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Storia di Pontelagoscuro


L'importanza del commercio fluviale per Pontelagoscuro

Fin dai tempi più antichi i fiumi sono stati delle vie naturali sulle quali trasportare le merci. Da sempre quindi il commercio fluviale ha avuto una grande importanza ed ha portato ricchezza ai paesi rivieraschi.

Una grande svolta nella storia della navigazione interna fu l'invenzione delle chiuse vinciane che avvenne nel XV secolo e che rese possibile far superare dei dislivelli alle barche e nel contempo rese molto meno forte la corrente nei canali permettendo quindi di far trainare ai cavalli barconi ancora più pesanti.
Ciò portò ad un ulteriore aumento della quantità e del valore delle merci trasportate.

Il Po era ovviamente l'asse portante di tutto il commercio fluviale nella Pianura Padana ma, per lungo tempo, Pontelagoscuro non ebbe alcun beneficio da tutto ciò benché si trovasse in una posizione ideale: era alla giusta distanza dalla foce del Po per fare da cerniera fra la navigazione fluviale e quella marittima e si trovava a cavallo della via che univa Bologna a Venezia.

Gli Estensi infatti privilegiarono sempre il porto fluviale di Ferrara, sito sul vecchio ramo del Po che scorreva a sud della città e così le navi risalivano il Po di Primaro o quello di Volano e quelle che lo scendevano, una volta arrivate a Ficarolo, imboccavano il ramo sud del Po senza passare da Pontelagoscuro.

Col tempo il Po di Primaro e quello di Volano si interrarono sempre di più mentre il ramo a nord, detto Po di Venezia, diventava sempre più ricco d'acqua ma gli Estensi, forse anche per motivi politici, preferirono cercare di intervenire sui vecchi rami del Po per favorirne la navigazione anziché spostarla sul Po di Venezia.

Così anche le navi che risalivano il Po di Venezia non si fermavano a Pontelagoscuro ma preferivano proseguire fino a Ficarolo per poi imboccare il ramo sud del Po. Ovviamente, in caso di forte corrente contraria, sarebbe stato meglio abbreviare il percorso contro corrente scaricando le merci a Pontelagoscuro ma poi da lì non vi era modo di trasportarle a Ferrara.

Tra Pontelagoscuro e Ferrara si estendeva, infatti, il vastissimo Barco, un'area enorme lasciata incolta e selvaggia a beneficio della Corte Estense che vi si recava a cacciare. Nel 1492 accadde addirittura che il Duca Ercole I, volendo allargare questa area, fece abbattere la chiesa di San Michele in Confortino dalla quale dipendeva il paese di Pontelagoscuro obbligandone gli abitanti a dipendere dalla Parrocchia di Santa Maria Maddalena, sita di là dal Po [1].

Diversa era la situazione per i passeggeri, specie per quelli diretti a Venezia che percorrevano la Fossa Polesella il cui imbocco si trovava pochi chilometri a valle di Pontelagoscuro. Il paese cominciò così ad essere considerato il porto nord di Ferrara, insidiato però in questo da Francolino.

Scorrendo infatti le antiche cronache si vede che alcuni sbarcavano a Pontelagoscuro, che è più vicina a Ferrara ed altri a Francolino. Ho notato che gli Estensi ed i loro ambasciatori quando si imbarcavano partivano da Pontelagoscuro e quando si recavano ad accogliere qualche ospite illustre andavano talvolta a Pontelagoscuro e talvolta a Francolino.

Suppongo che la scelta dipendesse dalle condizioni del Po: per scenderlo andava sempre bene Pontelagoscuro, per risalirlo dipendeva dalla forza della corrente, se era poca conveniva arrivare più vicino possibile a Ferrara ma se era forte conveniva sbarcare il più presto possibile anche se poi c'era un tratto più lungo da percorrere a terra.

Il traffico passeggeri, anche se non importante come quello delle merci, era comunque una attività interessante e così, nel 1572, iniziò un regolare servizio di trasporto passeggeri per vie d'acqua che univa Bologna a Ferrara e Venezia e che durerà fino al 1816 [2].

Nel gennaio del 1598 gli Estensi dovettero abbandonare Ferrara ed i suoi territori che tornarono sotto la gestione diretta del Papa. Nel maggio dello stesso anno il Pontefice Clemente VIII si recò a Ferrara, appena entrata a far parte dello Stato pontificio, e vi rimase fino al 25 novembre. Nel corso del suo soggiorno ordinò di eseguire lo scavo di un canale da Pontelagoscuro a Ferrara [3].

Non so come sia nata quest'idea e chi l'abbia sostenuta ma immagino che già da qualche tempo ci fosse resi conto che era assurdo voler continuare a fare passare il traffico fluviale solo per i vecchi rami del Po di Primaro e di Volano e che sarebbe stato meglio navigare sul Po di Venezia utilizzando Pontelagoscuro come porto fluviale.

E' probabile che sia stato un Bentivoglio a suggerire al Papa di scavare un canale fra Pontelagoscuro e Ferrara dato che il loro padre si era interessato di bonifiche ed aveva fatto fare grossi lavori nel suo feudo di Gualtieri utilizzando l'Aleotti, famoso esperto d'idraulica.

Cornelio Bentivoglio sposò in prime nozze Leonarda d'Este da cui ebbe un figlio maschio, il marchese Ippolito che seguì il duca Cesare ed in seconde nozze Isabella Bendedei da cui ebbe tre figli che rimasero a Ferrara: Enzo che fu chiamato dal Papa a far parte del Consiglio da lui istituito a Ferrara, Guido che diventò poi cardinale e Giovanni.

Il XVII secolo

Volendo fissare una data precisa per l'inizio dell'epoca d'oro per Pontelagoscuro, basata sulle ricchezze portate dal commercio fluviale, si può scegliere il primo anno del XVII secolo e più precisamente il mese di ottobre.
Infatti, domenica 21 ottobre 1601, viene benedetta la terra su cui sorgerà la nuova chiesa parrocchiale ed il giorno successivo inizia lo scavo del canale per Ferrara su di un terreno acquistato da Duca di Modena in quanto porzione del Barco, fondo allodiale della Casa d'Este e quindi rimasto di proprietà degli Estensi anche dopo il loro trasferimento a Modena
[4].

Il nuovo canale intersecava il Canal Bianco ed il Canale Nicolino-Fossa Lavezzola per cui, nel 1617, vennero costruite due botti (cioè dei ponti che fanno superare un ostacolo ad un canale) alle intersezioni con questi due canali [5].

Inizialmente le botti non erano state realizate perché la loro costruzione era reputata opera o impossibile o almeno molto difficile e sicuramente molto costosa. Ben presto però ci si accorse che, anche se nei periodo di magra non c'erano problemi, quando cadevano forti piogge la situazione si faceva critica.

Infatti, essendo stato fatto il Canal Bianco per permettere lo scolo dei terreni della Diamantina e di Casaglia ed essendo questi più bassi dei terreni il cui scolo avveniva tramite il Canale Nicolino, accadeva che moltissime volte il Canal Bianco, invece di scolare i suoi territori, si riempiva delle acque del Nicolino, che gli giungevano tramite il Cavo del Barco, rigurgitando all'insù con grave danno dei terreni della Diamantina e di Casaglia.

In quei tempi Pontelagoscuro era ancora un piccolo paesino. Nel 1616 la parrocchia contava seicento anime da Comunione e nel 1630 saranno ancora di meno, infatti, durante l'epidemia di peste, morirà quasi un terzo degli abitanti di Pontelagoscuro.

Nel 1604 Venezia effettuò il cosiddetto taglio di Viro che spostò verso sud il delta del Po causando così la definitiva rovina delle bonifiche fatte dagli Estensi che già avevano iniziato ad avere dei problemi per la subsidenza della zona.

Per l'impaludamento di gran parte del ferrarese vi furono varie carestie per cui si rese necessario importare molto grano da Ancona e Senigallia e dal 1628 al 1680 furono fatte ingenti spedizioni di grano [6].

Si preferì risalire il Po Grande ed attraccare a Pontelagoscuro anziché risalire il Po di Primaro ed attraccare direttamente a Ferrara, forse anche per ragioni economiche: infatti, nel 1602, era accaduto che una analoga spedizione di grano da Ravenna a Ferrara, per soccorrere il popolo dopo una carestia, aveva dovuto pagare delle tasse di transito non solo ad Argenta come accadeva da secoli, ma anche a Filo che le aveva pretese ed ottenute in questa occasione [7].

Pontelagoscuro acquisì quindi una notevole importanza come porto fluviale anche perché si vide che da Pontelagoscuro era semplice spedire per via d'acqua le merci nel bolognese e verso Venezia.

Nel 1641 scoppiò la guerra dei Barberini fra il Papato ed i Farnese di Piacenza. Ben presto entrarono in gioco anche altri stati fra i quali la Repubblica di Venezia. Pontelagoscuro si trovò in prima linea, venne fortificata e vi furono accaniti combattimenti.

Dopo la guerra vennero demolite le fortificazioni e nel 1645, a Ferrara, furono effettuati dei lavori di ripristino del Canale dei Giardini che portava alla Fossa del Castello e che non era più navigabile da tempo. Solo dopo tali lavori le barche provenienti da Pontelagoscuro poterono entrare in Ferrara, in precedenza erano costrette a fermarsi a Porta San Benedetto.

A seguito di questi lavori il canale tra Pontelagoscuro e Ferrara, prima chiamato semplicemente Canale di Ponte, assunse il nome di Canale Panfilio in quanto i lavori di miglioria furono patrocinati dal Pontefice Innocenzo X (che fu Papa dal 1644 al 1655) che era della nobile famiglia dai Pamphili [8].

Con la possibilità di trasportare con facilità le merci per via d'acqua a Ferrara e di lì a Bologna il porto di Pontelagoscuro acquistò sempre più importanza. Il Canale Panfilio, però, non era in comunicazione diretta col Po per cui occorreva effettuare un trasbordo.

L'Aleotti si interessò al problema e propose addirittura la costruzione di uno speciale carro montato su di una specie di binari e tirato da argani che potesse traghettare le barche dal Po al Cavo e viceversa ma, nonostante l'interessamento del marchese Enzo Bentivoglio, ciò non fu mai nemmeno tentato.

Nel 1648, utilizzando le pietre del palazzo ducale, ormai in rovina, che sorgeva a sud-ovest del paese, e della fortezza da smantellare venne edificato un lungo porticato, che fu chiamato la via Coperta e che collegava il porto al Canale Panfilio [9].

Dovendo trasbordare le merci era comodo stoccarle a Pontelagoscuro anche per poter effettuare le operazioni doganali. Il Cardinale Giovanni Donghi fece realizzare dei magazzini sovrapposti della Via Coperta per poter stivare le merci in transito e specialmente il grano ed i cereali dei quali passavano per Pontelagoscuro enormi quantità.
Nel 1671 i magazzini furono donati dal Cardinale Giovanni al Monte di Pietà di Ferrara.

Nel corso di questo secolo la popolazione del borgo aumentò e molte persone si trasferirono a Pontelagoscuro attirate dalle occasioni di lavoro che il porto dava. Inizialmente non vi era in paese un ceto mercantile e le merci che transitavano erano di proprietà di grandi mercanti ferraresi ed anche alcuni marchigiani dato che dalle Marche proveniva gran parte del grano in transito.

Molti giovani si trasferivano a Pontelagoscuro perché vi potevano trovare lavoro, anche non specializzato, con una certa facilità (al porto serviva l'opera di tantissimi facchini) ma non si formavano una famiglia e dopo qualche tempo tornavano al paese d'origine.

Sfogliando i libri dell'Archivio Parrocchiale relativi al XVII secolo si vede che c'è un susseguirsi di diversi cognomi e che non sono molte le famiglie importanti del borgo ma già verso la fine del secolo la situazione comincia a cambiare.

Il XVIII secolo

Nel XVIII secolo l'importanza di Pontelagoscuro come porto fluviale andava aumentando. Nel borgo la popolazione era molto cresciuta e si era formato un ceto di mercanti e spedizionieri, le cui famiglie saranno poi protagoniste anche nel secolo successivo.
Purtroppo su questo secolo, che forse è stato quello più importante per lo sviluppo del commercio fluviale a Pontelagoscuro, abbiamo poche informazioni e soprattutto pochi dati numerici.

Non sono mancati gli episodici bellici durante la guerra di successione spagnola culminati con l'occupazione di Pontelagoscuro da parte di una testa di ponte austriaca con il conseguente bombardamento del borgo durato un intero giorno (gennaio 1709) ma si è trattato di un breve episodio ed il resto del secolo è scorso tranquillo, per lo meno fino all'arrivo dei francesi nel 1796.

L'aumento del traffico di merci sul Po che si ebbe in questo secolo è dovuto anche al fatto che i Savoia (che nel 1713 avevano ottenuto il titolo di Re, prima di Sicilia e poi di Sardegna) iniziarono ad utilizzare molto il fiume Po per spedire le loro merci verso Venezia e Trieste e quindi verso il nord Europa.

Nel '700 il porto fluviale sul Po di Torino venne spostato sulla riva destra, sotto Santa Maria del Monte. Nel 1714, dopo il trattato di Utrecht, il confine del regno passò dalla Sesia al Ticino allargando notevolmente il sistema fluviale controllato dai Savoia.

Nel 1731 era passato per Pontelagoscuro un Bucintoro costruito a Venezia e diretto a Torino per essere consegnato ai Savoia che lo avevano ordinato [10]. L'anno successivo iniziava un servizio di navigazione regolare tra Torino e Venezia, gestito dalla società Riccardi, Truchi & Albera che aveva dei suoi corrispondenti a Pontelagoscuro.

Verso la metà del '700 la marina fluviale piemontese era di circa 70 navi, con 140 addetti e altrettanti cavalli. La portata delle imbarcazioni arrivava ad un massimo di 2000 rubbi (184 q.li) [11].

Le merci giungevano a Pontelagoscuro anche dalla Lombardia e perfino dalla Toscana e vi erano stoccate in attesa di essere trasportate a Trieste da dove erano spedite nel nord Europa. Mentre nel corso del XVII secolo le merci provenivano in gran parte dallo Stato Pontificio di cui Pontelagoscuro faceva parte, nel corso di queste secolo assunse maggiore importanza il cosiddetto commercio estero con i relativi dazi. L'edificio della Dogana sorgeva proprio di fianco alla via Coperta.

Il '700 è stato anche il secolo del Grand Tour consistente in un luno viaggio per l'Europa che i figli dei benestanti facevano prima di iniziare la loro vita adulta per conoscere il mondo ed acquisire esperienza. Nel Grand Tour non poteva mancare l'Italia e quindi, nel corso di questo secolo, aumentò anche la richiesta di trasporto passeggeri.

Anche se Santa Maria Maddalena faceva parte dello Stato della Chiesa, Pontelagoscuro si trovava sul confine fra lo Stato Pontificio e la Repubblica Veneta perché i passeggeri entravano in Po a Polesella che faceva parte della Repubblica di Venezia per cui, al loro sbarco, venivano eseguiti i controlli sui passaporti ed i pagamenti degli eventuali dazi doganali.

Per facilitare il traffico passeggeri si agiva in un modo molto moderno simile a quello che vige oggi in molti aeroporti dove vi è una porta per chi non ha nulla da dichiarare. A Pontelagoscuro non vi erano le due porte ma, molto semplicemente, chi aveva qualcosa da dichiarare entrava nell'edificio della Dogana che era di fianco al punto di sbarco e chi non aveva nulla attraversava la via Coperta e se ne andava per i fatti suoi.

Specie a chi aveva molti bagagli poteva però accadere di essere controllato all'uscita del paese e di essere multato se non era in regola. E' quello che accadde a Carlo Goldoni che, nel 1755, venne fermato per non aver dichiarato cioccolata, caffè e candele.
Per altro il Goldoni se la cavò con poco perché l'ufficiale di Dogana era un appassionato delle sue commedie e dopo aver visto dai documenti di chi si trattava, cercò di aiutarlo come poteva [12].

L'accresciuta importanza di Pontelagoscuro fa sì che, nel 1766, si inizino i lavori per la costruzione di una nuova e spaziosa strada che conducesse a Ferrara. Per costruire questa nuova strada furono abbattuti anche i resti della prospettiva eretta da Alfonso d'Este per il suo Palazzo dell'Isola che era l'ultima parte ancora esistente di questa delizia estense.

Nel 1779, dato che la nuova strada per Ferrara aveva il fondo disagevole, vi si fecero dei lavori di selciatura e nel contempo, modificando il tratto di canale che era di fronte alla via Coperta, a Pontelagoscuro si formò una nuova piazza con relativo approdo a comodo dello sbarco dal canale che costeggiava lo Stradone e con l'accesso ad alcuni grandi magazzini lungo la via del porto. Questi lavori furono opera del Cardinale Legato Francesco Carafa che allora governava Ferrara.

Nello stesso anno il Cardinal Carafa, Legato di Ferrara, ordinava di effettuare l'estimo di tutti i terreni sottoposti alla Confederazione dei Lavorieri, che era una istituzione nata nel 1752, con lo scopo di affidare ai diretti proprietari la gestione idraulica dei territori.

Il Catasto che conseguì è molto interessante anche se non vi compaiono le case ed i magazzini posti ad di là dell'argine maestro in quanto esenti dalle tasse sulla bonifica. Ci mostra infatti come Pontelagoscuro fosse ormai un borgo che viveva esclusivamente delle ricchezze portate dal commercio fluviale e non dalla coltivazione dei terreni circostanti.
In paese vi sono moltissime persone proprietarie di case e magazzini mentre i terreni intorno al paese sono di proprietà di pochissime persone, molte delle quali non vivevano a Pontelagoscuro [13].

Nel 1784 il paese di Pontelagoscuro aveva 1467 abitanti e la Parrocchia circa 1700 e cioè almeno il doppio delle 600 anime da Comunione del 1616 [14]. Tutto sembrava andare bene e quando, nel 1789, scoppiò la Rivoluzione Francese, sembravano avvenimenti lontani ma 23 giugno Pontelagoscuro venne occupato dalla truppe francesi per ordine di Napoleone Bonaparte generale della Repubblica Francese che allora si trovava a Bologna.

Il buon giorno si vede dal mattino e già il 4 luglio il governo provvisorio ordinava alle persone ed alle chiese di consegnare le argenterie ed i lavori d'oro che possedevano tranne quella porzione di vasi sacri che fossero assolutamente indispensabili al culto divino.
Il 6 luglio fu ordinata la requisizione dei cavalli per l'armata francese che dovevano essere condotti in luoghi determinati perché i commissari facessero scelta di quelli che loro piacevano. A Pontelagoscuro, nella piazza della chiesa, ne furono condotti circa 400.

Il porto di Pontelagoscuro aveva una grande importanza anche militare e fu ampiamente utilizzato dai francesi, non solo per approvvigionare le truppe ma anche per portar via le numerose cose requisite nei territori occupati. Tra il 12 ed il 15 luglio fu continuo il tragitto di carri carichi con bombe, palle, piombi, mitraglie, legname da ponti, sacchi e cestoni da portar terra, badili, zapponi, mannaie, ed altri attrezzi da guerra, tutto levato dalla fortezza di Ferrara, dove esistevano da più di un secolo, per essere imbarcati a Pontelagoscuro assieme a sessanta carri di fucili, pistole e spingarde.

Dal 3 settembre in poi passarono da Pontelagoscuro, diretti a Venezia, circa 80 cannoni ridotti in pezzi che erano stati levati dalla fortezza di Ferrara ed un simile destino ebbe quant'altro si trovava nella fortezza, non escluse le campane e le inferriate dei fabbricati.
Il 6 ottobre vennero imbarcati 17 cannoni di grosso calibro levati da Ferrara e che dovevano andare a Cremona ma non sempre tutto andava liscio e quando la barca giunse verso Bocca d'Oglio, fu sorpresa da un posto avanzato degli austriaci che predarono i cannoni, cosa questa accaduta anche ad una barca carica di 200 moggia di frumento requisito che era partita da Pontelagoscuro il 31 luglio.

Di questo periodo abbiamo un interessante diario che ci fu lasciato da Antonio Dolcetti e dal quale apprendiamo che allora vi erano dieci ditte di commercio e spedizioni di proprietà di abitanti del borgo ma, da altre fonti, sappiamo che anche la maggior parte degli undici proprietari di botteghe varie si occupavano di commercio fluviale.

La descrizione del paese e dei suoi commerci, posta all'inizio delle note sull'anno 1796 è estremamente interessante: La nostra parrocchia conta in quest'anno 1796 una popolazione di 1700 anime. Il paese è ricco di fabbriche, le migliori delle quali ho veduto sorgere ai miei giorni. Il commercio è floridissimo ed esteso. Il nostro porto è sempre pieno di grossi bastimenti di mare e barche del fiume. La Lombardia manda annualmente a noi, o per nostro mezzo al mare, milioni di riso e molte migliaia di moggia di grano. Per un esempio, io ho maneggiati in soli 4 e 5 mesi centoventimila sacchi di frumento e frumentone. La nostra provincia ed il bolognese fornisce ai porti marittimi centinaia di barche cariche di canapa. Il veneziano ci fa egli pure avere una quantità prodigiosa di granaglie. Le mercanzie d'ogni specie provenienti dal mare nel nostro porto, o per noi o per la Toscana, Lombardia, Svizzera ecc. ascendono a valori immensi.

Un'idea dell'importanza economica assunta dal borgo e di come qui confluissero moltissime persone è la può dare anche l'elenco dei locali di ristoro presenti a Pontelagoscuro nel 1796: vi erano tre caffè, tre osterie, una locanda, quattro grosse bettole e varie altre più piccole.

Il 1797 e 1798 furono anni relativamente tranquilli, nacque prima la Repubblica Cispadana e poi la Cisalpina. Nel 1799 i francesi, prima di rinunciare a Venezia per l'imperatore d'Austria, la spogliarono di legni da guerra, artiglieria, armi e munizioni e a Pontelagoscuro venne fatto il deposito, nel piazzale della chiesa, di circa cento grossi cannoni di bronzo con mortai da bomba oltre ad una quantità enorme di bombe, palle e mitraglia. Lungo il porto furono caricati 400 cannoni di ferro.
Nel grande magazzino camerale vi fu posta la catena che serviva a chiudere il porto di Malamocco oltre una grande quantità di canapa filata per gomene e moltissime ancore, circa 1500 colli di tabacco, molte casse di telerie e cassoni pieni di codici antichi e pergamene preziose, medaglie e altri oggetti antichi di gran valore. Il tutto fu venduto e portato in Piemonte. Rimasero a Pontelagoscuro 300 cannoni di ferro per i quali non si trovò compratore.

All'alba del 13 aprile 1799, gli austriaci attaccarono i francesi ed occuparono Pontelagoscuro; la casa del sindaco, che era filofrancese fu saccheggiata. Il giorno successivo fu ordinato a tutti i mercanti e speditori di dare esatta nota di tutte le mercanzie esistenti nei magazzini con il nome dei rispettivi proprietari.

Il 15 aprile il comando militare ordinò che fossero imbarcate per Venezia tutte le mercanzie di proprietà degli Ebrei. Per primi furono imbarcati 190 fassoni di canapa e moggia e 160 di formentone di Leon Bianchini, che abitava a Ferrara, poi una quantità prodigiosa d'altra mercanzia e grani d'altri Ebrei.
Furono inoltre imbarcati 170 cannoni parte di ferro e parte di bronzo, tutti di grosso calibro, 10.000 fucili, 300 casse e barili di polvere ed altra munizione, una quantità di palle d'ogni sorta ed una quantità di cordaggi da marina.

Questo lungo elenco di merci saccheggiate dà un'idea dei danni provocati dalla guerra ma mostra anche come il porto di Pontelagoscuro fosse in grado di trattare rapidamente enormi quantità di materiali eterogenei.
Bisogna comunque dire che i danni più grossi derivavano non dai saccheggi ma dalla drastica diminuzione dei commerci dovuti all'occupazione militare.

Verso la fine di luglio, il Forte Urbano di Ferrara, che era ancora in mano ai francesi, si arrese e a Pontelagoscuro venne imbarcato per Venezia quanto saccheggiato in questa fortezza e cioè 34 cannoni e molti carri carichi di munizioni e perfino di armature all'antica, cioè busti, elmi, visiere, lance ecc.
All'arrivo dell'inverno il paese era tornato tranquillo e di conseguenza prospero. Il porto aveva ogni giorno da 150 a 200 barche e bastimenti carichi la maggior parte di viveri per le armate. I magazzini pubblici e privati erano pieni. Il prato, detto i Tamarisi e la piazza della chiesa erano coperte di botti di farina collocate a tre, una sopra l'altra.

Nell'aprile del 1800 i francesi invasero di nuovo l'Italia. Si ebbe dapprima l'arrivo di un notevole numero di barche cariche di generi militari ma poi, dopo la battaglia di Marengo ed il conseguente armistizio, il commercio languì. Dagli ultimi giorni di giugno il porto rimase quasi in ozio.
Il Dolcetti scrive che il 27 di luglio il porto rimase del tutto privo di barche, cosa questa accaduta solo in occasione del primo arrivo dei francesi nel 1796. Fa però notare che ciò durò solo per dodici ore perché poi giunse una barca dal mare ed una dal Po e che questa è una prova convincente di quanto difficilmente Pontelagoscuro potesse esser priva di barche, per qualunque critica circostanza.

Il blocco del commercio provocò una grave penuria di generi di prima necessità ed il conseguente aumento dei prezzi, anche se a Pontelagoscuro, data la comunicazione diretta col mare, la situazione era meno grave che altrove.
Il secolo si chiuse con il cannone che rombava perché austriaci e francesi stavano per scontrarsi di nuovo.

Il XIX secolo

Il XIX secolo non era iniziato certo nel migliore dei modi ma almeno il borgo non era stato interessato da combattimenti perché, i primi giorni del gennaio 1801, la guarnigione austriaca aveva abbandonato Pontelagoscuro. Però, la prima cosa che fecero i tre commissari francesi, che arrivarono il 20 di gennaio, fu di prendere nota di tutte le mercanzie esistenti nei magazzini.

In febbraio venne imposto un prestito forzoso ai più facoltosi. Per obbligare chi non pagava la tassa a sborsare i soldi venivano mandati otto soldati ad ogni casa dei renitenti con condanna di mantenerli e pagare, giornalmente, cinque paoli ad ogni soldato fino al punto d'aver pagata l'intera tassa. A Pontelagoscuro ciò accadde a cinque famiglie.

Sempre nel febbraio 1801 i francesi sequestrarono tutte le mercanzie che esistevano nei magazzini e nelle barche di Pontelagoscuro e per liberarle i mercanti dovettero accordare ai generali Andreù e Susset la grossa somma di 14.000 scudi. Inoltre furono imposte forti tasse sui movimenti delle merci e delle persone.

Il Dolcetti, nel raccontare ciò, ci fornisce anche l'elenco dettagliato dei mercanti e del valore delle loro merci che è molto utile per avere un'idea precisa dell'importanza che aveva allora il commercio fluviale per Pontelagoscuro e quale parte della ricchezza, che si creava, rimaneva nel borgo e quanta finiva a Ferrara o altrove.

Nell'elenco le compagnie di mercanti e speditori di Pontelagoscuro sono 17. Molte sono di una sola famiglia, altre di due famiglie in società fra loro. Quelle di mercanti e speditori di Ferrara sono 16 e di queste quelle i cui proprietari hanno cognomi ebraici sono quattro o cinque. Ci sono poi svariati mercanti esteri dei quali vengono elencati solo i quattro più grossi che sono di Pontevico, di Mesola, di Ariano e di Polesella.

Per quanto riguarda il valore delle merci, quelle dei mercanti di Pontelagoscuro valevano 144.914 scudi, quelle dei mercanti di Ferrara 60.184 scudi e le rimanenti 11.394.
Si tenga presente che il Dolcetti afferma che, mentre lui scrive, vi sono appena cinque barche di mare, i magazzini sono quasi vuoti e mancano gli articoli più preziosi, come riso, grano, canape, tele, seterie, drapperie, droghe ecc. quando, normalmente, nel porto ci sono da cento a duecento grosse barche cariche ed i magazzini sono affollati.

Il commercio continuò a languire fino alla fine di marzo quando venne firmata la pace fra gli austriaci ed i francesi e ricominciò il traffico con Venezia. I mercanti di Pontelagoscuro però non avevano finito di soffrire perché, a diciotto di loro, venne imposta una tassa di guerra per un totale di 2780 scudi.
Per di più in giugno gli inglesi cominciarono a corseggiare nel Mare Adriatico ed in agosto una nuova tassa colpì tutti i cittadini di Pontelagoscuro.

Successivamente con la Repubblica Italiana prima ed il Regno d'Italia poi si ebbe un po' di tranquillità. Si cercò anche di favorire il commercio: nel 1803 si stabilì che il circondario interno di Pontelagoscuro si estendeva fino ad Ariano escluso e nel 1804 si accordò un ribasso di un terzo del dazio per le merci che erano in transito [15].

Con l'avvento dell'epoca napoleonica ai problemi economici si aggiunse quello delle leve forzate e dei renitenti alla leva che vivevano alla macchia. Il 9 luglio del 1809 un gruppo di briganti invase Pontelagoscuro e saccheggiò il deposito della Finanza rubando numerosi merci [16].

Al termine delle guerre tutta l'Europa era in rovina ed il commercio stentava a riprendersi. Per di più, benché vi fosse stato un raccolto relativamente buono di grano, vi furono dei tentativi di accaparramento per farne lievitare il prezzo per cui fu proibita l'esportazione del grano ed anche di ammassarne vicino ai confini.

Per Pontelagoscuro il commercio del grano era molto importante per cui fu prevista una speciale franchigia di un anno, valida solo per Pontelagoscuro, a partire dal 1 settembre 1815. Allo scadere dell'anno, però la franchigia non fu rinnovata e di conseguenza fu proibito a tutte le imbarcazioni, provenienti dall'interno dello Stato Pontificio, di portare grani e granaglie a Pontelagoscuro [17].

Sempre nel 1816 il servizio di trasporto passeggeri bisettimanale per vie d'acqua che univa Bologna a Ferrara e Venezia fin dal 1572, cessava e veniva sostituito da un analogo servizio di diligenze. Già da molto tempo, però, i viaggiatori preferivano effettuare il tratto Ferrara - Pontelagoscuro in diligenza anziché in barca sul Canale Panfilio.

Il commercio, dopo il lungo periodo di guerra e gli avvenimenti sopra descritti, languiva per cui, per rinvigorirlo, un editto dell'8 marzo 1817 proclamò Pontelagoscuro Porto franco ma il decreto resterà a lungo privo di effetto.

Per di più, nel 1818, entrarono in vigore gli accordi del Congresso di Vienna, stipulati dal Cardinal Consalvi, che prevedevano che il confine fra Lombardo-Veneto e Stato Pontificio corresse lungo il ramo principale del Po. In base a ciò l'Austria incorporava la Transpadana pontificia. Pontelagoscuro si viene a trovare sul confine e diviso da Santa Maria Maddalena e si perdevano gli introiti delle tasse di transito su chi passasse senza attraccare ma, cosa che apparirà poi ben più grave, nel delta il confine correva lungo il Po di Goro, assurdamente considerato ramo principale del Po, per cui il vero ramo principale del Po veniva a trovarsi interamente in territorio austriaco [18].

Verso la fine di settembre del 1820 attraccava a Pontelagoscuro il piroscafo Eridano al suo primo viaggio sul Po. Proveniva da Pavia ed era diretto a Venezia dove giungerà dopo un viaggio di 37 ore. A Pontelagoscuro sbarcò il famoso poeta Vincenzo Monti assieme ad un tal Passerini di Lodi [19].
Per il momento questa appare solo una cosa curiosa ma, in pochi decenni, l'avvento del vapore rivoluzionerà il trasporto fluviale per il quale era particolarmente adatto.

Nonostante non fosse ancora tornato ai livelli precedenti, il commercio rivestiva sempre una grandissima importanza per Pontelagoscuro dove erano presenti consoli di stati esteri anche molto lontani dallo Stato Pontificio, ad esempio, nel 1821, Arturo Vitti era Console di Danimarca.

Col passare del tempo ci si rese conto di quale grave errore fosse stato porre il confine sul Po e specialmente aver ceduto l'intero Po di Venezia agli austriaci. Chi fa notare, nei sui scritti, quali siano stati le conseguenze di queste scelte è Alessandro Belmonte, esperto marinaio che, a quell'epoca, era Ispettore dei Porti del 3° Circondario, alla sinistra di Ancona [20].

Dopo aver fatto notare la Luogo Tenenza di Pontelagoscuro era dissimile da tutte le altre ed aver ricordato la sua importanza, per il vistoso commercio che in essa si praticava e che paragona a quello di Ancona, nel 1825, Alessandro Belmonte scrive: Tolto alla Santa Sede dall'Austria il possesso della sponda dritta del Po' di Goro, ..., fa sì che la Navigazione del Po sino al Pontelagoscuro sarà di giorno in giorno meno proficua allo Stato nostro, ... . Di qualunque modo però converrebbe meglio disciplinare l'approdo de legni al Ponte: ora tutto il Commercio in quanto al trasporto delle Merci è tutto in mano de Sudditi Austriaci: il Vice Console, che dovrebbe risiedere a Ferrara, ha piantata la sua Residenza sulle sponde del Po al Ponte, e la fa da padrone, impedendo che i Conduttori de' Legni Austriaci, che nulla hanno pagato a Goro Pontificio nell'entrare in Po, paghino veruna tassa, forte nell'espressione dell'acqua neutra, ma ciò dovrebbe intendersi di quelli che transitano per il Po, ma non per quelli che cinque passi lontano dalla sponda vi fanno tutte l'operazioni Commerciali: inutili sin'ora sono state le rappresentanze dei Ministri Doganali, e del Luogo Tenente di quel Porto, ... .

Negli scritti del Belmonte troviamo anche alcune notiziole interessanti: il Luogo Tenente di Pontelagoscuro era di 2° classe (ma lui propone di passarlo alla 1° classe) e percepiva 10 scudi al mese (e ciò ci dà un'idea dell'entità degli esborsi chiesti ai mercanti di Pontelagoscuro durante i decenni precedenti).
Al Luogo Tenente non veniva fornito un alloggio in riva al Po per cui quello che c'era allora aveva affittato due camerette per una spesa di 25 scudi annui ed il Belmonte commenta facendo notare il caro prezzo che si paga in quella località e sulla sponda del Po per ogni e qualunque Magazzeno e Casetta.

Anche i suggerimenti del Belmonte non trovarono ascolto ma, nel 1829, ci si rese conto che bisognava fare qualcosa per il commercio fluviale ed il Pontefice, Pio VIII, concesse a Pontelagoscuro l'emporio di assegna per le merci estere.
I mercanti del borgo si resero subito conto dell'importanza della cosa ed i loro deputati, in segno di ringraziamento, fecero coniare una apposita medaglia che venne realizzata da Nicola Cerbara, figlio del famoso incisore Giovanni Battista Cerbara [21].

Questa volta, infatti, la concessione approvata l'8 giugno 1829 non era una semplice dichiarazione ma prevedeva per i commercianti di Pontelagoscuro il privilegio dell'Emporeo fittizio per i loro magazzini e cioè potevano tenere nei loro magazzini le varie merci per poi spedirle successivamente per via di terra (pagando il dazio) o per via d'acqua (non pagando il dazio).
Per alcune merci più pregiate ciò non valeva e quindi queste merci (tessuti, pellami, pellicce, libri, armi, medicinali e chincaglierie) andavano depositate nei magazzini della dogana [22].

Una guida per i viaggiatori, edita nel 1835, ci informa che da Pontelagoscuro a Venezia si poteva prendere imbarco su di una barca, detta Peota Bucintoro, che con un viaggio di 80 miglia portava i passeggeri fino a Venezia in venti ore.
Ci informa anche che in precedenza c'era un battello a vapore che partiva da Venezia il martedì ed il venerdì ed arrivava a Pontelagoscuro in sedici, il viaggio di ritorno partiva il mercoledì ed il sabato e durava solo dodici ore ma che questo servizio era stato sospeso e sostituito da uno di barche [23].

Dato che sul Canale Panfilio potevano navigare solo piccole barche e che a Pontelagoscuro era comunque necessario un trasbordo perché che il canale non era direttamente connesso al Po, il suo uso per il trasporto delle merci andò declinando.
Nella guida di Ferrara Il Servitore di Piazza del 1838 possiamo leggere: migliorata la strada si è quasi del tutto abbandonato l'uso del canale.

Ciò però non portò affatto ad una diminuzione della quantità di merci che passava per Pontelagoscuro dove, tra il 1 luglio 1838 ed il 30 giugno 1839, pervennero 5.809.446 libbre di ferro greggio e 1.074.901 di ferro lavorato per un totale di 6.884.347 libbre (pari a 1969 tonnellate, dato che la libbra romana era uguale a 0,339 kg) e 18.999.738 libbre (pari a 6441 tonnellate) di tessuti e filati [24].

Intanto, però ci si rendeva conto sempre di più quale grave errore fosse stato spostare il confine sul Po di Goro perché questo ramo del Po, che tendeva ad interrarsi, era sempre meno navigabile e le navi che entravano per il Po di Lombardia (ora di Venezia) era interamente soggette all'Austria.
Ci fu quindi chi, come l'ing. Marco Ferlini, propose di potenziare la navigazione sul Po di Volano collegandolo a Pontelagoscuro con un nuovo canale che avesse un sostegno (cioè una chiusa) che permettesse l'ingresso delle barche in Po.
Quest'idea non ebbe seguito ma è da notare che era molto simile a quanto fu poi realizzato nel XX secolo con l'Idrovia Padana ed il Canale Boicelli quando purtroppo il commercio fluviale era già in una fase di grande declino.

Nel 1843 il commercio fluviale andava a gonfie vele. In quell'anno il solo commercio dato da battelli stranieri era stato di 1.484.000 fiorini per le merci di importazione e di 1.170.300 per quelle di esportazione. Per avere un'idea dell'entità di tale somma si pensi che, nel medesimo anno, il valore di tutte le merci transitate per il porto di Ravenna era stato di 504.218 fiorini per l'importazione e 286.458 per l'esportazione [25].

Solo a cinque porti dello Stato Pontificio era concesso il transito di merci per la Toscana e questi porti erano: Ancona, Rimini, Cesenatico, Pontelagoscuro e Ravenna. Può sembrar strano trovare anche Pontelagoscuro in questo elenco, dato che era lontanissimo dalla Toscana, ma, per merci non troppo pesanti e di valore, era conveniente portarle da Firenze a Bologna attraverso gli Appennini e di lì a Pontelagoscuro da dove si potevano spedire in tutta Europa.

Ne abbiamo un esempio nella causa fra Paoli e Del Panta, fabbricanti di cappelli di paglia, e gli spedizionieri Batacchi e Cantoni di Firenze per via di un carico di merce che era finito nel Canale Panfilio per via di un cavallo imbizzarrito.
Nella causa furono poi coinvolti anche gli spedizionieri di Bologna (Facchini) e di Ferrara (Zatti). Questa causa ci mostra che era effettivamente conveniente mandare merci da Firenze a Pontelagoscuro per poi farle distribuire in altri paesi. Dai documenti apprendiamo anche il valore delle merci danneggiate che era di 1092 scudi [26].

Nel 1848 scoppiò la rivolta a Milano e la conseguente guerra fra Regno di Sardegna ed Austria. Per Pontelagoscuro passarono tanti volontari e tante navi ma l'unico episodio bellico in cui fu coinvolto il borgo avvenne il 21 di luglio quando gli austriaci attraversarono il Po e saccheggiarono Pontelagoscuro [27].

Tornata la pace, il 3 luglio del 1849 l'Austria firmò con i ducati di Modena e di Parma, un accordo per la libera navigazione sul Po. A seguito di ciò, il 18 ottobre dell'anno successivo, la Gazzetta Ufficiale di Venezia annunziava essersi eretto il Vice-consolato austriaco residente a Pontelagoscuro a Consolato dipendente dal Ministero del Commercio con sede in Ferrara e che il Console di Ferrara, De Martignoni, veniva aggregato alla Commissione mista da crearsi in merito alla convenzione stipulata fra l'Austria e gli altri Stati del Po ai quali, dal 12 dicembre, si aggiungeva lo Stato Pontificio che aderiva anche lui all'accordo [28].

Intanto la navigazione a vapore aveva preso sempre più piede, non solo per i passeggeri ma anche per le merci e nel 1853 il Console Austriaco notificava alle autorità pontificie che la Società di Navigazione a Vapore in Po - Lloid Austriaco di Trieste aveva nominato un suo agente in Pontelagoscuro.

Durante la II Guerra d'Indipendenza, Pontelagoscuro non veniva coinvolto ma poi, dal termine di essa nel 1859, dacché il Po segnava la linea di confine venne posta una guarnigione di soldati di fanteria accasermata nei due piani superiori della via Coperta per tenere di vista gli austriaci che erano a Santa Maria Maddalena.

Nel 1862 veniva costruita la linea ferroviaria Bologna - Ferrara - Pontelagoscuro che terminava a Pontelagoscuro (dove fu ultimata nell'aprile 1863) con un ampio scalo merci. Ciò diede ulteriore influsso al porto ma la ferrovia, quando pochi anni dopo venne realizzato il ponte sul Po, iniziò a fare concorrenza al traffico fluviale.
Intanto l'uso del Canale Panfilio per i trasporti tra Ferrara e Pontelagoscuro era quasi del tutto abbandonato per cui, nello stesso anno, si iniziò a tombare il canale nel tratto dentro alle mura di Ferrara.

Con la III Guerra d'Indipendenza, nel 1866, anche il Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia per cui venne tolta la guarnigione di soldati accasermati ai piani superiori della Via Coperta ed il Municipio di Ferrara, che ne era proprietario, affittava i locali ai commercianti del paese per il deposito del grano.

Pontelagoscuro, però, non si trovava più sul confine e così non aveva più senso mantenere la grande Dogana che vi era e che, nel 1863, aveva ben 26 impiegati [29]. La Dogana non fu soppressa ma molto ridimensionata: la dogana che prima era di I ordine, II classe diventava di II ordine, I classe, gli addetti scendevano a sei e quello di maggior grado era un ricevitore di V classe [30].

Il porto e buona parte del borgo di Pontelagoscuro erano al di là dell'Argine Maestro e ciò esponeva gli edifici a periodici allagamenti durante le piene. Per questa ragione, nel 1879, il Genio Civile costruì un muraglione a difesa del paese.
Per permettere il libero passaggio delle persone e delle tante merci che transitavano per il porto, nel muraglione, vi erano quattro aperture che avevano nei fianchi delle fessure dove poter infilare, subito prima delle piene, due file di tavoloni spessi ben 20 centimetri fra i quali comprimere poi della terra per impedire il passaggio delle acque.

Con il ridimensionamento della dogana il commercio fluviale di merci estere, che tante ricchezze aveva portato a Pontelagoscuro, si ridusse notevolmente e cominciò quindi una lunga parabola discendente per il traffico fluviale che pure proseguì ancora a lungo, alimentato anche dalle numerose industrie che nel frattempo erano sorte a Pontelagoscuro.

Il XX secolo

Nel XX secolo il commercio fluviale si era ormai modificato ma non sembrava in crisi. Non vi erano più merci estere e di valore sui barconi che attraccavano a Pontelagoscuro ma le tante industrie che erano sorte a Pontelagoscuro verso la fine del XIX secolo movimentavano una grande quantità di materiale.

Oltre alla storica Chiozza & Turchi che produceva saponi pregiati fin dal 1812, vi erano tre zuccherifici, tre distillerie, due grossi mulini, una segheria a vapore, una fabbrica di concimi chimici ed un eterificio che produceva cento ettolitri di etere solforico al giorno che veniva utilizzato per la produzione della seta artificiale e per l'illuminazione [31].

La diminuzione di lavoro nel porto non aveva quindi causato problemi e le nuove industrie avevano assorbito tutta la mano d'opera disponibile ed attirato anzi nuovi abitanti a Pontelagoscuro che, nel 1911, raggiungerà i 3549 abitanti.
Nel 1902 venivano fatti molti lavori pubblici: durante la primavera si toglieva il piano superiore della Via Coperta restaurando l'edificio, veniva ampliata la stazione ferroviaria e veniva inaugurato l'acquedotto che portava a Pontelagoscuro l'acqua di pozzi ai piedi delle colline bolognesi e precisamente da Castelfranco Emilia.

Il trasporto sul Po veniva effettuato su barconi trainati da un rimorchiatore, spesso uniti a due a due per diminuire la lunghezza del traino. Nonostante questo accorgimento che limitava i costi del trasporto, il commercio fluviale andava diminuendo. Gli esperti attribuivano ciò alla scarsa portata dei barconi che era di circa 140 tonnellate per quelli che navigavano solo in Po e molto meno per quelli che dovevano navigare anche nei canali [32].

La quantità di merci trasportate sul Po era ancora molto elevata ma ormai si trattava quasi esclusivamente di merci pesanti e di basso costo ed il traffico estero era praticamente sparito. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale il maggior traffico si aveva nei porti di Milano, Mantova e Pontelagoscuro dove c'era stato un movimento di 81.941 tonnellate nel 1906 (circa come a Mantova e un po' meno della metà rispetto a Milano) e di 75.156 nel 1907 [33].

Negli anni venti, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si iniziava lo scavo del Canale Boicelli che doveva collegare il Burana-Po di Volano con il Po dove sarebbe sbucato appena a monte di Pontelagoscuro. Quest'opera fu ultima nel 1933 con la realizzazione della biconca di Pontelagoscuro [34].

Nonostante questa miglioria, nel 1934, la Società geografica italiana faceva notare che varie sezioni del Po vedevano calare il traffico proprio anche se rimaneva alto quello di transito che raggiungeva il suo massimo proprio nel tratto da Pontelagoscuro a Pioppa [35].

Nel 1944 in giugno, in luglio ed in particolare il 23, 26 e 28 agosto, i bombardamenti rasero al suolo il paese di Pontelagoscuro, abbattendo sia il ponte ferroviario che quello stradale e mettendo fuori uso le fabbriche [36].
Dopo la fine della guerra Il Comune di Ferrara volle che il paese fosse ricostruito a 600 metri dal Po ed anche se i pontesani cominciarono ben presto a ricostruire vicino al Po questa decisione finì per affossare quasi completamente il commercio fluviale [37].

Negli anni '60 fu realizzata l'idrovia Ferrarese che permette a grandi navi di risalire il Po di Volano e tramite il canale Boicelli di entrare in Po a Pontelagoscuro ma ciò non ha fatto risuscitare il vecchio porto e Pontelagoscuro non è più cerniera fra il mare e la navigazione fluviale [38].

Proprio mentre negli altri paesi europei, il commercio fluviale assurgeva a grande importanza anche per i miglioramenti tecnologici delle chiatte da trasporto, in Italia si faceva la scelta di affossare il trasporto fluviale e marittimo a favore di quello su gomma e di questa scelta ne paghiamo tutt'oggi le conseguenze sia in termini economici, sia come inquinamento, sia come lentezza e pericolosità del traffico stradale.
Una moderna chiatta, con un equipaggio di cinque uomini, porta una carico pari a quello di ottanta TIR con un consumo ed un inquinamento estremamente più bassi.

Ora ci sono molti progetti per il futuro come il ripristino del collegamento tra il Po e Locarno in Svizzera e c'è perfino chi progetta di collegare Venezia col Danubio [39] il che permetterebbe di collegare la nostra rete fluviale con i 30.000 chilometri della rete europea.
L'Europa ha definito le tipologie delle barche fluviali e le nuove navi fluviomarine, lunghe centocinque metri e larghe undici e cinquanta, navigano con un fondale di due metri e ottanta, per cui possono già arrivare a Cremona.

Il XXI secolo

Purtroppo dei tanti progetti e proposte per far rinascere il trasporto fluviale l'unico che è effettivamente partito e che è tuttora in corso è il ricupero ed il potenziamento della esistente Idrovia Ferrarese per permettere la navigazione anche alle chiatte di classe 5.

I lavori procedono con molta lentezza a causa degli ingenti costi di quest'opera e della necessità di reperire i fondi necessari ma già qualcosa è stato fatto. Temo però che, anche una volta finiti i lavori, il traffico fluviale rimarrà scarso.
Infatti la stessa operazione è stata completata da tempo per la analoga Idrovia Veneta sulla quale non è che vi sia un gran passaggio di chiatte benché abbia inizio a Marghera, sede di importanti realtà industriali.

Dato che non sono molte le merci prodotte a Ravenna temo che sulla rinnovata Idrovia Ferrarese il traffico sarà scarso perché non c'è un gran interesse a portare merci via mare fino a Ravenna per poi trasbordarle su di una chiatta per far loro percorrere un tratto tutto sommato breve.

Per altro, benché l'AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) la chiami già Idrovia Ferrara-Ravenna, per ora le chiatte arrivebbero al mare a Portogaribaldi mentre (come si legge sul sito dell'AIPO) il collegamento mediante un canale interno tra l'Idrovia ed il porto di Ravenna è subordinato alle decisioni politiche nazionali e locali.

Molte meglio sarebbe stato favorire il traffico sul Po Grande delle navi fluviomarine potenziando anche i porti italiani di partenza delle merci e realizzando dei punti sul Po per scaricare le merci dalle navi fluviomarine in corrispondenza dell'intersezione con le linee ferroviarie e le autostrade.

E' curioso che, dopo tanti secoli, si ripeta l'errore fatto dagli Estensi che si ostinarono a cercare di mantenere in funzione la navigazione sul Po di Volano anziché spostarla sul Po Grande, cosa che, molto probabilmente, costò loro il Ducato perché, essendosi impoveriti, non erano più in grado di opporsi alle decisioni del Papa.


[1] - Antonio Dolcetti - diario manoscritto 1796-1801 - Fondo Carletti (n. 15727) - Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara - pubblicato a cura di Roberto Balzani col titolo Le cronache di Pontelagoscuro - Edizioni Analisi srl - Bologna, 1993.   <<

[2] - Giulio Reggiani, Dino Chiarini e Luciano Marini - Narciso da Malalbergo, storia di una maschera bolognese - Pàtron Editore - Quarto Inferiore, 1991.   <<

[3] - Ginevra Canonici Facchini - Due giorni in Ferrara - Edizioni Bresciani - Ferrara 1819.   <<

[4] - Antonio Frizzi - Memorie per la Storia di Ferrara - Tomo Quinto - Per gli eredi di Giuseppe Rinaldi - Ferrara, 1809.   <<

[5] - Walter Ferrari - Storia illustrata di Pontelagoscuro 1055 - 1944 - con un DVD annesso - Pontelagoscuro, 2006.   <<

[6] - Werther Angelini - Economia e cultura a Ferrara dal '600 al tardo '700 - Edizioni Argalia - Urbino, 1979.   <<

[7] - Franco Cazzola - L'Annona e il commercio dei grani a Ferrara dal 1510 al 1650 - Tesi di Laurea - Università degli studi di Bologna - Anno accademico 1964/65.   <<

[8] - F. Avventi - Il Servitore di piazza - Guida di Ferrara - Pomatelli Tipografo - Ferrara, 1838.   <<

[9] - Giovanni Bedani - Memorie storiche di Pontelagoscuro - Ferrara 1905.   <<

[10] - Luigi Griva - Venezia - Torino 1731: Un Bucintoro per i Savoia - in Studi piemontesi - XXXI,2 p. 301 - Torino, 2002.   <<

[11] - Luigi Griva - Navaroli del Po in epoca sabauda in Atti del IX Convegno "Randevò a la Vila" - San Sebastiano da Po, 2004.   <<

[12] - Carlo Goldoni - Memorie per l'istoria della sua vita e del suo teatro rivedute e corrette - Edizioni Sonzogno - Milano, 1908.   <<

[13] - Catasto Carafa - compilato nel 1779 per la tassazione dei terreni dei tre comprensori del Polesine di Ferrara, di San Giorgio e della Transpadana Veneta - è conservato presso i Consorzi di Bonifica del I e II Circondario - nel 2005 è stato digitalizzato su DVD-ROM.   <<

[14] - Comune di Occhiobello - Per una Storia di Occhiobello - a cura di Sergio Gnudi - Edizioni Liberty House - 1991.   <<

[15] - Repertorio Universale della Legislazione pel Regno d'Italia dall'anno 1802 a tutto l'anno 1809 - Tomo IV, P-R - Dalla stamperia di Giovanni Parolari - Venezia, 1811.   <<

[16] - Archivio Storico del Comune di Ferrara - Documenti del vivere quotidiano a Pontelagoscuro dalla Restaurazione all'Unità - Stamperia Comunale - Ferrara, 1989.   <<

[17] - Gazzetta di Milano - n° 235 - Giovedì, 22 agosto 1816.   <<

[18] - Ferrara nella storia del Risorgimento italiano dal 1814 al 1821 - appunti raccolti da Giuseppe Ferraro e da Patrizio Antolini - Edizioni Bresciani - Ferrara 1885.   <<

[19] - Avv. Giovanni Baroni e altri - Per la Storia dell'Agricoltura e dell'Industria nel Lodigiano (punto 3 - La navigazione fluviale) in Archivio Storico per la Città ed i Comuni del Territorio Lodigiano e della Diocesi di Lodi - Anno LVIII II° semestre 1939 - XVIII, p.178.   <<

[20] - Alberto Silvestro - Alessandro Belmonte, una vita per il mare in Rivista Marittima - Mensile della Marina dal 1868 - Ministero della Difesa - Supplemento alla Rivista Marittima, Novembre 2010.   <<

[21] - Giuseppe Mayr - Monete e medaglie onorarie ferraresi - Editore Taddei - Ferrara, 1843.   <<

[22] - Manuale pratico per gl'impiegati delle Dogane Pontificie - Tipografia di Vincenzo Santucci - Perugia, 1853.   <<

[23] - Giuseppe Vallardi - Itinerario d'Italia o sia Descrizione di CXXXVI viaggi per le strade più frequentate, sì per posta che altrimenti, alle Principali Città d'Italia - XXII Edizione Milanese - Presso Pietro e Giuseppe Vallardi - Milano, 1835.   <<

[24] - Gaetano Recchi - Studi economico-statistici sovra il "Progetto e piani in previsione sul bonificamento della navigazione del Po di Volano, redatto dal prof. ing. Marco Ferlini" in Annuali Universali di Statistica, Economia pubblica, Geografia, Storia, Viaggi e Commercio - compilati da Francesco Lampato - Volume Secondo della Serie Seconda, Ottobre, Novembre e Dicembre 1844 - Presso la Società degli Editori degli Annuali Universali delle Scienze e dell'Industria nella Galleria Decristoforis sopra lo scalone a sinistra - Milano, 1844.   <<

[25] - Il Felsineo - Giornaletto locale di agricoltura, morale, industria e commercio - anno IV n. 37 - Bologna, martedì 13 febbraio 1844.   <<

[26] - compilato da B. Belli - Giornale del Foro in cui si raccolgono le più importanti regiudicate dei supremi Tribunali Pontifici in materia civile, criminale ed amministrativa - Anno 1847-48, Vol. 1 - Tipografia Menicanti - Roma, 1848.   <<

[27] - Mariano Roveri e Luigi Fiorentini - Annali ferraresi 1830 -1880 - Premiata Tipografia Sociale - Ferrara, 1891.   <<

[28] - Mario Romani - Storia economica d'Italia nel secolo 19esimo: 1815-1882 - Edizioni Il Mulino - Bologna, 1998.   <<

[29] - Annuario del Ministero delle Finanze del Regno d'Italia pel 1863 - Anno II - Stamperia Reale - Torino, 1863.   <<

[30] - Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia - Anno 1866 - Volume Decimosettimo - Dalla stamperia Reale - Torino, 1867.   <<

[31] - Lorella Ferrari - Pontelagoscuro 1900: l'espansione dell'industria saccarifera con tre zuccherifici, tre distillerie ed un eterificio con occupazione di n° 2300 operai circa - Pontelagoscuro, 2004.   <<

[32] - Giuseppe Pinardi - L' Italia economica : annuario statistico economico dell'Industria, del commercio, della finanza, del lavoro - Anno 2 - Società Ed. di Annuari - Milano, 1908.   <<

[33] - Ministero della Marina - Rivista marittima - Anno XLII, Terzo Trimestre - Officina Poligrafica Italiana - Roma, 1909.   <<

[34] - Francesco Scafuri - La Zona Industriale di Ferrara fra il 1937 ed il 1951 in La Pianura - Anno 2006, n. 3 - Tipografia SATE srl - Ferrara, 2006.   <<

[35] - Bollettino della Società geografica italiana - Serie 6, Vol. 71 - Roma, 1934.   <<

[36] - Un paese cancellato in "Il Lago-Scuro Ponte per la Città" - Ferrara 1987   <<

[37] - Carlo Bassi Pontelagoscuro: una realtà urbana da disegnare in "Il Lago-Scuro Ponte per la Città" - Ferrara 1987.   <<

[38] - Sergio Garbato L'Idrovia Padana: storia, cultura, arte lungo le vie d'acqua venete, lombarde ed emiliane - SCIP Editore - Rovigo, 2008.   <<

[39] - Un progetto in tal senso è stato presentato dalla Tirol-Adria Ltd, una società con sede a Londra.   <<


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