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1055 - Venerdì 25 agosto; Privilegio dato ai ferraresi dall'imperatore Enrico II con l'indicazione Actum ad Pontem. Enrico II era a Verona il 7 di Aprile, a Mantova il 16 di Aprile, in Roncaglia (PC) il 5 Maggio, a Firenze il 6 Giugno, a Pontelagoscuro il 25 Agosto [N.d.R. Alcuni studiosi moderni non considerano valida l'individuazione di Pontelagoscuro con il Pontem citato]. [1] [2]
1167 - Rotta Siccarda, si forma il gran braccio del Po di Venezia. [1] Il popolo di Ficarolo, nemico di quello di Ruina, tagliò l'argine del Po mentre era gonfio per consiglio di certo Sicardo, a fine di sprofondare i Ruinesi sotto il diluvio delle acque. Si produsse di tal rotta il gran braccio del Po che passa da Pontelagoscuro e va al mare. Un altro ramo rimase scorrente presso le mura di Ferrara. [2]
1222 - Salinguerra con una grossa armata passò per Ponte per assalire Ferrara. Dopo diversi giorni di accanito combattimento le nostre contrade furono funestate dai due partiti. La sorte fu favorevole a Salinguerra che si impadronì della città. [1] [2]
1233 - Il Po gelò da Cremona al mare, in tale occasione, i veneziani risalivano il fiume con slitte trasportando merci. [1]
1317 - In luglio moltissimi cittadini di Pontelagoscuro uniti al popolo ferrarese condotti da Rinaldo ed Azzo d'Este allestirono molte navi nel Po ed assediarono il Castel Tedaldo. Lungo ed aspro fu il combattimento contro i guasconi che si erano chiusi dentro ma finalmente questi si arresero e nell'uscire furono dai ferraresi tutti trucidati e il castello distrutto. [1]
1320 - In un rogito di Valentino Rossi del 3 giugno si fa menzione d'una chiesa parrocchiale posta in luogo detto Sandone a Vallonga, soggetta però alla pieve di Santo Stefano di Bolonitico, ora arcipretura di Stienta; era dedicata alla Beata Vergine Maria e fu distrutta dal Po. [2]
1338 - Il 4 novembre il Vescovo Guido di Ferrara approva che la chiesa di San Michele in Perle, che si trovava a Confortino sulla strada per Pontelagoscuro, venga retta da Don Azzone, Rettore della chiesa di Pontelagoscuro, anziché da Don Pietro da Parma. [33]
1383 - Da tempo remoto esisteva a Ponte una immagine di Maria Santissima dipinta sopra un pilastro. Quantità di fedeli accorrevano con offerte e danaro fino a che si accumulò una tal somma da edificare una cappellina a cui si diede il nome di Santa Maria di Pontelagoscuro. 1385 - Il 19 marzo, il cardinale Tommaso Marcapesce vescovo di Ferrara concede alla confraternita di San Giovanni Battista in Ferrara anche l'oratorio della Beata Vergine, con insieme le offerte dei devoti, a condizione che venissero impiegate per provvedere ai bisogni dell'ospitale, per edificare una nuova chiesa più ampia e per mantenere un sacerdote assistente. [2]
1423 - La confraternita di San Giovanni Battista in Ferrara, secondo i suoi impegni, giunse a fabbricare la chiesa promessa che venne dedicata a San Giovanni Evangelista, ma in pochi anni convenne demolirla a cagione del Po e riedificarla. [2]
1436 - Il primo luglio il Beato Giovanni Tavelli da Tossignano, dopo aver visitato la chiesa di Santa Maria Maddalena di Pontelagoscuro Transpadano, attraversa il Po per visitare l'ospedale di Ponte Lagoscuro e, dopo aver incontrato Bartolomeo Barberio, massario della Scuola di San Giovanni Battista, viene a sapere che Antonio Palavesino, barbiere, possiede degli ex voto d'argento che non erano stati inclusi nell'inventario della precedente visita. [3]
1438 - Leonello e Borso d'Este si recano a Francolino per incontrare Giovanni VIII Paleologo, imperatore di Bisanzio che giungeva a Ferrara per il Concilio indetto da Papa Eugenio IV e lo accompagnano in città passando per la via di Lagoscuro. [42]
1444 - Leonello d'Este, marchese di Ferrara, sposa in seconde nozze Maria d'Aragona, figlia di Alfonso il Magnanimo Re d'Aragona di Napoli e di Sicilia. La sposa, giunta a Venezia si imbarcò a Chioggia diretta a Ferrara. Imbarcandosi a Lagoscuro le andò incontro Meliaduse, fratello di Leonello, seguito da molte navi cariche di gente e da un barcone dove molte belle e giovani contadine del Polesine con canti suoni e balli rappresentavano l'allegrezza comune. [42]
1449 - Il 18 aprile il Vescovo Francesco Dal Legname, dopo aver visitato la chiesa di Santa Maria Maddalena di Pontelagoscuro Transpadano, attraversa il Po per visitare l'ospedale di Pontelagoscuro che trova in buono stato. [3]
1483 - In settembre i Veneziani attaccano la Rocca di Stellata difesa da Bartolomeo Cavalieri ma vengono sbaragliati da un attacco condotto dallo stesso Duca Ercole. [23]
1484 - L'8 settembre, a seguito della pace con i Veneziani, gli Estensi perdono Rovigo e tutto il Polesine. [23]. L'accordo firmato dalle due parti prevede che il Duca di Ferrara farà demolire tutte le fortificazioni fabbricate in tempo di guerra e Venezia farà demolire il forte fatto a Lagoscuro. [34].
1486 - Passa per Pontelagoscuro Antonio da Crema dell'antica famiglia mantovana dei Crema che si sta recando in pellegrinaggio al Santo Sepolcro. Nel resoconto del suo viaggio racconterà poi che il ponte sul Po era stato distrutto dalla recente guerra del 1483: ritrovassimo destructo il ponte dil Lacoscuro e Francolino. [32]
1490 - Sbarcano a Ponte Lagoscuro gli ambasciatori della Serenissima Repubblica di Venezia venuti per assistere alle nozze di Isabella d'Este. [44]
1492 - La popolazione di Pontelagoscuro era soggetta alla chiesa parrocchiale di San Michele situata in un luogo detto Perle, vicino a Confortino, ma volendo il duca Ercole Primo dar forma al gran parco per suo uso, fu demolita in questo anno; allora la cura delle anime fu addossata da Bartolomeo della Rovere, Vescovo di Ferrara, alla parrocchiale di Santa Maria Maddalena di Lagoscuro Traspadano. [2]
1510 - Il Po ghiaccia e lo attraversano a piedi cinquemila soldati francesi diretti alla Mirandola. [1]
1510 - Un brigantino da 160 remi di Alfonso I Duca di Ferrara, fatto a Ragusa e che teneva in mare, aveva fatto preda di una nave veneta carica di gente armata che fu condotta a Ferrara prigioniera. Il duca venne a Pontelagoscuro ad incontrarla. 1511 - I Veneziani si pigliarono il Polesine di Rovigo e spedirono Marco Antonio Contarini con tre Galee e più di 200 barche di privati da Chioggia e si recarono per il Po a Pontelagoscuro ed attaccarono le truppe di Alfonso I saccheggiando la città. [1]
1512 - Alfonso I alleato coi francesi sostenne nuove guerre contro i Pontefici Giulio II e Leone X e si segnalò in modo particolare alla presa della Bastia nel gennaio 1512. [1]
1516 - Il 10 maggio muore a Pontelagoscuro Uguccione II Contrari, Conte di Vignola e Signore di Montebonello, Savignano, Montefestino e Montecorone. Era sposo di Diana, figlia di Sigismondo d'Este. [43]
1517 - I Cappuccini tengono, presso la chiesa, un ospizio, posto poi in via Cappuccini n. 54. [1]
1540 - I benefici della Chiesa di Gurzone (situata di là dal Po) vengono uniti con quella di Ponte Lagoscuro. [3]
1563 - Ha inizio la tradizione della Sagra della prima domenica di maggio. Ercole Tombesi, monaco cassinense vescovo di Ravalino, la consacrò, per la prima volta, il 2 maggio di quest'anno e prima domenica del mese, giorno in cui prese per costume la confraternita di San Giovanni Battista in Ferrara di portarsi al Ponte processionalmente ogni anno, il che seguitò a praticare per vari secoli. [2]
1565 - Il Faustini, descrivendo l'arrivo in Ferrara nel 1565 della Duchessa Barbara d'Austria proveniente da Mantova, riferisce che: Sino a Palantone fu ad incontrarla col suo Bucintoro la Duchessa di Ferrara con grande compagnia di dame che venendo giù per il Po si fermò per alquante ore nel delizioso palazzo ducale dell'Isola Poi partì alla volta della città in eleganti carrozze entrando per la porta degli Angeli ove era a riceverla il duca con tutta la corte e la nobiltà cittadina. [1]
1570 - Alle nove di venerdì 17 novembre inizia il terremoto che continuò per nove mesi durante i quali quasi non vi fu giorno in cui una o più volte non si ripetessero le scosse. Incalcolabili furono i danni. Molte persone vi perdettero la vita potendosi salvare solo coloro che si rifugiarono sulle barche nel Po ed altri disperdendosi per le campagne. [1]
1572 - Inizia un regolare servizio di trasporto passeggeri per vie d'acqua che unisce Bologna a Ferrara e Venezia. Durerà fino al 1816 e porterà a passare per Pontelagoscuro innumerevoli persone fra le quali ricordiamo Goldoni e Goethe. [31]
1574 - Fino al febbraio di quest'anno, con più larghi intervalli e con minor violenza, seguitarono i tremori del terremoto dopo il qual termine diminuirono e in fine cessarono poi del tutto. [1]
1576 - Nuova scossa di terremoto. [1]
1587 - Nel corso del '500 Alfonso Duca di Montecchio e zio del duca Alfonso II edificò a Ponte poco dietro alla chiesa un palagio che fu detto dell'Isola. [1] 1591 - Altra scossa di terremoto. [1]
1594 - Dato che l'interposizione del Po formava un ostacolo alla popolazione per intervenire ai divini uffici ed impediva o ritardava alle anime ai soccorsi necessari, il Vescovo di Ferrara Giovanni Fontana decise di fare parrocchia la chiesa di Pontelagoscuro. [2]
1596 - Viene demolito l'antico oratorio della Beata Vergine delle Grazie e la di lei sacra immagine è trasferita nella nuova chiesa parrocchiale. [2]
1598 - In maggio il Pontefice Clemente VIII si reca a Ferrara, appena entrata a far parte dello Stato pontificio, e vi rimane fino al 25 novembre. Nel corso del suo soggiorno ordina di eseguire lo scavo di un canale da Ponte Lagoscuro a Ferrara. [7]
1601 - Il 21 ottobre viene benedetta la nuova chiesa parrocchiale dopo che la precedente si era dovuta abbattere a cagione del Po. [2] La precedente chiesa parrocchiale si trovava in località del Sandone e fu abbattuta perché si doveva allargare l'argine del Po. [1]
1601 - Il 22 ottobre inizia lo scavo del canale per Ferrara su di un terreno acquistato da Duca di Modena in quanto porzione del Barco, fondo allodiale della Casa d'Este. [28]
1609 - Il 30 aprile viene concesso il fonte battesimale alla nuova chiesa parrocchiale. [2]
1616 - La nuova parrocchia conta seicento anime da Comunione. Il Parroco è Don Giangiacopo Suchi. [2]
1617 - Per agevolare la navigazione sul Canale Panfilio vengono costruite due botti (cioè dei ponti che fanno superare un ostacolo ad un canale) alle intersezioni fra il Canale Panfilio ed il Canal Bianco ed il Canale Nicolino-Fossa Lavezzola. [15]
1621 - Il Parroco non è più Don Giangiacopo Suchi. [2]
1629 - Infieriva la peste nel territorio ferrarese facendo strage specialmente a Pontelagoscuro. In tale circostanza il frate Giovanni Maria Faustini introdusse la devozione a Santa Teresa di Gesù. Da qui terminato il flagello ebbe origine la funzione annuale che ancora il paese festeggia con grande solennità [N.d.R. In realtà i primi casi si sono avuti in Lombardia nell'autunno del 1629; a Pontelagoscuro, molto probabilmente, la peste è arrivata nel 1630]. [1] 1630 - Al termine della peste gli abitanti di Pontelagoscuro sono diminuiti di quasi un terzo. [15]
1643 - Durante la guerra dei Barberini fra Papa Urbano VIII, Odoardo Farnese duca di Parma e la lega difensiva comprendente la Serenissima di Venezia, l'esercito pontificio costituito in gran parte da cittadini ferraresi dopo aver cannoneggiato Pontelagoscuro e varcato il Po s'impossessò della trincee nemiche ed ebbe la vittoria facendo prigioniero il comandante conte Porto. [1] 1643 - Un'armata veneziana calò dalla Canda a Ficarolo, da Ficarolo, passò al Ponte Traspadano dirimpetto al paese di Pontelagoscuro, e là si trincerà. Il conte Rossetti comandante le truppe a Ferrara riuscì felicemente a passare il Po con barche poco sotto Pontelagoscuro e, dato l'assalto ai posti trincerati nemici, se ne impadronì, facendo anche prigioniero di guerra il comandante veneziano, Conte Porto. 1644 - I Veneziani prendono d'assalto le truppe pontificie che erano di guarnigione a Pontelagoscuro, le quali vennero battute e costrette a ritirarsi. Rimasero prigionieri il Maggiore Mario Doria e Monsignor Caraffa Vicedelegato. I veneziani erano condotti da Bartolomeo Colleoni da Bergamo comandante delle truppe ausiliari nella guerra contro Pietro figlio e successore si Cosimo de Medici arbitro della Repubblica Fiorentina. [1] 1645 - Secondo i termini della pace, all'inizio dell'anno furono demoliti i forti e le trincee, tanto di qua che di là del Po. In quest'anno fu pure demolito il palazzo dell'Isola edificato dai duchi d'Este. [2]
1645 - A Ferrara vengono effettuati dei lavori di ripristino del Canale dei Giardini che portava alla Fossa del Castello e che non era più navigabile da tempo. Solo dopo tali lavori le barche provenienti da Pontelagoscuro poterono entrare in Ferrara, in precedenza erano costrette a fermarsi a Porta San Benedetto [28]. 1648 - La via Coperta venne edificata con le pietre del palazzo ducale che sorgeva nell'Isola. [1] Nella facciata verso il Po fu posta una gran lapide di marmo con caratteri di bronzo cubitali; essa fa menzione della guerra coi Veneziani e ricorda la ruina del paese. 1655 - Cristina, figlia del Re di Svezia Gustavo Adolfo, rinunciò al regno e si avviò a Roma. Costretta ad entrare nello Stato Pontificio per la via di Ferrara, con grande seguito di alti personaggi passava per Pontelagoscuro il 23 novembre dopo essersi fermata un giorno e una notte a Ficarolo. In tale circostanza tra Pontelagoscuro e Santa Maria Maddalena venne costruito provvisoriamente un ponte di barche attraverso il Po. [1]
1671 - I magazzeni sovrapposti della Via Coperta sono opera del Cardinale Giovanni Donghi e da lui donati al Monte di Pietà di Ferrara. [1]
1693 - Il 15 giugno avviene una straordinaria piena del Po che risulta inferiore solo ad una tra le piene più antiche. Alla Coronella Cavallara e a quella di Alfonso e Sebastiano Barbieri (entrambe tra Pontelagoscuro e Francolino) la piena arriva a meno di un piede dalla sommità degli argini. [24]
1708 - In giugno il Colonnello Ercole Bevilacqua pone il suo campo a Pontelagoscuro che fortifica come luogo più avanzato contro i Tedeschi diventati nemici del Papa per via della guerra per la successione di Spagna. [23]
1708 - Nella guerra per la successione di Spagna, originata dalle pretese della Francia e dell'Austria alla successione per la corona di Spagna contro le previsioni di Leopoldo imperatore d'Austria che voleva riservato quel posto al suo secondogenito arciduca Carlo, viene a più riprese assalito dagli imperiali Pontelagoscuro. 1709 - Il 12 gennaio giunge a Ferrara il Reggimento Ruspoli, che era un reggimento di fanteria creato nel 1708 dal Marchese Francesco Maria Ruspoli a proprie spese. Vengono piazzate le artiglierie contro Pontelagoscuro che era occupato da una testa di ponte austriaca di circa 2500 uomini. 1709 - Stipulatosi in Ferrara un concordato mediante il quale le truppe imperiali si obbligarono a lasciar le terre del Papa, il quale aveva promesso una completa neutralità in confronto degli eserciti combattenti, la notte del 24 giugno i papalini comandati dal Paolucci e che si trovavano in numerosa guarnigione al di là del Po, violando apertamente i patto, lasciarono che i francesi appostati di qua del fiume s'imbarcassero a Stellata e giunti a Ficarolo vi prendessero quartiere per marciare contro i tedeschi già internati nel bosco papino per conseguenza fuori del dominio pontificio. [1]
1720 - La Congregazione di Roma, nel 1719, aveva deciso di introdurre il Reno in Po ma, a seguito delle proteste del Governo di Milano, il provvedimento fu sospeso e fu incaricato l'Abate Guido Grandi, sia come Matematico Pontificio che come cittadino di Cremona, di studiare il Po. Nel marzo del 1720 l'Abate Grandi percorre il Po da Piacenza a Pontelagoscuro per studiare gli effetti che vi producevano i suoi affluenti. [36]
1721 - L'Abate Grandi completa il suo studio sul Po percorrendo il tratto da Pontelagoscuro alla foce assieme al Commissario Veneziano Pietro Cappello. [36]
1725 - Giunge a Pontelagoscuro un pellegrinaggio via fiume, partito da Torino e durato undici giorni, guidato dal Padrone Pietro Goggia. [4]
1731 - Il cinque agosto giunge a Pontelagoscuro un Bucintoro costruito a Venezia e diretto a Torino per essere consegnato ai Savoia che lo avevano ordinato. In quest'epoca i navaroli piemontesi della linea per Venezia, gestita dalla società Riccardi, Truchi & Albera, avevano dei corrispondenti a Pontelagoscuro. [4] 1755 - Carlo Goldoni, in viaggio da Venezia a Bologna, giunto a Pontelagoscuro si dimentica di far visitare il suo baule alla Dogana; per tal ragione appena uscito dal borgo viene arrestato e nel baule vengono trovate cioccolata, caffè e candele di cera, tutte cose che dovevano essere dichiarate e pagare dazio. 1766 - Iniziano i lavori per la costruzione della nuova e spaziosa strada che conduce a Ferrara. [1] 1775 - Il Po gelava dall'una alla altra sponda. [1] [37]
1778 - Il Po gelava dall'una alla altra sponda. [37]
1779 - Dato che la nuova strada per Ferrara aveva il fondo disagevole vi si fecero dei lavori di selciatura e nel contempo, modificando il tratto di canale che era di fronte alla via Coperta, a Pontelagoscuro si formò una nuova piazza con relativo approdo a comodo dello sbarco dal canale che costeggiava lo Stradone e con l'accesso ad alcuni grandi magazzini lungo la via del porto. Questi lavori furono opera del Cardinale Legato Francesco Carafa che allora governava Ferrara. [28]
1782 - Il 20 maggio il Pontefice Pio VI di ritorno da Vienna attraversa il Po a Pontelagoscuro su di un ponte di barche provvisorio realizzato con 45 grosse barche. [7]
1784 - Pontelagoscuro ha 1467 abitanti e Santa Maria Maddalena 1048. [3]
1788 - Il Po gelava dall'una alla altra sponda. [1]
1796 - La Parrocchia di Pontelagoscuro conta 1700 anime. [2]
1796 - Il 23 giugno Pontelagoscuro venne occupato dalla truppe francesi per ordine di Napoleone Bonaparte generale della Repubblica Francese che allora si trovava a Bologna. [1] 1796 - Il 4 luglio il governo provvisorio ordinò con un editto a tutte le persone ed a tutte le chiese della provincia, di consegnare le argenterie ed i lavori d'oro che possedevano tranne quella porzione di vasi sacri che fossero assolutamente indispensabili al culto divino. 1796 - La notte del 6 luglio fu ordinato improvvisamente che tutte le case del paese ponessero dei lumi alle finestre. Non potendosi subito capire il motivo di tale novità, ciò fu causa di molta agitazione negli animi dei cittadini sempre timorosi di una leva forzata per l'armata. 1796 - L'11 luglio, dopo mezzogiorno, passarono da Pontelagoscuro 3000 soldati francesi di fanteria e 2000 di cavalleria diretti a Verona e Legnano per opporsi ai Tedeschi che erano arrivati a Bassano ed a Vicenza. Erano seguiti da circa 100 carri di munizioni da bocca e da guerra. 1796 - L'11 agosto entrano in Ferrara 26 francesi con 7 carriaggi, passano la notte a Pontelagoscuro e poi proseguono per Verona. 1796 - Nella notte fra il 20 ed il 21 di ottobre, alle 11 ed un quarto, ci fu una forte scossa di terremoto. A Ferrara molti fabbricati rimasero danneggiati e, tanto colà che a Ponte, caddero in buon numero i camini delle case. [2]
1796 - Nella mattinata del 21 ottobre venne a Pontelagoscuro Napoleone stesso che, dopo breve sosta, con una scorta di dragoni varcava il Po. [1] 1797 - Il 19 marzo ci fu l'assemblea generale dei cittadini che dovevano decidere per il sì o per il no alla Costituzione della repubblica Cispadana. Tutti i cittadini che avevano compiuta l'età di 15 anni furono invitati all'assemblea, che si tenne nella chiesa parrocchiale. E' da notarsi che di 430 cittadini comparsi all'assemblea, se ne presentarono solo 195 a votare. Di questi votarono per l'accettazione, ossia per il sì n. 23. Contro, ossia per il no n. 172. Furono poi eletti 43 decurioni (uno ogni dieci cittadini). 1797 - Il primo giugno si formò a Ponte un comitato militare e si organizzò la guardia civica, composta per allora di cittadini volontari.
Poco dopo però furono obbligati tutti indistintamente gli uomini dall'età di 14 anni fino ai 50 a servire nella guardia. I primi arruolati volontari furono divisi in due compagnie. Si tenne un comizio militare nella casa del cittadino Alberto Parolini, dove i soldati elessero gli ufficiali che dovevano comandarli. Gli ufficiali si unirono in comizio segreto e nominarono il comitato militare che doveva comandarli e dirigerli. 1797 - Due soldati francesi litigarono con un abitante di Pontelagoscuro. La Guardia nazionale accorse e prese in arresto tutti e tre i rissanti. La guarnigione francese, per liberare con la forza i due camerati, formò un corpo di sedici soldati con un caporale ed un sergente e tentò di sorprendere con le armi il quartier nazionale. 1799 - I francesi, prima di rinunciare a Venezia per l'imperatore d'Austria, la spogliarono di legni da guerra, artiglieria, armi e munizioni. 1799 - Il comandante della Marina per tutto l'Adriatico, Sibilla, che alloggiava in casa del sindaco Alberto Parolini posta in via Pentimento, formò un arsenale a Pontelagoscuro. [1] 1799 - In marzo passò da Pontelagoscuro il Granduca di Toscana con la sua famiglia scortato da dragoni francesi. Il principe varcò il Po e proseguì il suo viaggio alla volta degli stati imperiali. I Francesi avevano invaso il suo stato, concedendogli di potersi ritirare presso l'imperatore a Vienna. [2]
1799 - Pochi giorni prima di Pasqua passano per Ponte molti battaglioni francesi con carriaggi e cannoni incamminati verso Mantova. Durante la notte di Pasqua (fra il 24 ed il 25 marzo), si sentì il cannone dalla parte di Verona e Legnago. Il giorno 27 il cannoneggiamento era più ed insieme si udiva la moschetteria. 1799 - Il 4 aprile comparvero a Francolino alcuni Tedeschi con uniti degl'insorgenti. La guarnigione mandò 200 soldati a riconoscere il nemico. Presso il cosiddetto Bosco di Barbino successe una scaramuccia ma in breve tutto fu quieto. I Tedeschi si ritirarono per la campagna ed i 200 Francesi ritornarono sani e salvi con un insorgente prigioniero che doveva esser fucilato la mattina seguente. 1799 - La sera del 12 aprile si videro per la terza volta dei Tedeschi verso Francolino. Circa 100 Francesi si portarono a quella volta ma non successe che uno scambio di fucilate. La mattina del 13 all'alba, i Tedeschi comparvero al secondo assalto sopra il paese. Cominciarono l'attacco al di là del canale Panfilio nel Parco Bentivoglio. I Francesi avevano colà dei picchetti e di qua dal canale stava tutta la guarnigione trincerata. 1799 - Il 15 aprile il comando militare ordinò che fossero imbarcate per Venezia tutte le mercanzie di ragione degli Ebrei. Per primi furono imbarcati 190 fassoni canapa e moggia, 160 formentone di Leon Bianchini di Ferrara, poscia una quantità prodigiosa d'altra mercanzia e grani d'altri Ebrei. Intendevano i Tedeschi di considerare buona preda la roba di quegli infelici. Il trasporto in barca delle mercanzie durò fino al giorno 20. 1799 - Il 23 aprile arrivarono alcune compagnie di Croati a completare il 2° battaglione Banal composto di 1250 soldati di fanteria e 48 usseri ungheresi. Il colonnello Orreskovich ed il barone Liptai condussero la truppa in vista delle mura di Ferrara. A Porta San Giovanni Battista il comandante Liptai parlamentò col generate francese; poi tornarono a Pontelagoscuro 200 Croati con la cavalleria ed il colonnello. Questo formò qui il quartier generale e fissò la sua abitazione in casa Olivari. 1799 - In maggio si stava in somma agitazione perché erano arrivati a Ferrara 4000 Francesi forniti di cannoni che, durante la marcia avevano saccheggiato alcuni paesi ed in particolare San Martino. Allora molti degli abitanti di Pontelagoscuro lasciarono le loro case e passarono di là del Po temendo per la loro vita. 1799 - Il 10 giugno il generale Clenau ordinò la costruzione di un ponte di barche sul Po a Pontelagoscuro per avere una pronta e sicura ritirata in caso di bisogno, perché il generale francese Macdonald avanzava con un corpo di oltre 45000 combattenti. Ordinò pure che il paese venisse fortificato con trincee e batterie. Le acque altissime del fiume rendevano difficile la costruzione del ponte che era posto in faccia alla via Coperta. Le trincee erano nel Parco Bentivoglio e nell'Isola con il canale Nicolino che doveva servire da fossa. 1799 - Il primo luglio arrivò di là dal Po una seconda colonna di 3000 Russi che si fermò in attesa della prima colonna che, tornata da Ferrara, passò anch'essa sull'altra sponda. 1799 - All'arrivo dell'inverno il paese di Pontelagoscuro era tornato tranquillo e prospero. Il porto ha avuto ogni giorno da 150 a 200 barche e bastimenti carichi la maggior parte di viveri per le armate. I magazzini pubblici e privati erano pieni. La prateria, detta i Tamarisi e la piazza della chiesa erano coperte di botti di farina collocate a tre, una sopra l'altra. [2]
1800 - I Francesi invadono di nuovo l'Italia. Il 10 giugno arrivano a Pontelagoscuro molte barche cariche di generi militari ed una con soldati piemontesi fuggitivi. Tutti i carri vengono requisiti per trasportare frumento e farine in città. L'11, 12, 13 giugno transitano, diretti a Rovigo, 2400 carriaggi militari imperiali con molte vetture e circa 1000 uomini di cavalleria e fanteria dell'armata di Genova e Toscana e la notte del 12 passa, dirigendosi a Padova, il comando generale ch'era a Pavia. Il 14 giugno la guardia di Pontelagoscuro è chiamata a Ferrara ed al suo posto agiscono i miliziani del paese. Il 16 giugno giungono 150 prigionieri francesi diretti a Rovigo. Il 18 giunge la notizia dell'armistizio fra le armate imperiale e francese a seguito della battaglia di Marengo. 1800 - Secondo gli accordi, la parte del ferrarese spettante ai Tedeschi aveva per confine il Reno Vecchio fino al Po di Volano e poi il Po di Volano fino alla sua foce, e al levante il Canale di Modena che sbocca in Po a Palantone. I Francesi devono occupare la parte opposta dei detti Canale di Modena, Reno Vecchio e la destra del Po di Primaro. I paesi tra questi due Po, Primaro e Volano, sono dichiarati neutrali. 1800 - Il 4 agosto non si trovava una briciola di pane ed i tre forni erano tutti chiusi per mancanza di farina. La nuova deputazione fece fermare con la forza armata diversi sacchi di farina, che passavano da Pontelagoscuro per Ferrara e con essi fu fabbricato il pane. Intimò poi ai fornai di comprare frumento fino al prezzo di 31 scudi il moggio, dicendo che se i possidenti non avessero voluto darlo, li avrebbero obbligati. Siccome il Po era assai scarso di acqua e i molinari erano tutti precettati a macinare per Ferrara, la deputazione fece sollevare dal precetto due mulini e li mise a disposizione di questi fornai.
[2]
1800 - Il primo settembre la deputazione di Ponte Lagoscuro abbandona le sue incombenze perché la reggenza pretendeva che i deputati sborsassero del proprio le vistose somme necessarie all'adempimento delle incombenze addossate alla deputazione ed inoltre il consolato di Ferrara voleva requisire ogni cosa per la città. 1800 - In ottobre a Pontelagoscuro staziona un battaglione del generale Krai e mezzo squadrone usseri Novendorf. Sotto la direzione del capitano maggiore degli ingegneri Pitner, si inizia la costruzione di fortificazioni attorno il paese. Il 31 ottobre passa, per il paese, un battaglione di fanteria e due squadroni di cavalleria che vanno verso Ficarolo. Passano anche molti carri carichi di munizioni tolte dalla fortezza di Ferrara insieme a non pochi cannoni che vengono imbarcati per Venezia. 1800 - In dicembre vi sono molti scontri fra Francesi e Tedeschi verso Bondeno e Cento. La sera del 23 dicembre fu mandato a Pontelagoscuro un intero battaglione della divisione Somariva e le batterie furono fornite di cannoni. Vi sono quattro batterie con cannoni e trincee per i fucilieri più una trincea di soli fucilieri.
1801 - Il 19 gennaio Pontelagoscuro fu di nuovo occupato dalle truppe francesi prevalenti in Italia dopo il ritorno di Napoleone dall'Egitto e dopo la battaglia di Marengo. [1]
1801 - Il 2 gennaio viene sospeso il lavoro nel ponte di barche sul Po che si era cominciato il 31 dicembre. La mattina del 4 viene riprende il lavoro che però viene subito nuovamente sospeso. Poi 160 soldati partirono per Crespino e tutto il rimanente della guarnigione attraversa il Po su due passi doppi e giunti in mezzo al Po tagliarono le funi e andarono dietro alle altre barche prima partite. 1801 - In febbraio passa da Pontelagoscuro, diretta a Padova, la truppa imperiale che difendeva Ancona, consistente in 3000 uomini di fanteria e 500 soldati di cavalleria con molti carriaggi e cannoni. 1801 - In marzo viene pubblicato l'annuncio di pace seguita tra l'imperatore e la Francia. Viene imposta una tassa di guerra che, per Pontelagoscuro, è di 2780 scudi. Viene formata la guardia civica che ha il proprio quartier generale nella casa di Gaspare Barca che è in capo alla via Coperta e dove staziona una sentinella di giorno e di notte. [2]
1801 - Fino a maggio l'appartenenza alla guardia nazionale era volontaria ma da che il numero di questi era piccolo, venne resa obbligatoria per tutti gli uomini di età superiore a 17 anni. Il 31 maggio un romano, abitante a Pontelagoscuro da due anni e quindi obbligato al servizio della guardia nazionale, rifiutò di fare la sua parte perché serviva il comandante francese di marina del porto e stracciò il biglietto con l'ordine che si presentasse al quartiere. 1801 - Il 6 novembre venne pubblicato un proclama col quale si sciolse la guardia nazionale annullando tutte le compagnie di granatieri, cacciatori e carabinieri. In molti luoghi ciò provocò tumulto perché le compagnie non intendevano d'esser disciolte e volevano proseguire le loro solite funzioni. 1801 - Il 18 novembre, per soccorrere le popolazioni della Transpadana sommerse dalla rotta del Po, furono requisiti tutti i battelli e mandati di là del Po, dove con bovi vengono traghettati e posti nell'acqua della rotta. Nel mentre stesso si fece lavorare del pane a tutti i forni di Pontelagoscuro per somministrarli agli alluvionati della Transpadana. 1806 - Verso la fine dell'anno, in seguito al parere della Commissione Idraulica che Napoleone aveva istituito a Modena, sul froldo Chiesa viene costruito l'idrometro di Pontelagoscuro . Si trattava di un idrometro a scaletta cioè costruito lungo una scaletta che scendeva dall'argine. [35]
1807 - Il primo di gennaio iniziano le osservazioni giornaliere del livello del Po fatte tramite il nuovo idrometro. Le misure vengono prese di mattina e sono fatte in piedi ferraresi (40,3854 cm) che erano suddivisi in dodici oncie (3,36545 cm) a loro volta suddivise in dodici punti (0,28045 cm). [35]
1808 - Il 21 di dicembre ghiaccia il Po a Pontelagoscuro e rimane ghiacciato fino al 28. [35]
1809 - Il 9 luglio un gruppo di briganti invade Pontelagoscuro e saccheggia il deposito della Finanza rubando numerosi merci. [38]
1812 - Dal primo luglio le misure idrometriche del Po vengono prese secondo il sistema metrico decimale introdotto dai francesi. [35]
1812 - Il 15 ottobre il Po esce a Ravalle arrivando le acque fin sotto le mura di Ferrara. [1]
1812 - Carlo Luigi Chiozza fonda una Fabbrica Saponi. [1]. La conduzione della ditta viene affidata a Francesco Tranz di Gorizia. [52]
1815 - Il 4 febbraio vengono sequestrate 134 casse, contenenti ognuna 35 fucili, spedite da Mantova lungo il Po ad una fregata napoletana che le attendeva a Pontelagoscuro. [6]
1815 - Gioacchino Murat, re dei napoletani tentando, un colpo sull'Italia giunse con un esercito ed il 7 maggio assalì i tedeschi chiusi nella Fortezza di Ferrara. 1816 - Il servizio di trasporto passeggeri bisettimanale per vie d'acqua che univa Bologna a Ferrara e Venezia fin dal 1572, cessa e viene sostituito da un analogo servizio di diligenze. [31]
1816 - Definitivamente tramontata l'epoca napoleonica, dal primo maggio, si riprende ad effettuare le misure idrometriche del Po in piedi ferraresi. [35]
1817 - Per rinvigorire il commercio che, dopo il lungo periodo di guerra, languiva, l'8 marzo un editto proclama Pontelagoscuro Porto franco ma il decreto resta a lungo privo di effetto. [7]
1817 - Francesco Tranz acquista, dalla famiglia Chiozza, la fabbrica di saponi, da loro fondata nel 1812. [38]
1818 - Nel mese di febbraio a Pontelagoscuro arrivano 42 navi (22 dal mare e 20 dalle acque interne) e ne partono 63 (25 per il mare e 40 per le acque interne). I porti marittimi interessati sono Cervia, Vasto, Bari, Brindisi, Trieste, Rovigno, Pola, Ancona, Zara, Spalato, Pesaro e Venezia che però veniva raggiunta attraverso le acque interne. [49]
1818 - Nel mese di marzo a Pontelagoscuro arrivano 14 legni fluviali e ne partono 63. Gli arrivi di bastimenti marittimi sono 30 mentre le partenze sono 21. Tra le merci in partenza sono elencati anche i semi di zucca. [49]
1818 - Nel mese di aprile a Pontelagoscuro arrivano 25 legni fluviali e ne partono 46. Gli arrivi di bastimenti marittimi sono 31 mentre le partenze sono di 19 bastimenti carichi e sei vuoti. L'arrivo dal porto più lontano è quello di un bastimento proveniente da Otranto con un carico d'olio d'oliva. [49]
1818 - Nel mese di maggio a Pontelagoscuro arrivano 44 legni fluviali e ne partono 77. Gli arrivi di bastimenti marittimi sono 19 mentre le partenze sono 22. Tra le merci in arrivo ci sono le bande stagnate e tra quelle in partenza la carta da scrivere. [49]
1818 - Il 6 giugno giunge a Ponte Lagoscuro il Sig. Sperindione Juda Imp. R. Vice Console di S. M. l'Imperatore d'Austria, il quale si presenta al Sig. Andrea Forza, Capitano del Porto ed stabilisce qui la sua residenza.
. [49]
1818 - Il 15 giugno viene pubblicato l'editto d'appalto per dei lavori per il Rinforzo di Argine ed impianto di Banca del Froldo all'altezza della Chiesa di Pontelagoscuro. [49]
1818 - In base agli accordi del Congresso di Vienna stipulati con il Cardinal Consalvi, l'Austria incorpora la Transpadana pontificia. Pontelagoscuro si viene a trovare sul confine e diviso da Santa Maria Maddalena. 1819 - Si iniziano ad effettuare le misure idrometriche del Po ogni ora anziché una volta al giorno, cosa che, in precedenza, si faceva solo durante le piene. [35]
1820 - Il 13 gennaio ghiaccia il Po a Pontelagoscuro. Ciò impedisce di effettuare le misure idrometriche del livello del Po che possono essere riprese solo il 18. [35]
Secolo XII - (1101-1200)
Secolo XIII - (1201-1300)
Secolo XIV - (1301-1400)
Presso alla medesima eravi un piccolo ospedale eretto a spese di Vivaldo Vivaldi ferrarese con 32 letti. Il Vivaldi morendo lo lasciò alla confraternita di San Giovanni Battista in Ferrara. Il rogito di donazione porta la data del 13 aprile 1383. [1]
Secolo XV - (1401-1500)
Secolo XVI - (1501-1600)
Alleatosi col Papa Giulio II mosse guerra ai Veneziani e li vinse in gran battaglia sul Po fra Polesella e Pontelagoscuro. 53 bandiere, 13 galee e moltissimi legni minori nonché gran quantità di viveri e munizioni rimasero in potere di Alfonso I dopo l'aspro combattimento. [1]
Il duca di Ferrara Alfonso II fa costruire un palazzo con un superbo giardino. Un condotto sotterraneo portava l'acqua del Po ad innaffiare il giardino ed un bel stradone conduceva dalla strada di Ferrara al palazzo ed era ornato con una prospettiva. Il Palazzo sorgeva nella zona dove poi sarebbe stata innalzata la chiesa parrocchiale. [2]
Secolo XVII - (1601-1700)
Il frate carmelitano, Giovanni Maria Faustini, fu inviato dal Cardinale Magalotto e, rimasto attaccato egli stesso dal morbo, morì vittima del suo zelo. [2]
Per assicurare la Traspadana e la navigazione del Po, i pontifici costruirono due forti, uno al Ponte, l'altro alla parte opposta del fiume. Fecero inoltre varie trincee e batterie attorno il paese. Appena terminati i lavori ricomparvero i Veneziani e s'impadronirono nuovamente delle fortificazioni.
Per sette continui giorni si batterono coi cannoni rispettivamente dai forti e dalle trincee. Pontelagoscuro, ben guernito di truppa, fu particolarmente bersagliato dai Veneziani, sicché quasi tutto il fabbricato restò ruinato. Finalmente una colonna dell'armata pontificia passò al di là del Po, ed unitasi alla guarnigione di quel forte, diede battaglia ai nemici. Furono i Veneziani battuti e fugati. [2]
I Veneziani non approfittarono del vantaggio anzi retrocessero fino alla Polesella. Il 31 di marzo veniva firmata la pace tra i Veneziani e la Corte di Roma. [2]
A seguito di questi lavori il canale tra Pontelagoscuro e Ferrara, prima chiamato semplicemente Canale di Ponte, assunse il nome di Canale Panfilio in quanto i lavori di miglioria furono patrocinati dal Pontefice Innocenzo X (che fu Papa dal 1644 al 1655) che era della nobile famiglia dai Pamphili. [29]
L'iscrizione della lapide è la seguente: INNOCENTIO. X. P.O.M. OBSCURI LACUS SUBURBIUM APPULSU MERCIUM CLARUM BELLICO FATO FUNDITU ABRASUM IN PROPUGNACULA AC TENTORIA FACIE MUTATA STEPHANUS. S.R.E. CARD. DONGHUS PLENIPOTENTI AUCTORITATE PACE COMPOSITA LEGATUS A LATERE RESTAURAVIT PORTITORIA EX AURO PONTIFICIO ADSTRUCTA DOMO FERRARIE Q. CONIUNCTO PADO TRANSEUNTIBUS TEGUMENTUM. ANNO. MDCXXXXV. [2]
Secolo XVIII - (1701-1800)
Assediati dall'esercito tedesco e sopraffatti dal numero furono costretti a cedere il forte che qui erasi costruito. [1]
Fu iniziato un ininterrotto bombardamento dall'alba al tramonto e dopo pochi giorni, gli austriaci si ritirarono oltre il Po.
A seguito di ciò, il 3 febbraio 1709, il papa Clemente XI erigeva a Principato il Marchesato di Cerveteri. [27]
Questa era una tappa importante perché qui terminava la navigazione nei canali interni ed iniziava quella sul Po. A Pontelagoscuro vi era il padrone piemontese Francesco Rostino, mandato da Casale per conto del generale di Saint Laurent, per prendere in consegna il convoglio condotto in precedenza dai marinai veneziani. Era accompagnato da due bovari piemontesi che dovevano aiutare il traino del convoglio. I buoi possono trainare un peso maggiore rispetto ai cavalli ma sono più lenti e questo spiega il lungo tempo impiegato nella risalita del Po (un mese). Il convoglio non era infatti costituito dal solo bucintoro ma vi era anche un burchiello carico di merci e due gondole.
Questo bucintoro è l'unica nave del '700 che abbia navigato sul Po e che sia giunta sino a noi. Ora è esposta nella residenza sabauda di Venaria. [51]
Vi sarebbe una multa considerevole da pagare ma l'ufficiale della dogana trova nel baule alcuni volumi delle sue commedie e ne fa l'elogio. Goldoni si fa conoscere e l'ufficiale ordina pertanto che si ricarichi il baule e fa ritornare Goldoni alla dogana del Ponte.
Il direttore delle gabelle però non c'è per cui l'ufficiale va a cercarlo a Ferrara, torna dopo tre ore con l'ordine di lasciare libero Goldoni con una multa poco esosa.
L'ufficiale, ammiratore di Goldoni, non vuole alcuna ricompensa (nemmeno un pezzo della famosa cioccolata) ed il Goldoni si appunta il suo nome per mandargli un esemplare della nuova edizione delle sue Opere. [17]
Per costruire la nuova strada furono abbattuti anche i resti della prospettiva eretta dal duca Alfonso II. [2]
Il 15 giugno passano per Pontelagoscuro 500 soldati francesi, il 27 altrettanti ed il 28 altri 600 dirigendosi per Legnago. Il 29 vennero di guarnigione nel paese 140 soldati con due ufficiali. I primi alloggiarono nel quartiere sul Po, in faccia alla chiesa e nella casa del sagrestano, che dovette abbandonarla ed i secondi in case private. [2]
Il 6 luglio fu ordinata la requisizione dei cavalli per l'armata francese. Le persone erano obbligate a condurre tutti i cavalli d'età convenevole in luoghi determinati e là i commissari facevano scelta di quelli che loro piacevano. A Pontelagoscuro, nella piazza della chiesa, ne furono condotti circa 400. Tanto per questi, quanto per le argenterie, il governo provvisorio rilasciò delle bolle, con promessa che ne avrebbe col tempo pagato l'importo. [2]
La mattina se ne seppe la vera ragione. Diversi contadini a notte avanzata passarono per il paese con le loro falci, per essere di buon'ora nelle campagne al lavoro. Furono veduti dalle sentinelle che avvisarono il comandante il quale, temendo una qualche rivoluzione, ordinò una immediata generale illuminazione del paese e spedì per tutte le strade delle pattuglie.
Moltissimi giovani del paese, intimoriti, balzarono di letto e corsero a nascondersi nelle campagne, ove rimasero per tutta la notte. La mattina fu questo un motivo d'una vera commedia e di gustose risa per il granchio preso da tanti paurosi, diversi dei quali corsero per i campi per cinque o sei miglia, non badando a fossi od altri inciampi. Un religioso, come gli altri pieno di paura, pernottò sopra un pero dell'orto di Solimani. [2]
Il 12, 13, 14, 15 fu continuo il tragitto di carri carichi con bombe, palle, piombi, mitraglie, legname da ponti, sacchi e cestoni da portar terra, badili, zapponi, mannaie, ed altri attrezzi da guerra, tutto levato dalla fortezza di Ferrara, dove esistevano da più di un secolo. Fu ogni cosa imbarcata a Pontelagoscuro e trasportata all'armata francese sotto Mantova insieme a 60 carri di fucili, pistole e spingarde.
Il 30 ad un'ora e mezza pomeridiana il comandante di Ferrara Jean fece tutto disporre per un sollecito abbandono della città e della fortezza. Verso sera partì la cavalleria e tosto dopo la fanteria.
Il 31 da Pontelagoscuro fu fatta partire in fretta una barca carica di 200 moggia di frumento di requisizione, accompagnata da 7 soldati ed un commissario francese, ma giunta la barca in mantovano fu fermata dai paesani che si erano armati, e consegnata ai Tedeschi. [2]
Il 6 ottobre vennero imbarcati 17 cannoni di grosso calibro levati da Ferrara. Si diceva che andassero a Cremona, ma giunta la barca verso Bocca d'Oglio fu sorpresa da un posto avanzato dei Tedeschi, i quali predarono i cannoni. [2]
In seguito passarono una divisione di fanteria ed un reggimento di cavalleria. [2]
Il 2 di Aprile a Francolino si radunarono i decurioni di Ponte Lagoscuro, d'Occhiobello, di Francolino, della Pescara e Fossadalbero per eleggere un giudice di pace ed il suo assessore, come pure 14 elettori i quali dovevano poi portarsi a Ferrara per nominare con scrutinio segreto le persone da collocarsi alla testa del governo in tutti i vari dipartimenti, criminale e civile. Risultarono eletti Carlo Contughi di Ferrara come Giudice di pace e Gaspare Barca di Ponte come
Assessore.
Dei 14 elettori che furono nominati ben 12 erano di Pontelagoscuro: Ignazio Braghini, Gaspare Barca, Don Luigi Borzani, Pietro Cavallari, Nicolò Cavallari, Antonio Dolcetti, Lorenzo Menini, Luigi Olivari, Giuseppe Pocchi, Alberto Parolini, Giovanni Perini e Vincenzo
Romanini. [2]
In seguito si aumentò il numero dei soldati a 310, perciò si formò la terza compagnia. Quest'arruolamento pose i cittadini in sospetto d'esser destinati alla guerra, quindi, per rassicurarli, il comitato pubblicò il seguente avviso: I cittadini possono essere sicuri che, ascritti alla guardia civica, non avranno altr'obbligo che quello del serviggio interno dovendo la guardia civica essere al Ponte, come in ogni altro luogo, sedentaria. Nello stesso mese di giugno fu stabilmente formata la Repubblica Cisalpina. [2]
La sentinella, vedendo quella truppa a piombare sopra il quartiere, gridò l'allarmi. Soli otto soldati vi erano di guardia, ma pure presero i fucili e difesero l'ingresso del quartiere. Nel mentre corsero altri civici e vedendo la porta del corpo di guardia assediata, balzarono entro le finestre in circa venti persone, si armarono con i fucili che là erano depositati, e si unirono ai loro compagni.
A questo punto sbucarono dal quartiere con la baionetta in canna, i Francesi fecero largo e si ritirarono. Spianati i fucili dall'una parte e dall'altra si gridava la resa. Frattanto i civici avanzando terreno, riuscirono di ridurre a situazione svantaggiosa i Francesi, i quali finalmente dovettero cedere e depositare le armi.
Fortunatamente un così serio affare terminò senza che partisse una fucilata, quantunque i fucili si vedessero spianati più d'una volta gli uni contro gli altri.
I soldati della Guardia nazionale furono trattenuti di far fuoco dal capitano Giovanni Barca, che ebbe tanta presenza di spirito e tanta fortuna di farsi ubbidire. I Francesi poi è probabile che fossero trattenuti dal timore di una sollevazione. Il resto di quella giornata montarono la guardia quaranta civici e stettero tutti a quartiere anche la notte per timore di una nuova sorpresa.
Gli ufficiali italiani e i Francesi trattarono e convennero un accomodamento pacifico, e la cosa terminò senz'altra conseguenza. [2]
A Pontelagoscuro venne fatto il deposito, nel piazzale della chiesa, di circa cento grossi cannoni di bronzo con mortai da bomba oltre una quantità enorme di bombe, palle e mitraglia. Lungo il porto furono caricati 400 cannoni di ferro.
Nel grande magazzino camerale vi fu posta la catena che serviva a chiudere il porto di Malamocco oltre una grande quantità di canapa filata per gomene e moltissime ancore, circa 1500 colli di tabacco, molte casse di telerie e cassoni pieni di codici antichi e pergamene preziose, medaglie e altri oggetti antichi di gran valore. Il tutto fu venduto e portato in Piemonte. [1]
Rimasero a Pontelagoscuro 300 cannoni di ferro per i quali non si trovò compratore. Pareva il paese un grande arsenale. [2]
Comprò circa 12 grossi bastimenti di mare, e li armò con i cannoni di ferro sopra accennati. Furono prima provati i cannoni con doppia carica e palla nel prato del cittadino Menini presso l'argine, subito passata la strada detta Tavernelo. Compiuto l'armamento, il comandante Sibilla mandò alcune delle sue barche in mare ed in Ancona. Altri sette simili bastimenti cominciò ad allestire, ma non poté armarli in tempo. [2]
Il 29 marzo si videro 12 usseri imperiali al di là del Po. Restarono qualche ora colà, correndo su e giù per l'argine e presso l'acqua.
Successivamente i Tedeschi dalla Polesella passarono il confine cisalpino e fecero prigionieri 20 soldati civici di Ferrara con i due ufficiali Nasella e Pietrobelli posti di guarnigione al ponte della Polesella stessa. Furono tutti condotti in Germania.
Furono erette subito tre batterie, due sul Po alle estremità del paese, ed una su la via nuova di Ferrara con due cannoni per cadauna. Si barricarono le strade che potevano introdurre il nemico in paese con alberi, carri e botti.
Durante la notte dal 29 al 30 marzo il comandante di Marina Sibilla fece colare a picco tutte le 7 cannoniere che stava allestendo, cinque nel porto in faccia all'arsenale, e due in mezzo al Po, circa mezzo miglio al disotto del paese.
Il giorno 30 marzo comparvero di là del Po circa 200 soldati imperiali. Formarono essi una trincea verso l'acqua del fiume in faccia all'osteria Pepoli, e vi appostarono due cannoni, con i quali potevano battere la chiesa e la strada maggiore.
La guarnigione, forte da 500 a 600 uomini cominciò a far fuoco sopra il nemico prima con i fucili, poi con due cannoni portati su l'argine al Passo Vecchio di contro alla batteria tedesca. Per tre ore circa durò il cannoneggiamento per parte dei nostri. Poi i Tedeschi terminarono la loro batteria, e cominciarono a rispondere con i loro cannoni. Al terzo colpo, una palla colpì due dei nostri cannonieri e li stese morti a terra; allora si smise di cannoneggiare, vedendo che la batteria era troppo esposta. [2]
Durante la notte dal 4 al 5 nella più folta oscurità, una compagnia di Croati con un distaccamento di Ussari ungheresi diede l'assalto al paese. Un distaccamento aveva preso per le campagne e fu il primo ad assalire per la strada nuova di Ferrara; poteva consistere il distaccamento in circa 100 fanti e 12 ussari. Uccisero prima la sentinella francese avanzata oltre la botticina dell'Isola, indi, a briglia sciolta e di tutta corsa, piombarono sul paese.
L'arrivo del nemico, le grida d'allarmi ed il fuoco del cannone francese fu un punto solo. In pochi momenti la fanteria cominciò un fuoco d'inferno. L'altro distaccamento tedesco era arrivato per la parte di Francolino.
Sopra la strada nuova dirimpetto al porto del canale detto il Cavo, c'erano due cannoni francesi, che fecero fuoco una sola volta, ma la moschetteria lavorò assai. Per fortuna fu la battaglia di poca durata.
I Francesi trovandosi assaliti da più parti, né potendo per l'oscurità scorgere il numero degli assalitori, resistettero circa un'ora, poi si ritirarono in fretta per varie contrade comunicanti colla campagna, che i Tedeschi, non pratici, avevano lasciate libere. In questo fatto i Francesi perdettero circa 100 uomini, quasi tutti prigionieri.
Padroni così i Tedeschi del paese, visitarono alcune case, dove trovarono diversi ufficiali rifugiati e diedero un piccol sacco alla casa della dogana. Il signor Giovanni Battista Perini direttore della dogana ebbe un danno di scudi 200.
Fatto giorno i Tedeschi ripassarono il Po con i prigionieri, senza poter prendere nemmeno i cannoni francesi. In questa occasione il paesano insorgente, che il giorno prima era stato preso dai Francesi e che doveva esser fucilato, ebbe modo di fuggire.
Alla mattina, in molti luoghi, le strade erano allagate di sangue ma non si videro che soli 3 corpi di usseri imperiali e 5 di Croati morti; tutti gli altri cadaveri francesi e tedeschi erano stati gettati in Po prima di giorno come dissero i padroni delle barche che videro e sentirono.
Le strade erano seminate di fucili, sciabole, mocilie e cappelli abbandonati dai fuggitivi. Frattanto i Francesi fuggiti si erano poco a poco radunati presso Ferrara; a giorno seppero la ritirata del nemico quindi ritornarono nel paese in circa 400 uomini con alla testa il comandante Sibilla. [2]
Dopo una inutile resistenza di qualche ora, i Francesi abbandonarono il paese e si ritirarono per la campagna a Ferrara. In tal modo gli imperiali rimasero padroni del Ponte Lagoscuro. Nel momento che i repubblicani si ritiravano giunsero altri 300 Croati del battaglione Orreskovich e 3 cannoni ma i Francesi, rinforzati dalla guarnigione di Ferrara, tornarono alla carica e fino ad un quarto di miglio presso il paese.
Il colonnello Orreskovich schierò 40 usseri ungheresi del reggimento Novvendorf nella piazza in capo alla via Coperta, fece avanzare due cannoni e divise la fanteria in tre corpi. Il minor numero lo mandò per la strada nuova ad incontrare di fronte i Francesi e degli altri due corpi, uno ne spedì per il Parco Bentivoglio, l'altro per le campagne a sinistra del canale Panfilio per prendere gli assalitori di fianco e di schiena.
Mentre i Francesi caricavano il piccolo corpo dei Croati di fronte, i quali sempre si ritiravano, gli altri due distaccamenti per le campagne li assalirono, li costrinsero alla ritirata e fecero 87 prigionieri.
I Tedeschi restarono possessori del paese e, per assicurarsene, spinsero i loro posti avanzati a mezza strada di Ferrara, si trincerarono alla Botte vecchia di qua e di là del canale, dove misero due cannoni.
Terminate le azioni di guerra una turba di insorgenti uniti ai soldati diedero il sacco alla casa di Alberto Parolini, già sindaco per i Francesi. Portarono via tutto quanto trovarono e, non contenti, ruppero le lastre delle finestre, alcune specchiere stabili e perfino le scale e le mura del giardinetto con un danno di duemila scudi, per sua fortuna il Parolini si era ritirato due giorni prima in Ferrara con la famiglia. Diverse altre persone, credute di parte francese, hanno alquanto sofferto in questo giorno, e tra gli altri Giovanni Barca, Gaspare Barca e Luigi Olivari.
Il 14 aprile il conte Quirini, commissario provvisorio, ordinò a tutti i mercanti e speditori nostri di dargli esatta nota di tutte le mercanzie esistenti in questi magazzini, colla specifica dei rispettivi proprietari. Questo stesso giorno arrivarono circa 4000 paesani armati, i quali in unione e con direzione della truppa tedesca passarono a bloccare Ferrara. [2]
Furono inoltre imbarcati: 170 cannoni parte di ferro e parte di bronzo, tutti di grosso calibro,
10.000 fucili, 300 casse e barili di polvere ed altra munizione, una quantità di palle d'ogni sorta, una quantità di cordaggi da marina.
E' da notarsi che i Francesi avevano eletto il paese di Pontelagoscuro per luogo di deposito generale e per arsenale di marina, quindi qualche mese prima c'erano nelle nostre piazze e sul porto 400 cannoni, 20 mortai da bomba ed una prodigiosa quantità d'ogni sorta di munizioni ed attrezzi da guerra. I bronzi migliori li spezzarono e li vendettero per metallo.
Inoltre, dopo il blocco di Ferrara, sono stati condotti a Pontelagoscuro branchi d'animali bovini presi dagli insorgenti agli Ebrei e chi veniva definito giacobini. Questi animali venivano venduti a profitto della truppa e degli insorgenti. [2]
Il 25 aprile il barone generale De' Mellas decise di creare a Ponte Lagoscuro un governo provvisorio. Quindi con un suo dispaccio disse al colonnello Orreskovich ed il barone Liptai di eleggere una deputazione governativa. Sei cittadini di Pontelagoscuro furono i componenti della Cesarea Regia Deputazione.
La deputazione fu munita delle più ampie facoltà sopra tutte le comunità e terre del ferrarese, comprese anche le città di Cento e Comacchio. Fu incaricata, oltre alle requisizioni e somministrazioni per l'armata imperiale, anche per la giudicatura degli affari civili e criminali, per la pulizia e buon contegno nelle materie politiche, per le vettovaglie ecc... e ciò fino a che con la presa di Ferrara fossero in essa aperti i tribunali competenti.
Ili 28 aprile la deputazione governativa ebbe ordine dal generale barone De' Mellas di fornire all'armata regia imperiale di Lombardia moggia 1000 di formentone, moggia 1200 di farina di formento e trecento migliaia di riso. Oltre a ciò bisognava provvedere di tutto il necessario la truppa di fanteria e cavalleria come altresì gli insorgenti, tanto qui e sotto Ferrara, come in tutti i posti avanzati, e quella che transitava di passaggio. [2]
La truppa tedesca si era sparsa in molti paesi per cui la guarnigione di Ponte si ridusse a due compagnie di Croati. Si temeva quindi per una possibile sortita dei francesi dalla città. Tutti i negozianti avevano mandato di là del Po le loro mercanzie e le famiglie avevano fatto lo stesso dei loro mobili. La popolazione stava in paese di giorno, ma la notte la passava di là del Po.
Fino al giorno 19 maggio non mancarono motivi sempre nuovi di timore cagionati ora da furiose sortite, ora da cannoneggiamenti orribili. Arrivò poi il generale Clenau con 2000 soldati e 12 cannoni, diversi mortai, 400 bombe e molte granate. La truppa si accampò presso il Pontelagoscuro nei due prati dell'Isola al di qua e al di là del canale Panfilio mentre il generale si fermò in casa del signor Mantovani.
La mattina del 20 maggio tutta la truppa con 12 cannoni strinse l'assedio di Ferrara. Intanto, a Pontelagoscuro nella casa del sagrestano, si lavorò tutto il giorno per allestire 2 mortai e 200 grosse bombe con molte granate. Si formarono circa 200 burgoni di legna verde e molti fascinoni. Si ordinarono 200 carri per il trasporto di queste cose sotto la fortezza, e 500 paesani per lavorare nelle linee e trincee. A tutto ciò dovette provvedere la deputazione cittadina.
Il 21 maggio capitola la città Ferrara ed il 26 si arrende anche la fortezza. La guarnigione francese, posta in libertà sotto parola di non servire contro l'Impero per 6 mesi, era di 2017 Francesi e cisalpini con 20 carri carichi d'equipaggi. Pernottò a Ponte Lagoscuro sotto la scorta di soli 160 Tedeschi, con grave disturbo degli abitanti a cagione degli alloggi, avendo essa una sproporzionata quantità di ufficiali.
Il governo che, per tutto il tempo del blocco, fu affidato alla deputazione di Pontelagoscuro passò così in Ferrara ma la deputazione regia del Ponte Lagoscuro rimase in essere per le requisizioni, spedizioni e somministrazioni della roba per servaggio militare, come pure per rilasciare e vidimare passaporti.
Il 29 maggio tornò a Ferrara il cardinale arcivescovo Alessandro Mattei passando anche per Ponte Lagoscuro dove fu ricevuto dal clero e dalla confraternita della parrocchia, tra gli evviva del folto popolo che voleva staccare i cavalli per tirare il legno a braccia.
Il 30 maggio arrivarono a Ponte da Rovigo 200 dragoni del reggimento Bussì e furono tutti riforniti di pane, fieno e biada per due giorni dalla deputazione di Pontelagoscuro. [2]
Il 13 giugno alla sera arrivarono a Ponte, in tutta fretta, circa 20 carriaggi, con a bordo dei generali e la cancelleria militare che vollero passare subito il Po scortati da uno squadrone di cavalleria, nonostante il fiume fosse in massima piena ed il ponte non fosse terminato.
Il 21 giugno, essendosi saputo che i Francesi erano stati sconfitti presso Piacenza, furono sospesi i lavori per la costruzione del ponte. Il 29 giugno arrivò a Pontelagoscuro una colonna di 3000 Russi di fanteria e 500 Cosacchi a cavallo che passarono il Po sopra 4 passi doppi e 8 grosse barche allestite dalla deputazione cittadina e marciarono per Ferrara con 4 cannoni e 200 carriaggi. [2]
I costumi dei Russi suscitano stupore nella popolazione in quanto amano bagnarsi spesso nell'acqua per cui si gettavano nel Po spogliandosi nel loro campo anche uomini e donne assieme ed andando poi nudi fino al Po lontano mezzo miglio.
Il 4 luglio passarono due battaglioni della divisione Krai con due cannoni e carriaggi e si seppe che, prima di sera, sarebbero giunti altri 4200 Russi ed un distaccamento di ulani che necessitavano di 8000 razioni di pane, altrettante di vino, di carne, di legna, di fieno, di riso e di biada e di 260 paia di buoi per i carriaggi e 40 carri da trasporto. La terza colonna di Russi arrivò il 5 luglio e poi anche una quarta colonna di Russi. Non si trovavano però boari che accettassero di accompagnarli perché alcuni di quelli partiti con le prime due colonne erano tornati dopo essere fuggiti abbandonando carri e buoi avendo avuto solo bastonate.
Verso la fine del mese Forte Urbano si arrende ai Tedeschi e per Pontelagoscuro passa la spoglio di questa fortezza consistente in 34 cannoni e molti carri carichi di munizioni ed armature all'antica, cioè busti, elmi, visiere, lance ecc. Tutto viene imbarcato per Venezia.
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Il 30 giugno, durante l'armistizio, i Tedeschi cominciarono un ponte di barche sul Po in faccia ad Occhiobello. Fino a 2300 uomini vengono impiegati in quest'opera e nelle fortificazioni che consistono in 4 gran ridotti e molte linee e trincee con fosse e palizzate, capaci di contenere fino a 10 mila soldati e 30 cannoni. Molte possessioni vengono danneggiate col taglio degli alberi ed atterramento di case. [2]
Fino al 18 luglio c'è un continuo passaggio di truppa e cannoni, che vanno e vengono da Ferrara. Il porto di Pontelagoscuro è spoglio di barche. Un corpo di 400 soldati Tedeschi sono qui di guarnigione. I soldati sono alloggiati nel palazzo detto della Sammartina. Il 21 luglio passano, provenienti da Ferrara, 20 cannoni da campagna e vengono imbarcati per Venezia.
La guarnigione di Pontelagoscuro parte improvvisamente per le fortificazioni di Vallonga e la notte del 25 luglio passano 600 soldati provenienti da Ferrara che marciano verso il mare costeggiando il Po. Il 27 luglio sono richiamati 1000 paesani, che poco prima eran stati licenziati, per impiegarli a tagliare gli alberi delle campagne a Vallonga, onde formare la gran spianata attorno le fortificazioni del ponte sul Po. Il 28 luglio giungono dei furieri di cavalleria ungherese per preparare alloggi e stalle per 800 usseri, da stazionarsi metà a Pontelagoscuro e metà di là del Po.
Il 31 luglio termina le sue funzioni il signor Giacomo Merangola, che è stato sindaco per circa 6 mesi dopo che la Cesarea Regia deputazione cessò di comandare e viene installata una nuova deputazione con tutte le facoltà ed incombenze che ebbe la prima deputazione.
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Il 5 settembre giunse a Pontelagoscuro il barone De Mellas generale in capo dell'armata austriaca d'Italia che proseguì per Ferrara. Il 6 si sentirono voci di guerra, ed il 7 venne ordinato di mandare tutte le barche cariche e vuote alla riva opposta del Po. Il 14 settembre era scaduto l'armistizio tra le due armate, quindi i comandanti dei posti avanzati ebbero ordine di star pronti per cominciare le ostilità ma il 15 fu pubblicata una nuova sospensione d'armi. [2]
Il 23 novembre termina l'ultimo armistizio e le truppe sono messe in stato di allerta. I posti ai confini vengono rinforzati. [2]
Il 28 giunse la divisione del generale Somariva, consistente in 4000 uomini di fanteria e 1000 corazzieri montati. Tutta la divisione passò il Po con carriaggi e cannoni, marciando verso Padova. La mattina del 29 dicembre venne distrutto il ponte di barche sul Po a Vallonga e le barche che lo componevano furono portate a Pontelagoscuro ed iniziarono dei preparativi per rifare il ponte di barche in faccia alla via Coperta.
Il battaglione di guarnigione a Pontelagoscuro parte improvvisamente varcando il Po e viene rimpiazzato da alcune compagnie di corpi franchi. Il 29 dicembre i cannoni delle batterie vengono sostituiti da altri più grossi. La notte scorsa vengono raddoppiate le guardie e i cannonieri tengono le micce accese. [2]
Secolo XIX - (1801-1900)
Il 12 gennaio i Tedeschi si preparano a difendere Ferrara mentre Pontelagoscuro è senza guarnigione ma un nuovo armistizio cede Ferrara ai Francesi che la occupano il 19 gennaio. Il giorno successivo tre commissari francesi vanno a Ponte Lagoscuro per prendere nota di tutte le mercanzie esistenti nei magazzini. Il 21 una divisione francese arriva Pontelagoscuro da Rovigo e vi pernotta, poi vengono distrutto tutte le palizzate che chiudevano le fortificazioni ed il 22 la divisione, forte di 500 uomini, parte per Ferrara preceduta dalla banda suonante.
Lo stesso giorno giunse a Pontelagoscuro la truppa imperiale che formava la guarnigione di Ferrara che vi pernottò partendo poi il 23 per Venezia. Il 23 e 24 continuò il passaggio di truppa francese. Il corpo maggiore fu una mezza brigata di 3000 uomini, la quale proseguì per Bologna. [2]
Il pane scarseggia, viene formata una deputazione annonaria a Ferrara ed imposta un prestito forzoso ai più facoltosi. Per obbligare chi non pagava la tassa a sborsare i soldi venivano mandati 8 soldati ad ogni casa dei renitenti con condanna di mantenerli e pagare paoli 5 ad ogni soldato, giornalmente fino al punto d'aver pagata la intera tassa. A Pontelagoscuro ciò accadde a cinque famiglie.
I Francesi sequestrarono tutte le mercanzie che esistevano nei magazzini e nelle barche di Pontelagoscuro. Per liberarle i mercanti dovettero accordare ai generali Andreù e Susset la somma di 14 mila scudi. Inoltre furono imposte forti tasse sui movimenti delle merci e delle persone. [2]
Gli ufficiali chiesero al comandante francese la consegna in arresto del romano ma la domanda fu rifiutata, allora, gli ufficiali, con una forte pattuglia, andarono alla casa del comandante per prendere, a mano armata, il disubbidiente in arresto ma il corpo di guardia francese si oppose. Allora il tamburo della guardia nazionale batté l'adunata generale ed accorse un'altra ventina di soldati in rinforzo dei primi ed i francesi dovettero cedere.
Il primo giugno giunse a Pontelagoscuro un corpo di granatieri francesi in rinforzo alla guarnigione e prese in arresto gli ufficiali della guardia civica. Giunse poi anche il generale francese di Ferrara con lo stato maggiore ad esaminare gli arrestati, intanto venne emesso un editto che intimava la requisizione delle armi da fuoco, non esclusi gli archibugi da caccia.
Il 4 giugno vennero liberati gli ufficiali che erano stati arrestati. [2]
A Pontelagoscuro i soldati non volevano più servire e quando gli ufficiali fecero battere il tamburo chiamando all'adunata i cittadini di turno questi non si prestarono. Circa 100 persone si radunarono in faccia al quartiere gridando Abbasso la guardia, non vogliamo più guardia e dopo vari tumulti, il quartiere fu chiuso.
In dicembre però la guardia nazionale venne ripristinata. [2]
Dal campanile di Pontelagoscuro si vedeva l'acqua che correva né si vedeva a tutt'occhio che cielo ed acqua e sopra alle campagne galleggiare tetti di case, massarice di famiglie ed animali annegati.
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A tale minaccia gli austriaci risposero costringendolo a ritirarsi verso Vallelunga ma inseguito dopo vari scontri e tre rotte toccate sul Po vide le sue schiere battute e sbaragliate, non volendo queste passare il fiume per tema che fosse minato egli col suo stato maggiore si portò rapidamente a Bologna onde sottrarsi all'urto dei suoi nemici ed i malconci avanzi delle sue truppe si ritirarono a Cento. [1]
Il 10 aprile Gioacchino Murat, che era entrato in Ferrara con le truppe napoletane la sera del 6, attaccò il forte di Occhiobello senza risultato in quanto non riuscì ad attraversare il Po. [6]
Il confine corre poi lungo il Po di Goro per cui il ramo principale del Po viene a trovarsi interamente in territorio austriaco. [6]