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Andrea Cavallari - Vacanze dedicate, tutte o in parte, alle immersioni subacquee


1980 - Corsica

Nel 1980, con una ragazza, mia amica, sono stato in Corsica dove ho avuto molte occasioni di andare sott'acqua, avendo con me anche un piccolo gommone con un motore da 4 cavalli per cui ne parlo in questo settore delle Vacanze dedicate, tutte o in parte, alle immersioni subacquee e non in quello dedicato ai Grandi Viaggi [>>] anche se, per la quantità di chilometri macinati sull'isola su strade spesso strettissime e ripide, anche questa vacanza meriterebbe il titolo di raid.

Siamo partiti da Livorno il 7 luglio e dopo aver ammirato dal traghetto Punta dello Zenobito e Cala Rossa mentre costeggiavamo Capraia, siamo sbarcati a Bastia ed abbiamo risalito il dito della Corsica fino ad arrivare a Capo Corso, fermandoci poi a Barcaggio che è in cima al mondo di fronte all'isola di Giraglia.

Un'immersione a Capo Corso nel 1980Il posto è stupendo ma siamo veramente in cima al mondo perché il negozio più vicino si trova a 25 km chilometri. Faccio un'immersione vedendo un bel fondale con prati di posidonie su cui sembra di volare e con parecchi saraghi e cefali, tutti però sospettosissimi ma ci sono anche delle triglie abbastanza grosse che mi disdegnano e pensano ai fatti loro e così qualcuna finisce a bagno nel succo di limone.

Il giorno dopo il tempo peggiora ed il mare è mosso. Così, per qualche giorno, facciamo i turisti senza pensare ad andare in acqua. Ci spostiamo a Centuri e poi nell'interno, tornando sul mare e fermandoci alla marina d'Albo e a Nonza per arrivare poi a St. Florant che è una località turistica importante.

L'11 il tempo è migliorato e siamo pronti a fare un giro con Achille (che è il nome del nostro gommone). Si parte, si va abbastanza bene anche se gli spruzzi ci bagnano tutti. Doppiamo Punta della Mortella e poi un'altra punta ed arriviamo ad una meravigliosa spiaggia delle Maldive o per lo meno che sembra delle Maldive. Tiriamo a riva il gommone, c'è pochissima gente, tutta giunta in barca.

Ci troviamo infatti in corrispondenza del Deserto degli Agriates, una vasta zona disabitata fatta di dune e di qualche stagno salmastro. La sabbia della riva è bianchissima ed è questo che dà una colorazione straordinaria all'acqua simile a quella che si vede sulle spiagge coralline più famose. Al ritorno abbiamo il vento, che è piuttosto teso, a nostra favore e si va molto meglio.

Il giorno successivo torniamo col gommone nella stessa zona ma ci fermiamo subito dopo Punta della Mortella dove ci sono delle secche e degli scogli e passo il tempo a raccogliere i bigorneau che sono quelle conchiglie che a Venezia chiamano caragoli e a Murano bovoletti (Trochocochlea turbinata) e che qui sono abbondantissime. Nei giorni seguenti si fa il grande giro delle Balagne e si visita l'Ile Rousse, si torna nell'interno, si arriva a Calvi e poi ci si sposta a sud fino a Galeria.

Il 15 siamo pronti a rimettere in acqua Achille. La costa è dirupatissima e molto bella. Ci si ancora in un posto stupendo ed anche sott'acqua si vedono dei grandi spettacoli. Decido di cercare prima di pescare il pranzo e poi di scattare qualche foto subacquea, ho infatti con me una custodia subacquea in grado di scendere per pochi metri ma qui, appena si mette la testa sott'acqua, si vede già qualcosa degno di essere fotografato.

Vedo una murena bella grossa sui 10/12 metri in uno scoglio sommerso, memorizzo il luogo e torno al gommone. Dopo un po' vado dalla murena con il fucile, la arpiono ma si intana e non si riesce a toglierla. Lascio sul fondo il fucile e torno in superficie. Scendo più volte facendo numerosi ed inutili tentativi di stanarla (ed intanto vedo due aragoste). Torno al gommone, mi riposo e poi faccio altri tentativi infruttuosi. Mi rendo conto che sono troppo stanco e decido di smettere, scendo un'ultima volta per svitare l'arpione e ricuperare il fucile e l'asta e si torna indietro.

Ho fatto così una gran fatica senza alcun costrutto e rischiando anche e perdendo l'opportunità di scattare delle belle foto. Così, dopo questa volta, lascio stare il fucile e mi dedico solo ad osservare il mondo sottomarino che è bellissimo, limitandomi al massimo a raccogliere le cozze, i ricci di mare e le varie conchiglie commestibili.

Stanchi di gommone il giorno successivo decidiamo di andare a piedi a Girolata, gita che la nostra guida definisce stupenda. Si tratta invece di una scarpinata terrificante sotto un sole tremendo e con un caldo terribile, anche se bisogna ammettere che il panorama è bellissimo e ricorda la Valle della Morte con cardi enormi e crani secchi di capra sparsi qua e là.

Si arriva a Porto e poi, nei giorni successivi, si torna a fare i turisti anche perché il tempo peggiora di nuovo. Visitiamo i Calanchi tra Porto e Piana, si passa Piana, Sagone e si va nell'interno superando il Col di Savi ed arrivando ad Evisa. Abbiamo infatti in mente una gita che, pur essendo di montagna, ha a che fare con l'acqua.

Si tratta infatti di scendere nelle Gole della Spelunca dove scorre un torrente. Si scende in continuazione per moltissimo tempo (ci sono 400 metri di dislivello) ed alcuni tratti del sentiero sono lastricati perché questa era l'antica via genovese. Finalmente si arriva giù accaldatissimi, si è in fondo a una stretta gola, c'è un bel torrente grosso e il ponte genovese di Zaglia (molto bello). Ci si spoglia e ci si bagna nel torrente, l'acqua è molto fredda ma non impossibile e poi per ore si prende il sole sulle rocce. Il problema è quando si deve tornare su perché la salita è sotto il sole e lunghissima.

Ci prepariamo da mangiare nella foresta di Aitone ed intanto arriva un maiale (a 4 zampe) che cerca di annusare tutte le cose che abbiamo in giro. In Corsica infatti molti maiali vengono lasciati liberi nei boschi dove mangiano castagne e ghiande. Abbiamo modo di constatare come la parola smaialare per dire sporcare moltissimo sia perfettamente azzeccata.

Per vari giorni rimaniamo nell'interno arrivando fino a Corti dove ha sede la Legione Straniera. Vedere passare i legionari della Polizia Militare su di una jeep scoperta fa sì che sembri di essere in un film di Humphrey Bogart. Arriviamo poi ad Ajaccio e decidiamo di andare in gommone alle isole Sanguinarie per cui ci fermiamo ad Ansa del Miniaccio.

Il giorno 20 facciamo i turisti e ce ne stiamo sulla spiaggia che è molto bella ma il giorno successivo il mare è molto mosso e non si può andare alle Sanguinarie. Si continua allora verso sud visitando l'interessante sito preistorico di Filitosa, e si campeggia sulla spiaggia di Tizzano-Palaggiu che è un posto abbastanza selvaggio e dove c'è qualche altra tenda ed una roulotte.

La mattina dopo scopriamo che la tenda, benché sia fornita di zanzariera è stata invasa da delle formiche nere piccolissime che si infilano dappertutto e che hanno invaso anche la macchina. Pensiamo di aver rotto un formicaio montando la tenda e così spostiamo tutto, poi prendiamo il gommone e si va attorno al capo di Zevia. Il mare però è ancora mosso e visto che non si trovano spiaggette isolate, si torna indietro e si va dall'altra parte della baia dove ci ancoriamo.

Alla sera scopriamo che le formiche cominciano a riemergere, chiediamo a quelli delle altre tende e ci dicono che sono dappertutto. Noto che la roulotte ha i quattro sostegni infilati in altrettanti catini pieni di petrolio per impedire alle formiche di entrarvi. Il tutto mi ricorda il racconto La formica argentina di Italo Calvino che avevo letto trovandolo esagerato ma che ora invece capisco benissimo [1].

Ormai è tardi per partire e così il 23 ci svegliamo tra formiche che impazzano più che mai, smontiamo tutto e ci dedichiamo per due giorni a visitare i menhir ed i dolmen della zona, arrivando, il 24 pomeriggio, al golfo di Figari di cui ci hanno parlato molto bene. Troviamo un bel posto, vicino al fiume San Giovanni ed andiamo subito a remi all'isolotto che vi si trova di fronte.

Il 25 siamo a Bonifacio, che una cittadina molto caratteristica. Dopo averla visitata ed essere stati al faro di Pertusato da dove si gode un panorama stupendo sulla lontana Sardegna e sull'arcipelago delle Lavezzi, vorremmo andare in gommone alla grotta dello Sdragonato ma al porto non si può arrivare con la macchina ed in uno stradello che porta ad uno spiazzo adatto per mettere il gommone in acqua c'è un guardiano che, con voce stridula, dice privè, privè.

Allora andiamo a Calalonga Plage che è una piccola spiaggetta, fitta di gente e di sub e proprio di fronte c'è l'arcipelago delle Lavezzi. Decidiamo di mettere in acqua Achille e di andare verso l'isola di Cavallo. Sbarchiamo su di una prima isola e vediamo che si tratta di un isolotto. Esaminando la carta appuriamo che si tratta dell'isola di Ratino. Di fronte a noi c'è l'isola di Cavallo.

Il gommone Achille sopra alle limpidissime acque dell'isola di CavalloRaggiungiamo l'isola principale che è pressoché deserta, con pochi yacht qua e là ed una costruzione, che non mi piace affatto, che ricorda la villa di Curzio Malaparte che si trova a Capri. L'acqua però qui è strepitosa perché limpidissima ed il nostro gommone sembra galleggiare sul nulla.

Continuiamo allora in direzione di quello che la nostra guida chiama lo sperduto isolotto di San Bainzo dove ci sono delle antiche cave romane. La cave ci piacciono molto perché sembra che il tempo non sia passato: qua è là si vedono dadi di granito e parti di colonne appena sbozzate che danno l'impressione di essere in attesa di una nave romana che venga a caricarle.

Dalla gita riportiamo anche alcune patelle di dimensioni notevolissime: la nostra guida raccontava che l'isola di Cavallo è nota per le sue patelle giganti ed aveva ragione.

Nei giorni seguenti siamo stati a Punta di Ventilegne dove ho passato molto tempo in acqua ad osservare i gamberi e dei pesci buffi ed abbiamo esplorato il Golfo di Figari tentando anche di risalire, a remi, il fiume di San Giovanni che però è troppo poco profondo. Abbiamo anche visitato alcune piccolissime isole poco lontane (Île Bruzzi) dove l'unico segno umano erano alcuni mattoncini Lego portati dal mare.

Prima che la vacanza finisse volevamo però vedere la Grotta dello Sdragonato, così, avendo notato che i numerosi guardiani, che impedivano ai turisti di avvicinarsi con l'auto agli unici posti dove si potesse mettere il gommone in acqua, sparivano tutti all'ora di pranzo e stavano via un bel po', siamo arrivati un minuto dopo che se n'erano andati ed abbiamo messo in acqua il gommone.

La grotta è vicinissima al porto per cui non abbiamo impiegato molto tempo per andare e tornare. La grotta è molto bella e grande con un'acqua stupenda. Qui per la prima volta mi è servita la tromba sonora del gommone per segnalare la nostra presenza ed evitare, nell'entrare e nell'uscire, di essere travolti dai grossi motoscafi che portano i turisti alla grotta e che vanno molto veloci, anche se, visto che era ora di pranzo, non ne è arrivato nemmeno uno a disturbarci .

Mentre navigavamo tra le due altissime pareti rocciose che formano la stretta entrata del porto pensavo a quanto ha sostenuto Victor Bérard a proposito dell'Odissea [2] e cioè che sarebbe stato questo il porto dei Lestrigoni che distrussero le navi di Ulisse gettando grandi massi dall'alto. Sicuramente la descrizione che fa l'Odissea di quel porto combacia perfettamente con quello che abbiamo di fronte a noi.


[1] - Il racconto di Italo Calvino La formica argentina è stato scritto nel 1952 ma si ispira ad una invasione di formiche che realmente avvenne negli anni '20 e '30 nella Riviera di Ponente. Non c'è dubbio che anche le nostre fossero formiche argentine (Linepithima humile) dato che questa specie ha colonizzato una vastissima area del Mediterraneo.   <<

[2] - Victor Bérard - Les Phénicies et l'Odysée - Tomo II - Libraire Armand Colin, Paris, 1903.   <<


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