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Giovanni Battista Rossi


Un cugino di mia nonna

Giovanni Battista Rossi è un cugino di mia nonna. Si tratta quindi di una parentela abbastanza lontana ma gli dedico ugualmente molto spazio per vari motivi.
Innanzi tutto si tratta di una persona che è stata importante per la storia di Lodi, che si è occupata di tantissime iniziative e su cui è facile trovare tante notizie, sfogliando i giornali locali degli anni prima e dopo il 1900.

E' interessante occuparsi di Giovanni Battista Rossi anche perché è stato un esponente di quel movimento liberale che voleva migliorare la società aiutando le classi più disagiate a fondare società di mutuo soccorso e di previdenza e che è qualcosa di molto diverso dal liberismo selvaggio di oggi che bada solo al profitto immediato.
Inoltre la memoria di Battistino Rossi (come era chiamato in famiglia) è rimasta a lungo nella tradizione orale della famiglia per l'ottima ragione che lasciò ai suoi cugini una cospicua eredità.

Giovanni Battista Rossi nasce il 7 gennaio del 1853, sua madre è Carolina Comaschi ed il padre è Pietro Rossi che viveva a Lodi da moltissimi anni ma che era nato a Pavia. Rimane orfano del padre quando aveva circa tre anni, la madre infatti rimane vedova dopo solo quattro anni di matrimonio.

Cresce così assieme alla madre nella casa di Piazza Maggiore, 23 a Lodi. Si laurea in legge e, dopo aver esercitato, per qualche tempo, la professione di cambiavalute, assume la rappresentanza per Lodi della Reale Compagnia Italiana di Assicurazioni generali sulla vita dell'uomo.
E' sempre pronto a prender parte alle varie iniziative benefiche che si svolgono a Lodi, come del resto anche la madre. E' persona ben nota e quando nel 1880 ha un diverbio a teatro con un tenente di Cavalleria, la notizia ed il processo che ne seguì tenne banco per parecchie settimane sui giornali locali.
A questo fatto dedico una apposita pagina [
>>] perché si tratta di una storia curiosa e da un finale, tutto sommato, edificante.

Conosce Tiziano Zalli, molto più anziano di lui e ne diventa un seguace. Tiziano Zalli, fondatore della Banca Popolare di Lodi, è stato una vera istituzione per Lodi essendo stato, per tutta la vita, sempre in prima fila in tutte le iniziative benefiche.

Anche Giovanni Battista Rossi si occupa di tantissime iniziative benefiche e culturali. In molte di queste occupa posizioni di rilievo [>>]: dal 1886 è segretario della Congregazione di Carità, fa parte fin dalla sua fondazione del Patronato dei liberati dal carcere, partecipa allo studio del progetto della società La Fratellanza.

Partecipa anche a tantissime altre iniziative benefiche [>>] ed è sempre pronto a mettere mano al portafoglio per contribuire alle tante raccolte di denaro che si svolgono negli anni a Lodi per i più svariati motivi (ad esempio per i feriti in Africa, per il comitato per gli studenti poveri, per la libertà di Creta, per i richiamati, per il monumento a Paolo Gorini, per l'Esposizione di Lodi, per la case degli operai, per i regali ai bambini poveri, per il museo civico, etc. etc.).

Oltre a far parte di tante iniziative benefiche, Giovanni Battista Rossi fa parte e si occupa anche di tante iniziative culturali, sportive e di igiene pubblica [>>]. E' tra i rappresentanti della Società Bibliofila, della Associazione fra i Segretari, Impiegati comunali e delle Opere pie del Circondario di Lodi, della Cooperativa edificatrice di Case operaie, della Deputazione storico - artistica di Lodi, della Federazione Esercenti, Negozianti ed Industriali di Lodi e perfino della Cooperativa Orticola Lodigiana.

Le sue cariche più importanti però sono due: la Presidenza della Camera di Commercio di Lodi [>>] che mantiene per ben un quarto di secolo (dal 7 gennaio 1897 al 9 gennaio 1922) e l'impegno nella Banca Mutua Popolare Agricola di Lodi [>>] della quale è dapprima arbitro supplente (dal 1878), probiviro supplente e sindaco, poi consigliere ed infine Direttore Generale dall'inizio del 1909 all'agosto 1911.

Nella sua qualità di Presidente della Camera di Commercio si occupa di molte cose tra le quali riveste un particolare impegno l'organizzazione dell'Esposizione di Lodi del 1901 [>>].
Non pago di tutti questi impegni, partecipa alla creazione di una nuova società che si doveva occupare della produzione e della distribuzione di energia elettrica e di ghiaccio artificiale e che per questo viene chiamata Società Ghiaccio, Forza e Luce.

Inoltre partecipa all'iniziativa di Tiziano Zalli che, nel 1908, fonda la Cooperativa di Produzione Terraglie e Majolica che si proponeva di perfezionare tecnicamente gli operai ceramisti per riportare a Lodi l’arte della ceramica per la quale la città fu anticamente famosa [1].
La nuova società acquista l’antica fabbrica di maioliche e terraglie dolci dalla ditta G. Ovena & C. Rossi contribuisce acquistando cinque azioni della nuova società. Anche Zalli ne compra cinque mentre la Banca Popolare ne compra venti [2].

Fu anche commissario liquidatore della Società anonima per la fabbricazione di bottoni ed articoli affini di Lodi e dal 1891 direttore della Società di ricreazione del Casino di Lodi.

Giovanni Battista Rossi scrive anche numerosi articoli sugli argomenti che lo interessano e ne pubblica parecchi su vari giornali [>>]. Per un certo periodo (1875-1878) è redattore responsabile del Corriere dell'Adda.

Successivamente si occupa in prevalenza di argomenti economici ma si interessa anche alla giustizia, al progresso e alle iniziative benefiche.
Non si limita però a pubblicare i suoi articoli sul giornale ma assume addirittura la direzione del giornale Fanfulla da Lodi che dirige (gratuitamente) dal 1895 al 1898.

Rossi non si sposa e vive con la madre che muore nel 1897. Quando va al potere il fascismo, Rossi, essendo di idee liberali, si trova messo da parte ed avendo già 69 anni, preferisce lasciare le sue cariche ed occuparsi solo di arte e di storia.

Muore il 22 agosto 1933 ed il bollettino dell'Archivio Storico per la Città e i Comuni del Circondario di Lodi [3] pubblica il suo necrologio:

Nel suo 80° anno di vita il 22 agosto è morto in Lodi il Cav. Dott. Giov. Battista Rossi, che, per versatilità dell'ingegno, l'attività sua nel lavoro e la mitezza dell'animo, meritò di occupare molte cariche ed uffici nella città natale. Fu Segretario della Congregazione di Carità, Presidente della Camera di Commercio, Direttore della Banca Popolare Agricola, Consigliere della Società Ghiaccio Forza e Luce e membro generoso della nostra Deputazione Storico Artistica.
Vivente fece una cospicua donazione a favore della Camera di Commercio e molto si prestò anche per il sorgere della fabbrica di Ceramica Lodigiana.

Giovanni Battista Rossi lascia un cospicuo patrimonio, gran parte del quale (circa 300.000 lire) ai suoi otto cugini Comaschi.

A Lodi, dopo la sua morte, viene istituita una borsa di studio a lui intitolata.

Giovanni Battista Rossi Tra le vecchie foto dei Comaschi che sono in mio possesso ce n'è una che pensavo potesse rappresentare Giovanni Battista Rossi in tarda età.
Non ne ero sicuro ma il fatto che fosse stata scattata in uno studio fotografico di Lodi e le caratteristiche tecniche che la fanno datare intorno al 1930, rendevano probabile questa attribuzione.

Successivamente uno storico di Lodi, con il quale ho scambiato alcune e-mail, non solo ha confermato la mia ipotesi ma mi ha anche detto che questa è la fotografia che è stata posta sulla tomba di Giovanni Battista Rossi.

Giovanni Battista RossiMi ha anche inviato una sua ulteriore immagine dove appare di una ventina d'anni più giovane e ciò mi ha permesso di individuare Giovanni Battista su di una cartolina che lui stesso inviò per fare gli auguri per l'anno nuovo a sua cugina Maddalena Comaschi che si era appena sposata e viveva a Pontelagoscuro.

Il timbro di questa cartolina non si legge bene ma la data di spedizione sembra essere l'11 dicembre 1901, quindi l'anno da festeggiare dovrebbe essere il 1902 ed in effetti la cartolina è ricavata dalla fotografia dell'inaugurazione dell'Esposizione di Lodi avvenuta il primo settembre del 1901.

Al centro dell'immagine compare il Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, Guido Baccelli che inaugurò l'Esposizione. Alla sua destra c'è Giovanni Battista Rossi ed alla sua sinistra Tiziano Zalli.

Si noti che Giovanni Battista Rossi, benché all'epoca avesse già una certa età, scrivendo ai parenti si firma Battistino come veniva chiamato da bambino e come tutti i suoi parenti avevano continuato a fare.



Giovanni Battista Rossi   'Inaugurazione dell'Esposizione di Lodi (1/9/1901)

Direttore della Banca Popolare

La Banca Popolare di Lodi nasce il 28 marzo 1864 ed è la prima Banca Popolare d'Italia. Il fondatore è il trentaquattrenne Tiziano Zalli aiutato da Luigi Luzzatti, un giovane economista.

Il nome esatto della banca è Banca Mutua Popolare Agricola di Lodi ed il suo scopo è favorire la crescita degli artigiani e dei commercianti del territorio lodigiano.
Alla banca si rivolgono anche molti piccoli agricoltori per via delle facilitazioni creditizie e dell'intensa promozione che la banca effettuava nelle campagne anche per promuovere il risparmio e la previdenza.

Giovanni Battista Rossi entra nel gruppo direttivo della Banca Popolare già nel 1878 quando, il 27 aprile, il giornale Fanfulla da Lodi [4] consiglia i suoi elettori su come votare per le elezioni dei vertici della Banca ed invita a votare Giovanni Battista Rossi per la carica di arbitro della Banca Popolare.
L'Assemblea si tiene domenica 8 maggio 1878 in Castello alle dieci, dura fino all'una e sono presenti 101 soci. Gli eletti alla carica di arbitro supplente (nuova per la Popolare) sono due [5] ed uno è Giovanni Battista Rossi (l'altro è l'Avv. Giuseppe Salvalaglio che, anni dopo, diventerà Presidente della Popolare di Lodi).
Alle tre c'è il consueto banchetto nelle sale dell'Albergo del Gambero, Giovanni Battista Rossi tiene un discorso, gli altri oratori sono il Direttore Zalli, il censore Modaglia ed il Presidente del Consiglio di Amministrazione Beonio.

Nel 1881 viene indetta l'assemblea annuale dei soci per il 10 ed il 24 aprile alle 11 nella Sala della Leva in Castello [6]. Giovanni Battista Rossi scade dalla sua carica e può essere rieletto probiviro supplente (insieme all'Avv. Salvalaglio). Il Presidente della Popolare è l'Avv. Pietro Beonio.
Il giornale del 30 aprile [7] pubblica i risultati delle elezioni e dice che Giovanni Battista Rossi (che, nel frattempo, continua la sua attività di agente della Reale Vita Assicurazioni) è stato rieletto probiviro supplente.

Diventa poi sindaco effettivo e mentre ricopre questa carica, il 23 febbraio 1895 [8], pubblica un articolo sulla Popolare nella prima pagina del giornale Fanfulla da Lodi dove, oltre che presentare la relazione sull'anno passato, parla del nuovo campo che si apre alla Banca Popolare e che è il credito agrario per rendere possibile ai piccoli possidenti ed agricoltori il rifornimento delle stalle, l'acquisto di concimi, di sementi, di attrezzi pagando un interesse modesto.
Nel giornale della settimana successiva [9] racconta dell'assemblea tenuta la domenica precedente (il 24 febbraio 1895).

L'anno successivo il giornale del 15 febbraio (1896) [10] annuncia che vi saranno le elezioni alla Popolare e che Giovani Battista Rossi è sindaco effettivo in scadenza. Le elezioni si terranno la domenica seguente al Teatro Gaffurio, in discussione è anche l'aumento del numero massimo di azioni che può possedere ogni socio in quanto si vorrebbe portarlo da 20 a 40.

I giornali successivi [11] scrivono che Giovanni Battista Rossi è stato eletto sindaco della Banca Popolare e che all'assemblea, a nome del comitato dei sindaci, ha letto la relazione di controllo (da dove apprendiamo anche che è uno dei soci della banca) e che è stata approvata la nuova norma sul numero massimo delle azioni che un socio può possedere.

Giovanni Battista Rossi viene poi rieletto sindaco effettivo nell'assemblea dei soci che si tiene il 12 febbraio 1899 [12] e nuovamente rieletto nel 1902 [13] quando riceve dall'assemblea 132 voti.

Dal giornale del 2 marzo 1901 [14] apprendiamo che alla Popolare (dove Presidente è l'Avv. Giuseppe Salvalaglio e Direttore Tiziano Zalli) viene approvata una proposta di Giovanni Battista Rossi che ne è consigliere.
Il Consiglio aveva proposto di accordare un sussidio di 6000 lire a fondo perduto come concorso all'Esposizione di Lodi. Rossi propone invece di sottoscrivere per altre 10000 lire il cosiddetto fondo di garanzia per coprire le eventuali differenze allo scoperto dell'impresa. C'è un po' di discussione ma la proposta viene approvata a maggioranza.

L'11 giugno 1905 [15] alla Banca Popolare di Lodi si festeggia la nomina a commendatore di Tiziano Zalli, fondatore della Banca e suo Direttore. Chi propone che si deliberi un voto di plauso ed encomio è il consigliere Dott. Rossi.
I festeggiamenti si tengono al Caffè della Vedova ed il giornale descrive anche il menù del pranzo: Consommè Celestine, Jambon de Praga, Paté de fois gras en Belle Vue, Cotolettine di vitello à la Supreme, Polli novelli allo spiedo, Insalata verde, Pezzo Gelato, Dessert, Caffè. Vini: Grignolino, Barolo, Champagne frappè.

Il giornale del 17 febbraio 1906 [16] annuncia le prossime elezioni alla Banca Popolare ricordando che sei consiglieri scadono e vanno (eventualmente) rieletti mentre sei restano in carica e fra questi cita il Dott. Giambattista Rossi.

Il giornale del 20 febbraio 1909 [17] pubblica la convocazione, indetta da Tiziano Zalli come Presidente, per il 20 dello stesso mese alle 11 e 30 al Teatro Gaffurio per l'elezione di varie figure tra le quale sette consiglieri uno dei quali in sostituzione del Sig. Rossi Dott. Giambattista che è stato nominato Direttore generale della Popolare di Lodi.
Un mese [18] dopo vengono pubblicati ampi brani della relazione a stampa presentata da Giovanni Battista Rossi all'Assemblea generale dei soci.

Alla fine d'agosto del 1909 muore Tiziano Zalli, Presidente della Popolare e vera istituzione per Lodi essendo stato, per tutta la vita, sempre in prima fila in tutte le iniziative benefiche.
Viene subito istituito un comitato pro-Zalli e Giovanni Battista Rossi ne fa parte [19]. In memoria di Zalli varie persone ed enti (fra cui la Banca Popolare) si adoperano per integrare gli scopi ed erigere ad ente morale La scuola famiglia, istituzione benefica presieduta da Zalli per 13 anni. Il nuovo nome è Patronato Scuola Famiglia "Tiziano Zalli" per la tutela dei giovani lavoratori.

I giornali del 25 settembre e del 9 ottobre [20] riportano l'annuncio (firmato da Giovanni Battista Rossi in qualità di direttore della banca Popolare) di una assemblea straordinaria per la nomina del nuovo presidente in sostituzione di Zalli.
E' allora vicepresidente l'Avv. Ezio Marini che viene nominato presidente nell'assemblea straordinaria che viene tenuta il 17 ottobre.

Nella sua qualità di direttore della Banca Popolare Giovanni Battista Rossi viene citato spesso dalla stampa lodigiana, ad esempio, l'11 novembre 1910 [21], viene raccontata la visita che hanno fatto alla Banca i licenziandi della Sezione Ragioneria e Commercio del Regio Istituto Tecnico, accolti da Rossi come Direttore e dall'Avv. Ezio Marini come Presidente.

Troviamo ancora citato Giovanni Battista Rossi su di un giornale del marzo 1911 [22] quando viene annunciata la riunione del 5 marzo al Teatro Gaffurio per approvare il bilancio.
Poi il giornale del 5 agosto 1911 [23] pubblica un breve e secco comunicato che dice che, avendo il Cav. Dott. Giovanni Battista Rossi domandato di essere messo a riposo per ragioni di salute, il nuovo direttore della banca è diventato il rag. Arata, in precedenza direttore della stanza di compensazione della Banca d'Italia di Milano.

Se si pensa che Giovanni Battista Rossi manterrà la carica di Presidente della Camera di Commercio di Lodi per altri undici anni, queste dimissioni per delle non meglio specificate ragioni di salute possono sembrare un po' strane però c'è da considerare che Rossi, all'epoca, era cinquantottenne e che la carica di direttore della Popolare richiedeva sicuramente un impegno maggiore di quella di presidente della Camera di Commercio.

Alla fine del 1938 [24] la Banca Popolare di Lodi pubblica un almanacco per l'anno successivo. Nelle pagine mensili vi sono notizie sui personaggi storici di Lodi mentre, in un paginone centrale, sono illustrate le persone dei principali fondatori e continuatori della Banca che Lodi deve ricordare riconoscente, fra i quali anche Giovanni Battista Rossi.

Presidente della Camera di Commercio

Già anticamente i mercanti si riunivano spontaneamente in associazioni che dal XV secolo presero il nome di Università dei Mercanti. Alla fine del XVIII secolo queste associazioni vennero ufficializzate col nome di Camera Mercantile.
Quella di Lodi fu una delle prime in Italia in quanto istituita con un editto del 24 luglio 1786. Nel 1862 venne dato un nuovo riconoscimento legale alle istituzioni commerciali che furono chiamate Camere di Commercio ed Arti (dal 1910 si chiamarono Camere di Commercio ed Industria) e quella di Lodi ebbe sede nel palazzo detto Casa Boccadoro, sito in via Volturno al numero 7.

Il 5 dicembre 1896 sul giornale Fanfulla da Lodi [25] compare un articolo sulla locale Camera di Commercio dove si annunciano le prossime elezioni per nominare quattro consiglieri.
Il giornale propone di riconfermare i due consiglieri in scadenza (Costante Bergamaschi e Sante Salvalaglio), ci sono poi da sostituire Luigi Ferrari e Giovanni Tacchinardi che hanno detto che non accetterebbero una nuova nomina, il giornale fa il nome di Francesco Codeleoncini ma non dell'altro candidato dicendo la Federazione propone due nomi, uno dei quali, ed è cosa naturale, noi lo tacciamo.

Il motivo di tutto ciò è che il secondo candidato è Giovanni Battista Rossi che, molto probabilmente, oltre ad essere in quel momento il direttore del giornale, è anche l'autore dell'articolo stesso che, dopo i suggerimenti per le elezioni, prosegue parlando degli scopi e del funzionamento della Camera di Commercio e della sua utilità per Lodi.

Nelle elezioni del 6 dicembre, come previsto dal giornale [26], vengono rieletti Costante Bergamaschi e Sante Salvalaglio ed eletti per la prima volta Francesco Codeleoncini ed il Dott. Giambattista Rossi.

Un mese dopo, nella riunione plenaria del 7 gennaio 1897 [27], Carlo Zambonetti, che era Presidente della Camera di Commercio dal 10 dicembre 1894, dichiara di non voler riaccettare la carica di presidente ed anche Luigi Miglio dichiara di non voler riaccettare la carica di vicepresidente e così viene nominato Presidente il Dott. Giambattista Rossi e Vicepresidente il sig. Francesco Codeleoncini.

I consiglieri della Camera di Commercio si riunivano in seduta plenaria circa ogni due mesi; durante la riunione venivano discussi svariati argomenti e veniva emesso un verbale che veniva poi approvato nella riunione successiva.
Nel 1897 le riunioni si svolgono il 22 febbraio, il 14 aprile, il 12 maggio, l'8 settembre, il 20 ottobre ed il 1 dicembre 1897 [28].

Per dare un'idea dei tanti e diversi argomenti trattati in queste sedute ecco un elenco degli argomenti trattati nelle riunioni del 1898, tutte svoltesi sotto la Presidenza del dott. Giambattista Rossi:

Ovviamente i compiti del Presidente non si esauriscono nel dirigere le riunioni camerali. Nel 1897 viene formato il sottocomitato circondariale per l'esposizione di Torino del 1898. In qualità di Presidente della Camera di Commercio Giovanni Battista Rossi ne fa parte [35].
Nel 1898 troviamo Giovanni Battista Rossi impegnato negli incontri per la costruzione di una nuova tramvia. Il giornale del 6 agosto 1898 [36] racconta la riunione, svoltasi presso la Camera di Commercio, dove i sindaci dei Comuni del lodigiano e rappresentanti della ditta Ing. Monti e C. e della Federazione Esercenti hanno discusso della costruzione della Tramvia Lodi - Chignolo - Po.

Di tramvie Giovanni Battista Rossi si deve occupare anche l'anno seguente quando, il 1 settembre 1899 [37], come Presidente della Camera di Commercio, invia una lettera (pubblicata sul giornale) alle Deputazioni Provinciali di Milano, Bergamo e Cremona sui gravi inconvenienti del sistema tramviario.

Oltre a ciò, c'è da occuparsi delle elezioni camerali che erano svolte ogni due anni anche se i consiglieri rimanevano in carica per quattro in quanto, in ogni elezione, solo una parte dei consiglieri veniva rieletta.
Nel 1898 le lezioni si svolgono il 4 dicembre. Rossi è tra quelli che non sono in scadenza [38].

Negli anni seguenti troviamo citato sui giornali varie volte Giovanni Battista Rossi, oltre che per le periodiche riunioni camerali, anche per altri argomenti.
Il 30 giugno 1900 il giornale [39] pubblica in prima pagina la lettera mandata dal nuovo Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio [40] on. Carcano, alle varie Camere di Commercio e la risposta di Rossi in qualità di Presidente di quella di Lodi. Giovanni Battista Rossi definisce la rappresentanza della Camera di Commercio di Lodi parca nel promettere, ferma nel mantenere.

Il 15 settembre 1900 il giornale [41] pubblica in prima pagina un comunicato della Camera di Commercio, firmato da Giovanni Battista Rossi, sull'ottenimento di modifiche all'articolo 107 delle tariffe dei trasporti ferroviari sul quale la Camera di Commercio di Lodi avevo mosso dei reclami al Ministero.

Alla fine del 1900 Giovanni Battista Rossi è tra i consiglieri della Camera di Commercio da rieleggere [42]. Si annunciano le elezioni dei consiglieri della Camera di Commercio per il 2 dicembre. I seggi sono a Lodi (presso la sede della Camera di commercio in via Volturno, 7), a Sant'Angelo Lodigiano e a Codogno (presso i rispettivi Municipi).
Giovanni Battista Rossi è rieletto consigliere [43] con 163 voti (il massimo fra i quattro eletti) e poi, nella seduta consigliare del 9 gennaio 1901, è riconfermato presidente della Camera Commercio per il biennio 1901/02 [44].

Una attività molto importante per Lodi era l'allevamento del baco della seta. Giovanni Battista Rossi, in qualità di presidente della Camera Commercio, assieme al Sindaco di Lodi (che nel 1901 era l'avv. Emilio Caccialanza) firmava le norme per l'importantissimo mercato dei bozzoli [45].

Nel novembre 1901 [46] ci sono delle polemiche alla Camera di Commercio per un manifesto, affisso a Lodi, dove il Presidente della Camera di Commercio notifica l'iscrizione di una nuova ditta per la vendita dei tessuti.
Le polemiche riguardano il fatto che Giovanni Battista Rossi aveva degli interessi in tale ditta. Il consigliere Zaini lo attacca vivacemente nella riunione tenuta il 27 novembre così Rossi presenta le proprie dimissioni seguite da quelle dello stesso Zaini.

In pochi giorni tutto viene chiarito e le dimissioni ritirate [47]. Il giornale del 7 dicembre 1901, senza fare nomi e senza spiegare l'accaduto informa, con una poesia, che le polemiche alla Camera di Commercio sono finite e le dimissioni ritirate: Un'iri di pace - fugò le tempeste; - svaniro i dissensi, - le beghe finir!
Nello stesso giornale si racconta anche che la vertenza dei tipografi è finita mercé l'efficace intervento dell'egregio dott. G.B. Rossi, presidente della Camera di commercio.

Il 7 dicembre 1902 [48] vengono nominati cinque consiglieri (Rossi non era in scadenza) e poi nella seduta consigliare del 10 gennaio 1903 [49] Giovanni Battista Rossi, che nel frattempo è diventato cavaliere, è rinominato presidente per il biennio 1903-1904.

Sempre nel gennaio 1903 [50], in una riunione tenuta presso la Camera di commercio, viene nominata una commissione di cinque persone per studiare l'impianto di nuove linee telefoniche. Giovanni Battista Rossi ne fa parte.

Un'altra importantissima attività del lodigiano era la lavorazione del latte per produrre burro e formaggio, in particolare era rinomato il grana lodigiano e la Camera di Commercio non può non occuparsene.
Il giornale del 25 giugno 1904 [51] ci informa che la domenica precedente, sotto la Presidenza del Cav. Rossi Dott. Giambattista, si è tenuta l'adunanza dei produttori di burro e formaggio con anche i rappresentanti delle Camere di Commercio di Cremona e Pavia.

Il primo agosto 1904 [52] Giovanni Battista Rossi assiste, assieme a molte altre autorità, al concorso ginnico all'Orfanotrofio.

L'11 ottobre 1904 [53] Giovanni Battista Rossi, nella sua qualità di Presidente della Camera di Commercio, manda una lettera al giornale il Fanfulla per protestare degli abituali ritardi dei treni ed in particolare di quelli della linea Bologna - Milano.
Sono passati più di cento anni ma non mi sembra che la situazione sia migliorata granché (anche se le statistiche presentate dalle ferrovie dicono che tutto va bene).

Alla fine del 1904 ci sono quattro consiglieri in scadenza (fra i quali anche Rossi). Si vota domenica 4 dicembre [54]. Si vota a Lodi (nel locale della Camera di Commercio in via Volturno 7, Casa Boccadoro), a Sant'Angelo Lodigiano e a Codogno.

Il giornale Fanfulla da Lodi, il 3 dicembre 1904 [55], sostiene Giovanni Battista Rossi di cui dice Il cav. dott. G. B. Rossi da quando ha assunto la presidenza della nostra Camera di commercio ha dato prove mirabili di intelligenza, di zelo e di grande competenza. Sotto la sua direzione la legale rappresentanza della nostra classe industriale e commerciale ha assunto maggior rilievo, ha accresciuto la sfera della sua azione, ha acquistato larghe benemerenze.

Alle elezioni camerali Giovanni Battista Rossi riceve 218 voti [56] ed è quello che ne riceve di più in assoluto, poi, nella seduta del 3 gennaio 1905 [57], è rinominato Presidente.

Nel marzo 1906 [58], Giovanni Battista Rossi si reca, assieme a tecnici e politici, a Maleo per un sopraluogo sul luogo dove dovrà essere costruita la stazione ferroviaria.
Nello stesso anno entra a far parte di una commissione che deve studiare il problema della navigazione interna rispetto a Lodi. Questa commissione propone, nel 1907, un nuovo canale navigabile tra Milano ed il Po per migliorare il collegamento fluviale fra la Lombardia ed il mare.

Passano così molti anni e Giovanni Battista Rossi viene costantemente rieletto consigliere e riconfermato presidente della Camera di Commercio.
Rossi è presidente anche durante gli anni della Prima Guerra Mondiale ma devo ancora leggere i giornali di quegli anni per cui, per il momento, non ho notizie approfondite di quel periodo.

Nel 1921 Giovanni Battista Rossi ha 68 anni e decide di non ripresentarsi alle elezioni camerali che si tengono in dicembre [59] per cui rimane presidente fino al 9 gennaio 1922, data alla quale cessa dalla carica.
I consiglieri neoeletti scelgono come nuovo presidente Giovanni Berlucchi di soli sette anni più giovane di Giovanni Battista Rossi e che resterà in carica pochissimo in quanto muore il 3 dicembre dello stesso anno 1922.

Giovanni Battista Rossi è stato presidente della Camera di Commercio di Lodi per oltre 25 anni e si penserebbe che, alla sua cessazione, il giornale Fanfulla da Lodi, che tante volte lo ha sostenuto, pubblicasse un ampio articolo su di lui e su quanto fatto in questi 25 anni ma così non è.

Infatti il giornale Fanfulla da Lodi di una volta, quello che si definiva giornale liberale di Lodi e circondario non esiste più. Il nuovo Fanfulla si definisce settimanale dei Fasci di Combattimento della Bassa Lombardia ed ha addirittura trasformato la seconda effe del proprio nome in un fascio littorio.

Ai fascisti la Camera di commercio non interessa ed il giornale si limita a riportare i nomi degli eletti nelle elezioni camerali senza stampare nemmeno un rigo su Giovanni Battista Rossi.
Che ai fascisti la Camera di commercio di Lodi non interessi lo si vede anche dal prosieguo della sua storia: una volta morto Giovanni Berlucchi non viene nominato un nuovo presidente ma ne assume le funzioni Ennio Cornaggia (1877-1956) che nel luglio del 1924 viene nominato Commissario Governativo con compiti che sostituivano l'intero Consiglio camerale e che rimane in carica fino alla soppressione della Camera di Commercio di Lodi.

L'Esposizione di Lodi del 1901

Nel febbraio 1901 Giovanni Battista Rossi, come presidente della Camera di Commercio, riunisce i vari comitati, divisi per sezioni, che aiuteranno il Comitato generale per l'Esposizione di Lodi che avverrà in settembre [60].

Rossi è vicepresidente del Comitato generale assieme all'ing. Giuseppe Bellinzona, vicepresidente del Comitato Agrario. Presidente è l'avv. Tiziano Zalli, direttore della Banca Popolare e presidente onorario l'avv. Emilio Caccialanza, sindaco di Lodi [61].

Il 18 aprile il Comitato generale esamina i lavori presentati dalle varie sezioni, delibera i programmi e decide di riunirsi ogni sabato sera fino alla fine delle esposizioni. Si prevedono spese per 88600 lire, gran parte delle quali pareggiate da sottoscrizioni a fondo perduto [62].

Intanto vengono emesse delle azioni a fondo redimibile da 25 lire l'una (somme cioè che in teoria potevano essere restituite), la Banca Popolare ne sottoscrive 400 per un totale di 10000 lire, il Municipio di Lodi 100 per 2500 lire e la Camera di Commercio 40 per 1000 lire. Anche vari cittadini ne sottoscrivono qualcuna, Rossi ne sottoscrive personalmente 4 per un valore di 100 lire.

Sabato 24 agosto 1901 vengono aperte le sale del Castello dove sono state raccolte alcune delle sezioni che sono Arti grafiche, Ceramiche, Cartoline postali, Fotografie, Automatici ed Automobili.
Sono presenti tutti i maggiorenti fra i quali Giovanni Battista Rossi, vicepresidente del comitato delle Esposizioni [63].

Il primo settembre 1901 si ha l'inaugurazione dell'Esposizione di Lodi alla presenza del Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, Guido Baccelli. Il sindaco di Lodi ricorda la precedente Esposizione di Lodi avvenuta nel 1883 ed alla quale aveva presenziato Re Umberto.
La visita dura tutta la giornata e si conclude con un banchetto tenuto nel salone delle sedute consigliari del municipio. Rossi, con gli altri maggiorenti, siede al tavolo del ministro [64].

Il menù del banchetto (organizzato dalla ditta Fratelli Crespi di Milano) è di tutto rispetto: Consommè alla Reale, Trota dell'Adda alla principesca, Filetto di bue alla Corona, Petto di cappone all'indiana e tartufi, Quaglie in piramide, Insalata montata all'italiana, Crema gelata alla lodigiana, Grana di Lodi, Dessert, Caffè. Prunelle, Chavin, Chartreuse e come vini Reno italiano, Valle d'oro stravecchio, Barbaresco Calissano 1889, Moët et Chandon frappè.

Il ministro si trattiene a Lodi anche il giorno successivo. Una volta tornato a Roma manda numerosi telegrammi di ringraziamento agli organizzatori dell'Esposizione, a Rossi scrive:
Dott. Giovanni Battista Rossi, Presidente Camera Commercio, Lodi
Grazie a Lei e alla Camera di Commercio che Ella tanto degnamente presiede pel saluto cortese che con tanta nobilità di sentimento volle darmi anche nel momento della mia partenza. Saluti cordiali.

L'11 settembre al Teatro Gaffurio, nell'ambito delle manifestazione per l'Esposizione di Lodi (dove grande successo aveva la mostra di macchine agricole), si inaugura il Congresso Agrario. Presiede il senatore conte Sanseverino e Giovanni Battista Rossi è presente come rappresentante delle Camere di Commercio di Lodi e di Milano.
Si discute dei contratti d'affitto, dell'alimentazione del bestiame, dell'utilizzazione del latte centrifugato e delle norme per la stipulazione del patto colonico [65].

Il 6 ottobre i due vicepresidenti del comitato generale (dott. G.B. Rossi e Ing. Bellinzona) dichiarano chiusa l'Esposizione [66]. Ecco il discorso pronunciato dal dott. Rossi:

Il primo di settembre dal nostro presidente, avv. Zalli, fu dato agli Espositori il festoso saluto dell'arrivo.
Tocca a me, questa sera, di mandare quello affettuoso, un po' malinconico, del commiato. Sono trascorse quasi cinquanta giornate liete per simpatici rapporti.
Domani comincierà l'opera di demolizione e sgombero.
Ma quanti ricordi, quanto onore per l'industria italiana e forestiera qui raccolta nelle feste del lavoro.
Ceramiche, arti grafiche, automatici, tutto bene rappresentato, tutto meravigliosamente ordinato. E quali gentili reminescenze della "Arte Sacra" così ricca di cimeli, così bella per le produzioni moderne.
A tutto attese, come alle gare sportive ed ai divertimenti, uno stuolo di egregi cittadini volonterosi del bene e gelosi del lustro lodigiano.
Non posso dire di ciascuno: faccio un encomio sincero, mando un ringraziamento caloroso a tutti. Due eccezioni, però, mi si permettano.
Per l'ing. Giovanni Vanazzi, per questo uomo infaticabile, che lavorò con tale intensità da meravigliare.
Per il Comitato di Finanza che, con il suo impianto contabile, coi diligenti suoi controlli, colle faticose ed incresciose liquidazioni, ha fatto opera efficacissima.
Ripeto, nessuno degli altri nominati se l'abbia a male, perché ridico che tutti bene meritarono. Quest'oggi il sig. Gino Scotti della Società Milanese per la macchine grafiche mi domandò: "A quando un'altra esposizione?".
Gli risposi con l'abate Parini "giunta sul pendio / precipita l'età".
Io non vedrò qui un'altra gara del lavoro, ma ho fede che, se questa città, a me tanto cara, si accingesse, dopo il dovuto riposo, ad un nuovo cimento, ne uscirebbe ancora con grande onore.
In nome del Comitato dell'Esposizione, in rappresentanza della Camera di Commercio, porgo agli Espositori ed ai Concittadini il saluto cordiale traboccante di ammirazione e di riconoscenza.

Società Ghiaccio, Forza e Luce

Un'utile iniziativa alla quale partecipa Giovanni Battista Rossi è la creazione di una nuova società, molto importante per Lodi, che si doveva occupare della produzione e della distribuzione di energia elettrica e di ghiaccio artificiale e che per questo viene chiamata Società Ghiaccio, Forza e Luce.

Al giorno d'oggi appare evidente l'importanza e l'utilità dell'energia elettrica ma è meno chiara la necessità di ghiaccio artificiale. Bisogna però pensare che in quell'epoca non essendoci ancora i frigoriferi come quelli di oggi, il ghiaccio era estremamente necessario per conservare più a lungo i cibi.

La parola artificiale sta a indicare che il ghiaccio era ottenuto partendo dall'acqua tramite un grande impianto frigorifero e distingue questo ghiaccio da quello naturale ottenuto mettendo, in inverno, neve e ghiaccio in apposite ghiacciaie sotterranee che erano in grado di conservarlo a lungo.
Il ghiaccio artificiale era superiore a quello naturale in quanto, essendo ottenuto da acqua potabile, non era inquinato mentre invece quello naturale essendo ottenuto raccogliendo neve e ghiaccio qua e là spesso era inquinato da batteri.

Nel febbraio 1906 [67] si costituisce in Lodi la Società Ghiaccio, Forza e Luce con un capitale di 250000 lire. Il Cav. dott. Giambattista Rossi è il presidente del Consiglio d'Amministrazione della nuova società nella quale è confluita la Bergamaschi, Pagani & C. che fabbricava ghiaccio artificiale.
La ditta Bergamaschi, Pagani & C. [68] era nata nel 1899 ed era stata costituita dai negozianti di alimentari di Lodi e dintorni per cui rispondeva più che altro ai bisogni di costoro mentre era invece forte la richiesta di ghiaccio artificiale.

Il 14 febbraio [69] il Tribunale approva l'atto costitutivo e lo statuto della nuova società.
Il Consiglio di amministrazione sta trattando l'acquisto di motori a gas povero di grande potenza per iniziare subito la produzione di energia elettrica. Una volta costruiti i previsti impianti idroelettrici tali motori dovrebbero essere utilizzati solo in caso di emergenza.
Inoltre è in corso l'acquisto di ulteriori macchine per fabbricare il ghiaccio, onde triplicarne la produzione e l'allargamento di quella che era la sede della ditta Bergamaschi, Pagani & C. Si prevede che per il primo di maggio partirà la produzione di ghiaccio e di energia elettrica. Sono già stati firmati contratti per la consegna del ghiaccio anche fuori da Lodi e cioè a Crema, Melegnano e Treviglio.

Nel 1910 [70] viene convocata l'assemblea degli azionisti della società per il 18 dicembre alle ore 14. Vi sono tre consiglieri, fra cui Rossi, in scadenza ma possono essere rieletti.
Nell'assemblea del 18 Rossi e gli altri consiglieri in scadenza vengono rieletti. I clienti per l'energia elettrica sono ora 1128 e gli incassi per il ghiaccio hanno superato le 57000 lire [71].

Non so fino a quando Giovanni Battista Rossi continua ad occuparsi di questa società. Sicuramente ne fa ancora parte nel 1912 [72] quando, il giorno 15 dicembre alle 14 presso la Camera di Commercio è convocata l'assemblea degli azionisti. Vi sono tre consiglieri, fra cui Rossi, in scadenza ma possono essere rieletti.

Società benefiche

Una importante associazione della quale Giovanni Battista Rossi fa parte per lunghissimo tempo è la Congregazione di Carità. Nel giornale del 13 novembre 1880 [73] lo troviamo citato fra i firmatari di un comunicato di questa associazione.
La Congregazione di Carità pubblica l'avviso di una sottoscrizioni di azioni da una lira allo scopo di assicurare la fornitura di calzature ai bambini poveri degli asili infantili.

Nel 1886 Giovanni Battista Rossi diventa segretario della Congregazione di Carità. Nel giornale del 4 agosto 1900 [74], che è dedicato all'assassinio di Re Umberto appena accaduto, vengono pubblicate molte lettere di condoglianze e fra le altre, c'è anche quella inviata, il 30 luglio, dalla Congregazione di Carità al Sottoprefetto di Lodi e firmata da Pitoletti come presidente e da Rossi come segretario.

Un'altra associazione benefica della quale Giovanni Battista Rossi fa parte fin dalla sua fondazione è il Patronato dei liberati dal carcere che si deve occupare di favorire il reinserimento nella vita civile dei carcerati che abbiano finito di scontare la loro pena.

Il 29 giugno 1880 [75] nella sala del Consiglio Municipale si tiene una riunione per l'istituzione del Patronato dei liberati dal carcere promossa dagli avvocati Pietro Beonio (sindaco di Lodi) e Giuseppe Martini. Su proposta del sindaco Giovanni Battista Rossi entra nel comitato di nove persone che se ne deve occupare.

Il 24 luglio 1880 [76] sul giornale compare un articolo sull'importanza del Patronato dei liberati dal carcere e si lancia una sottoscrizione di azioni per il suo funzionamento. Giovanni Battista Rossi è citato fra i numerosi promotori dell'iniziativa.

Infine, il 7 agosto 1880 [77], viene pubblicato il progetto di Statuto del Patronato dei liberati dal carcere che è stato inviato ai Sindaci del lodigiano e che è stato firmato dai componenti del comitato del quale fa parte anche Giovanni Battista Rossi.

Molto tempo dopo Giovanni Battista Rossi si occupa nuovamente della fondazione di una associazione con scopi umanitari. Infatti il 2 ottobre ed il 28 dicembre 1897 dicembre [78] si riunisce una commissione incaricata dello studio del progetto La Fratellanza. Ne fa parte anche Giovanni Battista Rossi.

Il 5 novembre 1898 [79] è finalmente pronto il progetto di statuto della nuova società La Fratellanza che viene discusso in una nutrita assemblea che, dopo molte discussioni, delibera di nominare una commissione di cinque membri che riveda la Statuto secondo le indicazioni emerse durante l'assemblea stessa. Giovanni Battista Rossi è nominato fra i componenti della Commissione.

Infine, viene convocata per domenica 8 ottobre 1899 [80] nella sala della Leva in Castello, una riunione per costituire la società La Fratellanza nata su iniziativa dell'onorevole Conti aiutato da un comitato di quattro persone fra le quali Tiziano Zalli e Giovanni Battista Rossi.
La società ha lo scopo di migliorare le condizioni dei contadini tramite assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, una diaria giornaliera in caso di malattie acute, il patrocinio gratuito in caso di liti ed il soccorso agli eventuali orfani.

Durante la riunione [81] viene nominato il primo consiglio centrale della nuova società col compito di deliberare quelle modifiche allo statuto che fossero ritenute più necessarie.
Rossi viene nominato fra i componenti del consiglio, gli altri componenti del consiglio sono Zalli, Bellinzona e Riboni oltre allo stesso on. Conti.
Alla riunione partecipa anche l'Avv. Mucci, direttore del giornale Sorgete! (socialista) che nega l'utilità sociale della associazione e che di fronte al dissenso degli altri partecipanti, abbandona la riunione.

Il giornale Sorgete già nei giorni precedenti la riunione aveva criticato il progetto dicendo dice che i benefici promessi da La Fratellanza si possono avere lo stesso perché già ora molti fittavoli assicurano i loro contadini dagli incendi e che dal primo del mese funziona la Cassa Previdenza per l'inabilità e per la vecchiaia degli operai alla quale, con sei lire all'anno, possono iscriversi tutti quelli che fanno lavori manuali [82].
Quello però che dava più fastidio ai socialisti era che si cercasse di organizzare assieme contadini ed agricoltori padroni, questo perché sostenevano che una organizzazione, per poter prosperare, deve essere formata da elementi tutta della medesima classe [83].

Ovviamente, dopo la riunione, il giornale Sorgete si dilunga sul problema e spiega perché l'associazione La Fratellanza sia inutile dicendo che al contadino non serve un'assicurazione contro gli infortuni perché è rarissimo che, lavorando, capiti loro una disgrazia, idem per il sussidio per i giorni di malattia acuta perché i contadini, di solito, si ammalano di pellagra e di tisi.
L'assicurazione per gli incendi invece serve al padrone del fondo ma non al contadino che di suo ha poche suppellettili di scarso valore ed anche l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia serve a poco perché costa sei lire all'anno ed i benefici si hanno solo a 60 anni quando la durata media della vita del lavoratore è di 32 anni [84].

Mi sembra si tratti di motivazioni alquanto risibili ed abbastanza assurde. Anche il dire che sei lire all'anno per l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia sono inutili è in contrasto con quanto detto, solo una settimana prima, a proposito della Cassa Previdenza per l'inabilità e per la vecchiaia degli operai che costa anch'essa sei lire all'anno.

In realtà l'impressione che si ha leggendo il giornale è che quello che dia più fastidio sia che sul Fanfulla si sia scritto che la nuova società servirà ad impedire che nella massa dei contadini possa far presa la propaganda dei partiti sovversivi. In risposta a ciò si propone di fare delle leghe di resistenza per l'aumento dei salari.
L'argomento interessa molto ed alcune settimane dopo se ne parla ancora e si approfitta di un discorso di Zanardelli che chiede più istruzione agli operai, per dire che il progetto de La Fratellanza è inutile e forse dannoso per i contadini [85].

Dopo oltre cent'anni è difficile dare giudizi ma mi sembra che il vero problema fosse il timore che i contadini, stando un po' meglio, diventassero più tiepidi nella lotta contro i padroni.
La saggezza popolare dice che è meglio un uovo oggi che una gallina domani e si vuole quindi impedire che i contadini scelgano l'uovo oggi invece che dedicare tutte le loro energie alla futura gallina.
Considerato che in Italia abbiamo ora dei sindacati fortissimi ed i salari più bassi d'Europa mi sembra che la situazione non sia cambiata molto.

Altre iniziative benefiche

Già nel 1878 [86] troviamo citato Giovanni Battista Rossi in merito a delle iniziative benefiche. Infatti, lunedì 4 marzo, c'è un veglione al Teatro Sociale. Vengono anche raccolte delle offerte per i sordomuti di San Gualtero. Giovanni Battista Rossi è uno dei due incaricati della raccolta e della conservazione delle offerte.

L'anno successivo (1879) [87] viene nominato segretario del comitato costituitosi in Lodi per il soccorso agli inondati dalle numerose rotte del Po verificatesi per una forte piena.
Il comitato per gli inondati di Lodi sta per organizzare una tombola ed un tiro al piccione per raccogliere fondi [88]. Quello di Milano ha organizzato una lotteria, chi si occupa della distribuzione dei biglietti è Giovanni Battista Rossi.
La tombola ed il tiro al piccione vengono fissati per il 12 ottobre [89] assieme ad una serata di gala. Il giornale del 4 ottobre 1879 [90] pubblica le regole della tombola e del tiro al piccione. Giovanni Battista Rossi, come segretario del comitato, è tra i firmatari.

Il 3 ottobre 1880 [91], alle otto di sera al Teatro Gaffurio, ha luogo uno spettacolo organizzato da alcuni giovani filarmonici assieme alla Banda cittadina a beneficio dei Sordomuti e degli asili d'infanzia.
Giovanni Battista Rossi è fra quelli che aiutano questi giovani ad organizzare il tutto.

Nel settembre 1896 [92] Giovanni Battista Rossi sottoscrive un'offerta per la nuova Società di Mutuo Soccorso fra i Sarti di Lodi.

Nel settembre 1905 [93], presso la Camera di Commercio, si forma un comitato per il soccorso ai terremotati. Giovanni Battista Rossi ne è il vicepresidente.
I carri per la raccolta dei soccorsi per i comitati, organizzati da Zalli e da Rossi, partono alle 11 del 20 settembre [94] per girare Lodi e raccogliere denaro e cose.
Il carro accompagnato da Giovanni Battista Rossi percorre Piazza Roma - Corso Roma - Via Marsala - Via Garibaldi - Piazza Castello - Via Vittorio Emanuele - Via Gaffurio - Via Solferino - Corso Milano - Via Colle Eghezzone - Via Magenta - Via Solferino - Via Santa Maria del Sole - Via Fanfulla - Via Calisto Piazza - Via Volturno - Via Tresseni - Corso Adda - Via Solferino - Via dell'Incoronata - Piazza Maggiore.
Vengono raccolte 534,04 lire e molti indumenti, utensili di cucina, pezze di stoffa ed altre cose.
Il 24 settembre [95] si riunisce il Comitato Pro-Calabria che decide di affidare al Comitato di Milano le somme raccolte.

Nel luglio 1910 [96] Giovanni Battista Rossi partecipa ad una sottoscrizione per il Patronato Scolastico Tiziano Zalli e si iscrive come socio perpetuo versando 100 lire.

Altre cariche

Il 13 luglio 1879 [97] si tiene l'adunanza della Società Bibliofila. Giovanni Battista Rossi viene eletto per la prima volta fra suoi rappresentanti. Il 1 agosto 1880 [98] c'è un'altra assemblea della Società Bibliofila. Giovanni Battista Rossi viene rieletto.

Nel febbraio 1881 [99] Giovanni Battista Rossi fa parte della commissione che vuole erigere un monumento a Paolo Gorini. La commissione fa affiggere un manifesto (dal 16 febbraio) per iniziare una sottoscrizione pubblica per raccogliere la cifra necessaria ad erigere un monumento a Paolo Gorini [100].

Il 27 maggio 1894 alle 17 e 30 hanno luogo le Regate di Lodi [101], organizzate dal Reale Rowing Club. Viene aperta una sottoscrizione per delle azioni redimibili di 100 lire l'una. Giovanni Battista Rossi è tra i sottoscrittori.

Nel dicembre 1895 [102] viene costituito il Consiglio direttivo della Associazione fra i Segretari, Impiegati comunali e delle Opere pie del Circondario di Lodi. Come Presidente viene scelto Giambattista Rossi. Le riunioni si tengono a Casalpusterlengo.
Il 20 novembre 1897 [103] si tiene una nuova assemblea della associazione. Giovanni Battista Rossi ne è sempre il presidente.
Nel settembre 1898 [104] troviamo pubblicato sul giornale un annuncio mortuario da parte di questa associazione in memoria di Giuseppe Minoia. Tale annuncio è firmato da Giovanni Battista Rossi in qualità di Presidente della Associazione fra Segretari, Impiegati comunali e delle Opere pie del Circondario di Lodi.

Nel gennaio 1896 [105] Giovanni Battista Rossi fa parte del comitato promotore che vuol far sottoscrivere 30 azioni da 100 lire l'una allo scopo di realizzare uno stabilimento galleggiante per i bagni nel fiume Adda riprendendo un progetto di cinque anni prima. Lo scopo di tale stabilimento non è solo ricreativo ma soprattutto igienico e sanitario.
Nel settembre del 1896 [106] i bagni galleggianti sono in costruzione ed il comitato promotore (del quale fa parte Giovanni Battista Rossi) porta a 5000 lire il capitale sociale con l'emissioni di ulteriori azioni dal 25 lire ognuna.

Il 12 gennaio 1902 [107] il sindaco di Lodi, avv. Caccialanza, consegna a Tiziano Zalli una medaglia d'oro per ringraziarlo di quanto ha fatto per la città e specie per i più derelitti. Tra i promotori dell'iniziativa è anche Giovanni Battista Rossi.

Nel giugno 1902 [108] Giovanni Battista Rossi fa parte, insieme a molti altri, di una commissione che si propone di fondare una Cooperativa edificatrice di Case operaie con lo scopo di fornire agli operai delle case dignitose.
Tiziano Zalli è il fondatore della Società edificatrice di case operaie. Giovanni Battista Rossi partecipa acquistando due azioni da 25 lire ognuna [109].

Questa società ha successo ed una lunga vita. Lunedì 28 marzo 1910 [110] ha luogo l'assemblea annuale del soci della Cooperativa edificatrice lodigiana di Case popolari. Giovanni Battista Rossi viene nominato consigliere in surroga di Tiziano Zalli deceduto nel 1909.
Il 25 aprile [111] il Consiglio d'Amministrazione della cooperativa elegge come vicepresidente il dott. cav. Giambattista Rossi.

Nell'agosto 1902 [112] viene formato il Comitato Esecutivo per la Ferrovia Pavia-Lodi-Brescia. Presidente ne è il senatore Francesco Cagnoli. Per Lodi ne fanno parte il sindaco, avv. Caccialanza, Giovanni Battista Rossi e l'ing. Bellinzona.
Apprendiamo che intanto Giovanni Battista Rossi è stato fatto Cavaliere del Regno.
Il 31 agosto [113] il Comitato Esecutivo per la Ferrovia Pavia-Lodi-Brescia si riunisce per la prima volta.

Nell'agosto del 1905 [114] Giovanni Battista Rossi viene chiamato a far parte del Comitato d'onore dell'8° Congresso internazionale per l'insegnamento commerciale che si terrà a Milano nel 1906.

Nella seduta del Consiglio Comunale del 17 marzo 1906 [115] [116] vengono eletti tre nuovi membri della Deputazione storico-artistica di Lodi fra i quali vi è il Dott. Cav. Giovanni Battista Rossi. Rossi ha ottenuto 23 voti dai 26 consiglieri presenti.
Il 20 giugno 1909 [117] viene riaperto il Museo Civico, dopo molti lavori di restauro e di ampliamento, sono presenti i consiglieri della Deputazione storico-artistica di Lodi fra i quali anche Giovanni Battista Rossi.
Nel 1914 [118] è ancora Consigliere della Deputazione storico-artistica di Lodi in quanto firma una lettera pubblicata sul bollettino dell'Archivio storico che informa della pubblicazione, a spese della Deputazione, di un'opera del Maestro Giovanni Agnelli che si intitola Monografia storico-artistica, fisica e geografica del Lodigiano, Circondario e Diocesi.

Il 18 marzo 1906 si tiene l'assemblea degli azionisti del Panificio Cooperativo. Presiede l'assemblea il Dott. Cav. Giovanni Battista Rossi [119].

Il 15 maggio 1906 c'è un'assemblea molto affollata dei soci della Federazione Esercenti, Negozianti ed Industriali di Lodi [120]. L'assemblea è stata convocata dal Consiglio dopo una vertenza interna che ha portato alle dimissioni di due consiglieri.
Rossi, che è socio della Federazione, interviene dicendo che è contento che, dalle spiegazioni date dal Consiglio, si sia visto che nessuno si è comportato male ed invita l'assemblea a rinnovare la fiducia al Consiglio, cosa che poi avviene.

Nel dicembre del 1906 Rossi sottoscrive una azione da 10 lire per concorso agli spettacoli d'Opera che avranno luogo al Teatro Gaffurio nella stagione 1906-1907 [121].

L'8 dicembre 1908 viene costituita la Cooperativa Orticola Lodigiana. Il Cav. Dott. Giambattista Rossi viene scelto come probiviro [122].

Nel dicembre 1908 varie persone di Lodi, riunitesi alla Camera di Commercio, decidono di aiutare l'Alleanza Cooperativa Lodigiana tramite provvedimenti finanziari atti a consolidarla. Tra questi vi è Giovanni Battista Rossi [123].

Domenica 17 aprile 1910, al Teatro Gaffurio, si tiene l'assemblea annuale della Società Generale Operaia. Bisogna eleggere il nuovo Presidente che deve sostituire il defunto Comm. Zalli [124].
Viene scelto il cav. Giambattista Rossi. Di lui si dice Egli conosce l'operaio, ne conosce i pregi, i difetti ed i bisogni, essendo stato nell'opera ardua della previdenza, allievo diletto dell'Avv. Zalli.
Alla sera per festeggiare il nuovo presidente c'è un banchetto al Caffè della Vedova.

Giovanni Battista Rossi sarà il presidente di questa società fino al febbraio 1914.

Giovanni Battista Rossi, giornalista

Giovanni Battista Rossi scrisse moltissimi articoli per parlare delle tante attività delle quali si occupava. Quelli che ho individuato sono sicuramente solo una piccola parte di quelli che ha firmato ma sono sufficienti per dare un'idea della sua attività.
Rossi diventò addirittura Direttore del giornale il Fanfulla dal 1895 al 1898, poi per i suoi troppi impegni dovette rinunciare a questa carica che per altro svolgeva a titolo gratuito.

Iniziò a scrivere per il giornale di Lodi Corriere dell'Adda del quale fu redattore responsabile dalla primavera del 1875 fino al novembre 1878 [125].
Successivamente continuò ancora a scrivere articoli di cronaca per questo giornale e proprio uno di questi articoli lo portò al diverbio con un Tenente di Cavalleria che tanto scalpore fece a Lodi e del quale parlo in una pagina a parte [>>].

I primi articoli di Giovanni Battista Rossi che ho trovato sono stati pubblicati sulla Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza.
Nel dicembre 1884 [126] viene pubblicato un articolo di Giovanni Battista Rossi intitolato Una nuova beneficenza a Lodi.

Vi si racconta un interessante esperimento fatto presso la Congregazione di Carità di Lodi. Nel 1881, in base ad un legato lasciato da Luigi Ghisi, questa associazione doveva distribuire, ogni anno, cinquanta coperte di lana ai poveri. Temendo che queste coperte, passato l'inverno, venissero vendute od impegnate, si decideva di dare queste coperte in uso ai poveri e non in regalo.
Sulle coperte fu fatta apporre la scritta Legato Ghisi ed ogni coperta aveva un marca per individuare a chi fosse stata data. Passato l'inverno i poveri dovevano riportare le coperte che sarebbero state restituite loro, ben pulite, l'inverno successivo. Con questo sistema si è potuto estendere questo beneficio ad un numero maggiore di poveri dato che, ogni anno, vengono aggiunte altre cinquanta coperte a quelle già assegnate.

Un mese dopo (gennaio 1885) [127] in un articolo intitolato La Società di patronato pei liberati dal Carcere del Circondario di Lodi Giovanni Battista Rossi racconta i risultati della Società di patronato per i liberati dal Carcere del Circondario di Lodi della quale è stato promotore fin dalla sua fondazione (1880) e che da un anno è stata elevata a Corpo morale.
Dapprima fa un breve resoconto finanziario poi, cosa ben più interessante, racconta i risultati ottenuti. Nell'ultimo anno sono state aiutate 33 persone. La maggior parte di questi ha risposto alle aspettative, Rossi però nota che i condannati per oziosità o vagabondaggio sono meno suscettibili ad emendarsi e suggerisce di fornire strumenti di lavoro e, per i primi giorni, il vitto in natura evitando, per quanto possibile, i sussidi in denaro.

Dopo un altro mese (febbraio 1885) [128] Rossi firma un articolo che parla della Reale Compagnia Italiana di Assicurazioni generali sulla vita dell'uomo della quale è da tempo il rappresentante in Lodi.
Rossi mette subito in chiaro che non intende fare reclame ma che vuole sottolineare l'aspetto sociale della previdenza in particolar modo per le assicurazioni sulla vita, ancora poco diffuse in Italia, che preservano le famiglie dalla miseria quando è stroncata la vita del capofamiglia dal quale dipendeva il pane quotidiano.
Rossi racconta poi la storia della compagnia e ne descrive le attività e conclude citando un motto del Cavour che bene rispecchia come allora lui e molti altri intendevano l'essere di idee liberali (che sono, come si vede, molto diverse dal liberismo attuale): Non vi ha che un modo per prevenire il socialismo ed è che le classi elevate si dedichino al bene delle classi inferiori: se no è inevitabile la guerra sociale.

Solo dopo alcuni anni Giovanni Battista Rossi torna a scrivere sulla Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza e lo fa nel giugno 1889 [129] con un nuovo articolo sulla Reale Compagnia Italiana di assicurazioni generali sulla vita dell'uomo e ne commenta il bilancio lusinghiero, ottenuto però senza correre rischi per salvaguardare quanto versato dagli assicurati.

Il mese successivo (luglio 1889) [130] Rossi firma un articolo intitolato La Banca mutua popolare agricola di Lodi e l'occasione sono le nozze d'argento della Banca fondata nel 1864.
Giovanni Battista Rossi ne racconta la storia e dice come la banca nacque da una costa della Società operaia per l'opera dell'on. Tiziano Zalli che ne fu il creatore e che ancora la dirigeva.
Racconta poi l'espansione della Banca nel territorio con l'apertura di numerosissime filiali e fa vedere la solidità nel tempo della Banca. Tutto è andato bene ed anche l'introduzione del prestito d'onore non ha dato problemi.
Nel 1888 però si sono dovute utilizzare 17190 lire della riserva straordinaria per la perdita di valore delle fondiarie Cagliari che ha colpito tutte le Banche. Qui Rossi non teme di inserire una pesante critica al governo che, per legge, doveva sorvegliare ed invece è successo che è caduto all'improvviso un edificio ritenuto solido e tale sempre dichiarato dal governo. Chi ci rimetterà saranno i piccoli possidenti e gli operai che affidarono i loro risparmi ad un Istituto, tanto bene controllato [mi ricorda qualcosa!].

Nel 1895 Giovanni Battista Rossi diventa direttore del giornale Fanfulla da Lodi, a questa notizia però non viene data pubblicità. Già il 12 gennaio troviamo, in prima pagina, un articolo firmato da lui e dedicato alla Banca d'Italia [131].
E' un articolo molto interessante. Innanzi tutto vi si parla degli azionisti della Banca d'Italia che era ed è tuttora una società per azioni privata e non un ente pubblico come molte persone, erroneamente, credono. Si discute del peso che si è avuto accollandosi la liquidazione della Banca Romana [132] e si ricorda che si sono ottenuti dei miglioramenti su quanto proponeva il governo: le smobilizzazioni verranno fatte in 15 anni anziché in 10 e l'interesse corrisposto dal governo sulle anticipazioni sarà dell'1,50% anziché dell'1,33.
Nell'articolo vi è un'altra importante notizia e cioè che l'assemblea degli azionisti, riunitasi il 7 gennaio, ha deliberato di accettare la convenzione con lo stato per la quale la Banca d'Italia assumerà il servizio della Tesoreria dello Stato dal 1 febbraio 1895.

Il 9 marzo 1895 [133] troviamo un articolo sull'igiene sociale. In questo articolo si parla di quanto detto al Consiglio di Budapest dove si è discusso dell'igiene da applicare nelle scuole per evitare che gli studenti siano malaticci e nervosi.
Vengono detto molte cose piene di buon senso alcune delle quali andrebbero tenute in considerazione anche oggi: non accettare un numero di studenti non compatibile con le aule, non fare entrare gli studenti in un aula già occupate in precedenza se non dopo un quarto d'ora di ventilazione, non impegnare gli studenti per più di dieci ore complessive per i più grandi e otto per altri, dedicare ogni giorno due di queste ore all'educazioni fisica e mezz'ora alla pulizia personale.

Nel 1896 (il 20 giugno 1896) [134] Rossi torna a parlare della Banca d'Italia in prima pagina. In questo articolo si confuta quanto pubblicato da un certo Ing. Frascara sulla Nuova Antologia che propone di porre in liquidazione la Banca d'Italia e di fondare una nuova Banca.
E' interessante apprendere che allora vi erano molti giornali che sempre si manifestarono nemici della Banca d'Italia.

Anche nel periodo durante il quale Rossi ne era il direttore, sul Fanfulla apparivano, di tanto in tanto, delle lettere che facevano pubblicità alla Reale Compagnia Italiana di Assicurazioni generali sulla vita dell'uomo della quale era il rappresentante in Lodi.
Tali lettere però apparivano fra le pubblicità. Ad esempio l'11 maggio 1895 [135] viene pubblicata una lettera di tal Giuseppina Calvietti vedova Argenti di Livorno che ringrazia la Reale per aver pagato la polizza sulla vita di suo marito in soli cinque giorni dopo il decesso. Alla fine si ricorda che l'Assicurazione è rappresentata in Lodi dal Giambattista Rossi - Piazza Maggiore, 23.

Il 22 agosto 1896 [136] però viene pubblicato un dettagliato articolo sulla situazione economica della Reale e viene pubblicato in prima pagina. Sicuramente è stato scritto da Giovanni Battista Rossi ma non è firmato in quanto, alla fine, vi si ricorda che è lui il rappresentante in Lodi di questa assicurazione.

Il 19 settembre 1896 [137] Giovanni Battista Rossi firma un nuovo articolo in prima pagina. Si tratta di un articolo in difesa del locale Monte di Pietà che in un articolo pubblicato sul giornale La Battaglia, a firma di tal F.G., era stato accusato di applicare ai pegni interessi troppo alti.
Dato che il giornale La Battaglia non demorde ed pubblica un nuovo articolo contro il Monte di Pietà di Lodi, poche settimane dopo [138], Giovanni Battista Rossi scrive un nuovo, dettagliatissimo articolo, che occupa quasi interamente la prima pagina del giornale, per confutare quanto sostenuto dal giornalista de La Battaglia.

Il 24 ottobre 1896 [139] ancora una volta Giovanni Battista Rossi, visto che sono usciti altri articoli su La Battaglia torna a parlare del Monte di Pietà e spiega le differenza fra il funzionamento del Monte con quella della Banca Popolare.
In questo giornale vi è anche, in prima pagina, un trafiletto, non firmato, in difesa dei Massoni. Ciò ci fa pensare che forse anche Giovanni Battista Rossi fosse massone, cosa del resto abbastanza probabile vista l'epoca e le sue posizioni liberali.

Nel luglio 1897 [140] Giovanni Battista Rossi torna a parlare della Banca d'Italia, spiegando come mai le sue azioni siano prima salite (per la sistemazione dell'immobiliare ed il risanamento di varie banche) e poi scese (per l'opposizione della Cassa di Risparmio di Roma alla sistemazione dell'immobiliare).
Quello che è ora interessante è sapere che allora le azioni della Banca d'Italia erano proprietà di una moltitudine di cittadini e non di poche banche.

Sempre nel luglio 1897 [141] Giovanni Battista Rossi pubblica un articolo che, una volta tanto, non parla di argomenti economici o sociali. Vi si parla infatti di Francesco Gaffurio (grande teorico e compositore di musica sacra del XV secolo, nativo di Lodi) e di una lapide a lui dedicata nel 1504 dai lodigiani quando era ancora in vita.
Nell'articolo viene citato anche Carlo Comaschi, zio di Giovanni Battista Rossi, che racconta di quando, intorno al 1861, la lapide fu spostata dal luogo dove era stata originariamente infissa.

Nel giornale del 14 agosto 1897 [142] Giovanni Battista Rossi racconta un curioso fatto accaduto a lui personalmente e da cui prende lo spunto per lamentarsi della giustizia affidata ad arbitri.
Era successo che in una vertenza fra un proprietario ed un inquilino, lui era stato incaricato di rappresentare il proprietario ed il Signor Ennio Wilmant l'inquilino.
Fra di loro avevano concordato di affidare la decisione finale ad un arbitro però, nel frattempo, la vertenza si risolveva da sola, per cui Giovanni Battista Rossi informava di ciò l'arbitro ma la sua lettera si incrociava con quella dell'arbitro che, tra le altre cose, imponeva al Rossi e al Wilmant, che nulla avevano a che fare con la vertenza, di dare all'Associazione Scuola-Famiglia rispettivamente trenta e venti lire.
Il Rossi scrive all'arbitro per spiegargli nuovamente la totale estraneità sua e del Wilmant alla vicenda ma costui non solo non cambia idea sulla sua decisione ma nemmeno vuole spiegarla per cui il Rossi paga perché non si dica che faceva delle questioni solo per non pagare ma si toglie la soddisfazione di raccontare tutta la vicenda sul giornale.

La faccenda suscita numerose polemiche e la settimana successiva [143] Giovanni Battista Rossi deve tornare sull'argomento.
In tutto l'articolo, molto signorilmente, non fa mai il nome di questo arbitro ma dato che costui ribatte all'articolo dalle pagine del Corriere dell'Adda sappiamo che si tratta di un tale sig. Sassi. Questo tal Sassi dapprima accusa Rossi di usare il giornale per i propri scopi personali (accusa ingiusta dato che si tratta di una notizia interessante per tutti) e spiega (con pochissima logica) il proprio agire con l'importanza di fare beneficenza all'Associazione Scuola-Famiglia.
Nel giornale della settimana successiva Rossi giustamente ricorda di essere stato tra coloro che hanno cooperato al sorgere di questa associazione e fa notare che l'associazione avrebbe avuto maggior vantaggio se il sig. Sassi avesse anche lui versato trenta lire come del resto gli aveva proposto.

Sempre in questi giorni (il 21 agosto 1897) [144] Giovanni Battista Rossi pubblica un articolo nel quale parla della legge contro il vagabondaggio mendicante e di come viene applicata.
Esprime delle belle critiche e dato che oggi il problema esiste tuttora ed anzi peggiora di giorno in giorno ritengo utile pubblicare l'intero articolo che ha parecchi spunti interessanti.
Si noti in particolare l'ultima frase che è di particolare attualità anche oggi.

Inabili al lavoro

I nostri lettori sanno come la legge di Sicurezza Pubblica e come il decreto legge 19 novembre 1889 (non ancora convertito in legge) avessero norme per la repressione del vagabondaggio mendicante.
A suo tempo, in vari articoli, abbiamo rilevato e previsto che sarebbero derivate tante e così gravi conseguenze dall'applicazione di quelle disposizioni, da costringere a mutarle.
Il tempo ne diede ragione.
In breve ora i ricoveri (specie nelle province meridionali) rigurgitarono di inabili o sedicenti inabili al lavoro fatti rinchiudere con ordinanze di sindaci cui non parve vero di liberare i propri comuni (mettendoli a carico dello Stato) dai mendici o dalle persone che dai comuni erano sussidiati.
Lo Stato che anticipa le somme dovute ai ricoveri, si trovò talmente gravato, così ingolfato in contestazioni d'ogni specie per rintracciare il comune d'origine prima della legge 17 luglio 1890 e quello del domicilio di soccorso, dopo che entrò in vigore questa legge, da esserne seriamente impensierito, di modo che furono date istruzioni agli uffici di Sicurezza Pubblica perché limitassero le ordinanze del ricovero.
E furono limitate al punto che non se ne emisero più, tanto che rimasero sospese ed inattuate delle disposizioni legislative per forza di una circolare che non aveva, naturalmente, il coraggio di dichiararle nulle, perché ammetteva dei casi di giustificata necessità per l'ordine pubblico.
Tale coraggio l'ebbe recentemente l'onorevole Rudinì il quale emanò la seguente circolare telegramma:
"L'avvenuta presentazione al Parlamento del disegno di legge destinato a regolare con nuove disposizioni la materia relativa al ricovero degli inabili al lavoro, mi induce a richiamare e confermare l'ordine dato con telegramma 9 settembre 1896 di sospensione dell'invio ai ricoveri di mendicità degli individui contemplati dall'articolo 81 della legge di P.S.
Intendo che tale sospensione abbia a durare sino a che il predetto disegno sarà divenuto legge dello Stato e posto in esecuzione."
Ogni commento è superfluo. Un ministro che impone che non si eseguisca la legge!
Una volta si scriveva:
"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?"
Ora si dovrebbe mutare:
"Le leggi son, per non por mano ad esse"
Noi crediamo che una circolare telegramma come quella da noi riportata non sia possibile se non in Italia o in pochi altri paesi.
Il famoso progetto, poi, consiste nell'affidare alle province il servizio dei ricoveri di mendicità; le province, a mezzo delle rispettive deputazioni provinciali, riscuoteranno i redditi delle confraternite nella misura portata dalla legge 12 gennaio 1890, apprenderanno i lasciti elemosinieri a favore di inabili al lavoro e faranno concorrere alla bisogna, anche i lasciti dotalizi.
Le ordinanze si emetteranno dalla autorità di Pubblica Sicurezza, semprecché vi siano fondi disponibili per il mantenimento degli inabili.
Cosicché assisteremo allo spettacolo di province che avranno larghi mezzi per il ricovero degli inabili al lavoro e province con mezzi scarsi: in quelle gli inabili troveranno assistenza, in queste la fame.
O la legge non potrà andare, oppure avremo l'emigrazione dei poveri da una provincia ad un'altra, là dove, cioè, vi sarà maggiore agevolezza di ricovero.
Ed allora fioccheranno di nuovo le domande di rimborso a carico dei comuni cui apparterranno gli inabili per la ragione del domicilio di soccorso.
Se male non ci apponiamo, il progetto non ha base pratica: manca di dati statistici postivi per dare la persuasione che la legge potrà essere applicata secondo l'effettività dei bisogni poiché, sicuramente, non potranno costituire base sicura, le notizie richieste dal governo nel mese di aprile testé passato.
Dunque, se il progetto passerà, vedremo ripetuti, e forse peggiorati, gli inconvenienti dei progetti che lo precedettero.
Ma non vi sarà gran male.
Una circolare telegramma sospenderà l'esecuzione anche della nuova legge, fino a tanto che non ne verrà emessa un'altra.
E da noi il fare le leggi, è come bere un bicchier d'acqua.

Nel settembre 1897 [145] Giovanni Battista Rossi torna sui nuovi progetti per la legge sul vagabondaggio mendicante e fa notare che, mentre prima occorreva che il povero risiedesse per dieci anni in un Comune prima che questo Comune acquisisse l'obbligo di soccorrerlo al posto del Comune di origine, ora di parla di ridurre questo termine a due anni ciò comporta il rischio che torme di inabili o pseudoinabili al lavoro si trasferiscano in città sperando che questi Comuni, essendo più grossi, possano assisterli meglio.

Nell'agosto del 1897 [146] Giovanni Battista Rossi torna sull'argomento dei Monti di Pietà e racconta di un interessante esperimento fatto presso il locale Monte di Pietà.
Bisogna sapere che un problema che hanno i Monti di Pietà, quando vendono all'asta i pegni non riscattati, è che si formano delle camarille di abituè che si mettono d'accordo preventivamente per dividersi gli oggetti messi all'asta tenendone i prezzi al minimo. Se arriva un estraneo che vuole comprare un dato oggetto, a turno gli si alza il prezzo, anche rimettendoci per portare il prezzo a livelli alti e scoraggiarlo dal riprovarci.
Si era quindi pensato di fare un'asta discendente che cominciava da un prezzo alto che poi, in mancanza di offerte, scendeva, in modo che le persone normali potessero comprare al prezzo che ritenevano giusto e gli abituè fossero costretti a scegliere se comprare a prezzi più alti del solito o ad essere tagliati fuori.
Purtroppo il sistema non ha funzionato perché, nonostante questa modifica, i cittadini normali, di solito, non partecipavano alle aste per cui gli abituè avevano tutto l'agio di aspettare che i prezzi scendessero ai minimi consentiti prima di acquistare.

Il 25 settembre 1897 [147] Giovanni Battista Rossi si occupa, una volta tanto, di un argomento che esula dagli studi economici. Parla infatti di Francesco Gaffurio (grande teorico e compositore di musica sacra del XV secolo, nativo di Lodi) perché è successo che il giornale L'Unione di Bergamo abbia messo in dubbio la lodigianità del Gaffurio dicendo che, dato che il padre del Gaffurio era un uomo d'armi, costui è nato a Lodi per caso.
Giovanni Battista Rossi interviene di persona e pubblica articoli in difesa della lodigianità del Gaffurio non solo sul giornale che dirige ma anche sul Corriere della Sera di Milano.

Nell'ottobre del 1897 [148] Giovanni Battista Rossi parla del problema dell'alta mortalità di bambini piccoli che si riscontra nei brefotrofi. Un medico, il dott. Gaërter, attribuendo molte di queste morti alla cattiva alimentazione, ha studiato un latte artificiale che sostituisse quello naturale della mamma mancante.
Ora questo latte viene prodotto a Lodi e dopo molti esperimenti, è stato definitivamente adottato dal Brefotrofio di Milano.

Il 30 ottobre 1897 [149] il Rossi pubblica un lungo articolo (del quale firma la prefazione) scritto dal Comitato Direttivo della associazione Scuola - Famiglia nel quale si fa un dettagliato resoconto del primo anno di vita di questa associazione benefica.

Il 13 novembre 1897 [150] Rossi pubblica una lettera di un suo amico, Giuseppe Varesi, che sta visitando il Messico, inviata originariamente a lui ma che ritiene interessante per le dettagliate descrizioni di questo paese.

Nella prima pagina del giornale dell'ultimo dell'anno del 1897 [151], Rossi pubblica una lunghissima lettera (firmata Diego De Garcia) a lui indirizzata da parte del precedente direttore del giornale il Fanfulla con racconti e divagazioni sulla sua vita a Roma.

Nel primo numero del giornale del 1898 [152] Rossi torna a parlare di argomenti politico-economici e questa volta si scaglia, anche con molto sarcasmo, contro l'Agenzia delle Imposte che vuole tassare, come imposta di ricchezza mobile, anche il valore, puramente figurativo, del lavoro svolto dagli orfani all'interno dei orfanotrofi che li assistono.
Spero che nessun politico legga queste righe perché temo che questa idea assurda possa trovare un'entusiastica applicazione anche oggi: si potrebbe far pagare l'IVA sulle zucchine che un pensionato si coltiva sul suo orticello, sul lavaggio dei piatti effettuato da una massaia a casa sua, sul ragazzino che aggiusta la sua bicicletta, etc. etc.
Forse pensate che questa sia una cosa impossibile? Può darsi ma però non dimenticate che c'è già una tassa su di un reddito che non esiste ed è l'Irpef sulla prima casa. Dato che abitare in casa propria non dà alcun reddito ma solo il risparmio dall'affitto (per altro pagato a caro prezzo) quello che viene colpito non è un reddito ma un risparmio (alla faccia dell'articolo 47 della Costituzione Italiana che tutela il risparmio).
Con la stessa logica si potrebbe tassare un astemio su quanto risparmia non ubriacandosi tutti i giorni, un non fumatore su quanto risparmia sui pacchetti di sigarette non comprati, per non parlare di chi va in autobus od in bicicletta invece che comprarsi un costosissimo SUV che beve ettolitri di benzina sulla quale lo Stato introita circa il 200% del prezzo reale (circa due terzi del costo della benzina sono dati da tasse e accise varie).

Nel numero successivo [153] Giovanni Battista Rossi torna a criticare l'introduzione di certe leggi e questa volta parla del confino.
Il confino, dice, è nato come mezzo di risparmiare i soldi che costerebbe tenere in carcere l'imputato e se questo può essere visto come un buon mezzo per i condannati ricchi ad esempio per tenere lontano fra loro due persone che si sono sfidate a duello, è una grandissima disgrazia per un povero diavolo. Per il ricco infatti il confino diventa una villeggiatura forzata mentre il povero ha il problema di sopravvivere nel luogo dove è confinato dove non è detto che sia facile trovare lavoro ed alloggio.
La lettura di questo articolo mi ha ricordato straordinariamente l'invenzione, abbastanza recente, dei cosiddetti arresti domiciliari dove il ricco può starsene in una meravigliosa villa con un ampio giardino ed il povero deve stare in un buco e spesso non sa nemmeno come mangiare.
Chissà poi cosa scriverebbe oggi il Rossi se qualcuno gli raccontasse di quei barboni condannati a scontare gli arresti domiciliari su di una data panchina di un parco pubblico!

Il 22 gennaio 1898 [154] Giovanni Battista Rossi pubblica un lunghissimo e complesso articolo che riempie tutta la prima pagina e deborda sulla seconda dove si parla del problema della circolazione monetaria in Italia.

Sul giornale del 24 dicembre 1898 [155] Giovanni Battista Rossi annuncia che dal 1899 il giornale avrà un nuovo direttore con una redazione rinforzata. Lui era direttore da quattro anni, saluta i lettori e ricorda di aver lavorato gratuitamente senza intascare mai nemmeno un quattrino.
La settimana seguente la nuova redazione ringrazia e saluta Giovanni Battista Rossi [156].

[1] - Angelo Stroppa - Notarelle di storia laica e riformista lodigiana: La Cooperativa di Terraglie e Maiolica, una società operaia - in La Tribuna di Lodi del 30 settembre 2006 - (Anno 8°, n. 13).   <<

[2] - Angelo Stroppa - Tiziano Zalli e le iniziative benefiche: La società cooperativa e la produzione di terraglie e majolica - 2004.   <<

[3] - Archivio Storico per la Città e i Comuni del Circondario e della Diocesi di Lodi - Anno LII (1933 - XII), II semestre, pp 331-332.   <<

[4] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 27 aprile 1878 - (anno V n. 17).   <<
[5] - ibidem - 4 maggio 1878 - (anno V n. 18).   <<
[6] - ibidem - 9 aprile 1881 - (anno VIII n. 15).   <<
[7] - ibidem - 30 aprile 1881 - (anno VIII n. 18).   <<
[8] - ibidem - 23 febbraio 1895 - (anno XXII n. 8).   <<
[9] - ibidem - 2 marzo 1895 - (anno XXII n. 9).   <<
[10] - ibidem - 15 febbraio 1896 - (anno XXIII n. 7).   <<
[11] - ibidem - 29 febbraio 1896 - (anno XXIII n. 9).   <<
[12] - ibidem - 28 gennaio 1899 - (anno XXVI n. 4).   <<
[13] - ibidem - 21 febbraio 1902 (anno XIX n. 8) e 1 marzo 1902 (anno XIX n. 9).   <<
[14] - ibidem - 2 marzo 1901 - (anno XXVIII n. 9).   <<
[15] - ibidem - 17 giugno 1905 - (anno XXXII n. 24).   <<
[16] - ibidem - 17 febbraio 1906 - (anno XXXIII n. 27).   <<

[17] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario - 20 febbraio 1909 - (anno II - n. 8).   <<
[18] - ibidem - 20 marzo 1909 - (anno II n. 12).   <<
[19] - ibidem - 25 settembre 1909 - (anno II n. 39).   <<
[20] - ibidem - 25 settembre 1909 (anno II n. 39) e 9 ottobre 1909 (anno II n. 41).   <<
[21] - ibidem - 11 giugno 1910 - (anno III n. 24).   <<
[22] - ibidem - 4 marzo 1911 - (anno IV n. 9).   <<
[23] - ibidem - 5 agosto 1911 - (anno IV n. 31).   <<

[24] - Almanacco Banca Popolare di Lodi per l'1939-XVII - citato in Archivio Storico per la Città e i Comuni del Circondario e della Diocesi di Lodi - anno LVIII (1939) - pagina 121.   <<

[25] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 5 dicembre 1896 - (anno XXIII n. 49).   <<
[26] - ibidem - 12 dicembre 1896 - (anno XXIII n. 50).   <<
[27] - ibidem - 9 gennaio 1897 - (anno XXIV n. 2).   <<
[28] - ibidem - 24 aprile 1897 (anno XXIV n. 17), 15 maggio 1897 (anno XXIV n. 20), 11 settembre 1897 (anno XXIV n. 37), 23 ottobre 1897 (anno XXIV n. 43), 4 dicembre 1897 (anno XXIV n. 49) e 22 gennaio 1898 (anno XXV n. 3)].   <<
[29] - ibidem - 19 febbraio 1898 - (anno XXV n. 7).   <<
[30] - ibidem - 16 aprile 1898 - (anno XXV n. 15).   <<
[31] - ibidem - 28 maggio 1898 - (anno XXV n. 21).   <<
[32] - ibidem - 8 ottobre 1898 - (anno XXV n. 40).   <<
[33] - ibidem - 3 dicembre 1898 - (anno XXV n. 48).   <<
[34] - ibidem - 7 gennaio 1899 - (anno XXVI n. 1).   <<
[35] - ibidem - 16 gennaio 1897 - (anno XXIV n. 3) e 6 marzo 1897 - (anno XXIV n. 10).   <<
[36] - ibidem - 6 agosto 1898 - (anno XXV n. 31).   <<
[37] - ibidem - 2 settembre 1899 - (anno XXVI n. 35).   <<
[38] - ibidem - 26 novembre 1898 - (anno XXV n. 47).   <<
[39] - ibidem - 30 giugno 1900 - (anno XXVII n. 26).   <<

[40] - Come si vede nel 1900 era considerato sufficiente avere un unico ministero per l'Agricoltura, l'Industria ed il Commercio. Successivamente, dopo vari cambi di nome, quello dell'Agricoltura diventò un singolo ministero (1929).
Nel 1993 un referendum, approvato a larghissima maggioranza dagli italiani, decise l'abolizione del Ministero dell'Agricoltura e Foreste ma, anziché accorparlo ad un altro ministero come un tempo, si creò, alla faccia della volontà del popolo italiano, un nuovo ministero dal nome di Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che è tanto diverso dal vecchio da riportare, nel suo sito istituzionale, l'informazione di esistere dal 1946.
Ovviamente formalmente tutto ciò è correttissimo in quanto un referendum abroga una specifica legge e siccome un ministero non esiste per una sola legge, rimangono in vigore altre vecchie leggi che lasciano al legislatore ampio margine di manovra, anche se, essendo il popolo sovrano, il legislatore dovrebbe preoccuparsi di rispettare la volontà popolare che, in questo caso, mi sembra fosse abbastanza chiara.   
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[41] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 15 settembre 1900 - (anno XXVII n. 37).   <<
[42] - ibidem - 17 novembre 1900 - (anno XXVII n. 46).   <<
[43] - ibidem - 7 dicembre 1900 - (anno XXVII n. 49).   <<
[44] - ibidem - 19 gennaio 1901 - (anno XXVIII n. 3).   <<
[45] - ibidem - 6 aprile 1901 - (anno XXVIII n. 14).   <<
[46] - ibidem - 30 novembre 1901 - (anno XXVIII n. 48).   <<
[47] - ibidem - 7 dicembre 1901 - (anno XXVIII n. 49).   <<
[48] - ibidem - 13 dicembre 1902 - (anno XXIX n. 50).   <<
[49] - ibidem - 17 gennaio 1903 - (anno XXX n. 3).   <<
[50] - ibidem - 10 gennaio 1903 - (anno XXX. n 2).   <<
[51] - ibidem - 25 giugno 1904 - (anno XXXI n. 26).   <<
[52] - ibidem - 13 agosto 1904 - (anno XXXI n. 33).   <<
[53] - ibidem - 19 ottobre 1904 - (anno XXXI n. 42).   <<
[54] - ibidem - 12 novembre 1904 - (anno XXXI n. 46).   <<
[55] - ibidem - 3 dicembre 1904 - (anno XXXI n. 49).   <<
[56] - ibidem - 10 dicembre 1904 - (anno XXXI n. 50).   <<
[57] - ibidem - 7 gennaio 1905 - (anno XXXII n. 1).   <<
[58] - ibidem - 24 marzo 1906 - (anno XXXIII n. 12).   <<

[59] - in Fanfulla da Lodi - settimanale dei Fasci di Combattimento della Bassa Lombardia del 24 dicembre 1921 - (anno I n. 13).   <<

[60] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 9 febbraio 1901 - (anno XXVIII n. 6).   <<
[61] - ibidem - 16 febbraio 1901 - (anno XXVIII n. 7).   <<
[62] - ibidem - 20 aprile 1901 - (anno XXVIII n. 16).   <<
[63] - ibidem - 31 agosto 1901 - (anno XXVIII n. 35).   <<
[64] - ibidem - 7 settembre 1901 - (anno XXVIII n. 36).   <<
[65] - ibidem - 14 settembre 1901 - (anno XXVIII n. 37).   <<
[66] - ibidem - 12 ottobre 1901 - (anno XXVIII n. 41).   <<
[67] - ibidem - 3 febbraio 1906 - (anno XXXIII n. 5).   <<
[68] - ibidem - 10 febbraio 1906 - (anno XXXIII n. 6).   <<
[69] - ibidem - 24 febbraio 1906 - (anno XXXIII n. 8).   <<

[70] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario - 3 dicembre 1910 (anno III n. 49) e 10 dicembre 1910 (anno III n. 50).   <<
[71] - ibidem - 24 dicembre 1910 - (anno III n. 52).   <<
[72] - ibidem - 23 novembre 1912 (anno V n. 47), 7 dicembre 1912 (anno V n. 49) e 14 dicembre 1912 (anno V n. 50).   <<

[73] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 13 novembre 1880 - (anno VII n. 44).   <<
[74] - ibidem - 4 agosto 1900 - (anno XXVII n. 31).   <<
[75] - ibidem - 3 luglio 1880 - (anno VII n. 27).   <<
[76] - ibidem - 24 luglio 1880 - (anno VII n. 30).   <<
[77] - ibidem - 7 agosto 1880 - (anno VII n. 32).   <<
[78] - ibidem - 4 dicembre 1897 - (anno XXIV n. 49).   <<
[79] - ibidem - 26 novembre 1898 - (anno XXV n. 47).   <<
[80] - ibidem - 7 ottobre 1899 - (anno XXVI n. 40).   <<
[81] - ibidem - 14 ottobre 1899 - (anno XXVI n. 41).   <<

[82] - in Sorgete! giornale socialista del lodigiano del 8 ottobre 1899 - (anno I n. 16).   <<
[83] - ibidem - 24 settembre 1899 - (anno I n. 14).   <<
[84] - ibidem - 15 ottobre 1899 - (anno I n. 17).   <<
[85] - ibidem - 29 ottobre 1899 - (anno I n. 19).   <<

[86] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 9 marzo 1878 - (anno V n. 10).   <<
[87] - ibidem - 28 giugno 1879 - (anno VI n. 26).   <<
[88] - ibidem - 13 settembre 1879 - (anno VI n. 37).   <<
[89] - ibidem - 20 settembre 1879 - (anno VI n. 38).   <<
[90] - ibidem - 4 ottobre 1879 - (anno VI n. 40).   <<
[91] - ibidem - 2 ottobre 1880 - (anno VII n. 40).   <<
[92] - ibidem - 26 settembre 1896 - (anno XXIII n. 39).   <<
[93] - ibidem - 16 settembre 1905 - (anno XXXII n. 37).   <<
[94] - ibidem - 23 settembre 1905 - (anno XXXII n. 38).   <<
[95] - ibidem - 30 settembre 1905 - (anno XXXII n. 39).   <<

[96] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario del 2 luglio 1910 - (anno III n. 27).   <<

[97] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 19 luglio 1879 - (anno VI n. 29).   <<
[98] - ibidem - 7 agosto 1880 - (anno VII n. 32).   <<
[99] - ibidem - 19 febbraio 1881 - (anno VIII n. 8).   <<

[100] - Paolo Gorini (1813 - 1881) nacque a Pavia ma si trasferì a Lodi nel 1834 dove aveva ottenuto la cattedra di insegnante di Scienze Naturali. Era laureato in fisica ed in matematica e fece importanti studi geologici, quelli però che lo resero famoso furono i suoi esperimenti sulla conservazione di parti anatomiche ed anche di interi corpi. Si batté a favore della cremazione. Sostenne di aver trovato una soluzione all'ultimo teorema di Fermat ma la sua dimostrazione non fu ritenuta valida dagli altri matematici.   <<

[101] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 12 maggio 1894 - (anno XXI n. 19).   <<
[102] - ibidem - 7 dicembre 1895 - (anno XXII n. 49).   <<
[103] - ibidem - 27 novembre 1897 - (anno XXIV n. 48).   <<
[104] - ibidem - 24 settembre 1898 - (anno XXV n. 38).   <<
[105] - ibidem - 25 gennaio 1896 - (anno XXIII n. 4).   <<
[106] - ibidem - 5 settembre 1896 - (anno XXIII n. 36).   <<
[107] - ibidem - 18 gennaio 1902 - (anno XXIX n. 3).   <<
[108] - ibidem - 14 giugno 1902 - (Anno XXIX n. 24).   <<
[109] - ibidem - 25 ottobre 1902 - (anno XXIX n. 43).   <<

[110] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario del 2 aprile 1910 - (anno III n. 14).   <<
[111] - ibidem - 30 aprile 1910 - (anno III n. 18).   <<

[112] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 30 agosto 1902 - (anno XXIX n. 35).   <<
[113] - ibidem - 6 settembre 1902 - (anno XXIX n. 36).   <<
[114] - ibidem - 5 agosto 1905 - (anno XXXII n. 31).   <<
[115] - ibidem - 24 marzo 1906 - (anno XXXIII n. 12).   <<

[116] - in Archivio Storico per la Città e Comuni del Circondario di Lodi - Anno XXV - Lodi, 1906.   <<

[117] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario del 26 giugno 1909 - (anno II n. 26).   <<

[118] - in Archivio Storico per la Città e Comuni del Circondario di Lodi - Anno XXXIII - Lodi, 1914.   <<

[119] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 24 marzo 1906 - (anno XXXIII n. 12).   <<
[120] - ibidem - 19 maggio 1906 - (anno XXXIII n. 20).   <<
[121] - ibidem - 22 dicembre 1906 - (anno XXXIII n. 51).   <<

[122] - in Il Fanfulla - giornale liberale di Lodi e circondario del 12 dicembre 1908 - (anno I n. 10).   <<
[123] - ibidem - 12 dicembre 1908 - (anno I n. 10).   <<
[124] - ibidem - 23 aprile 1910 - (Anno III n. 17).   <<

[125] - Dizionario biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane 1862 - 1944 - Tomo I - a cura di Giuseppe Paletta - Editore Rubbettino - Soveria Mannelli, 2005.   <<

[126] - in Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza - Anno XII n. 12 - pag. 1084 e seguenti - Milano, 1884.   <<

[127] - in Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza - Anno XIII n. 1 - pag. 25 e seguenti - Milano, 1885.   <<

[128] - in Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza - Anno XIII n. 2 - pag. 146 e seguenti - Milano, 1885.   <<

[129] - in Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza - Anno XVII n. 6 - pag. 477 e seguenti - Milano, 1889.   <<

[130] - in Rivista della beneficenza pubblica e delle Istituzioni di previdenza - Anno XVII n. 7 - pag. 551 e seguenti - Milano, 1889.   <<

[131] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 12 gennaio 1895 - (anno XXII n. 2).   <<

[132] - Lo scandalo della Banca Romana fu dovuto ad imprudenti speculazioni immobiliari e portò alla caduta del governo Giolitti nel 1893. Risultò che la banca, che era istituto di emissione, aveva stampato del denaro, senza autorizzazione, per coprire le perdite.
Rimasero coinvolti importanti uomini politici della sinistra storica ma al processo, nel 1894, gli imputati furono assolti in quanto i giudici, nella sentenza, dichiararono che erano spariti degli importanti documenti per cui, in assenza di prove, optarono per l'assoluzione.   
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[133] - in Fanfulla da Lodi - giornale settimanale del 9 marzo 1895 - (anno XXII n. 10).   <<
[134] - ibidem - 20 giugno 1896 - (anno XXIII n. 25).   <<
[135] - ibidem - 11 maggio 1895 - (anno XXII n. 19).   <<
[136] - ibidem - 22 agosto 1896 - (anno XXIII n. 34).   <<
[137] - ibidem - 19 settembre 1896 - (anno XXIII n. 38).   <<
[138] - ibidem - 3 ottobre 1896 - (anno XXIII n. 40).   <<
[139] - ibidem - 24 ottobre 1896 - (anno XXIII n. 43).   <<
[140] - ibidem - 17 luglio 1897 - (anno XXIV n. 29).   <<
[141] - ibidem - 31 luglio 1897 - (anno XXIV n. 31).   <<
[142] - ibidem - 14 agosto 1897 - (anno XXIV n. 33).   <<
[143] - ibidem - 21 agosto 1897 - (anno XXIV n. 34).   <<
[144] - ibidem - 21 agosto 1897 - (anno XXIV n. 34).   <<
[145] - ibidem - 11 settembre 1897 - (anno XXIV n. 37).   <<
[146] - ibidem - 28 agosto 1897 - (anno XXIV n. 35).   <<
[147] - ibidem - 25 settembre 1897 - (anno XXIV n. 39).   <<
[148] - ibidem - 9 ottobre 1897 - (anno XXIV n. 41).   <<
[149] - ibidem - 30 ottobre 1897 - (anno XXIV n. 44).   <<
[150] - ibidem - 13 novembre 1897 - (anno XXIV n. 46).   <<
[151] - ibidem - 31 dicembre 1897 - (anno XXIV n. 53).   <<
[152] - ibidem - 8 gennaio 1898 - (anno XXV n. 1).   <<
[153] - ibidem - 15 gennaio 1898 - (anno XXV n. 2).   <<
[154] - ibidem - 22 gennaio 1898 - (anno XXV n. 3).   <<
[155] - ibidem - 24 dicembre 1898 - (anno XXV n. 51).   <<
[156] - ibidem - 31 dicembre 1898 - (anno XXV n. 52).   <<


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