Spazio per comunicazioni urgenti

Il Ministero del Buonsenso


Cos'è il buonsenso

Molto spesso accade che molte persone giudichino un certo avvenimento o una certa scelta contrari al buon senso. Se queste scelte sono fatte da privati e non ledono nessuno, non accade nulla di grave ma quando a rendersi responsabile di leso buonsenso è un ente pubblico o addirittura una legge, la cosa riguarda tutti.

Purtroppo se un atto viola il buonsenso ma non una specifica legge non può essere impugnato davanti alla Magistratura e può essere molto difficile ottenere il suo cambiamento. E' vero che esiste un articolo del Codice Civile (il 1176) che recita Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia e che spesso questo articolo è stato interpretato in maniera estensiva da parte dei giudici ma non è sufficiente a risolvere tutti i problemi.

Per fare un esempio di una norma assolutamente legittima ma che, secondo me, lede il buon senso possiamo esaminare il modo di calcolare l'addizionale regionale all'Irpef scelto da cinque regioni italiane. Quando questa addizionale nacque, il metodo di calcolo e l'importo da pagare erano uguali per tutte le regioni ma poi fu lasciata la libertà di aumentare la percentuale usata e di differenziare i metodi di calcolo.

Cinque regioni decisero di stabilire diverse fasce di reddito con percentuali diverse ma decisero anche che, al superamento di una fascia, la nuova aliquota sarebbe stata applicata sull'intero importo e non solo sulla parte eccedente la prima fascia. Detto così il problema non è subito comprensibile ma con degli esempi pratici il leso buonsenso appare evidente.

Con questo sistema di calcolo c'è una regione dove chi ha un'imponibile di 12500 euro non paga nulla ma basta che guadagni un euro in più perché quell'unico euro gli costi una tassa di ben 113 euro, se invece ha figli a carico, è salvo fino a 25000 euro ma poi quell'unico euro in più gli costa 225 euro di tassa.
In un'altra chi guadagna 15000 euro l'anno paga 135 euro ma se guadagna un euro in più ne paga 180. Anche in altre due il primo limite è a 15000 euro ma sono diversi i conteggi: in una si passa da 165 euro a 180 e nell'altra da 135 a 165. Nell'ultima il limite è posto a 30000 euro ed un eventuale euro in più fa passare la tassa da 270 euro a ben 420.

E' evidente che è del tutto privo di senso che un contribuente, per aver guadagnato un euro più di un altro, debba pagare ben 150 euro di tassa in più avendo così una tassazione del 15000% su quell'unico euro.

Ho scritto quest'esempio nel settembre 2011 e quando l'ho fatto, speravo di dover presto correggere questa pagina per segnalare che qualche politico si era accorto dell'assurdità della cosa ed il problema era stato risolto. Invece, a distanza di meno di un anno, devo aggiornarla per dire che la situazione è ulteriormente peggiorata perché le Regioni che utilizzano questo metodo perverso, nel 2012, sono passate da cinque ad otto!

Nel 2021 la situazione è apparentemente migliorata moltissimo, infatti di Regioni (e Province autonome) che utilizzano questo metodo perverso ne sono rimaste solo una e mezza (vedremo poi il motivo di questa strana affermazione) ma intanto moltissime aliquote sono aumentate e non di poco per cui coloro che stanno meglio di prima sono piuttosto pochi.

Vedendo nel dettaglio abbiamo sette Regioni che applicano un'unica aliquota qualunque sia l'importo ma con aliquote molto diverse da una Regione all'altra e cioè da un minimo dell'1,23% ad un massimo del 2,03%. Abbiamo poi otto Regioni e due Province autonome che applicano un metodo a scaglioni con la prima e più bassa aliquota che parte da un minimo dell'1,23% ad un massimo del 2,03%.

Chi usa ancora un metodo perverso è la Regione Lazio che però usa un metodo strano e diverso da quello classico: usa un'aliquota unica per i redditi fino a 35000 euro ed una a scaglioni per quelli superiori ma con aliquote molto alte per cui c'è l'assurdo che chi guadagna 35000 euro paga 606 euro di Irpef regionale ma basta guadagnare un solo euro in più per doverne pagare ben 820!

La Regione che ho contato a metà è il Friuli-Venezia Giulia che usa ancora il metodo assurdo secondo il quale, al superamento di una fascia, la nuova aliquota viene applicata sull'intero importo ma usa aliquote talmente basse che i suoi cittadini sono comunque favoriti.

Infatti applica un'aliquota dello 0,70% per redditi fino a 15000 euro e dell'1,23% sull'intero importo per redditi superiori. Ora chi ha guadagnato 15001 euro e deve pagare 185 euro invece dei 105 che paga chi ha guadagnato un euro meno di lui sarà sicuramente seccato ma deve tener presente che in nessuna Regione avrebbe pagato di meno e che in varie avrebbe pagato di più arrivando anche a dover pagare 305 euro.

Mentre sono molte le persone che si lamentano della mancanza di buon senso, sono pochissime quelle che fanno proposte concrete. Da tempo pensavo che servisse un Ministero del Buonsenso e di come avrebbe dovuto essere il suo funzionamento ma, in tanto tempo, l'unico che ho sentito dire servirebbe il Ministero del Buonsenso è stato Gino Paoli che, per altro, non ha spiegato come, secondo lui, avrebbe dovuto funzionare.

Ho quindi scritto una pagina con la mia proposta.

Come funzionerebbe il Ministero del Buonsenso

Il Ministero del Buonsenso costerebbe pochissimo, perché, dovendo semplicemente fare da filtro fra i cittadini e gli enti rei di mancato buonsenso, non avrebbe necessità di molti impiegati. Vediamo dunque nel dettaglio come dovrebbe funzionare.

I cittadini, che ritengono che una legge, una norma od un qualsiasi atto pubblico violi gravemente il buonsenso, possono segnalare la cosa al ministero. La segnalazione dovrà sempre essere scritta e potrà essere inviata per posta normale o elettronica. In entrambi i casi la segnalazione dovrà riguardare un singolo fatto ed essere limitata ad un numero prefissato di caratteri; ciò per evitare di ricevere segnalazioni prolisse e poco chiare.

Sarebbe bene che, per regolamento, venisse limitato il numero di segnalazioni che possono essere inviate dalla medesima persona in un dato periodo di tempo per evitare che pochi grafomani sommergano il ministero di segnalazioni così come accade tuttora in certi blog su Internet. Ovviamente la stessa persona non può inviare la stessa segnalazione più volte.

Le segnalazioni giunte andrebbero pubblicate in un sito Internet diviso in alcuni settori. In uno dovrebbe essere possibile reperire tutte le segnalazioni arrivate in maniera che i cittadini possano controllare che la loro segnalazione sia stata esaminata. In un altro verrebbero messe tutte le segnalazioni che sono state scartate perché si è ritenuto che i fatti esposti non siano lesivi del buon senso (magari con una breve spiegazione).

Per non rendere illeggibile questo settore per la troppa massa di materiale dovrebbe essere permesso raggruppare le segnalazioni che riguardano lo stesso problema in una unica che rechi però i riferimenti alle singole segnalazioni che l'hanno prodotta.

Il settore più importante sarebbe il terzo dove verrebbero riportate le segnalazioni accolte e cioè quelle per le quali è stato riscontrato il leso buonsenso. Anche qui segnalazioni simili potrebbero essere accorpate. Inoltre, per ogni segnalazione, verrebbe riportato cosa si sta facendo e a che punto è la pratica.

Una volta riscontrata la mancanza di buonsenso il ministero invia la pratica all'Ente incriminato il quale deve modificare la norma, però chi decide in quale maniera cambiarla è l'ente in questione e non il ministero che non ha alcun potere in merito e che non può nemmeno dare suggerimenti. Eventualmente e solo se lo chiede l'ente in questione, il ministero potrà dare un parere preventivo sulla nuova norma.

Se l'ente incriminato non facesse nulla oppure facesse una sequela di modifiche ognuna delle quale accusata poi, a ragione, di leso buonsenso, il Ministero non dovrebbe fare alcunché direttamente ma si dovrebbe limitare a passare la pratica alla Magistratura e qualora vi siano anche dei problemi economici, anche alla Corte dei Conti.

La Magistratura però non dovrebbe decidere se l'atto in questione leda o no il buonsenso ma dovrebbe solo agire sull'ente che non ha fatto il proprio dovere e violato la legge (risulterebbe sicuramente violato l'articolo 328 del Codice Penale rifiuto od omissione di atti d'ufficio ed in vari casi anche il 323 abuso d'ufficio).

Sorge quindi il problema su chi decida se un dato atto leda il buonsenso o no quando vi sia un contendere in merito a ciò fra il ministero e l'ente incriminato. Secondo me la decisione dovrebbe essere lasciata a speciali giurie popolari, eventualmente coordinate da un magistrato, come del resto si fa già in in Corte d'Assise ed in Corte d'Assise d'Appello.

I giurati verrebbero scelti per sorteggio da apposite liste così come si fa con le giurie popolari. Per essere inseriti in queste liste occorrerebbe avere certi requisiti che vengono riassunti in quanto dice, già ora l'articolo 1176, e cioè essere un buon padre di famiglia.

Su quali siano nel dettaglio tali requisiti si può discutere a lungo ma alcuni di questi sono abbastanza evidenti. Innanzi tutto la persona in questione deve essere abbastanza anziana perché deve avere esperienza della vita. Ricordo che le parole senato e senatore derivano dal latino senex che significa vecchio. Ritengo debba esserci un limite massimo di età. Rifacendomi anche all'antica Roma proporrei la fascia di età fra i 50 ed i 65 anni (o al massimo 70).

Poi, come dice la parola stessa, costui deve essere sposato (o vedovo) e deve aver allevato dei figli (anche adottati). Si può discutere se considerare adatti anche i divorziati ma io sarei per escluderli, se non altro, perché non hanno dimostrato molto buon senso nella scelta del coniuge. Capisco che sia difficile generalizzare e che ci siano molti casi particolarissimi ma, essendo tanti gli italiani fra i quali scegliere, userei dei criteri abbastanza restrittivi.

Dovrebbe vivere del suo lavoro o comunque aver lavorato, sarebbe quindi escluso chi è sempre vissuto di rendita o di carità pubblica. I casi da escludere sarebbero certo pochi ma andrebbero comunque considerati. Ovviamente né lui, né i suoi familiari dovrebbero aver mai riportato condanne penali e nemmeno sanzioni amministrative che mostrino comportamenti amorali o pericolosi (ad esempio evasione fiscale o guida in stato di ebbrezza).

Andrebbe anche escluso chi ha svolto attività politica o sindacale ad un certo livello e chi lavora a livello dirigenziale in importanti enti pubblici. Per quanto riguarda l'istruzione ritengo sia sufficiente chiedere che abbia almeno il titolo di studio della scuola dell'obbligo in vigore ai suoi tempi.

Il bello di questa proposta è che si potrebbe iniziare gradatamente e poi, dopo aver affinato il meccanismo di scelta dei giurati, se la cosa funzionasse, si potrebbero estendere le funzioni di queste giurie popolari del buonsenso in maniera che possano verificare, per conto del popolo, il corretto operato degli organi pubblici in modo che si sviluppi appieno l'articolo numero 1 della nostra Costituzione nel punto dove recita La sovranità appartiene al popolo.


Tophost

Questo sito non utilizza cookie

Copyright © Andrea Cavallari
Tutti i diritti sono riservati