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La matematica è la filosofia delle filosofie?


Sull'importanza della matematica

Chi definiva la matematica come la filosofia delle filosofie era il mio severissimo professore di Matematica e Fisica del Liceo. Con queste parole intendeva dire che la matematica è talmente importante che la sua conoscenza sovrasta tutte le altre essendo ad esse propedeutica.

A noi studenti ciò sembrava una evidente esagerazione ma se si voleva semplicemente dire che chi è bravo in matematica spesso è bravo anche nelle altre materie, come una volta ci specificò il nostro professore, si può anche essere d'accordo senza, però, che questo fatto implichi una superiorità della matematica sulle altre materie.

E' evidente che chi ha una mente matematica è abituato ad affrontare i problemi ordinandoli ed esaminandoli attentamente e che, per aver un buon risultato nelle interrogazioni di matematica, occorre avere anche un buona memoria vista la grande quantità di teoremi e dimostrazioni da ricordare per cui è facile che costui ottenga buoni risultati anche nelle altre materie.

Del resto anche il buon giocatore di scacchi deve essere un tipo attento e ragionatore per cui spesso chi è bravo a giocare a scacchi riesce bene anche negli studi ma ciò non significa automaticamente che sia più intelligente di chi non riesca a raggiungere la concentrazione necessaria per essere un campione in questo gioco.

Se invece si vuol vedere la matematica come una materia dotata di una superiorità morale sulle altre ed indispensabile a qualunque studio per ottenere l'etichetta di scientifico, si erra grandemente ma purtroppo, al giorno d'oggi, anche importanti scienziati si rifiutano di affrontare qualunque studio o teoria che non abbia una solida base matematica.

Invece esistono importanti materie, anche scientifiche, per le quali la matematica, pur se importante, non è affatto indispensabile ed una di queste è proprio una materia molto vicina alla matematica e molto spesso insegnata dagli stessi professori: la geometria.

La geometria è nata prima che la matematica venisse codificata e della matematica non ha avuto bisogno. Si possono disegnare moltissime figure geometriche e confrontarle tra loro usando solo un compasso ed una riga senza alcuna tacca che indichi le varie misure e si possono dimostrare i teoremi della geometria euclidea col confrontare angoli e superfici senza mai utilizzare il concetto di misura.

Solo il cerchio non è quadrabile con riga e compasso per via della presenza del π greco [1] ma anche la matematica per definire il π deve introdurre i numeri trascendenti che sono i numeri irrazionali che non siano soluzione di alcuna equazione polinomiale. Per altro esistono anche dei numeri che si pensa siano trascendenti ma senza che sia ancora stato possibile dimostrarlo.

E' stato inventato anche il termine scienze esatte per definire quelle scienze che hanno una solida base matematica e con le quali è possibile dimostrare qualcosa. Molti però pensano che se qualcosa è dimostrabile sia sicuramente vera e che ciò che non lo è, sia non scientifico e vada subito rigettato senza nemmeno esaminarlo.

Tutti costoro dimenticano che una dimostrazione consiste in un ragionamento logico che fa vedere come la proprietà stessa sia conseguenza o di postulati che si sono ammessi precedentemente o di definizioni già date o di altre proprietà già dimostrate. Una dimostrazione quindi deriva, direttamente o indirettamente, da uno o più postulati ed un postulato è una proposizione che enuncia una proprietà che si ammette senza dimostrazione [2].

Quindi un fatto che sia dimostrabile non è affatto vero di per sé ma deriva da alcune affermazioni assolutamente indimostrabili prese per buone. Queste nelle scienze esatte sono chiamati postulati mentre la religione le chiama dogmi ma, dal punto di vista della verità, sono la stessa cosa.

Cambiando un postulato cambiano tutte le dimostrazioni che ne derivavano e ciò che prima era vero ora non lo è più. Ad esempio tutta la geometria proiettiva deriva dall'aver cambiato il postulato che dice che per un punto esterno ad una retta passa una ed una sola retta parallela con un altro che dice che per un punto esterno ad una retta non passa alcuna parallela (e quindi le cosiddette parallele si incontrano in un punto posto all'infinito).

Un altro grosso errore che molti fanno riguardo alla matematica è pensare che la matematica sia vera di per sé e che l'uomo si limiti solo a scoprire quanto ciò esiste da sempre.

Perfino persone che di matematica se ne occupano e che quindi si suppone la conoscano bene sostengono la superiorità della matematica sulla letteratura perché il matematico deve scoprire mentre il letterato può inventare, cosa considerata più facile.

Dubito che costoro avrebbero superato l'esame di Analisi I che Giuseppe Zwirner, famoso autore di ottimi e diffusissimi testi per l'insegnamento della matematica, teneva presso l'Università di Padova negli anni '50 e '60.

Infatti una delle sue domande più temute era quanto fa due più due? Chi avesse osato dire quattro sarebbe subito stato buttato fuori in mezzo agli sberleffi dei presenti. Bisognava invece introdurre il concetto di numero, dare la definizione generale di numero, definire le sezioni del corpo dei numeri razionali, definire i numeri reali, dare le quattro definizioni indispensabili per il confronto dei numeri reali, dimostrare un teorema sulle sezioni del corpo dei numeri razionali ed infine definire la somma di due numeri reali [3].

In pratica si tratta di quanto cercava, inutilmente, di insegnarci il nostro severissimo professore di Liceo citato in precedenza e che provocò la nostra ribellione come racconto in un'altra pagina di questo sito [>>].

La matematica quindi è un'invenzione dell'uomo e non una sua scoperta ed il matematico è colui che definisce, a suo piacimento, delle regole partendo dalle quali dimostra poi una serie di cose. La matematica quindi può essere utilissima ma non è vera di per sé più di quanto lo sia il dire andate direttamente in prigione senza passare dal VIA, nota regola del gioco del Monopoli.

Ciò non significa che non sia utile anche lo studio della matematica teorica dato che può accadere che teorie matematiche inizialmente fini a se stesse trovino poi improvvisa applicazione pratica come è accaduto con l'algebra booleana per i computer e con la fuzzy logic per i sistemi di controllo dei condizionatori d'aria ed altri apparecchi.

Tutto ciò viene spiegato, in maniera più semplice e specialmente più divertente, da Posapiano Squizzagnocchi (il personaggio dei burattini bolognesi inventato da Augusto Galli intorno al 1877 e più noto con Sganapino) in una sua scenetta dove critica i dotti dicendo è facile dire 1 + 1 = 2 ma è proprio vero? se vado al mercato ed al mattino vendo un asino ed al pomeriggio ne vendo un altro, alla sera posso dire di aver venduto due asini ma se al mattino vendo un asino ed al pomeriggio un maiale, alla sera cosa posso dire?.

Si può replicare che è noto che non si possono sommare le pere con le mele ma non si pensa che quando noi diciamo due pere operiamo una notevole approssimazione perché in realtà le due pere non sono affatto identiche fra loro e quindi non si potrebbero sommare ma, dato che per noi le loro differenze sono poco significative, le trascuriamo. Il numero due quindi è una astrazione molto comoda ma che nella realtà non esiste.

Chi vedeva nel numero il principio e l'essenza di tutte le cose era Pitagora di Samo che su ciò fondò una vera e propria religione che però andò in crisi quando si scoprì che la diagonale del lato di un quadrato non è commensurabile con il lato e cioè non esiste alcun sottomultiplo del lato che sia contenuto un numero intero di volte nella diagonale.

Se Pitagora avesse considerato che i numeri sono una astrazione ed avesse pensato a definire qualche numero più vicino alla realtà concreta avrebbe potuto risolvere facilmente il problema ma, ovviamente, ciò avrebbe voluto dire abbandonare l'idea fondamentale alla base delle sue teorie che consideravano i numeri esistenti di per sé ed alla base dell'intero universo.

Pensando a ciò ho voluto quindi definire due nuove corpi di numeri che ho chiamato i numeri elastici ed i numeri concreti che, essendo più vicini alla realtà di ogni giorno, fanno sì che la diagonale del quadrato sia commensurabile col lato e che il cerchio sia quadrabile con riga e compasso.

I numeri elastici ed i numeri concreti

Quando lavoravo all'Arpa dell'Emilia-Romagna i nostri laboratori di analisi furono posti in qualità secondo le norme ISO 9001 e ISO/IEC 17025. Una delle prime cose da controllare fu che tutte le misure delle analisi effettuate riportassero sempre anche la percentuale di errore della misura stessa e (cosa curiosa) ciò valeva anche per quelle analisi la cui risposta era un od un no.

Tutto ciò mi ha dato l'idea di definire il corpo dei numeri elastici come l'insieme del corpo dei numeri razionali relativi e di un numero relativo predefinito (ovviamente cambiando il numero relativo predefinito ottengo un nuovo e diverso corpo dei numeri elastici per cui esistono infiniti corpi dei numeri elastici).

Un singolo numero elastico è quindi definito da una coppia di numeri razionali relativi, il secondo dei quali (definito percentuale) è il medesimo per tutti numeri appartenenti allo stesso corpo dei numeri elastici. Dati quindi due numero elastici ε = (A, P) e ζ = (B, P) si dirà che sono uguali e si scriverà ε = ζ quando l'intersezione degli insiemi di numeri razionali relativi (A - A * P / 100, ..., A, ..., A + A * P / 100) e (B - B * P / 100, ..., B, ..., B + B * P / 100) non è l'insieme vuoto.

Per definire i numeri concreti invece ho pensato che, quando noi misuriamo qualcosa, operiamo già un adeguamento ad una misura minima. Ad esempio se devo dire la distanza fra Roma e Berlino non starò certo a considerare i millimetri come invece dobbiamo fare quando ci stiamo occupando di un disegno tecnico.

Un singolo numero concreto è quindi definito da una coppia di numeri razionali relativi, il secondo dei quali (definito misura minima) è il medesimo per tutti numeri appartenenti allo stesso corpo dei numeri concreti. Dati quindi due numeri concreti κ = (A, M) e λ = (B, M) si dirà che sono uguali e si scriverà κ = λ quando l'intersezione degli insiemi di numeri razionali relativi (A - M/2, ..., A, ..., A + M/2) e (B - M/2, ..., B, ..., B + M/2) non è l'insieme vuoto.

Qualcuno potrebbe obiettare che lo Zwirner storcerebbe alquanto il naso di fronte a tali definizioni dato che, per poter chiamare numero un certo ente, si devono poter definire per esso le quattro operazioni fondamentali in modo che valgano le consuete proprietà formali ma penso che sia possibile, con appropriate definizioni, ottenere ciò anche se ora non lo faccio essendo inutile, ai fini del mio discorso, presentare una compiuta teoria matematica.

Del resto è evidente che nella realtà si può sempre trovare un sottomultiplo del lato che sia contenuto un numero intero di volte nell'ipotenusa di un quadrato dato che ad un certo punto le differenze fra i due sottomultipli diventano non più misurabili e quindi del tutto trascurabili.

La dimostrazione dell'incommensurabilità della diagonale del quadrato rispetto al lato si basa sul fatto che, esaminando il triangolo rettangolo formato da due lati del quadrato e dalla sua diagonale, si vede che il quadrato costruito sull'ipotenusa è uguale alla somma di quelli costruiti sui cateti e quindi, essendo i cateti uguali fra loro, occorrerebbe trovare un numero razionale che moltiplicato per se stesso dia due ma un tale numero non esiste.

Invece, usando i numeri elastici si vede subito che, in base alla definizione di numero elastico, (1414/1000, 1) moltiplicato per se stesso è uguale a (2, 1) mentre per i numeri concreti è sufficiente far notare che, in base alla definizione di numero concreto, M è sottomultiplo di qualunque numero concreto.

Per quanto riguarda la quadratura del cerchio già gli antichi egizi la ottenevano dividendo il diametro del cerchio in nove parti e costruendo un quadrato col lato composto di otto parti. In realtà, con i nostri conteggi moderni, le due aree non sono uguali ma dato che la differenza è veramente minima, lo diventano usando i numeri elastici od i numeri concreti.

Del resto dato che la geometria, come dice il nome, è nata per misurare la terra, ai fini pratici, un terreno tondo con diametro di nove ha la stessa area di uno quadrato con lato di otto dato che la differenza fra i due è del tutto trascurabile: chi acquista una casa valuta la sua superficie in metri quadri e non in millimetri o in nanometri quadri e due case di 100 mq hanno la stessa superficie anche quando, nella realtà, una delle due avesse qualche centimetro quadro in più (cosa, per altro, della quale nessuno si accorgerebbe mai).

Concludo dicendo che, quanto io riporto, in realtà, viene già insegnato ad Ingegneria nell'esame definito Metodi di misura ed osservazione dove ci si pone il problema dell'ineliminabile errore nelle misure legato alla sensibilità dello strumento e come poi ciò si propaghi sui susseguenti conteggi ma ciò viene visto appunto come un errore e non si è pensato a definire una matematica con numeri adeguati a rappresentare meglio i vari casi reali.

[1] - E' cosa poco nota ma molto curiosa che invece esistano superfici curve quadrabili con riga e compasso. Già Ippocrate di Chio aveva dimostrato che, se sui lati di un quadrato inscritto in un cerchio si tracciano quattro semicirconferenze, le quattro lunule che si ottengono hanno area uguale a quella del quadrato.   <<

[2] - M. Manarini ed E. Manarini Pini - Geometria per gli Istituti Tecnici - Bemporad-Marzocco - Firenze, 1963.   <<

[3] - Giuseppe Zwirner - Lezioni di Analisi Matematica - Parte Prima - Terza edizione - pagg. 16-40 - CEDAM - Casa Editrice Dott. Antonio Milani - Padova, 1968.   <<


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