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823.543 poesie brevi + 262.144 haikai


Cos'è un capolavoro?

Spesso mi sono chiesto perché una data opera sia un capolavoro ed un'altra no. Per molte opere ciò è evidente ma per molte altre il dubbio si pone.

Questo può accadere molto spesso con l'arte moderna ma, in questo caso, il motivo potrebbe essere il fatto che non tutti sono in grado di apprezzare le nuove avanguardie e solo pochi eletti riescono a vedere ciò che tutti poi capiranno in futuro.

C'è un film di Sordi (che mi pare si chiamasse Le vacanze intelligenti) che affronta questo tema e che è particolarmente esilarante quando descrive la sua visita alla Biennale di Venezia ma, molti anni fa, anche a me accadde un fatto curioso.

Stavo visitando una mostra temporanea di arte moderna presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara e mi infilai in un corridoietto illuminato che era a fondo cieco e che portava in una piccolissima saletta dove c'era solo un mucchio di rottami vari accatastati. Pensai ma guarda che stupidi! hanno lasciato la luce accesa in questo corridoio di servizio che porta al ripostiglio dove hanno accatastato gli imballaggi delle opere che sono state spedite fin qui per la mostra.

Poi mi accorsi che ai piedi del mucchio di rottami c'era un cartellino con scritto qualcosa [1] e leggendolo scoprii che quello non era un mucchio di imballaggi usati da buttare, come credevo io, ma che si trattava di un'opera d'arte esposta!

Questi dubbi però non vengono solo con l'arte moderna ma anche con opere più classiche ma qui spesso il dubbio può essere se un'opera sia un capolavoro solo perché fatta da un artista già famoso per altre opere o se lo sarebbe anche se fatta da un'illustre sconosciuto.

Un interessante esempio è il fatto delle finte teste di Modigliani accaduto nel 1984: si pensava che fosse possibile che Modigliani avesse scolpito alcune teste ma che poi le avesse gettate via in un canale. Quando, molti anni dopo, questo canale è stato prosciugato e vi si sono trovate effettivamente delle teste scolpite con lo stile di Modigliani, vari critici d'arte hanno subito dichiarato che si trattava di capolavori ed hanno iniziato a scrivere articoli e libri sull'argomento.

Qualche tempo dopo, però, si è scoperto che non si trattava affatto di un opera di Modigliani ma di uno scherzo fatto da alcuni studenti che, avendo saputo della ricerca delle teste, le avevano realizzate in fretta e furia utilizzando un trapano elettrico e le avevano poi gettate nel canale.

Nessuno sostenne più che si trattasse di capolavori ma la mia domanda è: erano capolavori o no? perché, se le avesse realizzate Modigliani, sarebbero stati capolavori ed invece, se realizzate da sconosciuti studenti, non lo sono più?

Ho quindi voluto scrivere un gran numero di quelle brevi poesie, simili ad epigrammi, così frequenti nelle letterature orientali [2] e le propongo qui al lettore chiedendo quali siano dei capolavori e quali no.

Quando viene caricata questa pagina viene proposta una di queste poesie a caso e viene mostrato il suo numero d'ordine. Le diverse poesie che si possono leggere sono ben 823.543 ma si stia ben attenti prima di sostenere che sono tutte orribili perché solo 823.542 sono state scritte da me ed una invece è un indiscusso capolavoro scritto dalla famosissima poetessa Saffo [3].

Considerato però che qualche lettore particolarmente malevolo potrebbe sostenere che è indubbio che la poesia scritta da Saffo sia un capolavoro ma che invece sia la mia traduzione in italiano ad essere orribile, propongo qui il testo originale greco [fr. 47] in modo che ogni lettore possa tradurselo a suo piacimento:

Ἔρος δ᾿ἐτίναξέ μοι φρένας
ὠς ἄνεμος κὰτ ὄρος δρύσιν ἐμπέτων

Di tutte la numero 100.206

Colpisce l'odio la mia passione
come lo straniero nella pianura si precipita sui vinti

L'ingloriosa vicenda accaduta ad un capolavoro

Quando, nel 2013, ho pubblicato per la prima volta questa pagina pensavo che non sarebbe più stata modificata se non, eventualmente, per mettere il nome dell'opera d'arte da me vista al Palazzo dei Diamanti (come ho raccontato in precedenza) qualora fossi riuscito a scoprirlo.

Invece devo aggiornarla per raccontare la curiosa ed ingloriosa vicenda accaduta ad un capolavoro accaduta nell'ottobre del 2015 al Museion di Bolzano dove le donne delle pulizie, trovando per terra in una stanza bottiglie, bicchieri e mozziconi, hanno buttato via tutto e pulito accuratamente, distruggendo così l'opera d'arte moderna intitolata Dove andiamo a ballare questa sera? delle artiste Goldschmied & Chiari che voleva rappresentare la crisi della politica degli anni Ottanta ricordando le feste dell'ex-ministro De Michelis.

Non so cosa ne pensasse l'ex-ministro De Michelis di questo capolavoro ma, niente paura, dato che l'opera era stata fotografata ed i sacchi dell'immondizia non erano ancora stati portati via, è stato possibile ricuperare tutto e rimettere i vari resti nel punto esatto del pavimento ricostruendo così l'opera perduta.

Vari giornali hanno commentato argutamente la notizia ma l'articolo che mi è piaciuto di più è stato quello comparso in rete su BergamoPost dove, oltre a ricordare il film Le vacanze intelligenti come avevo fatto anch'io, vi si elenca un nutrito numero di fatti analoghi accaduti ad opere d'arte moderna.

Nel 1973, a Leverkusen in Germania, la vasca incerottata di Joseph Beuys è stata ripulita dagli addetti alle pulizie che l'hanno poi usata per tenere in fresco delle bottiglie di birra.
Nel 1978, alla Biennale di Venezia, un imbianchino ha ridipinto quella che pensava fosse una semplice porta e che, invece, era un capolavoro di Marcel Duchamp.
Nel 2010, a Padova, i netturbini hanno raccolto e buttato in discarica un'opera di arte povera dell'artista Isabella Facco, che utilizza per le sue creazioni soltanto materiale riciclato.
Nel 2011, nel museo d'arte di Dortmund un'addetta alle pulizie ha distrutto parte di un'opera dello scultore austriaco Martin Kippenberger, scambiando per rifiuti il contenuto in gesso di una bacinella di gomma nera.
Nel 2014, a Bari, un'addetta alle pulizie ha consegnato alcune opere della mostra d'arte contemporanea Display Mediating Landscape ai netturbini che stavano svuotando i bidoni della spazzatura e nello stesso anno, al Museo d'arte di Ravenna, un operaio ha stuccato un finto foro dipinto dallo street artist riminese Eron.

La domanda che mi ero posto nel 2013 rimane quindi ancora senza risposta: questi erano capolavori o no? perché, se realizzati da artisti noti sono dei capolavori ed invece, se realizzati da sconosciuti, non lo sono più?

Quando ho scritto questa pagina mi sarebbe piaciuto inserirvi, oltre alle poesie ispirate a Saffo, anche degli haikai che sono delle brevi poesie, simili ad epigrammi, frequenti nelle letterature orientali, ispirandomi ad alcuni che avevo letto nel mio libro d'italiano delle scuole medie che era molto ben fatto, ma non ero riuscito a ritrovare quel libro.

Sono poi riuscito a trovarlo e dato che ora aggiorno questa pagina vi ho inserito anche numerosissimi haikai che ho scritto nel frattempo.

Quando viene caricata questa pagina viene proposto uno di questi haiku a caso e viene mostrato il suo numero d'ordine. I diversi haikai che si possono leggere sono ben 262.144 ma si stia ben attenti prima di sostenere che sono tutti orribili perché solo 262.143 sono stati scritti da me ed uno invece è un indiscusso capolavoro scritto dal famosissimo Matsuo Bashō [4].

Considerato però che qualche lettore particolarmente malevolo potrebbe sostenere che è indubbio che l'haiku scritto da Bashō sia un capolavoro ma che invece sia la mia traduzione in italiano ad essere orribile, propongo qui il testo originale giapponese in modo che ogni lettore possa tradurselo a suo piacimento:

L'haiku di Matsuo Bashō

Per favorire il lettore poco avezzo alla lettura dei caratteri giapponesi riporto anche la translitterazione dell'haiku in caratteri latini:

Asagao ni ware wa meshi kuu otoko kana

Avviso però il lettore poco esperto che la lingua e la scrittura giapponese sono molto complesse per cui è inutile cercare di tradurre l'haiku originale con Google Translator e che risultati alquanto strani si ottengono cercando di tradurre solo alcune parti dell'haiku.

Di tutti il numero 120.121

Io non sono un malato
che mangia la tua anatra
davanti ai banchi di scuola

Alcune considerazione sull'haiku di Matsuo Bashō

Effettivamente se l'haiku di Matsuo Bashō viene letto senza alcuna spiegazione può sembrare alquanto assurdo ma bisogna pensare che in Giappone il convolvolo è un fiore molto amato perché è un simbolo della bellezza ma anche della fragilità perché dura un sol giorno e della tenacia perché si avvolge intorno a qualcosa più forte di lui.

In giapponese convolvolo si dice asagao che può essere tradotto come gloria (o volto o stella) del mattino perché dura un sol giorno. E' stato quindi citato in molte poesie e rappresentato in tanti dipinti e stampe.
Se ne sono selezionate varietà bellissime molto grandi e colorate ben diverse dal modesto convolvolo selvatico che vive da noi e che chiamiamo anche vilucchio.

L'haiku di Matsuo Bashō equivale quindi a dire: io sono un uomo molto semplice e di poche pretese ma che sa apprezzare la bellezza. Anche Fukuda Chiyo-ni [5] ha scritto un haiku che riguarda i convolvoli infatti le accadde di andare a prendere l'acqua al pozzo ma di trovare che, di notte, un convolvolo si era avvolto attorno alla corda del secchio e quindi, per non spezzare la piantina, chiese l'acqua alla vicina.

L'haiku di Fukuda Chiyo-ni

Per favorire il lettore poco avezzo alla lettura dei caratteri giapponesi riporto anche la translitterazione dell'haiku in caratteri latini:

Asagao ni tsurube torarete morai mizu

che può essere così tradotto:

Un convolvolo si è avvolto
al secchio del pozzo
Chiederò l'acqua

Tra i miei haikai sono ben 32768 quelli dove sono citati i convolvoli ma i due che mi piacciono di più, perché hanno un certo pathos, non riguardano i convolvoli. Certo è che, se lo scopo di scrivere un haiku è quello di rilassare, introdurre del pathos non va bene ma per il gusto occidentale è più interessante ed avvincente.

Il primo haiku è il numero 58.299 e dice:

Io sono un malato
che mangia il suo riso
dietro le ortiche

Questo haiku ricorda molto quello di Matsuo Bashō ma ha un significato molto diverso: il protagonista non è un uomo semplice che vive serenamente bensì un uomo che soffre talmente tanto da vivere poveramente lontano dal consorzio umano.

Su quale sia il motivo della sua sofferenza possiamo fare solo delle supposizioni: è forse un lebbroso o ha qualche altra malattia ributtante? oppure ha dei problemi psichici talmente gravi da rendergli insopportabile il contatto con altri esseri umani?

Il secondo haiku è il numero 140.493 e dice:

Costui è un essere
che guarda la tua anatra
in mezzo alle vesti da lavare

In questo haiku il pathos aumenta ogni riga ma non è semplice da cogliere e questo aggiunge dell'ulteriore mistero. Già dalla prima riga si vede che si parla di qualcosa di non chiaro.

L'uso della parola costui invece di un più semplice lui o quello ed ancora di più l'uso della parola essere anziché uomo o persona mostra come quello che si sta per dire abbia qualcosa di sottinteso e di poco chiaro.

Nel secondo verso si avvisa chi ascolta che costui sta guardando l'anatra altrui. Evidentemente tale informazione non è fine a se stessa ma ha uno scopo che non può altro che di mettere in guardia chi ascolta e di avvisare che questo essere sta meditando qualcosa di losco.

Quali potrebbero essere le mire recondite di costui? La prima cosa che viene in mente è che stia pensando di mangiarsi l'anatra in questione ma, le considerazioni fatte sul primo verso, inducono al pensiero che questa spiegazione potrebbe essere troppo semplice.

Quindi la spiegazione dell'interesse per l'anatra potrebbe essere qualcosa di più turpe e questo essere potrebbe avere dellle mire sessuali su questa anatra. Tale idea può sembrare assurda ma, se si legge il famoso libro Shōgun di James Clavell [6] che si svolge proprio nel Giappone del XVII secolo, vi si può trovare un accenno a tale perversione, anche se viene attribuita ai popoli barbari.

Il terzo verso ci conferma che l'ipotesi più estrema da noi fatta è quella giusta, infatti l'anatra si trova in mezzo alle vesti da lavare ed è sicuramente proprio questo fatto che eccita i sensi di questo turpe essere che evidentemente è anche feticista.

P.S. Ovviamente i miei commenti vogliono essere anche una critica ironica a quello che scrivono vari commentatori nelle loro prefazioni ad opere poetiche altrui e quindi ripropongo ancora una volta la domanda cos'è un capolavoro?


[1] - Purtroppo non mi sono segnato né il nome dell'opera, né quello del suo autore. Se qualcuno sapesse dirmelo gliene sarei grato. Si trattava di una mostra degli anni '70.   <<

[2] - Questi componimenti sono particolarmente frequenti nella letteratura giapponese dove vengono chiamati haikai.   <<

[3] - Come è noto Saffo fu una importantissima poetessa dell'antica Grecia. Nacque a Lesbo e visse a cavallo fra il VII ed il VI secolo avanti Cristo. La sua poesia fu talmente apprezzata che Platone la definì la decima Musa.   <<

[4] - Matsuo Bashō (Ueno 1644 - Ōsaka 1694) è un poeta giapponese del periodo Edo e fu, probabilmente, il massimo maestro della poesia haiku. I suoi haikai sono di una semplicità scarna e rappresentano la natura mostrando essenziali ma vividi ritratti della vita quotidiana e popolare.   <<

[5] - Fukuda Chiyo-ni è una poetessa giapponese, anch'essa vissuta nel periodo Edo ma successiva a Matsuo Bashō, che lei ammirava moltissimo, che nacque nel 1703 a Mattō dove morì nel 1775.   <<

[6] - Shōgun di James Clavell, pagine 253 e 254 - Editore Sonzogno, I edizione novembre 1978 - I edizione in lingua originale 1975.   <<


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