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Come cambiare il mondo in tre mosse


Premessa

Da tempo volevo scrivere questa pagina con tre proposte che potrebbero cambiare velocemente il mondo, però, dato che cambiare il mondo non è una cosa da poco, volevo fare una lunga premessa sul perché pensassi che delle semplici proposte economiche potessero cambiare il mondo.
Inoltre volevo avere il tempo di sviscerare in tutti i suoi aspetti ognuna delle proposte per esaminare tutti i pro ed i contro.

Però, dato che nei giorni di crisi delle Borse mondiali del 2008, qualche economista aveva fatto timidamente cenno ad un possibile intervento per bloccare la speculazione che assomigliava molto alla prima delle mie tre proposte, avevo deciso di scrivere subito questa pagina rimandando a tempi futuri un suo eventuale approfondimento.

Nel 2011 la crisi si è allargata anche alle valute degli stati e di nuovo si è alzata qualche flebile voce contro la speculazione ma finora non si è vista alcuna azione concreta. Nel 2012 la situazione si è notevolmente aggravata ed abbiamo visto praticamente tutti i principali partiti politici europei proni ai voleri degli speculatori chiamati eufemisticamente gli investitori od anche il mercato.

Non si può vendere ciò che non si possiede

Che non si possa vendere ciò che non si possiede sembra del tutto evidente ma nelle borse di tutto il mondo non è così. Si possono vendere azioni, valuta, merci e quant'altro sia trattato in borsa senza possederle. Chiunque vendesse un appartamento che non fosse il suo finirebbe in galera ma in borsa tutto ciò è perfettamente legale.

In pratica c'è chi vende azioni o quant'altro ad una data futura sperando che, a quella data, il mercato sia sceso e sia quindi possibile comprare le azioni da consegnare al compratore ad un prezzo inferiore a quello pattuito per la vendita guadagnandoci su grosse somme.
Il contrario può essere fatto se si prevede che il mercato salga: si comprano delle azioni ad una data futura con dei soldi che non si hanno sperando che a quella data il mercato sia salito per cui, vendendo subito le azioni che sono state appena comprate, vengono ricavati i soldi per pagarle al prezzo pattuito in precedenza ed avanza anche un cospicuo guadagno.

Tutto ciò non sarebbe altro che un nuovo tipo di gioco d'azzardo se non fosse che vendendo ciò non si ha e comprando con soldi che non si hanno è possibile farlo in misura tale da influenzare il mercato per cui ciò che si è previsto si avvera sul serio.

I mercati quindi sono fortemente influenzati dagli speculatori ed il valore delle azioni non dipende più dalla effettiva solidità di una ditta e dai dividendi che questa produce ma solo dalle decisioni di pochi, grossissimi, speculatori.
Tutto ciò fa malissimo all'economia perché provoca bolle speculative e crisi immotivate ed allontana i piccoli investitori dalla borsa stessa.

Si possono pensare molti modi per impedire ciò come apposite agenzie di controllo o feroci tassazioni delle plusvalenze di queste speculazioni ma il sistema più semplice e più veloce di tutti è di proibire di vendere ciò che non si possiede e specularmente di comprare qualcosa con soldi che non si hanno.

Sarebbe quindi ancora possibile comprare e vendere azioni ad una data futura e ad un prezzo stabilito in precedenza ma per fare ciò bisognerebbe possedere già le azioni in caso di vendita o versare il denaro in caso di acquisto.

Ho scritto quanto sopra nel novembre del 2008 e successivamente, nel luglio 2011, durante la crisi mondiale delle borse ho finalmente sentito qualcuno che proponeva di bloccare questo tipo di compravendita almeno fino a settembre. Non ho capito perché solo fino a settembre ma comunque questa proposta è stata fatta con voce fievole, i giornali non ne hanno quasi parlato ed è caduta nel dimenticatoio, anche se ogni tanto, nei mesi successivi, qualcuno diceva che bisognava fare qualcosa contro la speculazione.

Per altro dal 2008 la situazione è notevolmente peggiorata perché ora questi giochini non si fanno più solo contro le società quotate in Borsa ma anche contro le valute nazionali dando un'enorme instabilità a tutto il mondo e facendo guadagnare solo pochissime persone.

Purtroppo un singolo stato ha poche possibilità di agire contro costoro ed occorrerebbero degli accordi internazionali che finora non si sono ancora visti anche se, purtroppo, si è già visto bene che nessuno stato è al sicuro da questi attacchi.

Come ho già detto nella premessa, nel 2012 la situazione si è ancora aggravata e sono stati chiesti gravi sacrifici ai cittadini con l'unico risultato di bloccare la crescita economica e di arricchire ulteriormente e dar maggior potere ad un gruppo ristretto di persone ed associazioni che riescono a manipolare il mercato (il che è un reato) a proprio favore.

Dato che l'Unione Europea ha dimostrato di non essere in grado di fare alcunchè di risolutivo, bisogna che siano i singoli stati ad intervenire (e l'Islanda ha dimostrato che ciò è possibile) ma i pochi politici europei che hanno timidamente provato a fare qualche proposta in tal senso sono stati spazzati via in vari modi.

Le società per azioni possono essere possedute solo da esseri umani

Dire che le società per azioni possono essere possedute solo da esseri umani non è una azione contro i marziani o gli alieni in genere ma vuol dire che una società non può essere posseduta da persone giuridiche.

Ciò non significa che gli azionisti di una società per azioni non possano decidere di comprare un'altra società ma significa che le azioni della nuova società risulteranno di proprietà degli azionisti della prima società e non della società stessa.

Tutto ciò per evitare che sia possibile, tramite un sistema di scatole cinesi, acquisire il controllo di altre società con esborsi irrisori rispetto al valore della società stessa.
Questo infatti fa sì che società importanti vengano conquistate da altri che ne ricavano il massimo lasciandole poi andare in rovina ed inoltre porta all'impossibilità di risalire ai veri responsabili nel caso che una società compia atti a rilevanza penale.

Si pensi a dieci società del valore di un milione di euro l'una. Una persona che sborsi 510.000 euro può acquisire il totale controllo della prima, poi può far decidere alla società di comprare il controllo della seconda e ciò gli costerà solo 260.100 euro (51% * 51%), controllare la terza gli costerà ancora meno e poi sempre meno finché acquisire il controllo della decima società gli costerà solo 1.190 euro.
Quindi costui spendendo in tutto 1.039.577 euro ha acquisito il controllo totale di dieci società da un milione d'euro l'una ma la cosa più importante è che ora, se vuole acquisire il controllo di una società del valore di un miliardo di euro lo può fare sborsando solo 600.710 euro!

Ovviamente nella realtà non è tutto così lineare perché bisogna evitare di far crollare il valore delle aziende che si controllano ma, dato che di solito serve molto meno del 51% per controllare una società, accade realmente che grosse ed importanti società cadano in mano a persone che hanno versato pochissimo denaro ed il cui unico scopo è ricavarne il più possibile prima che vadano in rovina lasciando sul lastrico i piccoli azionisti e disoccupati i lavoratori.

Si possono brevettare solo le cose inutili

Anticamente i brevetti non esistevano e tutelare le opere d'ingegno è stata una conquista della società. Al giorno d'oggi però il valore enorme che possono avere certi brevetti ha fatto sì che questa tutela, così come è fatta ora, sia diventata una palla al piede del progresso.

Un tempo gli studiosi comunicavano continuamente tra di loro e ciò era di grande utilità per il progresso. Nessuno teneva nascosto ciò che aveva scoperto, anzi aveva l'interesse di comunicarlo al più presto possibile per paura che qualche altro ci arrivasse prima di lui.

Ora invece gli studiosi tengono nascosto tutto quello che possa essere brevettato finché non sono pronti a chiedere il brevetto e ciò accade non solo per i privati ma anche per gli studiosi delle Università.
Inoltre le ricerche che possono portare a lucrosi brevetti sono quelle che ricevono più fondi mentre le altre, anche se utili, sono neglette (si veda, ad esempio, le ricerche sulle malattie rare).

Un altro effetto deleterio dell'alto valore di certi brevetti è che, se salta fuori un possibile pericolo della sostanza scoperta, è interesse di chi detiene il brevetto di fare di tutto per sostenere l'innocuità della sostanza e così si vedono decine di casi (questo è successo, ad esempio, con il tabacco e con l'amianto) dove solo dopo anni ed anni di uso viene riconosciuta la pericolosità di una certa sostanza.

Inoltre l'alto costo di certi brevetti può far sì che, per ragioni economiche, vi siano persone che debbano rinunciare a cure indispensabili o non siano in grado di acquistare sementi o altre cose indispensabili per l'agricoltura.
Oppure viceversa, per interesse, si spinge per un uso smodato ed inutile di determinate sostanze causando non solo una inutile spesa ma anche danni alla salute o all'ambiente.

Bisognerebbe dunque non si potesse chiedere il brevetto se non di cose inutili e vale dire cose non indispensabili alla vita. Si potrebbe quindi brevettare un profumo ma non un medicinale, una borsetta griffata ma non una nuova semente, un gioco ma non una rivoluzionaria batteria elettrica e così via.

E' immediata l'obiezione che così facendo si fermerebbe il progresso perché nessuno farebbe più ricerca e le Università statali non sarebbero in grado di accollarsi gli alti costi che la ricerca comporta.

Invece non è così perché quello che sostengo io non è che chi ha fatto una scoperta utile per l'umanità non debba essere rimunerato ma che ciò non deve essere fatto tramite un brevetto che può essere sfruttato come si vuole.
Sarebbe dunque lo Stato (o gli stati) che deciderebbe quanto è giusto che chi ha fatto una scoperta utile per l'umanità riceva in cambio tenendo conto sia delle somme e del tempo dedicate alla ricerca, sia dell'utilità della scoperta stessa.

Del resto è quello che succede ora per le scoperte archeologiche. Se qualcuno fa una scoperta archeologica di valore sotto terra o sott'acqua, ciò che trova non è suo ma è di proprietà dello Stato che gli riconoscerà un premio proporzionale al valore di quello che ha trovato.


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