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I Silvani, signori di Castellamonte


Come si diventa nobili

Sui Silvani, signori di Castellamonte, non ho moltissimi dati ma ho voluto lo stesso dedicar loro una pagina del mio sito perché la loro storia presenta alcuni aspetti interessanti.
Innanzi tutto può sembrare curioso vedere come sono diventati nobili e cioè comprando pezzi del feudo di Castellamonte dai precedenti proprietari. E' bene precisare che Castellamonte si trova vicino ad Ivrea e quindi si trovava nei territori del Duca di Savoia.

La vendita avviene il 9 giugno 1685 e chi vende è Francesco Antonio Cognengo, vassallo del Duca Vittorio Amedeo II di Savoia. Chi compra è Vincenzo Francesco Silvano che, in base a tale acquisto ottiene anche, non il diritto, bensì la possibilità di diventare nobile. Chiede quindi l'investitura che ottiene il 21 aprile 1687 e diventa così signore di Castellamonte [1].

Il precedente signore era Amedeo Cognengo, famoso architetto piemontese che era stato, insieme al padre Carlo, tra i protagonisti dello sviluppo edilizio di Torino. I Cognengo erano considerati discendenti dei Conti di Castellamonte che si sarebbero divisi in vari rami prendendo il nome dai paesi dei quali erano signori.

Amedeo Cognengo era stato investito del feudo di Castellamonte nel 1643 dopo la morte dei padre. Il feudo non doveva essere molto ricco in quanto non vi si trovava che la grazia di un molino, con sue ragioni e pertinenze. Ben più importante per Amedeo doveva essere il feudo di Bussolino, giuntogli da una eredità della moglie nel 1638, che comprendeva miniere d'oro, d'argento, rame, stagno, piombo, ferro, pietre preziose, marchisette, ed ogni altra sorte di minerali e mezzi minerali.

Stemma dei Castellamonte Amedeo Cognengo moriva nel 1683 senza lasciare eredi maschi (aveva avuto due figlie) e senza nemmeno nipoti da parte dei suoi due fratelli. Non so che parentela vi fosse fra lui e Francesco Antonio Cognengo che provvide alla vendita del feudo di Castellamonte nel 1685.
Lo stemma dei Castellamonte era molto curioso in quanto era d'azzurro a tre monti d'oro, ciascuno caricato di tre trifogli di verde, rovesciati e sostenente un pappagallo, al naturale, colla testa rivoltata mentre il motto era QUI LA DURE [2].

Si noti che il cognome del nuovo signore di Castellamonte è indicato come Silvano e non Silvani ed in effetti così compare la famiglia nella poderosa opera di Antonio Manno [3], però tutti i suoi discendenti hanno il cognome Silvani con la i.
Sempre da quest'opera si apprende che questa famiglia proveniva dal Monferrato che, nel 1685, non era ancora dei Savoia che però ne gestivano svariate terre dopo la pace seguita alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato (1628 - 1631).

Successivamente Vincenzo Francesco Silvano compra un'altra piccola frazione del feudo e quindi l'investitura va ripetuta e viene nuovamente concessa il 10 marzo 1704. Questa investitura era concessa alla persona che l'aveva richiesta quindi, quando costui moriva, era compito dell'erede chiedere nuovamente l'investitura entro una certa data, pena la decadenza dal titolo.
Quindi ai Silvani, nel 1734, veniva nuovamente concesso il titolo di Signori di Castellamonte.

Il primo di questa famiglia è Lorenzo che è un orefice di Ivrea. Sposa Bianca Filiberta ed ha quattro figli: Francesco, Antonio (1635), Clara (1636) e Vincenzo Francesco (1638). Lorenzo nel 1649 acquista dei beni feudali a Castellamonte.

E' poi Vincenzo Francesco che, come già detto, acquista altre parti del feudo di Castellamonte e ne ottiene l'investitura. Vincenzo è foriere di palazzo (cioè curava gli approvvigionamenti) e sposa Caterina De Rossi da Savigliano.
Abbiamo poi Lorenzo Francesco Antonio (1701) che sposerà, nel 1734, Prospera Millano figlia dell'avvocato Giovanni Battista e sua figlia Anna (Domenica Maria) Maddalena che sposerà (il 13 maggio 1752) Giuseppe Mollo di Barbania della quale parlo più avanti.
Nella seconda metà del Settecente abbiamo Giovanni Vincenzo Silvani ed anche di lui parlo più avanti.

Stemma dei Silvano di Casale Purtroppo il Manno non riporta lo stemma dei Silvano signori di Castellamonte, può darsi utilizzassero quello del feudo di Castellamonte, già descritto [4]. Nel Blasonario Casalese [5] c'è uno stemma di una famiglia Silvano ma non sembra si possa trattare della stessa famiglia in quanto si tratta di una antica famiglia consolare casalese [>>]. Lo stemma è palato di quattro, di rosso e di verde, alla stella (8), d'argento.
Secondo Pericle Massara Di Previde, erudito dell'Ottocento, questi Silvano appartengono alla stessa stirpe di quelli di Castellamonte [6], ipotesi rigettata dal Manno.

Se abbia ragione Pericle Massara Di Previde che sostiene che i Silvano di Casale appartengono alla stessa stirpe di quelli di Castellamonte o il Manno che lo nega, è difficile a dirsi. Certo è che non è impossibile.

Il primo dei Silvani di Castellamonte, Lorenzo Silvano (con la o finale), era un orefice di Ivrea che ebbe avuto il primo figlio nel 1635, quindi, considerato che Gaspare Antonio di Lorenzo dei Silvano di Casale fu un fuoruscito politico nel 1565 ed ebbe un figlio, Alessandro, non è impossibile che questo Lorenzo sia un ulteriore figlio di Gaspare Antonio di Lorenzo chiamato come il nonno.

L'immunità di dodicesima prole

Nel ducato sabaudo i nobili erano soggetti a delle tasse che il Duca poteva richiedere ai titolati quando gli abbisognava e che erano dette le Cavalcate.
Esisteva però una legge per cui le famiglie che avessero messo al mondo dodici figli viventi erano esentate da ogni tassa e ciò valeva anche per i nobili.

Vi erano delle regole su come conteggiare i dodici figli (erano conteggiati anche i nipoti nati da figli premorti ed i figli o nipoti morti in guerra) e ciò diede luogo anche a della contestazioni perché, specie per i nobili, ottenere questa esenzione da tutti i tributi, carichi pubblici, gabelle e altri oneri, diretti o indiretti, pensati ed impensati era molto importante [7].

Chi ottiene questo diritto (il 14 marzo 1778) è Anna Maddalena Silvani dei signori di Castellamonte che aveva sposato, nel 1753, Giuseppe Mollo dei signori di Barbania che aveva avuto la conferma dell'investitura il 5 aprile 1748 dopo la morte del padre Ignazio Antonio (1688 - 1745) [8].

Anna Maddalena Silvani ebbe ben quattordici figli: Antonio Pompeo, Prospera Ugonina, Gianvincenzo, Michele Luigi (morto nel 1827) sacerdote, Barbara Maria Teresa (morta nel 1815) monaca, Carlo Giacinto (morto nel 1838) scrivano della Camera dei Conti, Ignazio Felice capitano nel Reggimento Susa, Vittorio Maria, Maria Lodovica, Giuseppe Simeone (1772 - 1854) capitano, Gabriella Libania, Franchina Maria, Giambattista Girolamo, Filiberto Gioacchino (nato nel 1782) [9].

Stranamente, tra così tanti figli, nessuno ha dei figli a sua volta. Allora Giuseppe Simeone Mollo, che aveva sposato nel 1818 Faustina Nomis figlia del cavaliere Agostino di Cossilla, lascia erede il nobile Gioacchino dell'Isola del Borghetto, coll'obbligo di rifare il casato.

Un curioso processo

Nel 1771 avviene un curioso processo contro Giovanni Vincenzo Silvani, signore di Castellamonte, che è accusato di essersi qualificato come Conte. Non si tratta di un caso isolato perché, nel 1771, troviamo moltissimi nobili accusati dello stesso reato [10].

Il processo ha luogo il 25 luglio 1771 ad Ivrea davanti all'avvocato fiscale Michel Angelo Balegno: Giovanni Vincenzo Silvani è accusato di essere stato qualificato come Conte in un atto del 29 marzo 1771 del Notaio Besso Antonio Gallo.
E' abbastanza curioso che di un errore del notaio sia accusato il Silvani e non il notaio ed in effetti è questa la linea di difesa adottata (per altro senza risultato) da vari altri nobili accusati dello stesso reato ma il Silvani è anche accusato dall'aver firmato l'atto scrivendo Giovanni Silvani Castellamonte e gli si imputa quindi di aver praticato una sottoscrizione equivoca suscettibile di quel maggior titolo.

Il Silvani viene condannato alle spese, inibizione e cancellazione esattamente come anche tutti gli altri nobili accusati dello stesso reato.
Dalla lettura dei vari verbali si capisce che tutti questi nobili erano da sempre chiamati Conti pur senza esserlo così come oggi ci si rivolge ad un Tenente Colonnello chiamandolo Colonnello ed i notai si erano adeguati a quest'uso.

Sembra quindi strano che solo nel 1771 ci si scagli contro il diffondersi di questo abuso ma la spiegazione del perché di tutto ciò è abbastanza chiara se si nota che il processo è tenuto da un avvocato fiscale e si legge l'ultima frase del verbale dove si dice che bisogna porre riparo al grave pregiudizio che, tutto a giorno, ne soffre il Patrimonio del Principe alla di cui regale potestà di conceder titoli viene, con sì fatto, abuso, attentato.

Si tratta quindi di un puro problema economico e cioè di tasse: per avere un titolo nobiliare o anche solo per la sua conferma bisognava pagare e più il titolo era alto e più si pagava per cui non si voleva più tollerare che chi aveva pagato per essere iscritto come Signore fosse poi chiamato Conte senza aver pagato il di più.
In effetti, nel 1770, chi riceveva una concessione personale al titolo di Conte doveva pagare ben 150 lire mentre chi acquisiva un feudo senza giurisdizione ne pagava solo 20 [11].


[1] - Gustavo Mola di Nomaglio - Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia - pag. 295 - Società storica delle Valli di Lanzo - Lanzo Torinese, 2006.   <<

[2] - Camillo Boggio - Gli architetti Carlo ed Amedeo di Castellamonte e lo sviluppo edilizio di Torino nel secolo XVII in Atti della società degli ingegneri e degli architetti in Torino - Anno XXIX, n. 35 della serie - Camilla e Bertolero - Torino, 1895.   <<

[3] - Antonio Manno - Il Patriziato Subalpino: dizionario genealogico - Volume 29, pagg. 419-420 - Pacchie - Peretti - S.l., 19..?.   <<

[4] - L'attuale stemma del Comune di Castellamonte è invece diverso ed è d'argento al castello fondato sopra un monte roccioso, il tutto al naturale   <<

[5] - Blasonario casalese ovvero raccolta di stemmi di tutte le famiglie nobili o civili oggi e una volta fiorenti in Casale Monferrato - a cura di Pier Felice degli Uberti e Marco Canova - Studium, Accademia di Casale e del Monferrato - Casale Monferrato, 1985.   <<

[6] - Pericle Massara di Previde - Genealogie Patrie - manoscritto - Biblioteca Reale Sabauda di Torino.   <<

[7] - Gustavo Mola di Nomaglio - opera citata - pagg. 309-313.   <<

[8] - Vittorio Spreti - Enciclopedia storico-nobiliare italiana - Appendice, Volume Secondo, pagg. 341-342 - Milano, 1935.   <<

[9] - Antonio Manno - opera citata - Volume 20, pagg. 319.   <<

[10] - Gustavo Mola di Nomaglio - opera citata - pagg. 295-296.   <<

[11] - Gustavo Mola di Nomaglio - opera citata - pagg. 315-316.   <<


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