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Storia di Pontelagoscuro


Premessa al racconto The Ultimate Bridge di Lee Dickman

La storia dei vari ponti che si sono succeduti attraverso il Po è particolarmente importante per Pontelagoscuro.
Fra i tanti ve ne è uno che, benché sia poco noto, è stato molto importante non solo per la storia di Pontelagoscuro ma addirittura per quella italiana ed europea.

Si tratta dello Springbok Bridge, il ponte provvisorio costruito attraverso il Po, in pochi giorni, dai genieri sudafricani e che ha permesso alle truppe inglesi, immediatamente dopo la Liberazione, di dilagare per la Pianura Padana e di respingere i tedeschi fin oltre il confine austriaco.

Tra l'altro questo ponte detiene alcuni record ed ha una storia molto curiosa come si può leggere nell'interessantissimo racconto L'ultimo ponte scritto da Lee Dickman, uno di quei genieri sudafricani che lo realizzarono e che qui pubblico con il permesso dell'autore.

Chi avesse voluto leggere il racconto in lingua originale (The Ultimate Bridge) lo poteva trovare sul sito: www.orato.com dove vi erano altre interessantissime storie vere raccontate da Lee Dickman che stava scrivendo le sue memorie.

Purtroppo il sito www.orato.com non esiste più ed allora ho realizzato una pagina di questo sito con l'originale in inglese del racconto The Ultimate Bridge [>> ] ed altre due pagine con l'originale in inglese di uno scritto di Lee Dickman sul giorno della Vittoria [>> ] e con la sua traduzione in italiano [>> ].

Il contatto col signor Dickman, che allora viveva in Canada, mi ha permesso anche di avere la conferma di un fatto raccontatomi da mio padre che mi diceva che la casa dei miei nonni Cavallari a Pontelagoscuro era sopravvissuta ai bombardamenti ma era poi stata abbattuta per permettere la costruzione della rampa di accesso al ponte provvisorio.

Mister Dickman mi ha confermato che alcune case furono demolite per poter costruire la rampa di accesso dopo che gli abitanti erano stati evacuati dalla Polizia Militare.
Mi ha anche mandato una vecchia foto dove si vede il paese completamente spianato ma con alcune case lungo l'argine ancora in piedi.
Quello che mi ha stupito è stato vedere che ai bombardamenti erano sopravvissute anche tre alte ciminiere che sembrerebbero essere fragilissime ma che invece, evidentemente, se non sono colpite in pieno, resistono bene allo spostamento d'aria causato dalle bombe.

Nel 2009 il Comune di Ferrara ha indetto un concorso per un progetto di riqualificazione di Piazza Bruno Buozzi che è la piazza principale della nuova Pontelagoscuro e fra le varie richieste vi era anche di prevedere nella piazza un elemento che richiamasse il tema dominante del paesaggio di Pontelagoscuro o del fiume Po oppure che suscitasse il ricordo della distruzione bellica o che ricordasse un cittadino illustre o un evento storico specifico.

Fra i vari partecipanti al concorso vi è stato lo Studio Tecnico Professionale Bambini e Lusvarghi. L'Ing. Lusvarghi, cercando notizie storiche su Pontelagoscuro, ha trovato il mio sito e letto questa pagina ed avendo fatto il militare nel Genio Pontieri, passando molto tempo a montare e smontare ponti Bailey, ne è rimasto particolarmente colpito.

Ha quindi previsto nel suo progetto una fontana che rappresenti il fiume Po presso la quale passi la pista ciclabile con una pavimentazione, che, nel disegno del tratto che costeggia la fontana, avesse le sagome stilizzate di un ponte per ricordare il ponte in ferro, tipo Bailey, montato in poche ore dai genieri sudafricani e che permise alle truppe inglesi, immediatamente dopo la Liberazione, di dilagare per la Pianura Padana e di respingere i tedeschi fin oltre il confine austriaco.

Il suo progetto ha vinto il concorso e dato che il Comune di Ferrara, nel nuovo piano delle opere pubbliche, ha previsto un investimento di un milione e duecentomila euro per la realizzazione della riqualificazione, la fontana con il suo ponte stilizzato è stata effettivamente costruita.

Sono stato molto contento di ciò e sono rimasto stupito della concatenazione degli eventi che hanno portato a questo risultato: Lee Dickman, cercando notizie su Pontelagoscuro, ha visto il mio sito e mi ha scritto, io, cercando notizie sul ponticello di cui mi aveva parlato, ho trovato il suo racconto The Ultimate Bridge e gli ho scritto chiedendogli il permesso di tradurlo e di pubblicarlo sul mio sito, l'ing. Lusvarghi, cercando notizie su Pontelagoscuro per decidere come realizzare il monumento da mettere nella piazza, ha letto questo racconto sul mio sito, ne è rimasto colpito ed ha previsto il tratto di pista ciclabile che ricorda lo Springbok Bridge, il suo progetto è risultato vincitore ed il Comune di Ferrara ha deciso di realizzarlo per cui la fontana, con il suo ponte stilizzato, ora abbellisce la nuova Piazza Bruno Buozzi.

Il 26 maggio del 2011, come purtroppo spesso accade, c'è stato chi ha copiato pari pari questa pagina Internet e l'ha pubblicata su di un altro sito Internet senza preoccuparsi di citarne la fonte come invece prevedono le regole di copyright di questo sito ed anche le normali regole di buona educazione.
Per altro ha inserito nell'articolo una foto che mostra come non abbia nemmeno letto con attenzione quello che ha copiato, visto che vi ha inserito una foto di un ponte di barche che nulla ha a che fare con lo Springbok Bridge.

Però, oltre a copiare pari pari la pagina in italiano, l'ha anche tradotta in portoghese, per cui ora, benché suppongo che non siano molti i lettori di questo sito a cui possa interessare, inserisco la versione portoghese di questa pagina nel mio sito [>> ].

Ovviamente è aggiornata al 26 maggio 2011 e non contiene gli aggiornamenti successivi.


L'ultimo ponte

di Lee Dickman


Vi erano ancora dei combattimenti sporadici in cittą quando oltrepassammo Ferrara e raggiungemmo la sponda del fiume. Il caos era incredibile.


Seicento e ventinove camion. Lo so; ho dovuto contarli.


Donald Bailey, un funzionario inglese, aveva un hobby: progettava modellini di ponti.
Inizialmente, avendo in mente il successo commerciale delle scatole di costruzioni Erector
[1] e Tinkertoy [2], realizzò un modello funzionante di ponte ad elementi prefabbricati.
Quando iniziò la guerra, presentò il suo progetto all'War Office.

La sua idea fu accettata e, dopo molti esperimenti e varie versioni, sempre basate sul concetto e sul disegno originali, dopo due anni il ponte era pronto per entrare in servizio proprio nel momento in cui gli alleati raggiungevano le spiagge della Sicilia.

Il generale Eisenhower, assieme a molti altri, dichiarò che l'uso del ponte Bailey era uno dei tre principali motivi per merito dei quali la seconda guerra mondiale era stata vinta dagli alleati.
Certamente, senza di lui, il Reno e la Mosa e gli innumerevoli fiumi che scorrono ad est e ad ovest degli Appennini avrebbero rallentato l'avanzata degli alleati in Europa per parecchi mesi.
Dopo la guerra Bailey ebbe, meritatamente, il titolo di Sir ed i suoi ponti furono stesi attraverso migliaia di fiumi, torrenti ed avvallamenti in quella guerra ed in quelle che l'hanno seguita.

Oggi, con appena qualche modifica, i ponti sono parte di ogni organizzazione di Protezione Civile. Nel 1983 negli Stati Uniti, l'importante autostrada interstatale n. 95, un cui ponte era stato travolto da una piena, fu riaperta al traffico in due settimane (per ripristinare il ponte permanente occorsero otto mesi).
Dopo l'11 settembre, un ponte Bailey, usato come rampa, permise di portare le attrezzature pesanti a Ground Zero. La versatilità del sistema sembra infinita: esiste perfino un ponte Bailey che collega alla riva un lastrone di ghiaccio galleggiante usato come pontile nella base del McMurdo Sound nella lontana e gelida Antartide.

Da quattordici mesi sapevamo che il possente fiume Po attraversava la strada che l'Ottava Armata doveva percorrere verso il cuore dell'Europa occupata da Hitler. Il punto dove probabilmente lo si sarebbe attraversato era già era stato scelto: Pontelagoscuro, dove, sei chilometri oltre la città industriale di Ferrara, la strada statale numero 16 raggiunge le sponde del fiume.
L'operazione gigantesca di gettare un ponte su questa formidabile barriera era stata affidata alle truppe del Corpo dei Genieri Sudafricani, la cui abilità ed affidabilità erano ben conosciute dal comando dell'Ottava Armata dopo il loro ottimo lavoro fatto in Italia, in particolare, l'aver ripristinato le officine ferroviarie di Castellamare e le acciaierie di Terni.

Di inverno, durante il periodo di calma antecedente all'offensiva del Senio [3], con le informazioni raccolte da centinaia di foto aeree e da contatti con i partigiani della zona, abbiamo scavato, a Cesenatico, una replica esatta del luogo nelle sabbie delle larghe spiagge del litorale adriatico. Indisturbati dall'azione nemica, avendo il dominio completo dei cieli, abbiamo gettato l'ultimo ponte Bailey sopra gli 800 piedi che simulavano la larghezza del fiume.
Una volta completato il lavoro, controllato ed esaminato accuratamente tutto, abbiamo contrassegnato ogni singolo pezzo, smontata l'intera struttura e caricato nei camion più di 60.000 pezzi numerati, per quasi 1900 tonnellate di peso; io facevo parte della squadra incaricata di portare questo colossale manufatto alla sua destinazione prevista.

Il ponte in origine era stato progettato in ferro, come si facevano i ponti a quel tempo, ma poi era stato invece realizzato, senza cambiare il progetto, in acciaio dolce alle acciaierie di Terni quando queste erano state rilevate dall'81esimo Genieri composto da truppe sudafricane.
Questa innovazione riduceva considerevolmente il peso dei pannelli di dieci piedi per cinque senza alcuna perdita di resistenza. Nel periodo della loro gestione, le acciaierie di Terni fornivano, sia alla Quinta che all'Ottava Armata, il 75 per cento del loro fabbisogno di ponti, risparmiando all'esercito inglese il dover spedire 30.000 tonnellate di materiali ed il dover fare tre milioni di ore lavorative al mese in più.

Ad una prima occhiata, il progetto sembra complicato, ma dal disegno si può vedere come ogni parte si inserisca facilmente in quelle vicine.

Vi erano ancora dei combattimenti sporadici in città quando oltrepassammo Ferrara e raggiungemmo la sponda del fiume. Il caos era incredibile. I resti spezzati del ponte automobilistico e di quello ferroviario ingombravano disordinatamente gli argini ed il letto del fiume, enormi crateri scavati dalle bombe ed ora pieni d'acqua ricoprivano tutta la zona, vi erano miseri corpi umani abbandonati (di italiani, i tedeschi non avevano lasciato nessuno dei loro morti), carcasse animali, murature sbriciolate, birocci e carri di legno fracassati: tutte le ripercussioni dell'incubo della guerra.

Demmo la precedenza ai genieri del Royal Engineers che dovevano far galleggiare un ponte di barche per poter far attraversare il fiume ai carri armati - due operazioni di allestimento di un ponte sarebbero state impossibili nello stesso luogo e con la frenesia di quei momenti. Fatto questo, iniziò il nostro lavoro.

Ci volle un intero giorno ed una notte prima che fosse piazzato al posto giusto il primo basamento d'appoggio. Per altri sei giorni e sei notti, la punta del ponte Bailey, manovrata a mano, si spostò lentamente in avanti dal primo pilastro (noi lo avevamo già costruito) al secondo (ed abbiamo dovuto far saltare i resti del vecchio ponte che ancora vi aderivano) per poi raggiungere il lontano argine
Più di mille uomini, aggrappati alla struttura tra forti venti, turbini di pioggia ed ondate di caldo, lavorando incessantemente il giorno e la notte, finalmente videro l'estremità del ponte fissato all'argine nord. Ancora un altro giorno e l'ultima putrella fu agganciata, l'ultimo bullone strettamente avvitato al suo posto, l'ultima passerella fissata.

Lo Springbok Bridge [4], l'ultimo ponte, aprì la strada per i carri armati "Churchill" dell'Ottava Armata che si riversarono oltre il Po e dilagarono per la pianura padana, come un gigantesco ventaglio, spingendo i resti delle forze nemiche fino ed oltre il confine austriaco.

Tutto ciò è nato dalle versatili ed innovatrici barrette di Donald Bailey. Attraverso migliaia di operazioni, le sabbie di Cesenatico e seicentoventinove camion da tre tonnellate nacque questo ponte da record, il Bailey più lungo costruito durante la guerra: mille e dieci piedi attraverso il largo corso del fiume Po.
Fu aperto ufficialmente dal generale di brigata Davey, comandante dei genieri dell'Ottava Armata, che, parlando col megafono, disse a centinaia di noi aggrappati ai pannelli: ... a voi che avete sostenuto a lungo una posizione chiave per l'Ottava Armata, estendo i miei ringraziamenti e congratulazioni per questo, per uno dei vostri successi più grandi: questo ponte Bailey, l'unico che sia stato posato sopra il fiume Po.
Queste parole furono trasmesse in diretta al resto del mondo dalla BBC che mandò in aereo il suo giornalista più importante, Richard Dimbleby, a registrare l'avvenimento.

Non importa se in quei giorni, l'Italia si arrese ed in poche settimane la guerra era finita. Non importa se successivamente abbiamo dovuto costruire un altro ponte, molto più piccolo, sull' Adige, questo era il punto più importante, l'apice, il culmine della mia guerra.

Che cosa hai fatto durante la guerra, papà?

Ho contribuito a costruire un ponticello ...


[1] - Si tratta di un gioco di costruzioni composto di pezzi metallici simili a quelli del Meccano [N.d.T].   <<

[2] - Si tratta di un gioco nel quale le costruzioni vengono realizzate unendo bacchette di legno a dischetti forati [N.d.T].   <<

[3] - Nel settembre 1944 si svolse la battaglia di Rimini che portò gli alleati a sfondare la Linea Gotica e ad occupare Rimini ma senza riuscire poi a dilagare nella pianura padana. Nei mesi successivi l'offensiva inglese della Ottava Armata arrivò a liberare Ravenna ma fu fermata sul fiume Senio dove l'armata rimase attestata per i primi mesi del 1945. Vi furono quindi vari mesi di calma prima dell'offensiva del Senio che, tra il 9 ed il 12 aprile 1945, permise alle truppe britanniche di avanzare lungo il corso del fiume Senio. [N.d.T].   <<

[4] - Springbok Bridge è il nome dato al ponte. Lo springbok è una antilope africana (Antidorcas euchore) assurta a simbolo del paese. Anche le forti squadre sudafricane di rugby e di cricket sono chiamate the Springboks [N.d.T].   <<


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