il nome di Piazza Erbe.

Agostino Astolfi era imparentato con i Barca avendo sposato Vincenza Barca dalla quale avrà due figlie: Brigitta e Rosalia, nate rispettivamente nel 1765 e 1766.
Brigitta sposerà poi Pietro Amatori, molto più anziano di lei ed alle sue seconde nozze.

Gli Astolfi sono imparentati anche con i Natali tramite Giuseppe Astolfi che sposa Teresa Natali nella seconda metà del XVIII secolo.

Nel ruolo delle tasse del 1853 compaiono Pietro Astolfi fu Angelo (nato nel 1792) che faceva il barbiere e che pagava una tassa di cinquanta baj all'anno e Ferdinando Astolfi che è classificato come pastore e che pagava una tassa di 75 baj all'anno.

Firma di Ferdinando Astolfi - 1863Cosa facesse esattamente Ferdinando Astolfi non è chiaro ma certo non passava il suo tempo a far pascolare le pecore. Dal contratto di nozze di Antonio Cavallari si capisce che era un esperto di tessuti e di vestiti, infatti firma come stimatore l'elenco dei vestiti e della biancheria che componevano il corredo della sposa con a fianco il valore di ogni cosa.

Il Bedani nelle sue memorie su Pontelagoscuro ricorda Achille Astolfi che, assieme a Giuseppe Buozzi e Vittorio Cavallari, fondò la Società Operaia di Pontelagoscuro che fu premiata, per il suo speciale ordinamento, al primo concorso di Torino del 1890.


Barca

Il più antico Barca che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Camillo Barcha [sic] che è padrino alla Cresima di Domenico Bavoli avvenuta nel 1631. Però, considerato che non ho trovato altri Barca fino al 1714 e che la Cresima si faceva spesso in una parrocchia che non era la propria, è probabile che Camillo Barca non vivesse a Pontelagoscuro.

In effetti, nel 1718, troviamo altri due Barcha (Antonio ed Ercole) citati come padrini a delle Cresime e di entrambi viene detto che erano della parrocchia di Ponte Transpadano e cioè di Santa Maria Maddalena. Nel 1724 troviamo, come madrina ad una Cresima, Domenica Barcha sempre di Santa Maria Maddalena.

Il primo Barca che sicuramente vive a Pontelagoscuro è Alfonso che possiede una casa situata nel luogo detto al Cavo e che, nel 1745, perde due figli (Laura di quattro anni ed Ercole di uno) a distanza di sei giorni l'uno dall'altro.

Nel Catasto Carafa troviamo citati ben tre Barca: il Dottor Ercole ed il Signor Gaspare possiedono parecchi terreni situati in parte lungo il canale Nicolino e che evidentemente un tempo facevano parte della stessa tenuta ed in parte al di là del canale Nicolino in quella zona di Pontelagoscuro accatastata sotto la Guardia di Casaglia.
Vi è poi il Signor Giacomo Barca che possiede tre case nel borgo. Giacomo sposa Cecilia Caravita da cui ha Antonio (nato nel 1761) e Laura (1766), rimasto vedovo si risposa con Teresa Olivari da cui ha Giuseppe (1767).

Nella zona più vicina a Pontelagoscuro il Dottor Ercole è proprietario della tenuta detta la Bardella e di parecchi altri terreni posto sul lato ovest del Canale Nicolino mentre il Signor Gaspare è proprietario della tenuta detta Fenil Bianco e di un piccolissimo terreno posto fra il canale Nicolino e l'argine maestro del Po. Inoltre Gaspare possiede due case ed un magazzino nel borgo, tutte vicine alla via Coperta.

I terreni di Ercole e Gaspare Barca al di qua del Nicolino nel Catasto Carafa

Nella zona accatastata sotto la Guardia di Casaglia il Dottor Ercole è proprietario della tenuta detta la Casazza mentre il Signor Gaspare è proprietario della tenuta detta la Colombara.

I terreni di Ercole e Gaspare Barca al di là del Nicolino nel Catasto Carafa

Infine vi è il Signor Giacomo Barca che possiede tre case nel borgo poste in luoghi diversi. Una si trova oltre la chiesa, un'altra tra la chiesa e la via Coperta e l'ultima nella zona all'estremità est del borgo oltre il termine del canale Panfilio.

Firma di Gaspare Barca - 1797Dalla carta del 1797 apprendiamo che i Barca possedevano anche delle case o dei magazzini posti al di là dell'argine maestro e per questo non elencati nel Catasto Carafa.
Infatti nella zona ad ovest della via Coperta vi è segnato uno stradello che porta il nome di Stradello Barca.

Il Dolcetti nelle sue memorie cita tre Barca: Gaspare (che evidentemente è quello trovato anche nel Catasto Carafa), Giovanni e Vincenzo.
Sia Giovanni che Vincenzo dovrebbero essere figli di Giacomo. Giovanni però è figlio di Teresa Olivari e nasce nel 1767 mentre Vincenzo è molto più anziano ed è nato dalla prima moglie di Giacomo Barca che era Cecilia Caravita.

Firma di Giovanni Barca - 1797Troviamo Gaspare e Giovanni Barca anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.

Gaspare Barca è citato dal Dolcetti in quanto scrutatore nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 dove viene nominato Decurione e dove firma il verbale della riunione come segretario.
Nella stessa riunione Giovanni Barca è segretario nella votazione e poi viene nominato Decurione e sostituto dell'ispettore del registro civico e (assieme a Gaspare) firma il verbale della riunione come segretario.
Anche Vincenzo Barca viene nominato Decurione.

Essendo stati eletti fra i decurioni Gaspare, Giovanni e Vincenzo Barca, il 2 aprile del 1797, partecipano alla assemblea elettorale di Francolino dove Gaspare svolge funzioni di scrutatore e dove è nominato Assessore ed elettore per il Comizio di Ferrara mentre Giovanni svolge funzioni di segretario.

Il primo giugno del 1797, a Pontelagoscuro, viene formata la Guardia Civica che doveva essere diretta da un Comitato Militare nel quale Gaspare Barca è segretario mentre Giovanni Barca diventa Capitano della Seconda Compagnia.
Quando però, nell'aprile del 1799, gli Austriaci scacciano i Francesi ed occupano Pontelagoscuro, la casa del sindaco viene saccheggiata ed anche Giovanni e Gaspare Barca hanno qualche problema in quanto considerati filofrancesi.

Una volta tornati i francesi viene nuovamente organizzata la Guardia Nazionale (aprile 1801) il cui quartiere viene posto a casa di Gaspare Barca che viene successivamente eletto Capitano dei Fucilieri.
Nel novembre del 1801, Gaspare Barca ha grossi problemi per un tumulto di un centinaio di persone che non volevano più essere impegnate nella guardia. Il quartiere della Guardia deve essere chiuso e presidiato da soldati francesi.

In precedenza se l'era cavata meglio Giovanni Barca che era riuscito a calmare gli animi, quando, nel giugno del 1801, la Guardia Nazionale, avendo arrestato due soldati francesi coinvolti in una rissa, aveva rischiato lo scontro a fuoco con sedici soldati francesi guidati da un sergente e da un caporale che cercavano di liberarli con la forza.

Nelle memorie del Dolcetti vi sono anche alcune cartine che descrivono le fortificazioni costruite in paese nel dicembre del 1801. In queste cartine compaiono due costruzioni di proprietà delle famiglie Barca, entrambe vicine alla via Coperta.

Da un confronto con il Catasta Carafa si vede che una costruzione è un magazzino già di proprietà di Gaspare Barca mentre l'altra è una casa nuova costruita su parte di un terreno che era sempre di Gaspare Barca e che amplia una casa preesistente.

Gaspare e Giovanni Barca sono citati anche nella Storia di Pontelagoscuro del Bedani ma sempre in merito alla riunione del 1797 della quale si è già ampiamente parlato.


Bignardi

La più antica Bignardi che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Maddalena Bignardi che riceve la Cresima nel 1631, suo padrino è Giuseppe Bignardi. Però, considerato che non ho trovato altri Bignardi per quasi cent'anni e che la Cresima si faceva spesso in una parrocchia che non era la propria, è probabile che Maddalena Bignardi non vivesse a Pontelagoscuro.
A Ferrara troviamo Borso Bignardi che fu Consigliere del 2° nel 1652.

Nel 1730 troviamo Domenica Bignardi di Giovanni che rimane vedova di Carlo Scaranari fu Antonio. Anche in questo caso possiamo dire che Domenica Bignardi non sia originaria di Pontelagoscuro, infatti di suo padre si dice che è della Parrocchia di Francolino, poi Francolino è cancellato e sostituito da qualcosa di scritto male che potrebbe essere Mizzana.

Solo nel 1774 il libro delle Cresime ci fa vedere dei Bignardi che vivono stabilmente a Pontelagoscuro: una è Angela Bignardi, che ha sposato Cristoforo Reali, il cui figlio, Giovanni, di sette anni, riceve la Cresima in quell'anno. La ritroviamo poi nel 1778 quando chi riceve la Cresima è suo figlio Sante di nove anni.

Sempre nel 1774 abbiamo Domenico Bignardi, che ha sposato Caterina Vecchiati, il cui figlio Antonio riceve la Cresima. Il padrino è Giuseppe Putinati di Pontelagosuro. Antonio ha sedici anni, è quindi nato circa nel 1758.

Abbiamo poi Caterina Bignardi (che potrebbe essere Caterina Vecchiati, moglie di Domenico Bignardi, indicata col cognome del marito) che, nel 1774, è madrina alla Cresima di Teresa, figlia di Giuseppe Putinati e nel 1778 a quella di Maria, figlia di Giacomo Bassi.

Successivamente, nel 1789, troviamo Margherita Bignardi, che ha sposato Luigi Putinati, la cui figlia Angela di otto anni, riceve la Cresima in quell'anno. Madrina è Carolina Zambelli di Pontelagoscuro.

Nel 1796 ritroviamo Antonio Bignardi che ha sposato Lucia Salara e che è rimasto vedovo. Teresa di nove anni, figlia sua e di Lucia Salara riceve la Cresima in quell'anno. Madrina è Margherita Reali.
Antonio Bignardi si risposa con Barbara Fugarolli ed è un'altra sua figlia, Caterina, che nel 1800, all'etaà di sei anni, riceve la Cresima. Madrina è Elisabetta Andriolli di Pontelagoscuro.

Nel 1810 Antonio Bignardi è il padrino alla Cresima di Francesco Marani di Stefano di anni cinque e nello stesso anno riceve la Cresima anche sua figlia Marianna di tre anni.

Nelle memorie del Dolcetti troviamo citato Antonio Bignardi a proposito della contribuzione straordinaria imposta dai Francesi a favore dell'armata nel 1801. Deve pagare ben 300 scudi che è la cifra più. Solo Lorenzo Menini paga altrettanto.

Dal Catasto Gregoriano apprendiamo che Antonio Bignardi fu Domenico possedeva le particelle dalla 636 alla 642, tutte situate in golena. La 636 è una fornace, la 637 è la casa, la 638 è una casa da affittare e la 639 è la sua aia dove vi sono anche delle buche ad uso della fornace, la 640 è la casa del massaro mentre la 641 è tenuta a brolo [9] e la 642 a zerbo [10].

Dal rogito del notaio Gaetano Forlani del 20 aprile 1812 [11], apprendiamo che Antonio Bignardi vende un suo terreno confinante ad est con quello di Nicolò Cavallari e a sud con un terreno che rimane di proprietà di Antonio Bignardi e con la Strada Mare che corre sull'argine maestro.

Si tratta delle particelle 641 e 642 che nel Catasto Gregoriano risultano invece ancora di proprietà di Antonio Bignardi. L'acquirente è Carlo Luigi Chiozza che utilizzerà questi terreni per impiantarvi la sua fabbrica di sapone che avrà una storia secolare e che sarà famosa in tutto il mondo. Dal rogito apprendiamo anche che Antonio Bignardi era detto Bregone.

Nel ruolo delle tasse del 1853 Antonio Bignardi non compare più e molto probabilmente a quella data è già deceduto ma compare una Maria Bignardi che però viene aggiunta in fondo con una calligrafia poco leggibile per cui non è chiaro cosa facesse, forse era ortolana.


Braghini

I Braghini sono un ramo della nobile famiglia Rossetti che furono Conti di Cannetole e di Valdalbero e Marchesi del Sacro Romano Impero. Discendono infatti da Domenico Rossetti, figlio di Sigismondo, che, per motivi ereditari, fu detto il Braghino dal cognome della madre e che visse a Pontelagoscuro nei primi anni del XVII secolo.
A loro volta, secondo il Guarini, i Rossetti discenderebbero da un appartenente ad una antica famiglia nobile originaria di Roma, Cristoforo de' Nobili detto Rossetto, morto nel 1474 e sepolto in Santa Maria della Rosa a Ferrara, che sarebbe figlio di Urbano che fu segretario e cancelliere ducale nel 1441.

Chi sostenne, con molti argomenti, la derivazione dei Braghini dai Rossetti fu il Prof. Carlo Malagola, Direttore dell'Archivio di Stato di Venezia ed in base ai suoi studi, Pietro Braghini di Pontelagoscuro chiese ed ottenne, con Regia Patente del 3 marzo 1902, il titolo di Conte di Cannetole e con regio decreto del 1911, fu autorizzato a chiamarsi Rossetti-Braghini.

Lo stemma che fu riconosciuto a Pietro Braghini era il seguente: Partito, nel primo d'oro all'aquila di nero tenente fra le zampe un'ancora dello stesso posta in fascia e fissante una stella d'argento posta nel canton destro del capo, nel secondo di rosso al cavallo gajo d'argento mentre il motto era BELLUAM AERE QUA SE IPSA ABSUMERET.
Lo stemma dei Braghini veneti, dai quali sarebbe derivato il cognome di Domenico Rossetti, era invece alquanto diverso: D'oro alla torre di rosso sostenuta da due leoni dello stesso.

Successivamente il conte Pietro Rossetti-Braghini iniziò le pratiche per ottenere il titolo di Marchese del Sacro Romano Impero spettante ai Conti e Marchesi di Valdalbero in quanto il ramo dei Conti di Cannetole (dal 1655 Marchesi) derivava da antenati diversi di quelli dei Conti di Valdalbero e Marchesi del Sacro Romano Impero.
I primi deriverebbero da Francesco Rossetti che morì nel 1470 ed i secondi da Andrea Rossetti padre di Biagio Rossetti il famoso architetto che progettò il Palazzo dei Diamanti e Palazzo Costabili a Ferrara.

Il conte Pietro Rossetti-Braghini però morì nel 1914, senza prole, prima che le pratiche fossero concluse ed i genealogisti ferraresi, nel supplemento al libro, già citato, sui cognomi nobili dell'antico Ducato di Ferrara, misero in dubbio questa sua pretesa e con l'occasione, affermarono anche che l'appartenenza di Domenico Rossetti detto Braghino ai Rossetti di Cannetole era tutt'altro che provata.

Io ho potuto consultare il libro dei battesimi della Parrocchia di Pontelagoscuro di quell'epoca [12] ed ho trovato i battesimi dei seguenti figli di Domenico Braghini e di sua moglie Giovanna: Angelo (1617), Francesco (1619), Carlo (1624), Maria (1626) e Lianora (1629). Inoltre nel 1630, al battesimo di Caterina Pavani, il padrino è Domenico Braghini del fu Sigismondo.

Nelle note del battesimo di Angelo il parroco ha scritto Domenico Ro, ha cancellato il Ro ed ha scritto Bragino [sic]. Può darsi che stesse per scrivere Rossetti ma può anche darsi che invece stesse per scrivere Rossi dato che madrina era Donna Flaminia, moglie di Domenico Rossi.
Nel battesimo di Francesco invece il cognome di Domenico è scritto Brachino [sic].

In un sito internet di una società genealogica commerciale ho trovato l'affermazione che il Sigismondo Rossetti, padre di Domenico Braghini, sarebbe figlio di un Pierantonio Rossetti, a sua volta figlio di un altro Sigismondo Rossetti e che sarebbe vissuto a Pontelagoscuro fin dal 1567 ma non so dove questi dati siano stati trovati.

Negli archivi parrocchiali ho poi trovato citati Francesco Braghini che è il padre di Margherita che nel 1660 sposa Giuseppe Stuani che viveva nella Parrocchia di Santo Stefano a Ferrara e nel 1682, troviamo citati altri tre Braghini: Antonio, a cui nasce il figlio Giovanni, Giuseppe e Pietro Domenico.

Nella seconda metà del XVIII secolo a Pontelagoscuro vive Angelo Braghini che sposa Monica Bognini ed ha tre figli: Ignazio (1770), Luigi (1772) e Giovanni (1781). Nell'Archivio Parrocchiale troviamo ancora Ignazio Braghini, che nel 1795 ha un figlio di nome Antonio alla cui Cresima è padrino Luigi Braghini che allora viveva a Ferrara nella Parrocchia di San Romano.

Con Ignazio e Luigi i Braghini si dividono in due rami. Da Ignazio discende il già citato Pietro al quale fu rinnovato il titolo di Conte, da Luigi invece discende Giovanni Braghini, erede Nagliati, che fu creato Marchese del Barco da Papa Gregorio XVI, del quale era cameriere segreto (segreto in questo caso, significa personale) in occasione delle sue nozze con Donna Livia dei duchi Lante della Rovere nel 1841.

Giovanni Braghini, oltre che Marchese del Barco e proprietario dell'immensa tenuta detta il Barco Bentivoglio già proprietà dei Bentivoglio d'Aragona, era Cavaliere di San Gregorio e Commendatore di San Silvestro.

Giuseppe Braghini, fratello di Giovanni, sposò in prime nozze la Marchesa Elvira del Bagno ed in seconde nozze la Marchesa Alaide del Bagno. I suoi figli ereditarono il titolo marchionale ed il patriziato ereditario sammarinese.

Lo stemma dei Braghini che si trovava dipinto e scolpito in vari luoghi di Pontelagoscuro era alquanto complicato e più complesso di quello poi concesso al Conte Pietro Rossetti-Braghini:

Semipartito spaccato nel primo d'oro all'aquila di nero tenente fra le zampe un'ancora dello stesso posta in fascia e fissante una stella d'argento posta nel canton destro del capo, nel secondo di rosso al cavallo gajo d'argento, nel terzo d'azzurro al bue pascente sopra un terreno di verde.

Nel Catasto Carafa, oltre a numerosi fogli che trattano esclusivamente la tenuta il Barco Bentivoglio di proprietà del Marchese Giovanni Braghini [>>], è citato il Signor Angelo Braghini che possiede una casa, piuttosto grande, posta nel borgo tra la chiesa e la via Coperta, un terreno, posto lungo il Canale Panfilio nella zona detta il Luogo ed alcuni altri terreni confinanti con la possessione detta la Berna.
Inoltre Angelo Braghini possiede la tenuta detta la Marzana e vari terreni attorno. La Marzana era sita nella zona accatastata sotto la Guardia di Casaglia ed era confinante con la tenuta detta la Casazza di proprietà del Dottor Ercole Barca.

I terreni di Angelo Braghini al di là del Nicolino nel Catasto Carafa

Firma di Angelo Braghini - 1797Troviamo Angelo Braghini anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.

Nelle memorie del Dolcetti troviamo citati sia Angelo ed Ignazio che il Luigi di Ferrara. I Braghini sono citati dapprima come spedizionieri che agivano in società proprio con i Dolcetti poi Ignazio viene ricordato a proposito della votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 dove viene nominato prima segretario provvisorio e poi scrutatore.

Nel prosieguo della riunione sia Ignazio che Angelo vengono nominati Decurioni per cui, il 2 aprile del 1797, partecipano alla assemblea elettorale di Francolino dove Ignazio è nominato elettore per il Comizio di Ferrara dove sarebbero state scelte, con scrutinio segreto, le varie persone da collocarsi alla testa del governo in tutti i vari dipartimenti, criminale e civile.

Nell'aprile del 1799 gli Austriaci invadono la provincia di Ferrara, solo la città rimane in mano ai Francesi, così gli Austriaci nominano a Pontelagoscuro una Cesarea Regia Commissione, formata da alcuni eminenti cittadini del borgo, che gestisse tutti gli affari civili e criminali dell'intera Provincia, comprese Cento e Comacchio.
Ignazio Braghini è sotto computista in questa commissione.

Nel luglio del 1800, dopo che la prima commissione ha cessato di operare da circa sei mesi, viene nominata una seconda commissione e questa volta Ignazio Braghini è fra i suoi membri.

Nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Ignazio Braghini viene eletto nelle deputazione che doveva decidere come suddividere questa somma fra i vari proprietari in ragione del valore delle varie mercanzie, nella commissione è presente anche Luigi Braghini di Ferrara. Le merci di proprietà di Ignazio Braghini vengono valutate assieme a quelle dei Dolcetti per un totale di 4970 scudi romani, quelle di Luigi invece valgono ben 6517 scudi.

Solo un mese dopo, i fratelli Braghini devono mettere nuovamente mano al portafoglio per pagare la loro parte di una contribuzione straordinaria, imposta dai Francesi a favore dell'armata. I Braghini pagano 180 scudi.

Nelle memorie del Dolcetti vi sono alcune cartine che descrivono le fortificazioni costruite in paese nel dicembre del 1801. In queste cartine è indicata anche una casa di proprietà della famiglia Braghini.
Si tratta della casa che il Catasto Carafa indica essere di proprietà di Angelo Braghini.

Ignazio Braghini è citato anche nella Storia di Pontelagoscuro del Bedani ma sempre in merito alla riunione del 1797 della quale si è già ampiamente parlato.

Nel ruolo delle tasse del 1853 compare Benedetto Braghini che è definito negoziante di bestiami e che pagava una tassa di quattro scudi e cinquanta baj all'anno.
Ovviamente Giovanni Braghini, proprietario dell'immensa tenuta detta il Barco Bentivoglio, non compare in questo elenco che riguardava solo i redditi derivanti dal commercio o da professioni liberali.

Non si possono chiudere queste note sui Braghini senza ricordare che il già citato Conte Pietro Braghini Rossetti (1850 - 1914) con il suo testamento istituì un'Opera Pia per dotare il paese di un asilo infantile [13].
L'asilo, distrutto poi dai bombardamenti, fu ricostruito nel 1953. L'Opera Pia costruì poi anche una casa di riposo per anziani che iniziò a funzionare nel 1962.


Cavallari

La più antica Cavallari che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Paola Cavallari che nel 1631 riceve la Cresima all'età di sette anni. Era quindi nata nel 1624. Però, considerato che la Cresima si faceva spesso in una parrocchia che non era la propria, è possibile che Paola Cavallari non vivesse a Pontelagoscuro.

Il primo Cavallari che sicuramente vive a Pontelagoscuro è Sebastiano, figlio di Nicola Cavallari, che però era di Francolino e che, nel 1653, sposa Barbara Magri di Pontelagoscuro. Rimane vedovo quasi subito e si risposa con Maria Rimondini quando già appartiene alla Parrocchia di Pontelagoscuro.

Nel 1683 nasce a Pontelagoscuro Birgitta, figlia di Giuseppe Cavallari ed Angela Lavizzani. Madrina al battesimo è Antonia Cavallari, figlia di Nicola, che è della Parrocchia di Pontelagoscuro ma sia Angela Lavizzani che il padrino sono di Francolino.

A Pontelagoscuro hanno vissuto molti Cavallari ma, benché questa sia la mia famiglia e quindi sia quella su cui ho fatto più ricerche, non è affatto facile stabilire quante famiglie Cavallari vi siano state e se fossero imparentate fra loro o no.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che molti Cavallari possedevano e vivevano su dei terreni che erano vicini a Pontelagoscuro ma che facevano parte della Parrocchia di Francolino.

Per ora ho individuato quattro rami principali. I primi due sono presenti a Pontelagoscuro circa alla prima metà del XVIII secolo e derivano da un antenato comune che possedeva molti terreni subito ad est di Pontelagoscuro ma che dipendevano dalla Parrocchia di Francolino.

L'esistenza di questo antenato, del quale ignoro ancora il nome, è dimostrata dal fatto che la particella 365 del Catasto Gregoriano [14] risulta essere una proprietà indivisa di Nicolò e Pietro fu Francesco, Andrea e Domenico fu Carlo Antonio, Angelo fu Giuseppe, Luigi fu Giovacchino.

Si tratta di appartenenti ai due rami principali dei Cavallari sopracitati e ciò fa supporre che si tratti dell'eredità di questo sconosciuto antenato comune rimasta indivisa. In realtà il Catasto cita un contratto di livello e dice i proprietari erano Giovanni Battista ed Antonio Massari ma, a quell'epoca, il livellaro aveva tutti i diritti del proprietario tranne alienare il bene.

Il primo ramo (che è il mio) discende da Giovanni Francesco e comprende Pietro, Nicolò, Antonio, Giovanni e Gaetano citati successivamente. I discendenti di questi Cavallari vivono ancora a Pontelagoscuro ma con un cognome diverso in quanto l'ultimo Cavallari di questo ramo rimasto a vivere a Pontelagoscuro (Bianco Cavallari) ha avuto un'unica figlia femmina.
Secondo delle ricerche storiche, effettuate da Giuseppe Cavallari (1875-1951) prima della II Guerra Mondiale ed ora perdute, questi Cavallari sarebbero giunti a Pontelagoscuro da Ancona.

Questo ramo dei Cavallari è imparentato con i Solimani tramite Vincenzo Cavallari di Antonio che sposa Angela Solimani di Francesco nel primo quarto del XIX secolo e con l'altro ramo dei Cavallari tramite Antonio di Nicola Cavallari che sposa Elisabetta di Antonio Maria Cavallari nel 1809.

Il secondo ramo comprende Giuseppe, Angelo e Vittorio citati successivamente. Vittorio Cavallari è emigrato in Argentina nel 1890 ed ha fondato una scuola (esistente tuttora) che si chiama Collegio Cavallari. I suoi discendenti vivono in Argentina.

Giuseppe era nato a Francolino da Giovacchino Cavallari e a Francolino vivevano ancora suo fratello Luigi e suo cugino Don Antonio, figlio di Giuseppe Cavallari, fratello di Giovacchino. Giuseppe, Luigi ed Antonio avevano vari terreni vicini tra loro ed avevano posseduto in comproprietà anche un mulino fluviale sul Po che fu venduto nel 1781 [15].

Vicini ai loro vi erano anche dei terreni di proprietà di Andrea e Domenico Cavallari che molto probabilmente erano loro cugini. Questa zona, ad est del borgo di Pontelagoscuro e circa all'altezza dell'isola Bianca, è quella dove tuttora sorge Ca' Cavalara e dove il froldo sul Po era chiamato Froldo Cavallaro fin dal XVII secolo [16] e che, nel Catasto Gregoriano diventa Giara Cavallari il che dimostra che il ramo del Po fra l'Isola Bianca e la sponda ferrarese aveva allora cominciato ad interrirsi, cosa che è continuata fino ai giorni nostri e continua tuttora.

Questo ramo dei Cavallari è imparentato con i Solimani tramite Luigi Gioacchino Cavallari di Antonio Maria che sposa nel primo quarto del XIX secolo e con l'altro ramo dei Cavallari tramite Elisabetta di Antonio Maria Cavallari che sposa Antonio di Nicola Cavallari nel 1809.

Il terzo ramo inizia nel 1798, discende da Michele Cavallari e comprende Francesco citato successivamente. Questi sono i Cavallari rimasti fino a epoche recenti a Pontelagoscuro e sono quelli che erano proprietari del Teatro. Sono questi i Cavallari ricordati nell'opera teatrale Il Paese che non c'è [17].

E' possibile che anche questi Cavallari siano giunti a Pontelagoscuro da Francolino perché il padre di Michele si chiamava Francesco e nell'elenco delle persone di Francolino presenti nel Catasto Carafa vi è più di un Francesco Cavallari.

Il quarto ramo inizia nel 1814 e discende da Tommaso Cavallari di Domenico. I suoi discendenti abitavano in via Tavernello dove possedevano alcuni fabbricati. Via Tavernello si trovava nel località detta Borgo Tavernelle situata oltre la chiesa.

Nel Catasto Carafa, per quanto riguarda Pontelagoscuro, troviamo citato un solo Cavallari: Giuseppe ma da altre fonti sappiamo che anche Nicolò e Pietro Cavallari possedevano allora case e magazzini a Pontelagoscuro ma trovandosi queste oltre l'argine maestro non erano elencate nel Catasto mentre nei fogli relativi a Francolino ma prossimi a Pontelagoscuro vi sono molti Cavallari: Andrea, Don Antonio, Domenico, Francesco, Gaetano, Giuseppe e Luigi.

Dal Catasto Gregoriano, successivo di alcune decine di anni, apprendiamo che Nicolò Cavallari fu Francesco possedeva in golena la casa dove abitava e tre magazzini inoltre, nella golena dei Tamarisi, aveva una vasta proprietà composta dalla casa del massaro, un terreno a pascolo ed uno a zerbo ed una grande buca con acqua.
Pietro Cavallari, che all'epoca era defunto per cui la proprietà è intestata ai suoi eredi, possedeva un magazzino situato in golena.

I terreni dei Cavallari tra Pontelagoscuro e Francolino nel Catasto Carafa

Giuseppe Cavallari possedeva due case adiacenti poste di fronte al tratta terminale del Canale Panfilio in Strada della Gatta che, nel Catasto, sono indicate alle particelle 84 e 85 del foglio I della Villa di Ponte S. Giambattista.

Altri dati sulle case di proprietà di Cavallari li abbiamo nelle memorie del Dolcetti dove ci sono alcune cartine che descrivono le fortificazioni costruite in paese nel dicembre del 1801.

Vediamo che la grande casa che fa angolo tra la Piazza della Chiesa e l'Argine Maestro è di proprietà di Pietro Cavallari. Nel Catasto Carafa era indicato come proprietario Domenico Silvestri che era il suocero di Pietro Cavallari.

Al termine del Canale Panfilio vi è una casa dei Fratelli Cavallari (probabilmente Pietro e Nicolò). Nel Catasto Carafa era indicato come proprietario di questa casa Giambattista Lirini.
Poco distante vi è anche un magazzino di proprietà di Cavallari. Essendo di là dell'argine maestro questo magazzino non compare nel Catasto Carafa.

Di fianco alla via Coperta vi è un altro magazzino di proprietà di Cavallari. Si tratta del fabbricato che nel Catasto Carafa era indicato di proprietà dei fratelli Borzani.

Nelle memorie del Dolcetti troviamo citati molti Cavallari. Nicolò Cavallari è citato a proposito della votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 della quale è presidente.
Viene poi nominato Decurione per cui, il 2 aprile del 1797, partecipa alla assemblea elettorale di Francolino dove è nominato elettore per il Comizio di Ferrara per designare, con scrutinio segreto, le varie persone da collocarsi alla testa del governo in tutti i vari dipartimenti, criminale e civile.

Nell'aprile del 1799 quando gli Austriaci invadono la provincia di Ferrara e solo la città rimane in mano ai Francesi, viene nominata a Pontelagoscuro una Cesarea Regia Commissione, formata da alcuni eminenti cittadini del borgo, che gestisca tutti gli affari civili e criminali dell'intera Provincia, comprese Cento e Comacchio.
Nicolò Cavallari è fra i sette cittadini designati a farne parte e (probabilmente) ne è il presidente.

Infine troviamo citato ancora Nicolò Cavallari nel marzo del 1801 quando i Francesi impongono una contribuzione straordinaria a favore dell'armata. Nicolò deve pagare 150 scudi.

Il Dolcetti cita spesso anche Pietro Cavallari, fratello di Nicolò. Dapprima lo nomina in un elenco di proprietari di botteghe, poi ci informa che è stato eletto decurione nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 e che successivamente, alla assemblea elettorale di Francolino del 2 aprile del 1797, è nominato elettore per il Comizio di Ferrara.

Pietro Cavallari è poi uno dei componenti della prima Cesarea Regia Commissione nominata dagli Austriaci per gestire tutti gli affari civili e criminali dell'intera Provincia.
Nel luglio del 1800, dopo che la prima commissione ha cessato di operare da circa sei mesi, fa parte anche della seconda commissione che viene nominata.

Nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Nei calcoli per la ripartizione di questa cifra in base al valore delle merci possedute, quelle di proprietà di Pietro Cavallari vengono valutate 3573 scudi romani.

Solo un mese dopo, Pietro deve mettere nuovamente mano al portafoglio per pagare la sua parte di una contribuzione straordinaria, imposta dai Francesi a favore dell'armata. Pietro Cavallari paga 150 scudi.

Nell'elenco degli eletti come decurioni nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana, il Dolcetti cita anche Antonio e Giovanni Cavallari.
Antonio, del quale è citato anche il patronimico, è sicuramente il figlio di Nicolò. Giovanni potrebbe essere il figlio di Pietro oppure il Giovanni Cavallari che sposò Anna Agujari.

Firma di Nicolò Cavallari - 1797Infine il Dolcetti cita Angelo Cavallari, che era figlio del Giuseppe che troviamo nel Catasto Carafa, a proposito della contribuzione straordinaria imposta dai francesi favore dell'armata. Angelo deve pagare 70 scudi.

Troviamo Nicolò e Pietro Cavallari anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.
Nel testo di questo documento vengono citati anche i Magazzeni Cavallari alla Scaglia davanti ai quali si proponeva di stabilire lo Scalo dei Marmi.

Firma di Pietro Cavallari - 1797Nel ruolo delle tasse del 1853 troviamo elencati tra gli speditori di merci Plenario e Cavallari che pagano una tassa di cinque scudi e cinquanta baj all'anno. Il Cavallari in questione è (probabilmente) Gaetano Cavallari, nipote di Nicolò, che era spedizioniere.

Troviamo poi Francesco Cavallari che fa il pizzicagnolo e che paga due scudi di tassa all'anno. E' il figlio di Michele Cavallari ed il Cavallari che diventerà il primo proprietario del Teatro.

Infine troviamo un Giuseppe Cavallari che fa il vetturino e che paga uno scudo all'anno di tassa. Per il momento non è chiaro di quale Giuseppe si tratti. Potrebbe trattarsi del fratello di Francesco Cavallari di Michele già citato.

Nella Storia di Pontelagoscuro del Bedani, sempre in merito alla riunione del 1797 della quale si è già ampiamente parlato, troviamo citato Nicolò Cavallari che però è erroneamente chiamato Nicola.

Viene poi ricordato Vittorio Cavallari che, assieme a Giuseppe Buozzi e Achille Astolfi, fondò la Società Operaia di Pontelagoscuro che fu premiata, per il suo speciale ordinamento, al primo concorso di Torino del 1890.
Vittorio Cavallari (figlio di Francesco Cavallari di Angelo e Benvenuta Guarnieri e quindi pronipote di quel Giuseppe citato nel Catasto Carafa) è poi emigrato in Argentina ed ha fondato una scuola (esistente tuttora) che si chiama Collegio Cavallari. I suoi discendenti vivono in Argentina.


Dolcetti

La più antica Dolcetti che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Caterina Dulceti [sic] che viene battezzata nel 1612. Il nome del padre è scritto abbreviato e sembra essere Bartolomeo. Una seconda figlia nasce nel 1614 e viene chiamata Lodovica.
Sempre nel 1614 nasce Giacoma che è figlia di Giovanni Dolcetti ma di lei viene detto che è nata a Casaglia.

Negli stessi anni vivono a Pontelagoscuro Battista Dolcetti da cui nascono Domenico (1617) e Francesco (1619) ed Antonio Maria Dolcetti che ha Francesco (1617) da Leonora, rimane vedovo e si risposa con Maddalena da cui ha Carlo (1620), i due gemelli Giovanni e Tommaso (1622), Domenica (1627), Carlo (1628) e Giovanni (1629). Nelle note sul battesimo del primo Carlo ed anche in un altro del 1623 dove Antonio Maria è padrino viene detto che Antonio Maria era di Casaglia.

E' quindi probabile che Antonio Maria e forse anche gli altri Dolcetti si fossero da poco trasferiti da Casaglia a Pontelagoscuro oppure che possedessero dei terreni ed una casa vicini a Pontelagoscuro ma situati sul territorio della Parrocchia di Casaglia.

Quella dei Dolcetti è una famiglia veramente antica nel ferrarese. C'è chi dice che provenissero da Verona e chi dice che siano arrivati a Ferrara nel 1110 da Mantova. Un Giovanni de Dolcetti fu consigliere del marchese Obizzo d'Este nel 1282 ed un Michele Dolcetti fu giudice nel 1310. Un Giovanni de Dulcetis fu consigliere del Comune nel 1344.

Lo stemma di questi Dolcetti era Sbarrato, ondato d'argento e di rosso alla banda d'oro attraversante. Il ramo principale di questi Dolcetti si estinse nel 1550.
Vi erano però molti altri Dolcetti tra i quali ricordiamo Ignazio Dolcetti, buon incisore di rame. Lo stemma di questi Dolcetti era D'azzurro allo scaglione d'oro accompagnato in capo da due stelle ed in punta da un albero terrazzato di verde.

Nel Catasto Carafa troviamo il Sig. Girolamo Dolcetti che possiede due piccole case situate ad ovest della Chiesa ed una grande proprietà sita di fronte al Canale Panfilio proprio nel punto dove questo curvava ad est.

Nell'Archivio Parrocchiale ho trovato il nome di tre figli di Girolamo: Antonio (nato nel 1764), Giovanni (1769) e Modesta (1777).
Negli stessi anni troviamo anche un Giuseppe Dolcetti (probabilmente fratello di Girolamo) del quale ho trovato il nome di due figli: Francesco (1767) e Giovanni (1772).

Il Dolcetti nelle sue memorie parla ovviamente molto di sé ma cita anche altri Dolcetti: uno è Girolamo che è citato a proposito della votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 dove viene eletto seniore dei decurioni, l'altro è Giovanni figlio di Girolamo anch'esso eletto decurione nella medesima riunione.

Di se stesso Antonio Dolcetti racconta molte cose. Nello spiegare l'importanza economica del porto di Pontelagoscuro, depositario delle merci provenienti dalla Lombardia e dal mare, ci informa che lui stesso, in soli quattro o cinque mesi, ha trattato centoventimila sacchi di frumento e frumentone.
Ci dice anche che i Dolcetti operavano in società con i Braghini.

Ci racconta poi di essere stato dapprima segretario provvisorio nella riunione per la votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 e poi segretario eletto. Nella stessa riunione è stato nominato anche decurione ed ispettore del registro civico.

Come decurione, il 2 aprile del 1797, partecipa alla assemblea elettorale di Francolino dove dapprima è eletto segretario e poi viene nominato elettore per il Comizio di Ferrara dove sarebbero state scelte, con scrutinio segreto, le varie persone da collocarsi alla testa del governo in tutti i vari dipartimenti, criminale e civile.

Il primo giugno del 1797, a Pontelagoscuro, viene formata la Guardia Civica che doveva essere diretta da un Comitato Militare del quale Antonio Dolcetti è un componente, scelto dagli ufficiali tramite elezioni.

Nell'aprile del 1799 gli Austriaci invadono la provincia di Ferrara, solo la città rimane in mano ai Francesi, così gli Austriaci nominano a Pontelagoscuro una Cesarea Regia Commissione, formata da alcuni eminenti cittadini del borgo, che gestisse tutti gli affari civili e criminali dell'intera Provincia, comprese Cento e Comacchio.
Antonio Dolcetti è computista in questa commissione.

Nel luglio del 1800, dopo che la prima commissione ha cessato di operare da circa sei mesi, viene nominata una seconda commissione e questa volta Antonio Dolcetti è fra i suoi membri.

Nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Antonio Dolcetti viene eletto nelle deputazione che doveva decidere come suddividere questa somma fra i vari proprietari in ragione del valore delle varie mercanzie. Quelle di proprietà della società fra i Dolcetti ed i Braghini vengono valutate 4970 scudi romani.

Solo un mese dopo, Antonio Dolcetti deve mettere nuovamente mano al portafoglio per pagare la sua parte di una contribuzione straordinaria, imposta dai Francesi a favore dell'armata della quale si lamenta molto. Lui deve pagare 100 scudi mentre i Braghini ne pagano 180.

Subito dopo il Dolcetti si lamenta di una lettera di rimprovero ricevuta da un membro della polizia che lo accusa di aver firmato un attestato (assieme ad Antonio Parolini, Gregorio Munari ed il dottor Giovanni Gambini) a favore di un ufficiale della dogana che risulterebbe invece essere filoaustriaco.
Il Dolcetti non fa i nomi delle persone coinvolte ma ci informa che comunque la cosa non ha avuto seguito.

Qualche tempo dopo però ad Antonio Dolcetti accade però anche un altra disavventura ben più impressionante. Infatti, nella notte fra il 19 ed il 20 novembre del 1801, viene arrestato assieme ad Ottavio Govoni, Bellino Amatori e Domenico Venturoli.

I quattro arrestati furono trasferiti al castello di Ferrara dove però furono trattati molto bene anche perché l'ufficiale di guardia era amico del Dolcetti. L'accusa era di essere i promotori del tumulto accaduto la sera 6 del novembre.

Il Dolcetti, che era considerato il capo, viene interrogato il 20, gli altri vengono invece interrogati il 21. Alla mattina di domenica 22 novembre il giudice dichiarò innocenti gli imputati e li lasciò liberi.
I quattro amici andarono prima a Messa in San Paolo per ringraziare la Provvidenza e poi festeggiarono lo scampato pericolo al ristorante tornando a casa alla sera.

Nelle sue memorie il Dolcetti ha inserito anche alcune cartine che descrivono le fortificazioni costruite in paese nel dicembre del 1801. In queste cartine vi è una casa di proprietà della famiglia Dolcetti.
Si tratta del grande fabbricato che il Catasto Carafa indica essere di proprietà di Girolamo Dolcetti.

Firma di Antonio Dolcetti - 1797Troviamo Antonio Dolcetti anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.

Nel ruolo delle tasse del 1853 troviamo elencato tra i negozianti in commercio Francesco Dolcetti che paga una tassa di ben otto scudi e cinquanta baj all'anno.

Nella sua storia di Pontelagoscuro il Bedani ricorda le memorie di Antonio Dolcetti, allora inedite e che sicuramente ha utilizzato per scrivere la sua opera.
Inoltre cita ancora Antonio Dolcetti in merito alla riunione del 1797 della quale si è già ampiamente parlato.


Forlani

Il più antico Forlani che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Alessandro Forlani, padre di due figlie nate nel 1694 e nel 1695 e chiamate entrambe Giovanna (evidentemente la prima è morta molto presto). Nelle note sul battesimo di queste neonate il cognome di Alessandro è indicato come Forlano [sic].
Infine c'è un'altra figlia Domenica, nata nel 1700, che muore a 26 anni di età. Quando, nel 1726, muore sua figlia anche Alessandro era già deceduto..

C'è però anche un Alessandro Furlani [sic] il cui figlio Antonio riceve la Cresima a 15 anni nel 1714. Antonio era quindi nato nel 1699. E' evidente che si dovrebbe trattare sempre dello stesso Alessandro indicato con cognomi leggermente diversi.

Nello stesso periodo troviamo Tommaso Forlani che è padrino ad un battesimo nel 1691 e Giovanni Forlani padrino ad una battesimo nel 1693. Però più antichi ancora potrebbero essere Giuseppe Forlani la cui moglie, Elisabetta Dal Passo, muore a Pontelagoscuro nel 1729 a 65 anni di età (era quindi nata nel 1664) e Domenico Furlani il cui figlio, Giovanni Battista, muore, a 46 anni di età, nel 1730 (era quindi nato nel 1684).

Nello stesso periodo, a Pontelagoscuro, vi sono altri Furlani, probabilmente imparentati fra loro: Angelo ha una figlia Margherita che riceve la Cresima nel 1718, Domenico che ha tre figli, tutti morti in tenera età e Giovanni Battista a cui, nel 1726, muore il figlio Domenico di otto anni.

Molto probabilmente Giovanni Battista ed Alessandro sono fratelli perché Giovanni Battista abita in una casa di proprietà del Marchese Trotti sita in un luogo detto Ghirlinzona a Vallonga ed anche Teresa, dopo la morte del padre Alessandro, vive lì.

Le famiglie Forlani (o Furlani) sono molto antiche nel Ferrarese e si trovavano in diversi luoghi della provincia. A Ferrara abbiamo dei Forlani già all'inizio del XIV secolo. Il loro stemma era: D'oro al destrocherio di carnagione vestito di rosso uscente dal sinistro e tenete un trapano di nero.
Nella chiesa di San Paolo a Ferrara vi è un loro sepolcro gentilizio sul quale è riportato uno stemma leggermente diverso: D'azzurro su due destrocheri di carnagione vestito di rosso tenente un trapano d'oro.

Sempre a Ferrara vi era un altro ramo della famiglia Forlani discendente da Giovanni Forlani, consigliere del secondo ordine e da Gaetano, notaio.
Il loro stemma era: Spaccato, 1° d'azzurro a tre stelle d'argento, 2° rosso a tre bande d'argento.

Vi era poi un ramo dei Forlani che viveva a Cento dove nel 1577 troviamo il musicista Girolamo, nel 1601 Ercole professore di matematiche presso l'Università di Ferrara e nel XVII secolo, troviamo ancora Giovanni medico e poeta, Antonio dottore in legge e Giovanni laureatosi in legge a Bologna ed il cui stemma si trova fra quelli dipinti all'Archiginnasio.
Lo stemma di questi Forlani era: D'argento all'angolo tenente una palma e posto sopra un albero di verde terrazzato dello stesso.

Inoltre fin dai tempi antichi vi erano dei Forlani ad Argenta. Il loro stemma era: D'azzurro alla falce d'argento manicata d'oro posta in palo.

Nel Catasto Carafa troviamo il Sig. Agostino Furlani [sic] che possiede due case, alquanto grandi, poste una di fronte all'altra nel vicolo che era chiamato Il Stradone e che si apriva ad ovest del tratto terminale del Canale Panfilio che fu poi tombato pochi anni dopo ricavando così la Piazzetta nova che, successivamente, insieme a tutta la piazza di fronte alla via Coperta prenderà il nome di Piazza Erbe.

Nelle sue memorie il Dolcetti cita un Giosuè Forlani proprietario di una bettola. Si tratta probabilmente di Giosuè Forlani, figlio di Isidoro, nato nel 1777.

Nel ruolo delle tasse del 1853 troviamo Giosuè Forlani che era speditore di merci e che pagava 6 scudi e 50 baj di tasse. Si tratta probabilmente di Giosuè Forlani, figlio di Girolamo, nato nel 1805. Nell'elenco compare anche Antonio Forlani che era falegname e che pagava 50 baj di tassa.


Forza

Il più antico Forza che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Domenica Forza che è madrina ad un battesimo nel 1682. Ci sono poi Giovanni Forza padre di Giulia, una ragazza che ha ricevuto la Cresima nel 1714 all'età di 13 anni e che quindi era nata nel 1701 ed Antonio Forza padre di Teresa cresimata nel 1714 all'età di 12 anni e che quindi era nata nel 1702.

Nella storia dei cognomi nel ferrarese non ho trovato citata la famiglia Forza. C'è però la famiglia Forzi il cui stemma era d'azzurro al destrocherio di carnagione vestito di rosso e in atto di stringere una colonna d'argento.

I Forza sono imparentati con i Goldini tramite Marta Forza che sposa Giovanni Battista Goldini nella seconda metà del XVIII secolo ed Elisabetta Forza che sposa Luigi Goldini nella prima metà del XIX secolo.

Nel Catasto Carafa troviamo citato Mariano Forza proprietario di una casa, abbastanza grande, che si affacciava sul piazzale della Chiesa.
Mariano è il padre di Valentino (nato nel 1761), Angelo (1765), Teresa (1771) e Andrea (1777).

Nelle note del Dolcetti compare Marco Forza fra i proprietari di botteghe di farmacia o spezieria. Marco è il padre di Marianna (nata nel 1790) ed Elisabetta (1792).

Sempre dal Dolcetti apprendiamo che Valentino Forza, figlio di Mariano, nel marzo 1801 è tra gli organizzatori della Guardia Nazionale a Pontelagoscuro ed ha il grado di capitano.

Il 31 maggio 1801 accade che un romano, residente a Pontelagoscuro, rifiuti il servizio presso la Guardia Nazionale dicendo di essere al servizio del comandante francese del porto e si rifugi presso il corpo di guardia francese per evitare l'arresto.
Gli ufficiali della Guardia Nazionale, visto che i francesi si rifiutano di consegnare il romano, chiamano a raccolta i soldati della Guardia Nazionale ed, armi alla mano, si fanno consegnare il romano.

Il giorno successivo, 1 giugno 1801, arriva a Pontelagoscuro un corpo di granatieri francesi che arrestano Valentino Forza ed altri due ufficiali che successivamente vengono portati a Ferrara e rinchiusi in Castello.
Un generale francese esamina la faccenda ed il 4 giugno 1801 Valentino Forza è rimesso in libertà.

Nel 1818 Andrea Forza è Capitano del Porto ed in tale veste, il 6 giugno, accoglie il Sig. Sperindione Juda Imp. R. Vice Console di S. M. l'Imperatore d'Austria, che è giunto a Pontelagoscuro dove deve stabilire la sua residenza ed aprire il viceconsolato asburgico [18].

Nel ruolo delle tasse del 1853 compaiono due Giovanni Forza, uno viene indicato come pastore e paga una tassa di 50 baj, l'altro fa il sensale e paga una tassa di due scudi. Dato che il primo Giovanni Forza compare nell'elenco relativo alle Arti e Commerci ed il secondo nelle elenco delle Professioni liberali potrebbe trattarsi della medesima persona e cioè di un sensale che possedeva anche uno o più greggi di pecore.


Goldini

Il più antico Goldini che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Biagio Goldini a cui muore la figlia Anna Maria, di tre anni, nel 1745. Biagio Goldini viveva in una casa di sua proprietà sita nella località detta Alla Scaglia.

Abbiamo poi Angela, madrina ad una Cresima nel 1761 e nel 1778, e Marta, Lucrezia e Ludovico, tutti citati nelle Cresime fra il 1774 ed il 1778. Infine c'è Battista Goldini padre di Gaetano e Natale, due ragazzi che hanno ricevuto la Cresima nel 1774 all'età di 7 e di 6 anni e che quindi erano nati rispettivamente nel 1767 e nel 1768.

I Goldini sono imparentati con i Forza tramite Giovanni Battista Goldini che sposa Marta Forza nella seconda metà del XVIII secolo e Luigi Goldini che sposa Elisabetta Forza nella prima metà del XIX secolo.

Nel Catasto Carafa troviamo citato il Sig. Biagio Goldini come proprietario di una casa, non molto grande, posta tra la chiesa e la via Coperta e che si affacciava sulla Contrada Maestra che era la strada principale del borgo posta sull'argine maestro del Po.

All'epoca del Catasto Gregoriano Biagio Goldini è già defunto e nella sua casa di abitazione, situata in golena, abita suo figlio Giovanni Battista.

Il Dolcetti ci racconta che, il primo giugno 1797, a Pontelagoscuro venne formata la guardia civica, composta di cittadini volontari. I soldati elessero gli ufficiali che dovevano comandarli.
Natale Maria Goldini fu nominato aiutante che era chi faceva da tramite fra il Comitato militare e gli ufficiali di guardia.

Nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Nei calcoli per la ripartizione di questa cifra in base al valore delle merci possedute, quelle di proprietà di Natale Maria Goldini (che il Dolcetti non cita altrove fra i mercanti e gli speditori di Pontelagoscuro) vengono valutate 199 scudi romani.

Nello stesso mese di febbraio 1801 i Francesi tassati i più facoltosi di Ferrara e di Pontelagoscuro, per un prestito di denaro che dovrebbe essere restituito in luglio e che serve a comprare il grano.
Molti dei cittadini tassati hanno difficoltà di sborsare la somma ed allora il governo manda otto soldati ad ogni casa dei renitenti con condanna di mantenerli e pagare cinque paoli ad ogni soldato, giornalmente fino al punto d'aver pagata la intera tassa. Giovanni Battista Goldini è fra quelli incorsi in tale condanna.

Abbiamo poi Bernardo Goldini che, nel marzo 1801, è tenente della Guardia Nazionale.
Gli accade però una brutta disavventura che ho già raccontato a proposito di Valentino Forza.

Infatti, il 31 maggio 1801 accade che un romano, residente a Pontelagoscuro, rifiuti il servizio presso la Guardia Nazionale dicendo di essere al servizio del comandante francese del porto e si rifugi presso il corpo di guardia francese per evitare l'arresto.
Gli ufficiali della Guardia Nazionale, visto che i francesi si rifiutano di consegnare il romano, chiamano a raccolta i soldati della Guardia Nazionale ed, armi alla mano, si fanno consegnare il romano.

Il giorno successivo, 1 giugno 1801, arriva a Pontelagoscuro un corpo di granatieri francesi che arrestano Valentino Forza, comandante della Guardia, ed altri due ufficiali fra i quali Bernardo Goldini.
Per sua fortuna Bernardo Goldini ben presto viene liberato mentre gli altri due ufficiali vengono successivamente portati a Ferrara e rinchiusi in Castello.

Nel ruolo delle tasse del 1853 compare Biagio Goldini che faceva il sensale e che pagava due scudi di tasse.


Natali

Il più antico Natali che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Francesco Natali padre di Antonio, un bambino che nasce nel 1609. Francesco è quindi nato quando a Ferrara vi erano ancora gli Estensi.

Successivamente non ho però trovato citati altri Natali fino a Giuseppe, figlio di Giovanni Natali, che riceve la Cresima nel 1718 e ad Antonio Maria Natali che muore nel 1743 in una casa di proprietà di Francesco Munari.

Nel ferrarese troviamo delle famiglie Natali già in epoche molto antiche. Nel 1475 Antonio Natali della Mirandola fu fatto cittadino del Finale, tra i suoi discendenti troviamo due padri domenicani, letterati e teologi, entrambi si chiamavano Nicolò, il primo è citato nel 1494, il secondo nel 1563. Appartenne a questa famiglia il Beato Maffeo di Andrea Natali.
Ci fu poi Battista Natali che, nel 1499, fu uno dei fondatori della Confraternita di San Giobbe.

Per le famiglie Natali vengono riportati due diversi stemmi. Il primo è il seguente: d'azzurro al sole d'oro uscente da tre monti accostati di verde accompagnato in capo da tre stelle male ordinate d'oro, il secondo invece è: d'azzurro alla cometa d'oro ondeggiante in palo.

I Natali sono imparentati con gli Astolfi tramite Teresa Natali che sposa Giuseppe Astolfi nella seconda metà del XVIII secolo.

Vincenzo Natali è citato dal Dolcetti in quanto scrutatore nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana avvenuta il 19 marzo 1797 dove viene nominato Decurione e dove firma il verbale della riunione come segretario.
Anche Gaetano Natali viene nominato Decurione.

Sempre il Dolcetti ci racconta che, il primo giugno 1797, a Pontelagoscuro venne formata la guardia civica, composta di cittadini volontari e formata da due compagnie. I soldati elessero gli ufficiali che dovevano comandarli.
Successivamente il numero dei soldati fu portato a 310 e si formò la terza compagnia dove Vincenzo Natali fu nominato tenente.

Nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Gaetano Natali viene eletto nelle deputazione che doveva decidere come suddividere questa somma fra i vari proprietari in ragione del valore delle varie mercanzie. Le merci di proprietà di Pietro Natali vengono valutate per un totale di 137 scudi romani.

Firma di Pietro Natali - 1797Troviamo Pietro Natali anche fra i firmatari delle Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro che sono del 1797.

Infine troviamo ancora citato, dal Dolcetti, il cognome Natali nel marzo del 1801 quando i Francesi impongono una contribuzione straordinaria a favore dell'armata. I Fratelli Natali devono pagare 150 scudi.

Vincenzo Natali è citato anche nella Storia di Pontelagoscuro del Bedani ma sempre in merito alla riunione del 1797 della quale si è già parlato.

Nel ruolo delle tasse del 1853 compare Filippo Natali che è speditore di merci e che paga tre scudi e 25 baj di tasse.


Ozeri

Il più antico Ozeri che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Francesco Ozeri padre di Antonio e Francesca che hanno ricevuto la Cresima nel 1724 e di Giuseppe che muore nel 1728 a sette anni d'età. Sempre nel 1724 è citata Camilla Ozeri madrina ad una Cresima.
Antonio poi sposa Lucrezia Bortolini ed ha Veronica e Vincenzo nato nel 1770.

Nel Catasto Carafa troviamo citata Lucrezia Ozzeri [sic] come proprietaria di una casa, di media grandezza, posta ad ovest della via Coperta e che si affacciava sulla Contrada Maestra che era la strada principale del borgo posta sull'argine maestro del Po all'angolo con uno stradello che, dal nome di questa famiglia, era detto Stradello Ozeri.
E' probabile che si tratti in realtà di Lucrezia Bortolini, moglie di Antonio Ozeri, che, dopo essere rimasta vedova, abbia ereditato le sue proprietà dato che i figli erano ancora minorenni.

Dal Catasto Gregoriano vediamo che i fratelli Mariano e Vincenzo Ozeri, figli del defunto Antonio, possiedono una casa in golena dove abitano.

Nell'elenco degli eletti come decurioni nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana, il Dolcetti cita Mariano Ozeri.
Troviamo Mariano Ozeri anche fra i mercanti a cui, nel febbraio del 1801, i Francesi, che occupavano Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Le merci di Mariano Ozeri vengono valutate circa 835 scudi.

Alla fine del giugno 1801, dopo i contrasti fra i francesi e gli ufficiali della guardia nazionale di un mese prima, vengono riorganizzate le tre compagnie della guardia nazionale e nominati nuovi ufficiali.
Mariano Ozeri viene nominato capitano dei Cacciatori.

Nel ruolo delle tasse del 1853 troviamo Mariano Ozeri che è speditore di merci e che paga cinque scudi e 50 baj di tasse.


Scarpa

Dal libro sulla storia dei cognomi ferraresi, già citato, apprendiamo che Scarpa è un cognome di Pontelagoscuro ma originario del Veneto e che il suo stemma è il seguente: d'azzurro a due colombe affrontate d'argento.

Igino Scarpa, nato nel 1794, fu presidente della Camera di commercio a Fiume e ricevette, il 16 maggio 1806, un diploma ereditario di cavaliere austriaco. Il cav. Carlo von Scarpa, suo figlio, dimorava in Austria.

Il più antico Scarpa che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Giacinto Scarpa che è citato nell'archivio parrocchiale nel 1729 perché in quell'anno muore sua moglie Maddalena Samba fu Fortunato all'età di 86 anni. A quella data anche Giacinto Scarpa è già deceduto.

Nel 1789 troviamo Paolo Scarpa che ha sposato Luisa Battara, la cui figlia Maria riceve la Cresima in quell'anno. Madrina alla Cresima è Teresa Barca. Paolo Scarpa è in affari con i parenti di sua moglie come apprendiamo dal Dolcetti quando di dice quanto devono pagare i pontesani più ricchi di tassa di guerra imposta dai fracesi, infatti scrive che Battara e Scarpa pagano 140 scudi.

Quando il Dolcetti elenca le buone case di commercio e di spedizioneria di Pontelagoscuro cita Paolo Scarpa di Tommaso e nella riga successiva Pellegrino Battara di Felice. Nel luglio del 1800, mentre Pontelagoscuro è occupata dagli austriaci e dopo che la prima commissione ha cessato di operare da circa sei mesi, Paolo Scarpa fa parte anche della seconda commissione che viene nominata.

Nel febbraio del 1801, i francesi, che hanno rioccupato Pontelagoscuro, sequestrano tutte le merci presenti nei magazzini e sulle barche e per liberarle i generali Andreù e Susset chiedono ai proprietari la somma di 14.000 scudi.
Nei calcoli per la ripartizione di questa cifra in base al valore delle merci possedute, Paolo Scarpa e Pellegrino Battara sono considerati assieme e le loro proprietà vengono valutate 23631 scudi romani.

Dal Catasto Gregoriano apprendiamo che Paolo Scarpa fu Tommaso è proprietario della particella 592 che corrisponde alla casa in cui abita e che la via che divide la sua casa da due edifici di proprietà della Dogana si chiama Stradello Scarpa

Dal ruolo delle tasse del 1853 apprendiamo che Paolo Scarpa è commissionario e paga sei scudi e 50 che è il massimo a parte la fabbrica di sapone. Pagano uguale a lui solo Felice Blesich, anche lui commissionario e due speditori. I commissionari del paese (cioè coloro che rappresentano case o ditte dislocate altrove) sono solo tre, il terzo è Enrico Bernadello che paga tre scudi e 35 baj.

Però dato che Paolo Scarpa nel 1789 aveva un figlio di sei anni viene il dubbio che il Paolo Scarpa del 1853 non sia la stessa persona. Il dubbio viene dissipato dalla lettura dello Stato delle Anime del 1858 [19] da cui si apprende che, a quella data, Paolo Scarpa fu Tommaso, possidente e spedizioniere, ha 38 anni, è sposato con Carlotta Chiarioni fu Luigi, ha una figlia, Anna, di quattro anni e con lui vivono anche Pietro Scarpa di 24 anni, Mariella Scarpa di 20 ed Albina Scarpa di 17, suoi fratelli. Oltre alla casa in cui vive ne possiede anche un'altra situata nel Vicolo del Pentimento ed affittata a Francesco Onofri.

Si tratta quindi di due diversi Paolo Scarpa fu Tommaso e precisamente nonno e nipote. Evidentemente il primo Paolo Scarpa ha chiamato suo figlio Tommaso come suo padre e poi Tommaso ha chiamato suo figlio Paolo come suo padre.

Successivamente Paolo Scarpa, che forse lavora per il Lloyd austriaco, si trasferisce a Fiume e lo troviamo citato nella Gazzetta Ferrarese del 4 febbraio 1870 [20] a proposito di una sottoscrizione a favore dei naufraghi di una nave italiana affondata a seguito di uno scontro.

Si tratta però di un trasferimento provvisorio perché lo troviamo successivamente citato tra i contribuenti della Provincia di Ferrara che, secondo il ruolo principale del 1874, devono pagare più di mille lire come tassa sulla ricchezza mobile.
Paolo Scarpa ne paga 1292,60 [21].


Solimani

Il più antico Solimani che ho trovato finora a Pontelagoscuro è Giovanni Solimani che sposa Caterina Malagò ed è padre di Lucia, una bambina che ha ricevuto la Cresima nel 1724 all'età di 11 anni e che quindi era nata nel 1713 e due figli: Giovanni (stranamente chiamato come il padre), nato nel 1719 e Antonio, nato nel 1722.

Giovanni aveva una casa sita nel luogo detto Alla Scaglia. Con lui viveva anche Caterina (che muore nel 1731 a quattro anni d'età) orfana di Francesco Solimani (che molto probabilmente era suo fratello e che morì nel 1730 a 38 anni d'età) e di Antonia Naliati [sic] (morta nel 1729 a 27 anni d'età).
Giovanni muore nel 1732 a 55 anni d'età. Era quindi nato nel 1677.

I Solimani sono imparentati con gli Amatori tramite Caterina Solimani che sposa Mariano Amatori nella seconda metà del XVIII secolo e con entrambi i rami principali dei Cavallari tramite Angela Solimani di Francesco che sposa Vincenzo Cavallari di Antonio e Barbara Solimani di Giuseppe che sposa Luigi Gioacchino Cavallari di Antonio Maria. Entrambi i matrimoni hanno luogo nel primo quarto del XIX secolo.

Nel ferrarese troviamo citato Antonio Solimani, che fu un valente musicista del XVIII secolo, famoso soprattutto come violinista.
Per la famiglia Solimani vengono riportati diversi stemmi che hanno in comune vari elementi: il colore (azzurro) e la presenza di uno o due destrocheri, di tre monti di verde e di un sole o cometa d'oro.
Uno di questi è il seguente: d'azzurro al destrocherio di carnagione vestito di rosso, uscente dal fianco destro e con l'indice teso verso un sole d'oro uscente dal canton sinistro d'oro accompagnato in punta da un monte di tre cime di verde.

Nel Catasto Carafa troviamo citato Francesco Solimani come proprietario di un orto di 11 stare (poco più di un ettaro) situato praticamente in paese e che era alle spalle del gruppo di case che si affacciavano in parte sulla piazza delle chiesa ed in parte sull'argine maestro.
Si tenga presente che allora la parola orto aveva un significato più ampio di quello oggi attribuitole. Non si pensi quindi soltanto alla coltivazione di verdure e legumi ma anche a numerosi alberi da frutto che probabilmente reggevano qualche filare di viti.

Il Catasto Gregoriano, tra le case situate in golena, ne riporta una da affittare di proprietà di Giovanni Francesco Solimani fu Antonio.

Il Dolcetti cita i Fratelli Solimani dapprima come proprietari di una bottega e poi nuovamente, nel marzo del 1801, quando i Francesi impongono una contribuzione straordinaria a favore dell'armata. I Fratelli Solimani devono pagare 70 scudi.

Nell'elenco degli eletti come decurioni nella votazione per la Costituzione della Repubblica Cispadana, avvenuta il 19 marzo 1797, il Dolcetti cita Francesco Solimani.

Inoltre il Dolcetti, nel raccontare un curioso avvenimento accaduto il 6 luglio 1796, cita l'orto di Solimani. Accadde che le sentinelle francesi vedendo un gruppo di contadini che, a notte avanzata, passavano per il paese con le loro falci per essere di buon ora al lavoro nelle campagne, pensarono che fossero dei rivoltosi e così il comandante ordinò una immediata generale illuminazione del paese e spedì per tutte le strade delle pattuglie.
Moltissimi giovani del paese, intimoriti, balzarono di letto e corsero a nascondersi nelle campagne ed un religioso, come gli altri pieno di paura, pernottò sopra un pero dell'orto di Solimani per cui, la mattina seguente, ci furono gustose risa per il granchio preso da tanti paurosi.

Nel ruolo delle tasse del 1853 troviamo Ginevra Solimani Monti che fa il pizzicagnolo e paga una tassa di uno scudo.


Zanchetti

Nell'Archivio Parrocchiale di Pontelagoscuro il cognome Zanchetti compare solo nella seconda metà del XVIII (più precisamente nel 1774 quando Eurosia Zanchetti riceve la Cresima all'età di 19 anni) e vi troviamo svariate persone con questo cognome. Dai numerosi collegamenti tra loro si può supporre che siano stati Vincenzo Zanchetti e Rosa Mastellari coloro che si sono trasferiti a Pontelagoscuro.

I loro figli sono i due fratelli Zanchetti che sono i commercianti di Pontelagoscuro citati dal Dolcetti quando, nel marzo del 1801, a diciotto mercanti di Pontelagoscuro viene imposta una tassa di guerra ed i Fratelli Zanchetti devono pagare 150 scudi.

Il Dolcetti inoltre cita anche un Domenico Zanchetta [sic] come proprietario di una delle cïnque botteghe di formaggiari e grassina presenti nel borgo. E' probabile che si tratti del più anziano dei due fratelli Zanchetti ed il cognome sia indicato in modo errato

Dunque la famiglia Zanchetti, quando si è trasferita a Pontelagoscuro da una località imprecisata, doveva essere già alquanto benestante dato che, in pochi anni, li troviamo fra i maggiori commercianti del borgo ed anche imparentati con alcune famiglie benestanti.

I due fratelli Zanchetti sono: Domenico che sposa Anna Maria Scaranari e che ha tre figli: Maria Teresa (1772), Vincenzo (1775, che sposa Annunziata Covi ed ha una figlia a cui mette nome Maria) ed Angela e Luca che sposa Caterina Brazoli di Luca da cui ha un figlio, Agostino (1777) e poi, una volta rimasto vedovo, si risposa con Barbara Scaranari da cui ha una figlia, Maria (1783), che sposa Giuseppe Giovanni Francesco Cavallari, figlio di Nicolò.

Oltre i due fratelli ci sono poi tre femmine che sono Rosa, Elisabetta ed Eurosia che sposa Antonio Cavallari di Giuseppe. Nell'Archivio Parrocchiale troviamo citate anche una Anna Maria ed una Barbara Zanchetti, come madrine in due diverse Cresime, ma è molto probabile che si tratti delle mogli di Domenico e Luca per le quali si è usato il cognome da sposate tanto più che, in un caso, si trattava della Cresima di una figlia di Paola Scaranari.

Quella degli Scaranari dovrebbe essere una famiglia di Francolino dove troviamo, nel Catasto Carafa, Paolo Scaranari come proprietario di due possessioni dette La genesina e Li stecchi.
Dal Catasto Gregoriano apprendiamo che Domenico Zanchetti e fratelli possiedono, a Pontelagiscuro, la casa dove vivono come anche Maria Zanchetti Cavallari mentre Barbara Scaranari Zanchetti ne possiede una per suo uso. Tutte queste case sono vicine tra loro e si trovano in golena.

Dal censimento del 1853 [22] apprendiamo che, a quella data, Maria Zanchetti, figlia di Luca che è deceduto e che è definita possidente, ha 68 anni, è vedova e vive con le figlie Rita, che è nubile e Luigia, che ha sposato Alessandro Munari, agente di commercio ed ha due figli, in una casa sulla piarda del Po.

Nella casa accanto vive Gaetano Zanchetti, che è anch'egli possidente, ha 44 anni, ha sposato Beatrice Vecchi fu Ercole (nata nel 1806) ed ha avuto due figli: Giorgio (di 22 anni) ed Edoardo. Per quest'ultimo, che ha 12 anni, nel campo dove scrivere la professione, è indicato studente in Ferrara, il che mostra che quella degli Zanchetti era una famiglia benestante dato che sono pochissimi i bambini per i quali è indicato ciò.
Di Gaetano Zanchetti viene detto fu Vincenzo; considerato che, nel 1853, ha 44 anni suo padre Vincenzo dovrebbe essere il figlio di Luca Zanchetti.

Nel ruolo delle tasse del 1853 la riga con il cognome Zanchetti si legge male anche per delle cancellature fatte nella riga precedente per cui non si capisce bene che nome venga riportato (forse è Gaetano) e la dicitura dell'attività è: Negozianti in ..., Tè e Liquori.

Nello Stato delle Anime del 1858 compare di nuovo Gaetano il cui cognome, stranamente, viene indicato come Zanchetta. Nel frattempo è diventato vedovo e con lui vive suo figlio Giorgio mentre Edoardo non compare, non so se perché deceduto o se, più probabilmente, trasferitosi altrove per proseguire gli studi.

Nel Catasto Gregoriano a Francolino il cognome Zanchetti rimane immutato mentre a Pontelagoscuro le stesse persone sono indicate come Zanchetta, solo a Barbara Scaranari viene lasciato Zanchetti come cognome del marito.

Questa intercambiabilità fra i due cognomi nasce probabilmente dal fatto che Zanchetta era un cognome esistente in Veneto e quindi anche nella Transpadana ferrarese ma si tratta di due cognomi dalle origini ben diverse: il cognome Zanchetta deriva da una antica e nobile famiglia di Bassano [23] mentre il cognome Zanchetti deriva da una famiglia, anch'essa nobile, originaria del bolognese.

E' quindi pressoché certo che l'Edoardo Zanchetta, che il 23 luglio 1860, mentre si reca da Ferrara a Pontelagoscuro, viene rapinato, a mano armata, di 36 baiocchi, non sia altro che l'Edoardo figlio di Gaetano Zanchetti. La giustizia si muove rapida e severa: il 25 giugno 1861, il grassatore, tal Claudio Marzola abitante a Mizzana, viene condannato a dieci anni di lavori forzati ed il 5 febbraio 1862 viene rigettato il suo ricorso in Cassazione [24].

Non so da quale paese provenisse Vincenzo Zanchetti ma ci sono vari indizi che fanno pensare al bolognese. Qui infatti il capitano Giovanni Battista Zanchetti, che aveva dei terreni a Castagnolo Maggiore (l'attuale Castel Maggiore), il 10 giugno 1675, comprò, per 25.000 lire, l'antica casa dei Crescenzi sita al 2604 di San Donato (attuale via Canonica) ed allora proprietà di Giuseppe Maria Zaniboni (rogito Antonio Bertolotti).
Successivamente la famiglia si trasferì a Ferrara e nel 1784, rivendette la casa di Bologna ad Enea Caprara per 30.000 lire [25].

Stemma degli Zanchetti di BolognaLo stemma degli Zanchetti di Bologna era: d'azzurro con un leone rampante di oro tenente nella destra una foglia di palma di verde su di un monte a 3 cime di verde uscente dalla punta con 3 stelle a sei raggi d'oro poste 1,2 su azzurro e capo d'Angiò [26].

Gli indizi che legano la famiglia Zanchetti di Bologna a quella di Pontelagoscuro sono quindi il trasferimento a Ferrara, avvenuto nella seconda metà del XVIII secolo come quello del nostro Vincenzo a Pontelagoscuro, la vicinanza fra Castel Maggiore e Pieve di Cento da dove (forse) proveniva Rosa Mastellari e l'uso del nome Vincenzo molto frequente nella famiglia Zanchetti bolognese.

Lo Spreti, oltre a descrivere lo stemma, cita due Zanchetti dicendo che Gaetano fu iscritto alla nobiltà di Bologna nel 1774 e Carlo di Pier Francesco fu iscritto al libro d'oro nel 1822; però, leggendo il Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara, la situazione si complica.

Vi troviamo infatti scritto che il capitano Giovan Battista del conte Giovanni ottenne la cittadinanza ferrarese nel 1684. Suo figlio Giovanbattista si laureò in legge, presso l'Università di Ferrara, nel 1718. Sembrerebbe quindi che fosse sbagliata l'indicazione del 1784 per la vendita del palazzo ex-Crescenzi di Bologna e che l'anno giusto fosse il 1684 ma in realtà così non è perché il capitano Giovan Battista del conte Giovanni ottenne la cittadinanza ferrarese nel 1684 pur continuando a vivere nel bolognese.

La confusione nasce quindi dal fatto che la famiglia Zanchetti fu sempre legata a Ferrara e a Bologna contemporaneamente. I problemi nascono anche dalla propensione della famiglia Zanchetti ad usare sempre gli stessi nomi propri. Anche a Ferrara infatti troviamo gli stessi nomi che si trovano a Bologna.

Una ulteriore complicazione nasce dall'intercambialità del cognome Zanchetti con Zanchetta. Infatti, nell'Archivio Bentivoglio [27], troviamo un documento del 5 dicembre 1768 dove si afferma che le vedove Caterina Salara e Giovanna Visentini, abitanti a Ponte Lagoscuro e nel Barco Bentivoglio, vendevano vino al minuto senza averne diritto.

Come testimoni vengono citati Giovanni Chiarelli e Vincenzo Zancheta [sic]. Quest'ultimo non doveva essere una persona dappoco perché, in un'epoca in cui la maggioranza delle persone era analfabeta, sapeva leggere e scrivere dato il documento riporta la sua firma autografa.

Di lui viene detto che era della parrocchia di Mizzana e che era figlio del fu Domenico. Considerato che il nostro Vincenzo Zanchetti chiama Domenico il suo primogenito e che abbiamo visto come Zanchetti e Zanchetta fossero intercambiabili, non è impossibile che si tratti della medesima persona che sarebbe quindi giunta a Pontelagoscuro da molto più vicino che da Ferrara o Bologna.


[1] - Catasto Carafa - compilato nel 1779 per la tassazione dei terreni dei tre comprensori del Polesine di Ferrara, di San Giorgio e della Transpadana Veneta - è conservato presso i Consorzi di Bonifica del I e II Circondario - nel 2005 è stato digitalizzato su DVD-ROM.   <<

[2] - Antonio Dolcetti ha lasciato un diario manoscritto [cfr. Fondo Carletti (n. 15727) - Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara] che riguarda prevalentemente il periodo 1796-1801 e che è stato anche pubblicato col titolo Le cronache di Pontelagoscuro da Roberto Balzani, [Edizioni Analisi srl, Bologna 1993].   <<

[3] - Ruolo compilato per la tassazione delle persone esercenti attività commerciali, artigianali e liberali a Pontelagoscuro (1853) - pubblicato in Documenti del vivere quotidiano a Pontelagoscuro dalla Restaurazione all'Unità - Assessorato alle Biblioteche e agli Archivi del Comune di Ferrara - 1989.   <<

[4] - Giovanni Bedani - Memorie storiche di Pontelagoscuro - Ferrara 1905.   <<

[5] - Archivio di Stato di Roma - Fondo della presidenza del censo - Catasto Gregoriano - Ferrara, mappa e brogliardi di Pontelagoscuro.   <<

[6] - Francesco Pasini e Ferruccio Frassoni - Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara - originale 1914 - ristampa anastatica Edizioni Arnaldo Forni, Bologna 1997.   <<

[7] - Memorie per un piano di Regolamento del Porto del Ponte Lag'Oscuro - Biblioteca Comunale Ariostea (Manoscritti Classe I N. 421/2) - pubblicato in Il Lago-Scuro Ponte per la Città a cura di Marica Peron e Giacomo Savioli - Ferrara 1987.   <<

[8] - Nel 1728 a Pontelagoscuro sono morti 107 bambini (dei quali 99 fra metà maggio e fine novembre), tre adolescenti (fra gli undici ed i diciasette anni) e 29 adulti. Per fare un raffronto si veda l'anno precedente quando invece erano morti 42 bambini, tre adolescenti e 35 adulti.   <<

[9] - Un brolo è un orto o un giardino delimitato da una fila di alberi, generalmente da frutto.   <<

[10] - Uno zerbo è una prateria sassosa ed incolta.   <<

[11] - Walter Ferrari e Luigi Lugaresi - Industria Saponiera Chiozza & Turchi: due secoli di storia - Stampato e rilegato daVolta la carta - Ferrara, 2012.   <<

[12] - Archivio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro - Liber Baptismorum - 1609-1630.   <<

[13] - Rodolfo Menegatti - Opera Pia Braghini Rossetti - Asilo in "Il Lago-Scuro Ponte per la Città" a cura di Marica Peron e Giacomo Savioli - Ferrara 1987.   <<

[14] - Archivio di Stato di Roma - Fondo della presidenza del censo - Catasto Gregoriano - Ferrara, mappa e brogliardi di Francolino.   <<

[15] - Archivio di Stato di Ferrara - Archivio Notarile - Notaio Contughi Scannabecchi Agricola - M. 1609, p. 2 (1779 - 1796).   <<

[16] - Eustachio Manfredi - Risposta alle ragioni dei Signori Ceva e Moscatelli - in Raccolta di autori che trattano del moto delle acque - Tomo quinto - Stamperia di Sua Altezza Reale - Firenze, 1768.   <<

[17] - Gruppo Teatro Comunitario di Pontelagoscuro - Il Paese che non c'è: vita, storia e memoria di Pontelagoscuro ideato e diretto da Antonio Tassinari - Pontelagoscuro 2006.   <<

[18] - Postiglione del Ponte Lagoscuro - Numero 48 del 17 giugno 1818.   <<

[19] - Stato delle Anime - 1858 dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[20] - Gazzetta Ferrarese - Anno XXIII, n. 28 - 4 febbraio 1870.   <<

[21] - Gazzetta Ferrarese - Anno XXVIII, n. 71 - 26 marzo 1875.   <<

[22] - Archivio delle Delegazioni (Pontelagoscuro) Busta 57 Anno 1853 - presso Archivio Storico Comunale di Ferrara.   <<

[23] - Francesco Schröder - Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nella Province Venete, Volume II - Dalla tipografia di Alviso Poli - Venezia, 1831.   <<

[24] - Collezione Officiale delle sentenze della Corte di Cassazione del Regno - Società tipografica della Gazzetta dei Tribunali - Genova, 1862.   <<

[25] - Giuseppe Guidicini - Cose notabili della città di Bologna - Volume II - Stabilimento Tipografico Monti - Bologna, 1869.   <<

[26] - Vittorio Spreti e Giustiniano Degli Azzi Vitelleschi - Supplemento a l'Enciclopedia Storico-nobiliare Italiana - fa parte di Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. governo d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abbazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti - Milano, 1936.   <<

[27] - Archivio di Stato di Ferrara - Archivio Bentivoglio - Stato Patrimoniale - Libro 279, 15.   <<


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