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Storia di Pontelagoscuro


I mestieri di Pontelagoscuro

Pontelagoscuro è stato un borgo con una storia molto particolare che non ha eguali in tutta Italia perché la sua ricchezza non nasceva dalle ubertose campagne circostanti ma dal commercio lungo il Po su cui transitavano beni d'ogni genere.
Per meglio vedere l'importanza del commercio per Pontelagoscuro può essere interessante esaminare quali fossero i mestieri dei suoi abitanti.

Ho deciso di trattare i dati relativi alla metà dell'Ottocento in quanto, in quel momento, Pontelagoscuro era un porto di primaria importanza. Si pensi che nel 1843 il valore delle merci, da o per l'estero, transitate per Pontelagoscuro era più di tre volte superiore a quello di tutte le merci transitate per il porto di Ravenna [1].

Per quest'epoca abbiamo il censimento ed i ruoli delle tasse del 1853 e due Stati delle Anime uno del 1855 e l'altro del 1858. Il censimento del 1853 è molto complicato da esaminare ma fortunatamente ne è stato fatto un estratto che riguarda la sola Pontelagoscuro e che ho potuto consultare presso l'Archivio Storico Comunale di Ferrara [2].

Purtroppo non ho ancora avuto il tempo di ricopiare la notevole massa di dati che contiene ma già dai dati riassuntivi si vede che a Pontelagoscuro la popolazione è tutta concentrata nel borgo anziché essere in gran parte sparsa nelle campagne circostanti come accadeva agli altri paesi della Pianura Padana.

Infatti nel paese di Pontelagoscuro vivono infatti ben 1158 persone suddivise in 291 famiglie che occupano 239 case mentre nelle campagne circostanti vivono solo 610 persone suddivise in 106 famiglie.

Il ruolo delle tasse del 1853

Il ruolo delle tasse del 1853 [3] si basa sulla situazione presente ad ottobre di quell'anno e riguarda solo i redditi derivanti dal commercio o da professioni liberali, quindi non comprende nè chi ricavava il proprio reddito da terreni o case, nè chi lavorava per altri.

E' comunque molto interessante perché, dandoci l'indicazione di quanto dovuto, ci informa anche su quali erano le attività più redditizie.

Chi, di gran lunga, è il più tassato è Luigi Turchi che, assieme ai suoi soci Giuseppe Petruzzio e Ferdinando Costa, paga 21 scudi annui per le attività di speditore di merci, negoziante e soprattutto per la grande fabbrica di sapone che diventerà famosa in tutto il mondo con il nome di Chiozza &Turchi ma che al presente si chiama Luigi Turchi & C.

Gli altri speditori pagano molto meno ma sono comunque quasi tutti ai livelli più alti di tassazione. Giovanni Battista Corti e Giosuè Forlani pagano 6 scudi e 50 baj ognuno mentre Marianna Ozeri ne paga 5 e 50 e lo stesso pagano (Francesco) Plenario e (Gaetano) Cavallari che sono associati.
Altri speditori di merci sono Filippo Natali, Pietro Carassiti ed Antonio Cimatti che pagano rispettivamente 3 scudi e 25 baj, due scudi ed uno scudo.

Che paghino più di costoro, che ricavavano il proprio reddito direttamente dal commercio fluviale, vi sono solo alcuni commercianti che prosperavano per merito della ricchezza apportata al paese dal commercio sul Po.
Si tratta di Francesco Dolcetti che ha una drogheria (ma che si occupa anche di commercio) e che paga 8 scudi e 50 baj e Luigi Martinenghi che ha un forno, una macelleria ed uno stallatico e che paga la stessa cifra mentre i fratelli Carlo e Gaetano Guarnieri pagano 6 scudi e 50 baj ma, oltre al negozio di pizzicagnolo, hanno anche una fabbrica di liquori e lo spaccio del sale.

Per avere un'idea delle cifre in questione si tenga presente che dei tre medici del borgo due, Luigi Caravita e Giovanni Bagolini, pagano 2 scudi e 50 baj ciascuno mentre Eugenio Gambini ne paga due.

Più dei medici guadagnavano anche i tre commissionari del paese (cioè coloro che rappresentavano case o ditte dislocate altrove) che sono Paolo Scarpa che paga 6 scudi e 50 baj, Felice Blesich che ne paga 5 e 50 ed Enrico Bernadello che paga 3 scudi e 35 baj.
Guadagna bene anche Benedetto Braghini che è negoziante di bestiami e paga 4 scudi e 50 baj ed Antonio Patrignani che si occupa di trasporti sul fiume e che paga 3 scudi e 25 baj.
Vi sono poi tre sensali (Biagio Goldini, Biagio Melchiorri e Giovanni Forza) che pagano due scudi ciascuno.

Come si vede quasi tutti fra quelli che più guadagnano (e più pagano di tasse) si occupano di attività direttamente o indirettamente legate al commercio.

Abbiamo poi altri tre pizzicagnoli dei quali solo Francesco Cavallari paga due scudi mentre gli altri due pagano uno scudo ciascuno. I tre caffettieri del paese pagano uno scudo e 50 baj mentre i tre osti pagano solo uno scudo. La stessa cifra pagano un negozio di tessuti e tre dei cinque vetturini del paese (gli altri due pagano solo 50 baj ciascuno).

Infine ci sono due pescivendoli, quattro ortolani ed un pastarolo, tre barbieri, tre sarti e sette calzolai, cinque muratori, tre falegnami, tre fabbri ed un bottaio, cinque biroccianti e due carradori. Quasi tutti costoro pagano 50 baj di tasse e solo qualcuno ne paga 75.

Per quanto riguarda le professioni liberali, oltre ai tre medici già citati, abbiamo un veterinario (Pietro Bertaglia) che paga uno scudo e 50 baj, due farmacisti ed un flebotomo (cioè chi fa i salassi ed altre medicazioni) che ne pagano uno ciascuno ed una ostetrica (Elisabetta Paganini) che paga anch'essa uno scudo e che viene definita mammana.

Nell'elenco che ho usato ci sono anche i dati relativi a Ravalle, Casaglia e Porporana. La prima cosa che si nota è che le persone elencate sono molto meno di quelle che ci sono a Pontelagoscuro (cinque nelle attività liberali e nove nel commercio) e la seconda è che, mentre chi ha un'attività liberale (un medico, tre flebotomi ed un farmacista) paga all'incirca come i suoi colleghi di Pontelagoscuro, chi ha un'attività commerciale guadagna molto meno. Infatti solo il fornaio di Porporana (Nicola Perini) paga 75 baj mentre tutti gli altri commercianti ne pagano solo 50.

Lo Stato della Anime del 1858

La chiesa di Pontelagoscuro è stata completamente distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ma l'Archivio Parrocchiale è stato parzialmente salvato dal Parroco di allora, Don Cavallini, prima della distruzione della chiesa.
Nell'Archivio Parrocchiale si trovano ora due Stati delle Anime (cioè l'elenco di tutte le famiglie della Parrocchia) relativi alla metà dell'800.

A prima vista questi due Stati delle Anime sono molto simili fra loro ma uno reca nella prima pagina l'indicazione di essere stato redatto nel 1855 [4] e l'altro reca nell'ultima l'indicazione di essere stato redatto nel 1858 [5]. Ho utilizzato quest'ultimo anche perché è un po' più facile da leggere essendo il primo scritto con un inchiostro molto sbiadito.

Le persone sono divise per famiglie e di solito viene riportata la professione del solo capofamiglia per cui non si possono fare statistiche precise in quanto è evidente che molto spesso il capofamiglia era aiutato nella sua attività dalla moglie e dai figli più grandi e talvolta anche da un fratello e dai suoi figli.

I numeri relativi al totale degli abitanti non sono molto diversi da quelli di cinque anni prima. Infatti nel borgo risultano abitare 1157 persone suddivise in 294 famiglie e nelle campagne circostanti 676 persone suddivise in 100 famiglie.
In questo documento abbiamo anche la suddivisione fra uomini (942) e donne (891). Dove è maggiore il divario fra uomini e donne è in campagna dove abitano 371 uomini e solo 305 donne il che è logico se si considera la forza che richiede il lavoro dei campi.

Inoltre viene indicato anche quante sono le anime da Comunione il che, per differenza col totale, ci permette di sapere quanti erano i bambini piccoli che in totale erano 345 dei quali 205 vivevano nel borgo e 140 in campagna.

Ovviamente ritroviamo gran parte dei nomi del ruolo delle tasse del 1853. Luigi Turchi viene definito Commerciante e Spedizioniere ma, in questo elenco, troviamo, lui compreso, ben diciotto persone definite come Spedizionieri mentre nel ruolo delle tasse di cinque anni prima gli speditori di merci erano solo undici.

Confrontando i due elenchi vediamo che i nomi che compaiono in entrambi sono quelli di Luigi Turchi, Ferdinando Costa, Francesco Plenario, Gaetano Cavallari, Filippo Natali, Pietro Carassiti e Antonio Cimatti. Troviamo poi Pellegrino Forlani al posto di Giosuè Forlani ed Antonio Ozeri (che viene definito Spedizioniere e Possidente) al posto di Marianna Ozeri mentre Giovanni Battista Corti è deceduto e la sua vedova dirige quella che viene definita Casa di Commercio. Solo Giuseppe Petruzzio non compare nello Stato delle Anime ma è probabile che non risiedesse a Pontelagoscuro.

Abbiamo quindi nove nuovi nomi, tre di questi sono quelli che che, nell'elenco del 1853, erano indicati come commissionari e che ora sono definiti come spedizionieri e cioè Enrico Bernardello, Paolo Scarpa e Felice Blesich. Il quarto nome è quello di Giovanni Forza che, in precedenza, era sensale.

Abbiamo poi i fratelli Natale e Francesco Astolfi che nel ruolo delle tasse del 1853 non comparivano. E' però da tener presente che gli Astolfi sono imparentati con i Natali e che Filippo Natali, che nel 1853 pagava 3 scudi e 25 baj in quanto spedizioniere, ora vive in casa di Natale Astolfi.
Anche Vincenzo Pavani, che risulta essere spedizioniere, vive in casa con un altro spedizioniere e cioè con suo suocero Pellegrino Forlani.

Infine gli ultimi due nuovi spedizionieri sono Giuseppe Patrasso e Francesco Cavallari ed entrambi hanno sposato una sorella dei fratelli Guarnieri che nel 1853 erano tra i più tassati in quanto proprietari di un negozio di pizzicagnolo, una fabbrica di liquori e lo spaccio del sale. Patrasso abita in una casa di proprietà dei fratelli Guarnieri.

E' probabile che questo grande aumento nel numero degli spedizionieri sia dovuto semplicemente al fatto che, nello Stato delle Anime, era più semplice definirsi così rispetto al ruolo delle tasse in quanto, a Pontelagoscuro, lo Spedizioniere era ammantato di un'aura di ammirazione che non aveva chi gestiva altre attività.
Questa ammirazione l'ho riscontrata personalmente parlando, anni orsono, con i figli di Agostino Cavallari che raccontavano di come loro nonno, Antonio, fosse Spedizioniere.

Guardando poi i nomi dei più tassati nel ruolo del 1853 e controllando poi lo Stato delle Anime del 1858, ho notato che tra coloro per i quali è indicato una professione, mancano Francesco Dolcetti, Luigi Martinenghi e Antonio Patrignani. Non avendo ancora esaminato nel dettaglio i nomi di coloro per i quali non è indicato un mestiere non so cosa sia successo loro.

Di Benedetto Braghini invece so che è deceduto. La sua vedova, Teresa Goldini, viene definita Possidente.
Nel documento del 1853 i possidenti non comparivano mentre nello Stato delle Anime troviamo ben nove famiglie di possidenti. Due di questi sono anche spedizionieri mentre per tutti gli altri ricorre solo l'indicazione di possidente. Solo uno di loro vive in campagna mentre tutti gli altri vivono nel borgo.

Dei tre sensali uno (Giovanni Forza) è diventato spedizioniere mentre gli altri due (Biagio Goldini e Biagio Melchiorri) continuano a fare i sensali di commercio. Ora però abbiamo anche un mezzano di commercio (Giacomo Silvagni) che è imparentato con i Cavallari spedizionieri.
Presso il nome di Carlo Guarnieri c'è scritto pizzicagnolo ed in tutto risultano esserci cinque pizzicagnoli esattamente come indicato nel ruolo delle tasse di cinque prima.

Passando a confrontare i dati relativi alle professioni liberali troviamo indicati solo due medici rispetto ai tre del 1853. Uno è sempre Giovanni Bagolini mentre l'altro, che è il medico condotto, è un nome nuovo (Francesco Monti) ma, controllando gli altri due nomi si vede che effettivamente Eugenio Gambini non compare fra coloro che hanno una professione ma che invece Luigi Caravita c'è sempre ma che per lui, anzichè scrivere medico si è preferito scrivere Segretario Comunale.

Ciò è abbastanza curioso perché la carica di segretario comunale come anche quella di sindaco non era certo una professione ma un incarico poco più che onorifico in quanto, nello Stato Pontificio, i Comuni coincidevano con le Parrocchie e non avendo praticamente alcuna autonomia amministrativa, non corrispondevano affatto a quello che intendiamo oggi con questa parola.

Stranamente lo Stato delle Anime del 1858 non riporta nemmeno un veterinario ma scorrendo i nomi si trova che Pietro Bertaglia, che nel 1853 pagava uno scudo e 50 baj come veterinario, vive sempre a Pontelagoscuro ma, presso il suo nome, non è riportata alcuna professione.

Considerato che, a quest'epoca, Pietro Bertaglia ha 45 anni e quindi non è pensabile che abbia smesso di lavorare, ciò fa supporre ad una dimenticanza e fa temere che anche per altre persone manchi l'indicazione della professione. Per altro non è impossibile che invece stesse cambiando lavoro dato che, presso i suoi discendenti, viene ricordato come farmacista e non come veterinario.

I farmcisti risultano essere sempre due come cinque anni prima, il flebotomo invece non compare più. C'è sempre una levatrice ma ora viene definita ostetrica comunale. Sembrerebbe essere una persona diversa dalla mammana del 1853 ma invece si tratta sempre della stessa indicata la prima una volta col cognome del marito (Paganini) e la seconda col suo (Pastori).

Dato che lo Stato della Anime riporta anche i lavoratori dipendenti possiamo vedere le varie tipologie di lavoratori e valutare quanti di essi dipendessero, direttamente o indirettamente, dal porto e dal traffico fluviale, però, avendo già parlato del segretario comunale, vediamo prima quante persone lavorassero per il Comune.

Oltre al segretario comunale e all'ostetrica già citati abbiamo un maestro, due impiegati ed un cursore comunale che dovrebbe essere colui che si recava a Ferrara a prendere o a portare documenti e notizie. Infine c'è il sindaco che è il Cavalier Francesco Tranz che per tanto tempo si è occupato delle sorti del borgo e che ora ha 71 anni.

L'altra autorità del paese è la Chiesa ma troviamo solo l'Arciprete, don Enrico Ricci, che vive con la mamma vedova ed una sorella nubile ed il cappellano (Sante Tamburini). Tutti costoro abitano in canonica mentre invece il sagrestano, con moglie e figli, vive in una casa di proprietà della Compagnia del Santissimo Sacramento.

A riprova dell'importanza del commercio e specialmente di quello estero per Pontelagoscuro abbiamo che l'ente pubblico che ha di gran lunga più dipendenti è la Dogana dove lavorano un cassiere, un regolatore, un revisore, un verificatore, nove impiegati, un alunno, un capo facchino, quattro facchini ed infine un Tenente di Finanza.
A Pontelagoscuro c'è anche un brigadiere ma non so se dipendesse dalla Dogana o no.

Alla Dogana è impiegata anche una persona che ha una curiosa qualifica, è infatti un Computi di Dogana. Viene subito in mente il computer ma si tratta semplicemente di un contabile. Del resto in inglese la parola computer era usata con lo stesso significato: leggendo gli annunci di lavoro di un giornale inglese di fine ottocento è frequente trovare ditte che cercano un computer.

Dopo che l'8 giugno 1829 era stato concesso ai commercianti di Pontelagoscuro il privilegio dell'Emporeo fittizio per i loro magazzini (cioè potevano tenere nei loro magazzini le varie merci senza pagare il dazio finché queste non veniva vendute e spedite), la Dogana di Pontelagoscuro aveva acquistato una grande importanza ed aveva un suo speciale regolamento che nel manuale usato dagli impiegati delle Dogane Pontificie [6] occupava un intero capitolo.

L'altro ente strettamente legato al commercio fluviale è il porto che però non ha così tanti dipendenti come la Dogana. C'era infatti il Capitano del Porto, un fante e due facchini. Per scaricare le barche di facchini ne occorrono molti per cui, oltre ai quattro facchini dipendenti dalla Dogana ed i due dipendenti dal Porto, troviamo altre ventitre persone che come professione hanno scritto facchino e due che hanno scritto facchino giornaliero. Ce n'è poi un altro che dipende da Casa Corti ed uno che è un facchino obbligato (ma non so cosa significasse di preciso).
Ci sono anche otto giornalieri che avranno fatto qualsiasi lavoro fosse disponibile ma che sicuramente, la maggior parte delle volte, avranno lavorato come facchini al porto.

Il porto comporta anche la presenza di marinai ma sono solo tre quelli che vivono a Pontelagoscuro, molto probabilmente perché qui le case e gli affitti sono molto cari. Infatti, anche se i marinai sono solo tre, troviamo sette paroni cioè proprietari e/o conduttori di imbarcazioni.
Inoltre al porto sono presenti l'agente del Lloid che è Pasquale Bulo ed un suo impiegato. Si tratta del Lloid Austriaco di Trieste che gestisce la Società di Navigazione a Vapore in Po. La nomina del loro agente, avvenuta nel 1853, era stata notificata addirittura dal Console Austriaco [7].

Ci sono poi tre ministri. Con questa parola si indicava la persona di fiducia o il direttore di una attività commerciale. Per due di questi è specificato per chi lavorino: uno per lo spedizioniere Enrico Bernardello e l'altro per la Casa di Commercio Corti mentre per il terzo non c'è alcuna indicazione ma il fatto che viva nella casa di Carlo Guarnieri fa supporre che lavori con lui. Nella stessa casa c'è anche un mozzo di stalla.

Un altro ente pubblico sono le Poste che, però, dispongono solo di un impiegato ed un postino che curiosamente viene chiamato pedone postale. L'istruzione, oltre che dal maestro comunale è garantita anche da un maestro e sei maestre ma il maestro e due delle maestre sono privati.
Infine c'è un impiegato ai Sali e Tabacchi.

C'è poi la famosa fabbrica di saponi Chiozza & Turchi che in realtà dal 1853 si chiama Luigi Turchi & C. e che non è ancora famosa perché è solo da quest'anno che il chimico Pietro Spannocchi applica nuove soluzioni per la produzione di saponi pregiati che porteranno la ditta all'avanguardia per l'Italia e la renderenno poi famosa in tutto il mondo.

Dallo Stato delle Anime sembrerebbe che i dipendenti della ditta fossero solo cinque. Abbiamo Pietro Spannocchi che è il direttore della Sapponaja [sic], tre impiegati e Luigi De Paoli che è indicato come fabbricante di sapone. Ci saranno stati certo anche altri dipendenti ma nessuno degli abitanti del borgo di Pontelagoscuro ha la qualifica di operaio anche se ci sono dodici braccianti, un garzone ed un guardiano che non si sa per chi lavorino.

Nel borgo di Pontelagoscuro ci sono anche numerosi artigiani ma, nello Stato delle Anime è scritto solo cosa fanno ma non se lavorino in proprio o per conto di qualcuno. Si può supporre che i due cordai lavorino principalmente per le barche che passano dal porto ma per tutti gli altri è difficile fare ipotesi.

Abbiamo due bottai, quattro fabbri ferrai, due ebanisti, quattro falegnami e quattro muratori. Per quanto riguarda i trasporti ci sono tre barrocciai e cinque vetturini. Esistono poi sei persone che hanno la curiosa qualifica di crivellino.
Crivellino è colui che usa il crivello e cioè che passa gran parte del suo tempo a setacciare qualcosa. E' però difficile a dirsi se costoro lavorassero per i tre mugnai o se movimentassero il grano conservato nei magazzini perchè non si deteriorasse.

Ci sono poi gli artigiani che lavorano per le famiglie (due barbieri, dodici calzolai e cinque sarti), i negozianti (due fornai, un fabbricante di paste, un negoziante non meglio precisato, due ortolani e tre rivendoli che dovrebbero essere una specie di rigattiere) e chi gestisce un locale pubblico (due caffettieri, aiutati da quattro camerieri, due osti ed un locandiere).

I numeri dei barbieri (2), dei fornai (2), dei sarti (5) e dei calzolai (12) mostrano come allora, molto probabilmente, fossero molti quelli che si tagliavano i capelli in famiglia e che facevano il pane in casa, parecchi quelli che sapevano lavorare d'ago e di cucito e quasi nessuno che sapesse aggiustarsi la scarpe.

Tutti costoro vivevano nel borgo mentre, nelle campagne intorno a Pontelagoscuro, di queste tipologie di mestieri troviamo solo un ulteriore fabbro ferraio ed un altro ortolano.

Molte famiglie benestanti avevano un domestico o più spesso una domestica che viveva con loro. Nel borgo ci sono ben ventinove persone con questa qualifica ed una che è indicata come servitore. Nella campagna troviamo invece una sola domestica ma ben dodici servitori.

Nel borgo troviamo ancora un impiegato ed un addetto al commercio che non si sa per chi lavorino. Ci sono due mogli per le quali viene specificato che il marito lavorava lontano (uno ad Ancona e l'altro a Genova). C'è anche un boaro ed un renajo che è colui che cava la sabbia dal fiume per venderla ed infine ci sono quattro persone per le quali non si riesce a capire cosa sia scritto come professione e ben undici persone che fanno l'ingrato mestiere del povero ed uno addirittura del poverissimo.

Nelle campagne intorno a Pontelagoscuro, oltre al possidente, al fabbro ferraio, all'ortolano, alla domestica ed agli undici servitori già citati, troviamo ventisei boari, ventiquattro braccianti, tre carradori ed un carrettiere, un cavallante ed un manzolajo, due garzoni e due guardiani.
Infine ci sono gli specialisti: un cantiniere, un carraio ed un casaro e per dirigere le attività due fattori ed un sottofattore.

Nella casella dove indicare il mestiere troviamo anche altre indicazioni: per una donna del borgo viene detto che è sordomuta e di una che vive in campagna si specifica che è cieca, di sette persone (sei uomini ed una donna), tutte del borgo, viene specificato il soprannome, di un uomo del borgo viene detto che è diviso dalla moglie e di due donne che hanno il marito in carcere ma mentre per una (che vive in campagna) si parla di marito per l'altra (che vive nel borgo) c'è scritto vir eius il che fa pensare ad una situazione matrimoniale irregolare allora sicuramente molto rara ed osteggiata.


[1] - Il Felsineo - Giornaletto locale di agricoltura, morale, industria e commercio - anno IV n. 37 - Bologna, martedì 13 febbraio 1844.   <<

[2] - Archivio Storico del Comune di Ferrara - Archivio delle Delegazioni (Pontelagoscuro) - Busta 57 - Anno 1853.   <<

[3] - Ruolo compilato per la tassazione delle persone esercenti attività commerciali, artigianali e liberali a Pontelagoscuro (1853) - pubblicato in Documenti del vivere quotidiano a Pontelagoscuro dalla Restaurazione all'Unità - Assessorato alle Biblioteche e agli Archivi del Comune di Ferrara - 1989.   <<

[4] - Archivio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro - Stato delle Anime - 1855.   <<

[5] - Archivio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro - Stato delle Anime - 1858.   <<

[6] - Manuale pratico per gl'impiegati delle Dogane Pontificie - Tipografia di Vincenzo Santucci - Perugia, 1853.   <<

[7] - Archivio Storico del Comune di Ferrara - Documenti del vivere quotidiano a Pontelagoscuro dalla Restaurazione all'Unità - Stamperia Comunale - Ferrara, 1989.   <<


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