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Storia di Pontelagoscuro


Nuova (ed eretica) ipotesi sull'antichità di Pontelagoscuro

Nella mia pagina sull'antichità di Pontelagoscuro [>>] racconto come gli storici di Pontelagoscuro più antichi non abbiano mai avuto dubbi ed abbiano tutti considerato come primo documento ufficiale che sancisca l'esistenza del borgo il diploma imperiale con cui Enrico III concede franchigie al popolo di Ferrara, emesso a Ponte (Actum ad Pontem) il 24 agosto 1055 [1] e come invece gli storici moderni, sulla base di una pubblicazione di Adriano Franceschini sui comuni altopolesani del 1986 [2] che tenderebbe ad identificare il Pontem del diploma di Enrico III con Ponte Duce nel territorio dell'attuale Casumaro, pensino che Pontelagoscuro sia più recente e che nel 1055 non esistesse.

Ho allora fatto dei ragionamenti che non riguardassero solo gli scarsi documenti che abbiamo ma facessero anche delle considerazioni di carattere strategico e militare su dove fosse più conveniente accamparsi per l'imperatore tedesco ed ho scritto una pagina su questo argomento [>>].
Successivamente però mi è venuta voglia di saperne di più su come fosse il territorio intorno a Pontelagoscuro prima che sorgesse il paese e quindi ho fatto delle ricerche in tal senso.

Purtroppo i documenti che trattano dell'area in questione prima della Rotta di Ficarolo sono pochissimi e niente affatto chiari. Ho però individuato delle interessanti pergamene di età longobarda [3] tra le quali ce ne sono alcune che descrivono, nel dettaglio, i possedimenti dell'Abbazia di Nonantola che arrivavano fino al ferrarese.

Particolarmente interessante è una pergamena, emessa dal Re Desiderio e risalente al 756/758, che conferma e ricapitola quattro precedenti donazioni fatte da Re Astolfo all'Abbazia di Nonantola. Quello arrivato fino a noi non è l'originale del VIII secolo ma una copia fatta nel XII secolo o inizio del XIII e ne esiste una seconda copia, con alcune piccole differenze, trovata nell'archivio delle monache di San Silvestro a Verona.

C'è da dire che secondo alcuni studiosi (come Augusto Gaudenzi [4]) questi documenti non sono delle vere copie di documenti del VIII secolo ma si tratterrebbe di falsi, scritti tra il 1100 ed i primi decenni del 1200 (secondo il Gaudenzi, il documento capostipite sarebbe del 1046) con lo scopo di vantare antichi diritti su certi territori.
Anche se così fosse, la nostra ricerca non ne verrebbe affatto inficiata dato che a noi interessa sapere come era il territorio intorno a Pontelagoscuro prima della Rotta di Ficarolo e non c'è dubbio che il documento, anche se scritto qualche decennio dopo la rotta, dovendo simulare di essere antico, descriva il territorio così come era prima della rotta stessa.

A prima vista sembra facile individuare i luoghi descritti ma da una lettura più attenta ci si rende conto che invece ciò è difficilissimo. Vi sono, infatti, molti nomi che non trovano riscontro in nessun altro documento ed anche quelli, come Cento, Persiceto ed altri, che sembrano corrispondere alle moderne località omonime potrebbero invece essere altre località minori [5].

Una frase che ha destato la mia attenzione è stata la seguente campum formigosum inter Ponticulum et lacuum fatuum cum ipso Ponticulo che nella versione veronese diventa campum Formicosum inter Ponticlum vel Lacuum Fatuum cum ipso Ponticlum.

Quello che mi ha colpito è stato lo stretto legame fra il Lago Fatuo e Ponticulo (vel in latino significa ossia) e mi ha portato a ragionare su di una nuova ipotesi sull'antichità di Pontelagoscuro che si basa sulla geomorfologia dei territori paludosi e cioè di come si evolve nel tempo una palude.

Il bello della mia ipotesi, che ho chiamato eretica perché diversa da tutto quanto detto finora, è che:
   -   vale indipendentemente dal fatto che Ponticulo sia legato a Pontelagoscuro o no,
   -   spiega scientificamente la nascita di tutte le vecchie leggende sul Lago Scuro,
   -   giustifica la costruzione di un ponte attraverso il Lago Scuro,
   -   fa capire perché Enrico III abbia accampato il suo esercito ad Pontem.

Prima però di esporre la mia idea voglio ragionare ancora sull'antica pergamena longobarda per vedere se sia possibile o no capire dove si trovassero Ponticulo ed il Lago Fatuo.
Quindi chi sia interessato solo a conoscere la mia idea eretica può saltare il capitolo seguente [>>].

Dove si trovavano Ponticulo ed il Lago Fatuo?

Risulta abbastanza chiaro capire che l'antica pergamena tratta quattro zone ben distinte. La prima è quella attorno all'Abbazia ed è la più facile da individuare: ad ovest ha come confine il fiume Panaro, ad est il territorio di San Giovanni in Persiceto, a sud la via Emilia e a nord le paludi di San Martino che erano tra Crevalcore e Mirandola.

Della seconda zona sono chiari i confini est (il fiume Panaro) e sud (il territorio subito a nord di Modena), molto meno chiaro è il confine ovest (Fossa Munda e Militaria) e quello nord anche se sembra certo che si trovasse a sud del Po. Trattandosi della zona più lontana da Ferrara questi dubbi non ci interessano.

La terza zona va dal fiume Lama al fiume Moclena e dalla strada pubblica al Po. Non è facile dire esattamente dove fossero questi luoghi ed il Gaudenzi contesta l'interpretazione di Girolamo Tiraboschi ma sembrerebbe che fossero grosso modo a nord delle altre due zone e a sud del Po ma comunque sicuramente ad ovest dei territori ferraresi.

La quarta zona è quella che interessa a noi dato che riguarda il ferrarese ma capire quali fossero i sui confini è praticamente impossibile. L'unica cosa che sembra chiara è che il confine ovest iniziasse nel mantovano dalle parti di Pegognaga e che poi la zona si prolungasse ad est.
Non è però affatto chiaro vi fossero comprese anche località a nord del Po (che allora scorreva a sud di Ferrara) o no e ciò è molto importante per capire se esista qualche probabilità che Ponticulum corrisponda all'antica Pontelagoscuro.

Chi ha ragionato a lungo su queste antiche pergamene cercando di individuare sulla carta i luoghi citati è stato Girolamo Tiraboschi che fu Presidente della Biblioteca Ducale a Modena quando vi governavano ancora gli Estensi.
Ho letto allora il suo libro sulla topografia del Ducato di Modena
[6] [7] ma, dato che riguarda il territorio modenese, di quello che interessa a me c'è ben poco: Ponticulum non è nemmeno citato e del lago Fatuo si dice che doveva trovarsi fra il territorio di Mirandola ed il ferrarese.

Ho allora cercato in Internet trovandovi l'affermazione che Ponticulum corrisponde a Pontecchio Polesine e che ciò è detto proprio dal Tiraboschi nella sua opera sulla storia dell'Abbazia di Nonantola. Ho allora letto la ponderosa opera in questione [8] [9] dove non si parla affatto di Pontecchio Polesine.

Il legame fra Pontecchio Polesine e la parola Ponticulo deriva invece da una bolla del 1054, emessa dal Vescovo di Adria, Benedetto, e relativa alla chiesa di Sant'Andrea in Ponticulo [10]. Comunque, se non si inquadra prima il territorio descritto dalla pergamena longobarda, è inutile fare qualsiasi ragionamento su dove si trovassero Ponticulum ed il lago Fatuo.

Nel libro del Tiraboschi sull'abbazia di Nonantola si sostiene che nell'antica pergamena vi siano anche luoghi situati a nord del Po come Massa e Salara (benché lui stesso se ne meravigli) e ci sono altre notizie interessanti, infatti, parlando del diploma di Astolfo, afferma che Gambarionum e Ponticulum si trovassero in quello che, ai suoi tempi, era il ferrarese (e che non comprendeva Pontecchio Polesine), poi collega questo Ponticulo con quello citato nella Chronica Parva Ferrariensis dove si racconta di come Guglielmo della Marchesella, per sostenere la sua autorità in Ferrara, costruì varie fortezze in quei luoghi che davano l'accesso in città ed una di queste in Ponticulo.

Il motivo per cui si dice che il Tiraboschi identificasse Ponticulo con Pontecchio Polesine nasce, probabilmente, da questa citazione, infatti, leggendo la Chronica Parva nella versione pubblicata dal Muratori [11] (che è quella citata dal Tiraboschi), vi si trova scritto che intorno al 1140, ai tempi di Corrado II Imperatore ed Eugenio III Pontefice, Guglielmo degli Adelardi fece delle fortificazioni, per terra ed acqua, ai confini del distretto di Ferrara contro le mire degli Estensi.

Appare quindi del tutto naturale individuare le località elencate con quelle che furono in effetti al centro delle lotte fra Ferrara e gli Estensi e che formano una linea sotto a Rovigo che allora era degli Estensi e cioè Ponticulo con Pontecchio Polesine, Arquada con Arquà Polesine, Fracta con Fratta Polesine e Manegiis con Castelguglielmo.

In realtà, in quanto raccontato dalla Chronica Parva, vi sono molti punti dubbi. A parte alcuni evidenti errori di nomi e di date (Corrado II morì nel 1039 e quindi quello di cui si parla è Corrado III ed Eugenio III diventò Papa solo nel 1145), il fatto più eclatante è che tra i nemici del guelfo Guglielmo degli Adelardi non vi erano affatto i guelfi Estensi, che per altro non risulta avessero allora mire su Ferrara, bensì i ghibellini Torelli Salinguerra che avevano i loro territori a Fiesso (ora Fiesso Umbertiano) e a Bondeno.
Solo dopo la morte di Guglielmo degli Adelardi ed il matrimonio della sua giovanissima figlia Marchesella con Azzo VI gli Estensi vantarono diritti su Ferrara [12] scontrandosi con i Salinguerra nei luoghi prima indicati.

Sono quindi possibili due ipotesi: la prima è che le fortificazioni in questione siano state costruite in questa occasione ed in quei luoghi dai Salinguerra e che la Chronica Parva sbagli ad attribuire la loro costruzione a Guglielmo degli Adelardi ed anche il periodo dell'evento.
La seconda ipotesi è che queste fortificazioni siano state costruite da Guglielmo degli Adelardi ma molto più vicino a Ferrara per impedire attacchi esterni da parte dei sostenitori dei Salinguerra che per altro, ottant'anni dopo, come ci ricorda la stessa Chronica Parva, attaccarono Ferrara passando per Pontelagoscuro (Transitis pontibus Bonetici atque Lacuscurii).

Se si legge non il testo latino della Chronica Parva pubblicato dal Muratori bensì la Cronica di Ferrara, antico volgarizzamento della Chronica Parva [13], si trovano alcune interessanti differenze. Innanzi tutto quelli che in latino erano Castella parva diventano betresche [sic] et hedificii. Si trattava quindi di fortificazioni molto semplici e non di veri e propri castelli.
Vi si trova poi scritto Archoa e non Arquada e secondo il Tiraboschi, Arcuadum si trovava presso Trecenta ed anche Adriano Franceschini colloca Arcoada fra Ficarolo e Trecenta [14] per cui non si tratta di Arquà Polesine, vi si trova fratta (minuscolo) e non Fracta e poche righe prima si parla di una fracta villa de palude collegandola al territorio di Gaiba; ponticello e manegi sono anch'essi minuscoli e non sembrano quindi nomi di paesi.

Se di quanto scritto nella Chronica Parva è vera la seconda parte e le fortificazioni sono state costruite contro gli Estensi, che stavano a Rovigo, non c'è dubbio che Ponticolo coincida con Pontecchio Polesine ma se invece è vera la prima parte e quindi le fortificazioni sono state costruite da Guglielmo degli Adelardi non c'è dubbio che non potevano trovarsi al di là del territorio dei Salinguerra, acerrimi nemici dagli Adelardi, ma dovevano essere molto più vicine a Ferrara. Del resto lo stesso Tiraboschi dice che quelle fortezze erano nei luoghi che davano l'accesso alla città.

In tale caso i luoghi fortificati dovevano trovarsi tra Ferrara e Fiesso che era il feudo dei Salinguerra per cui se, come dice anche Adriano Franceschini, Arcoada era fra Ficarolo e Trecenta e Fratta, come sembra di capire dalla Chronica Parva, era dalle parti di Gaiba, risulta del tutto logico pensare che Ponticolo coincidesse con l'attuale Pontelagoscuro che si trova sul percorso che porta da Ferrara a Fiesso e quindi anche supporre che l'antico Ponticulum della pergamena longobarda si trovasse dove ora sorge Pontelagoscuro e che il Lago Fatuo sia il precursore del Lago Scuro.

Comunque, essendo ininfluente per la mia ipotesi, che Ponticulo ed il lago Fatuo siano legati a Pontelagoscuro o no, non discuterò oltre su questo argomento limitandomi a dire che mi sembra sia veramente impossibile fissare con esattezza su di una carta geografica i nomi di luoghi del ferrarese riportati nella antica pergamena longobarda.

Come nasce un lago Scuro

Se si pensa ad un luogo occupato per secoli da paludi lo si pensa sempre immutato e ciò è vero solo se si considera la palude nel suo insieme ma del tutto sbagliato se ci si riferisce ad un punto ben preciso all'interno della palude stessa.

In una palude nata dallo scorrere di fiumi non regimentati vi è sempre un certo movimento di acque che portano con sé dei sedimenti che tendono a riempire le zone più basse e a creare fragili argini artificiali ai fiumi stessi che poi li rompono cambiando improvvisamente il loro corso.

Un avvenimento di questo genere può portare a modificare lo scorrere delle acque o anche a bloccare il defluire delle piogge facendo sì che un'area bassa e precedentemente asciutta venga coperta dalle acque. Il lago che così si forma è un ambiente giovane con scarsa presenza di minerali disciolti per cui viene detto oligotrofico che significa povero di nutrienti, la vegetazione litorale è scarsa e la zona bene ossigenata arriva anche in profondità.

Che ciò possa essere accaduto a Pontelagoscuro è estremamente probabile perché la zona dove si trova Pontelagoscuro è praticamente al centro del sinclinale Ficarolo - Copparo ed è quindi soggetta ad una maggiore subsidenza [15].
Detto con un linguaggio meno tecnico ciò significa che, sotto Pontelagoscuro, prima di arrivare alla roccia, si trova uno strato di sedimenti più profondo che altrove e dato che i sedimenti col tempo si compattano, questa zona si abbassa più rapidamente di quelle circostanti.

Col tempo le acque portano sostanze nutritive per cui si possono sviluppare piante acquatiche in maggior numero. Negli strati profondi c'è meno ossigeno e si sviluppa la vegetazione litorale. Coll'aumentare delle sostanze nutritive cresce lo sviluppo delle piante acquatiche ma la diminuzione dell'ossigeno nella zona profonda (dovuta al decomporsi della vegetazione che muore ed affonda) fa sì che si decomponga sempre meno la materia organica ed aumenti rapidamente la quantità di nutrienti presenti nelle acque.

Il bacino comincia a riempirsi e la fascia litorale si estende ed aumenta il canneto. In questa fase il lago è detto eutrofico che significa ricco di nutrienti. Quando il lago si trova in questa fase possono accadere delle improvvise fioriture algali fra le quali ci sono quelle dovute alla Oscillatoria rubescens, un cianobatterio tipico dei laghi eutrofizzati, che può improvvisamente colorarne le acque di rosso sangue [16].

Per fare un esempio, nel 1825, questo fenomeno accade, per la prima volta a memoria d'uomo, nel lago svizzero di Morat e gli abitanti dissero che si trattava del sangue dei Borgognoni per via di una battaglia avvenuta nei pressi nel 1476 quando gli abitanti di Berna massacrarono i soldati di Carlo il Temerario e li gettarono nel lago [17].

Tutto ciò assomiglia straordinariamente a quanto ci dice il Dolcetti sull'origine del nome Lago Scuro: Presso l'accennato ponte accadde un fatto d'armi sanguinosissimo, dove Arnoldo Costabili riportò una compiuta vittoria sopra li Adrioti. Lo scrittore Giovannino, nella vita del generale Paolo Costabili pretende che da quella battaglia, per la strage orrenda che segui, ne venisse la denominazione di Lago Oscuro.
E' quindi molto probabile che, in tempi remoti, il lago che poi sarebbe diventato Lagoscuro si sia improvvisamente colorato di rosso e gli abitanti della zona abbiano spiegato il fenomeno nello stesso modo di come faranno, molti secoli dopo, gli svizzeri che vivevano sulle sponde del lago di Morat [18].

Sia l'Oscillatoria rubescens che altri cianobatteri dalla colorazione meno vistosa come la Microcystis aeruginosa producono delle tossine velenose che, in caso di fioriture algali, possono avvelenare le acque del lago ed uccidere il bestiame che vi si abbeveri ed anche la fauna selvatica. Questo effetto svanisce col tempo ma dura più a lungo della coloritura delle acque.
Ecco quindi spiegato perché il Carena [19], nelle sue osservazioni sul corso del Po, scriva verso settentrione trovasi la villa di Lagoscuro luogo di mortifere esalazioni e viceversa il Frizzi non trovi traccia di mortifere esalazioni.

Quando un lago diventa eutrofico il suo specchio d'acqua si riduce e s'interra trasformandosi pian piano in un acquitrino mentre la vegetazione litoranea diventa fitta. In questa fase può accadere che il lago sia ricco d'acqua solo nelle stagioni più piovose mentre sia del tutto secco in estate.
E' quindi un lago che ora c'è ed ora non c'è e quindi lo si può chiamare a ragione un lago fatuo.

La vegetazione litoranea cresce sempre di più e diventa una fitta foresta ed ecco quindi l'antica selva foltissima che secondo il Frizzi [20] avrebbe dato il nome al Lagoscuro. Se il terreno è molto acido (cosa che non è per la Pianura Padana anche se va notato che è stato trovato uno strato di torba a vari metri sotto il letto del Po) il lago evolve in una torbiera altrimenti diventa un prato sul quale cresce la foresta e diventa indistinguibile dal resto del territorio ed anche questo concorda con quanto detto dal Frizzi che fa notare che né il fondo, né i prodotti di Pontelagoscuro sono diversi da quelli dei paesi vicini.

Fra i vari tipi di boschi che si possono trovare nella Pianura Padana il più buio in assoluto è l'alneto e cioè il bosco di ontano nero. L'ontano (Alnus glutinosa) trova il suo ottimo in terreni inondati dove l'acqua tende a ristagnare pur mantenendo un minimo ricambio. Tutto ciò quadra perfettamente con l'ipotesi del Frizzi.

Ora che potenti idrovore possono eliminare in poco tempo paludi che esistevano da secoli solo pochi specialisti sanno queste cose ma un tempo il legame fra il bosco di ontani, il buio e certi tipi di paludi era noto a molti. Il famoso scrittore Clemens Maria Brentano (1778 - 1842), nella sua opera Rheinmärchen (Fiabe del Reno), immagina un lago nato quattrocento anni prima da una valletta invasa dalle acque di un torrente e lo descrive circondato da tenebrosi ontani (düstern Erlen) [21].

E' molto interessante notare che i monaci Cistercensi fondavano le loro abbazie in luoghi come questi che poi bonificavano e che le abbazie stesse venivano sempre chiamate Chiaravalle (come fece per primo San Bernardo, il loro fondatore) e ciò perché, dopo i loro lavori, la zona bonificata si trasformava in una chiara valle. E' immediato vedere la contrapposizione fra un Lagoscuro ed una Chiaravalle.
Per altro, circa cinque chilometri a monte di Pontelagoscuro, vi è la località di Vallonga dove compare il termine valle.

Se il bosco di ontani neri circonda le acque di un lago, sulle sue sponde vive bene la Carex elongata che è l'unica carice capace di vivere anche con poca luce, quindi eventuali analisi palinologiche (e cioè lo studio dei pollini fossili ricavati da carotaggi fatti nel terreno) potrebbero dire se anticamente a Pontelagoscuro vi fosse un lago scuro.

Purtroppo ad oggi non ci sono studi palinologici relativi a questa zone ed a questo periodo e non è nemmeno tanto facile che ne vengano fatti fra breve. Infatti, mentre è relativamente semplice studiare i pollini presenti nell'aria, è molto più complesso studiare quelli fossili in quanto il polline va liberato, tramite l'uso di diversi acidi, dal substrato nel quale è incluso, ovviamente senza danneggiarlo ed attualmente non sono molti gli studiosi ed i laboratori in grado di fare ciò.

Abbiamo quindi visto che la geomorfologia del territorio, illustrandoci l'evoluzione di un lago in una palude, mostra come sono nate tutte le spiegazioni e le obiezioni sull'antico Lagoscuro e come questo, in un periodo della sua storia, sia stato un lago fatuo.

Prima però di proseguire nei miei ragionamenti voglio anche vedere se la geomorfologia ci permette di azzardare qualche ipotesi su cosa fosse il campum Formicosum.
Il significato più probabile di queste parole è campo delle formiche, il che porta a due ipotesi: la prima è che fosse, in qualche maniera, collegato a delle vere formiche come il Monte delle Formiche che si trova nel bolognese e la seconda che sia un modo per dire un campo molto operoso come la zona di Formicoso, nell'Alta Irpinia, il cui nome viene spiegato per l'operosità dei suoi abitanti.

E' da tenere presente che esiste anche la radice form che ha dato origine a parole come formula e fornella, molto usate nell'alto medioevo per indicare un terreno ricco di foraggio. Ritengo sia più probabile la prima ipotesi ma, in entrambi i casi, l'uso della parola Formicosum sarebbe equivalente a dire che quei campi erano molto fertili.

La geomorfologia ci viene ancora in aiuto infatti le zone che si sono interrite a causa di un lago eutrofico sono ricchissime di nutrienti e quindi straordinariamente fertili, inoltre, dove vi sono stati boschi di ontano nero, il terreno è più ricco d'azoto perché questa pianta ha dei noduli radicali, simili a quelli delle leguminose, contenenti batteri azotofissatori e ciò aumenta la fertilità del luogo.
Perciò l'ipotesi corretta è sicuramente la seconda e dobbiamo pensare che il campum Formicosum fosse una zona emersa da poco e che fosse coltivata e particolarmente fertile.

Bisogna però ancora capire dove potesse essere il campum Formicosum. Dalla Chronica parva sappiamo che tutta la zona era allagata e che dalla palude emergevano varie isole abbastanza piccole, la più grande delle quali era quella dove c'era Gurzone che è ad ovest di Pontelagoscuro.
E' naturale pensare che, quando la zona si è interrita, alcuni tratti siano emersi prima di altri e che, dato che qui le acque scorrono da ovest ad est, ciò sia accaduto prima per i territori ad ovest di Pontelagoscuro e che sia qui, quindi, la zona dove dobbiamo pensare fosse il campum Formicosum.

Esiste qualche documento antico che possa avvalorare questa azzardata ipotesi? Sì c'è e si tratta della descrizione del ferrarese pubblicata da Alberto Penna nel 1663 [22] dove, parlando del polesine ferrarese, si dice que' terreni sono fruttiferi di grani, ed erbe, producendone in gran copia, e più Casaglia, e la Diamantina, che gli altri luoghi.

Casaglia e la Diamantina si trovano esattamente ad ovest da Pontelagoscuro (e sono anche leggermente più in alto) e quindi la nostra azzardata ed eretica ipotesi trova una ulteriore conferma, pure se non decisiva dato che anche gli Estensi avevano effettuato delle bonifiche in queste zone.

A cosa serve un ponte attraverso ad un lago Scuro

Tra i vari motivi che hanno spinto alcuni storici a negare che il Pontem, citato nel diploma imperiale di Enrico III del 1055, riguardi Pontelagoscuro c'è anche il fatto che di lì non passava il Po non essendo ancora avvenuta la Rotta di Ficarolo e che la parola ponte implica la presenza di un grosso corso d'acqua.

Come osservazione è po' deboluccia, non solo perché i moderni studi geomorfologici [23] ci fanno sapere con certezza che, nel territorio dell'attuale Pontelagoscuro, vi erano dei corsi d'acqua anche prima della Rotta di Ficarolo e lo possiamo dedurre anche dal relitto trovato nel 1953 alla Fornace Navarra [24], ma anche perché esistono tanti paesi, anche nel ferrarese, che hanno ponte dentro al loro nome senza trovarsi sul Po e senza avere grossi corsi d'acqua nelle vicinanze.

Molto più difficile da confutare sarebbe invece l'obiezione che a quei tempi non si costruivano ponti se non per motivi particolarissimi ed era molto più semplice superare i corsi d'acqua utilizzando dei traghetti.
Inoltre sappiamo che queste zone erano coperte da paludi e che nelle paludi ci si muoveva con piccole imbarcazioni in grado di superare anche piccole lingue di terra (come le piroghe monossili, un esemplare delle quali, forse altomedievale, è stato rinvenuto anche a Pontelagoscuro [25]) e quindi non servivano ponti.

Per costruire un ponte occorreva quindi un motivo particolare e per capire quale fosse questo motivo ci viene ancora una volta in aiuto il nome Lago Fatuo: se un lago era pieno d'acqua durante la stagione più piovosa e secco durante quella senza precipitazioni, esistevano due lunghissimi periodi durante i quali il lago era una distesa di melma e fango impossibile da superare sia a piedi che in barca. Inoltre se il lago raccoglieva le acque meteoriche, anche durante la stagione secca, bastava qualche acquazzone perché si accumulasse abbastanza acqua per formare nuovamente il fango.

Che nelle paludi ferraresi vi fossero luoghi simili ce lo dice anche la Chronica Parva dove troviamo scritto: non erant apte perambulari terrestri itinere vel meatu navigi e cioè vi erano zone che non erano adatte ad essere attraversate né da una strada terrestre, né per mezzo di barche.

Un simile ostacolo avrebbe costretto chiunque a girare attorno al lago allungando moltissimo il percorso, era quindi del tutto naturale che si pensasse di risolvere il problema costruendo una semplicissima passerella o ponticello piantando dei pali nel fondo del lago.

Che il lago fosse lungo e stretto ed andasse da ovest ad est è molto probabile dato che poi vi si incanala il nuovo ramo del Po dopo la rotta di Ficarolo ma abbiamo anche un'ulteriore conferma dal fatto che, circa a cinque chilometri a monte di Pontelagoscuro, abbiamo la località di Vallonga che evidentemente deriva da una valle particolarmente lunga.

Ci si può chiedere se esistano esempi storici ed antichi della realizzazione di un opera del genere. Non solo la risposta è affermativa ma si tratta addirittura di quella che viene considerata la strada più antica del mondo [26].

Risale infatti a 4000 anni fa e si trova a Shapwick Heath nei Somerset Levels dell'Inghilterra sudoccidentale e consiste in una passerella di legno che permetteva di raggiungere un'isola che si trovava di un acquitrino. Era lunga ben 1800 metri e presentava una curiosa caratteristica costruttiva.

I pali che reggevano il tavolato non erano piantati perpendicolarmente al fondo dell'acquitrino ma erano disposti ad X con un ulteriore rinforzo dato da un tronco disposto per il lungo. Questa tecnica permetteva non solo di avere una buona stabilità laterale ma soprattutto rendeva molto veloce costruire la passerella stessa.

Studi dendrocronologici sui legni usati per costruirla e per ripararla nel tempo hanno dimostrato che la passerella è rimasta in funzione per un periodo di tempo abbastanza limitato (massimo un centinaio d'anni) e ciò concorda bene con quanto ci dice la geomorfologia che insegna che un lago, per passare dalla fase oligotrofica a quella eutrofica, impiega un lungo tempo ma che che poi i tempi accelerano e le modifiche si susseguono abbastanza rapidamente.

Potrebbe comunque esserci chi, non ancora convinto dalle mie argomentazioni, si chieda se ci sono esempi di simili passerelle più vicini a noi nel tempo e nello spazio ed ancora una volta la risposta è affermativa: durante la cosiddetta Guerra del sale (1482 - 1484) tra Venezia e Ferrara, Roberto di San Severino, capitano generale dei Veneziani, condusse le sue truppe attraverso le paludi di Melara su di un ponte lungo ben sette miglia.

Il ponte fu costruito in brevissimo tempo tant'è che la maggior parte della sua lunghezza era fatta semplicemente di fascine buttate sul fango mentre la rimanente era di legno. Il ponte fu attraversato di notte dalla fanteria e furono molti quelli che caddero dal ponte annegando nella palude [27].

E' curioso che, dopo tanto argomentare, si arrivi ad affermare che il nome Pontelagoscuro derivi da un ponte che attraversava un lago ma sia il ponte che il lago erano qualcosa di diverso dal normale e senza queste precisazioni rimarrebbe incomprensibile come ciò possa essere accaduto.

Infine bisogna far notare che, a questo punto, è semplicissimo capire perché Enrico III, nel 1055, abbia accampato il suo esercito proprio ad Pontem: se lì vi era un ponticello che permetteva di attraversare rapidamente le paludi, il suo controllo, dal punto di vista militare, era importantissimo perché, in caso di pericolo, attraversando il ponte e poi distruggendolo, avrebbe posto, fra sé ed i nemici, una distesa di fango del tutto insuperabile [28].

Dove poteva essere il ponte che attraversava il lago Scuro

Prima di concludere si può ancora tentare di fare un ragionamento, sia pure molto aleatorio, su dove si poteva trovare questo ponte che attraversava il lago Scuro permettendo così di abbreviare il tragitto da Fiesso e Ferrara evitando di dover girare attorno al lago e a Vallonga quando queste zone era ridotte ad una distesa di fango.

A chi si sia interessato alla storia di Pontelagoscuro viene spontaneo dire: ma come dov'era il ponte? Sicuramente si trovava al centro del paese dove poi sorse la via Coperta e dove fu realizzato il ponte di barche! e cioé a metà strada fra gli odierni ponti della ferrovia e stradale.

Questa idea, però, è sbagliata in quanto ben diversi sono i motivi per cui si sceglie un posto per realizzare un ponticulo o un porto. Nel primo caso si cerca un punto dove l'acqua sia bassa, nel secondo invece serve sia fonda.

Il porto di Pontelagoscuro era accanto ad un'ampia golena ma si può supporre che, quando nacque il paese, lì vi fosse un froldo [29] e la golena si sia sviluppata poi, come accadde, in tempi più recenti, alla golena dei Tamarisi, subito a valle del borgo.
Ad ulteriore prova di ciò si noti che fra le due golene si trovava la Buca nata dai resti di una antica coronella [30], il che fa supporre appunto la presenza antica di un froldo.

Una volta stabilito che difficilmente il ponte si poteva trovare posizionato dove poi sorse la via Coperta occorre decidere se sia più probabile che il ponte si trovasse a valle o a monte di tale punto.

Benché la presenza dell'isola Bianca possa far guardare a valle non c'è dubbio che l'antico ponte si trovasse a monte del borgo e ciò non solo perché l'isola Bianca è di nascita relativamente recente ma bensì perché, fin dalla storia più antica di Pontelagoscuro, il suo territorio era tutto orientato a monte del borgo mentre a valle, il confine della Parrocchia di Francolino arrivava fin contro le prime case.

Vallonga si trova a monte di Pontelagoscuro ed inoltre, sulla sponda opposta del Po a Gurzone, paese del quale si hanno notizie certe già nell'XI secolo sotto il nome di Castello de' Contrari, il Marchese Azzo fece costruire una chiesa dedicata a Santa Maria di Lagoscuro [31].

Si può quindi supporre che gran parte del Lagoscuro si estendesse molto a monte di dove sorse poi il paese di Pontelagoscuro. Del resto già Riccobaldo da Ferrara nella sua Chronica parva ferrariensis [32], risalente agli ultimi anni del XIII secolo, divide in due la zona posta tra il nuovo corso del Po e Ferrara.

La parte a monte dell'argine Traversagno (che va da Ferrara al Po) viene chiamata Polesine di Casaglia mentre quella a valle viene chiamata Polesine di Ferrara. Ebbene Pontelagoscuro, sebbene si trovasse a valle dell'argine Traversagno, è sempre stato considerato facente parte della Guardia di Casaglia.

Dalla Parrocchia di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro dipendeva anche l'Oratorio della Beata Vergine che si trovava in Vallonga a monte del borgo mentre a valle il confine con la Parrocchia di San Marco di Francolino arrivava così vicino al paese che, quando Nicolò Cavallari (nonno del nonno di mio nonno) nel 1805 costruì una casa nella golena detta dei Tamarisi, nacque una questione fra le Parrocchie di Francolino e di Pontelagoscuro a proposito di dove corresse il confine fra le due parrocchie quando attraversava questa golena [33].

La questione fu poi risolta dal Vescovo che decise che questa casa apparteneva alla Parrocchia di Pontelagoscuro ma che ne sarebbe stata considerata l'ultima, per cui ulteriori case eventualmente costruite oltre di essa sarebbe appartenute alla Parrocchia di Francolino.

In tempi molto più antichi e cioè nel 1320, in località detta Sandone, esisteva una chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria che fu poi distrutta dal Po. Questa chiesa era sottoposta alla Pieve di Santo Stefano in Bolonitico e cioè dipendeva da Stienta [34].
Tutto ciò mostra come tutta la zona del Lagoscuro si trovasse a monte del paese che fu chiamato Ponte del Lago Scuro.

Se osserviamo le carte del Catasto Carafa che risalgono al 1779 [35] vediamo che, subito a monte del borgo, la particella n. 117 è chiamata Luogo del Passo e che, nello stesso punto, sul Po appare la scritta Passo del Ponte.

Sarebbe quindi interessante sapere da quanto tempo e fino a quando sia stato in funzione un passo in un punto piuttosto dustante dal borgo di Pontelagoscuro. Nella mappa disegnata nel 1814 dai topografi dell'IGM di Milano [36] compare un passo doppio (e cioè un traghetto a pendolo [37]) proprio di fronte alla Via Coperta, per cui, a quell'epoca, non era in funzione alcun traghetto nel Luogo del Passo.

In effetti nel Catasto Gregoriano, di pochi anni successivo [38], la casa che sorge vicina al Luogo del Passo, è chiamata Cà del Passo Vecchio.

Cercando in mappe più antiche se ne trovano due, entrambe circa del 1645 e rispettivamente di Bartolomeo Gnoli [39] e di Francesco Curti [40], che mostrano un passo doppio situato a monte del paese anche se non così tanto come il Luogo del Passo in quanto si trovava circa all'altezza della chiesa costruita all'inizio del XVII secolo anch'essa a monte dell'abitato.

Si può quindi supporre che il Luogo del Passo avesse un'origine ancora più antica e che proprio lì sorgesse il ponticello attraverso il Lagoscuro che diede nome al paese e che fu poi sostituito da un traghetto quando il crescere delle dimensioni del Po fece sparire il ponte.


[1] - Monumenta Germanicae Historiae - Diplomatum regum et imperatorum Germaniae pubblicato da S. Leicht in Storia del diritto italiano - Milano, 1950.   <<

[2] - Adriano Franceschini - Giurisdizione episcopale e comunità rurali altopolesane: Bergantino, Melara, Bariano, Trecenta, sec. 10.-14. - Patron - Bologna, 1986.   <<

[3] - Carlo Troya - Codice diplomatico longobardo dal DLXVIII al DCCLXXIV - Tomo Quarto - Dalla Stamperia Reale - Napoli, 1854.   <<

[4] - Augusto Gaudenzi - Il monastero di Nonantola, il ducato di Persiceta e la Chiesa di Bologna in Bullettino dell'Istituto storico italiano N. 36 - Tipografia del Senato di G. Bardi - Roma, 1916.   <<

[5] - In Emilia-Romagna di luoghi abitati che si chiamano Cento o hanno Cento come parte del nome ce ne sono ben undici.   <<

[6] - Girolamo Tiraboschi - Dizionario storico-topografico degli Stati Estensi. Opera postuma del cavalier abate Girolamo Tiraboschi - Tomo 1, A-L - Presso la Tipografia Camerale - Modena, 1824.   <<

[7] - Girolamo Tiraboschi - Dizionario storico-topografico degli Stati Estensi. Opera postuma del cavalier abate Girolamo Tiraboschi - Tomo 2, M-Z - Presso la Tipografia Camerale - Modena, 1825.   <<

[8] - Girolamo Tiraboschi - Storia dell'augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola Tomo I - Presso la Società Tipografica - Modena, 1784.   <<

[9] - Girolamo Tiraboschi - Storia dell'augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola Tomo II - Presso la Società Tipografica - Modena, 1785.   <<

[10] - AA. VV. - Grande illustrazione del Lombardo-Veneto - Volume Quinto, Parte Seconda - pagina 170 - Presso gli editori Corona e Caimi - Milano, 1861.   <<

[11] - Ludovico Antonio Muratori - Rerum Italicarum Scriptores - Tomo Ottavo - Ex Typographia Societatis Palatinae - Milano, 1726.   <<

[12] - Bruno Rossi - Gli Estensi - Arnoldo Mondadori Editore - Milano, 1972.   <<

[13] - Anonimo - Cronica di Ferrara, volgarizzamento della Cronica Parva di Riccobaldo - Biblioteca Italiana - Roma, 2003.   <<

[14] - Adriano Franceschini, opera citata.   <<

[15] - a cura di Carlo Ferrari e Lucio Gambi - Un Po di terra: guida all'ambiente della bassa pianura padana ed alla sua storia - Edizioni Diabasis - Reggio Emilia, 2000.   <<

[16] - Non si tratta dello stesso fenomeno del lago di Tovel che era abbastanza periodico e dipendeva dal Glenodium sanguineum che richiede acque pulite. L'Oscillatoria rubescens è invece parente stretta di un altro cianobatterio che sopporta temperature molto basse e crea talvolta delle macchie rosse sulla neve.   <<

[17] - Gérard Lacroix - Lacs et rivières, milieux vivants - Bordas - Paris, 1991 (pubblicato anche in italiano da A. Vallardi - Garzanti Editore s.p.a. con il titolo Laghi e fiumi: mondi viventi).   <<

[18] - Recentemente un fenomeno del genere è successo anche in Italia: nell'ottobre del 2009 parte del lago di Ledro si è colorato di rosso a causa di una fioritura di Oscillatoria rubescens ma, ovviamente, questo fatto non ha dato luogo al sorgere di altre leggende.   <<

[19] - Angelo Paolo Francesco Carena - Osservazioni sopra il corso del Po con alcune ricerche sopra le cause de' cangiamenti che ha sofferti scritte in francese idioma da monsieur Carena tradotte dal dott. Carlo Baruffaldi e aggiuntevi alcune note del traduttore - per gli eredi di Giuseppe Rinaldi - Ferrara, 1783.   <<

[20] - Antonio Frizzi - Memorie per la storia di Ferrara - Seconda Edizione, Volume I - Presso Abram Servadio Editore - Ferrara, 1847.   <<

[21] - Clemens Brentano - Fiabe del Reno - Fratelli Fabbri Editori - Milano, 1968.   <<

[22] - Alberto Penna - Compendiosa descrittione dello Stato di Ferrara in generale, e delle sue parti in particolare - per gl'heredi del Suzzi - Ferrara, 1663.   <<

[23] - Marco Bondesan, Renzo Ferri, Marco Stefani - Geomorfologia ed evoluzione idrografica del territorio di Ferrara in "Ferrara nel Medioevo" - Ferrara, 1994.   <<

[24] - Marco Bonino - Tecniche costruttive navali insolite nei reperti di Cervia, Pomposa e Pontelagoscuro in "Atti del convegno internazionale di studi sulle antichità di Classe: Ravenna, 14-17 ottobre 1967" pagg. 209-217 - Edizioni Longo - Ravenna, 1968.   <<

[25] - Nereo Alfieri - Tipi navali nel delta antico del Po in "Atti del convegno internazionale di studi sulle antichità di Classe: Ravenna, 14-17 ottobre 1967" pagg. 187-207 - Edizioni Longo - Ravenna, 1968.   <<

[26] - John M. Coles - La strada più antica del mondo in "Le Scienze" - Gennaio 1990, n. 257.   <<

[27] - Anonimo - La guerra de Ferrara - pubblicato da Giustiniano da Rubiera - Bologna, 1510.   <<

[28] - Enrico III si accampa ad Pontem alla fine di agosto quando normalmente la stagione estiva si è rotta e ci sono già stati alcuni violenti acquazzoni. E' quindi del tutto probabile che, in quel momento, il fango si stesse già riformando dopo la stagione secca.   <<

[29] - Un froldo indica un argine lambito direttamente dalla corrente del fiume mentre una giara dice che fra l'argine ed il fiume è interposta una zona di depositi sabbiosi.   <<

[30] - Una coronella è un argine a forma di semicerchio posto a valle di un argine da rinforzare.   <<

[31] - Comune di Occhiobello - Per una Storia di Occhiobello a cura di Sergio Gnudi - Liberty House 1991.   <<

[32] - Riccobaldo da Ferrara - Chronica parva ferrariensis - a cura di G. Zanella in Atti della Deputazione Ferrarese di Storia Patria - Ferrara 1983.   <<

[33] - Giovanni Stegani - Cenni storici di Francolino - S. A. Industrie Grafiche - Ferrara 1936 - (ristampa anastatica a cura della Pro Loco di Francolino - Litografia Tosi - Ferrara, 2003).   <<

[34] - Marc'Antonio Guarini - Compendio historico dell'origine, accrescimento e prepogative delle Chiese, e Luoghi Pij della Città, e Diocesi di Ferrara - Presso gli Heredi di Vittorio Baldini - Ferrara 1621.   <<

[35] - compilato nel 1779 per la tassazione dei terreni dei tre comprensori del Polesine di Ferrara, di San Giorgio e della Transpadana Veneta - è conservato presso i Consorzi di Bonifica del I e II Circondario - nel 2005 è stato digitalizzato su DVD-ROM.   <<

[36] - Carta del Dipartimento del Basso Po - 1814 - ristampata dall'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna. .   <<

[37] - Un traghetto a pendolo, detto anche passo doppio, consisteva in due barconi, uniti da un assito come se facessero parte di un ponte di barche, ancorati in mezzo al fiume con una cima lunghissima in modo che, utilizzando solo il timone e la forza della corrente, si potesse, senza alcuno sforzo, accostare l'una o l'altra delle rive. Data la lunghezza della cima questa era sorretta da barchette poste ad intervalli regolari.   <<

[38] - Archivio di Stato di Roma - Fondo della presidenza del censo - Catasto Gregoriano - Ferrara, mappa e brogliardi di Pontelagoscuro.   <<

[39] - Bartolomeo Gnoli - Alzato del Ponte pocco doppo la guerra [sic] - Archivio di Stato di Modena - Mappe in volume - Vol. Vii, c. 135.   <<

[40] - Francesco Curti - Ponte di Lagoscuro ristorato da fondamenti, 1645 - Biblioteca Ariostea di Ferrara - Topografie - n. XXXIII, b.18.   <<


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