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Storia di Pontelagoscuro


Esisteva Pontelagoscuro nel 1055?

Nella mia pagina sull'antichità di Pontelagoscuro [>>] racconto come gli storici di Pontelagoscuro più antichi non abbiano mai avuto dubbi ed abbiano tutti considerato come primo documento ufficiale che sancisca l'esistenza di Pontelagoscuro il diploma imperiale con cui Enrico III concede franchigie al popolo di Ferrara, emesso a Ponte (Actum ad Pontem) il 24 agosto 1055 [1] e come invece gli storici moderni, sulla base di una pubblicazione di Adriano Franceschini sui comuni altopolesani del 1986 [2] che identifica il Pontem del diploma di Enrico III con Ponte Duce nel territorio dell'attuale Casumaro, pensino che Pontelagoscuro sia più recente e che nel 1055 non esistesse.

Successivamente, nelle mie ricerche su svariati altri argomenti, mi sono reso conto che gli studiosi dei secoli scorsi maturavano i loro pareri esclusivamente in base alla lettura di documenti più antichi e che spesso, specie quando si studiava un argomento minore, questi documenti si riducevano anche ad una sola pergamena [3].
Benché questi studiosi fossero straordinariamente dotti e conoscessero una enorme quantità di documenti, non potevano però avere la messe di informazioni supplementari di cui può disporre uno studioso attuale che si può basare, non solo sui documenti, ma anche su studi di carattere topografico, geologico, archeologico, dendrocronologico, etc.

Mi sono quindi chiesto su quali nuove argomentazioni si basasse Adriano Franceschini per individuare l'ad Pontem di Enrico III con Ponte Duce nel territorio di Casumaro ed ho quindi letto con attenzione il suo libro in quanto, in precedenza mi ero semplicemente basato su di un articolo di Giacomo Savioli [4] contenuto nell'opera Il Lago-Scuro, ponte per la città, pubblicata nel 1987 a margine dell'omonima mostra realizzata quell'anno [5].

Cosa dice Adriano Franceschini

Appena avuto in mano il libro di Franceschini sono subito andato alle pagine citate dal Savioli nella bibliografia del suo articolo (pagine 22 e 96) e sono rimasto molto stupito non trovandovi alcun riferimento diretto a Pontelagoscuro, tant'è che ho sfogliato accuratamente tutto il libro, specie per la parte che riguarda l'XI secolo, per vedere se vi fosse stato un errore di stampa nella bibliografia e le pagine dove si parlava di Pontelagoscuro fossero altre.

Non trovando alcunché, ho riletto con grande attenzione le due pagine indicate e tenendo presente anche quanto detto dal Savioli che ha scritto che Franceschini è giunto alla sua conclusione collazionando due pergamene, mi sono reso conto che il Franceschini collega fra loro due pergamene antiche una delle quali è quella del 1055 con cui Enrico III concede franchigie al popolo di Ferrara e nella quale c'è scritto Actum ad Pontem mentre con l'altra, che è del 1016, Enrico II (ultimo esponente della dinastia sassone) dona per metà il castello di Ponte Duce, Rotta Oscura e Fossa Muclena a Richilde, moglie di Bonifacio di Canossa.

Il motivo per cui il Franceschini fa ciò non ha nulla a che vedere con Pontelagoscuro ma serve a sostenere la sua tesi che i beni di Arcoada, Auratica e Granariolo si trovassero tra Ficarolo e Trecenta e non nel territorio di Trecentola sul Panaro (dove c'era anche Ponte Duce) come invece sostengono altri autori tra i quali la Bertolini [6].

Ovviamente quello che invece interessa a noi è ragionare sull'esistenza o meno di Pontelagoscuro nel 1055. Si può quindi dire che il sostenere che, in base al collegamento fatto fra le due pergamene, i due Ponte coincidano è sicuramente un'ipotesi proponibile e logica ma che altrettanto logica e proponibile è l'ipotesi contraria specialmente se si considera che il fatto che un luogo sia chiamato semplicemente Ponte e l'altro Ponte Duce può benissimo significare che si tratti di due luoghi distinti.

A sostegno della seconda ipotesi concorrono altre due pergamene, citate dal Frizzi ma non da Franceschini [7], che nominano ancora Ponte Duce. In una di queste, spettante alla Contessa Matilde di Canossa e risalente al 1109, sta scritto addirittura Actum ... ad Pontem Ducis.
E' quindi del tutto legittimo pensare che, se la pergamena del 1055 riporta solo Actum ad Pontem, ciò sia avvenuto perché si trattava di un Ponte diverso da Ponte Duce, anche se ciò non dimostra con certezza che quel Ponte fosse proprio Pontelagoscuro.

E' comunque curioso che, se avesse ragione Adriano Franceschini ed il Pontem di Enrico III fosse Ponte Duce, si perderebbe la prova che Pontelagoscuro esistesse nel 1055 ma, sempre in base ai ragionamenti del Franceschini, si potrebbe allora sostenere che Pontelagoscuro sarebbe già esistito molto prima di questa data.

Infatti il motivo per cui il Franceschini collaziona le due antiche pergamene non ha nulla a che vedere con Pontelagoscuro ma serve a sostenere la sua tesi che i beni di Arcoada, Auratica e Granariolo si trovassero tra Ficarolo e Trecenta.
Ora, se Arcoada si trovava tra Ficarolo e Trecenta, non può coincidere con Arquà Polesine e nemmeno il Ponticulo, citato in una antica pergamena longobarda [8] ed anche nella Cronica di Ferrara, antico volgarizzamento della Chronica Parva [9], può coincidere con Pontecchio Polesine, come invece comunemente si pensa, per cui diventa molto probabile che questo Ponticulo possa essere proprio il nostro Pontelagoscuro che quindi sarebbe sorto addirittura prima del 1055.

Alcune ulteriori considerazioni

Una volta appurato come, in base ai documenti, Ponte Duce non abbia maggiori diritti di Pontelagoscuro quale candidato per il Pontem della pergamena di Enrico III del 1055, può essere interessante vedere se, oltre ai documenti antichi, esistano altri argomenti che ci permettano di fare qualche ulteriore ragionamento intorno a questa località chiamata semplicemente Ponte.

Per fare ciò occorre prima inquadrare la discesa dell'imperatore in Italia nel suo contesto storico. A metà dell'XI secolo era imperatore del Sacro Romano Impero Enrico III della dinastia salica (da alcuni chiamato anche Arrigo). In Italia il feudatario più importante era Bonifacio III di Canossa che, per il suo supporto alla corona imperiale all'epoca di Corrado II (padre di Enrico), ebbe anche la marca di Toscana.

Bonifacio era marchese di Toscana e di Camerino, duca di Spoleto, signore di Mantova, di Ferrara e di altre città e controllava quindi gran parte dell'Italia del nord ed anche i passi appenninici. Il 6 Maggio del 1052, mentre si recava da Mantova a Cremona, morì in quello che venne definito un incidente di caccia anche se vi sono pochi dubbi sul fatto che sia stato invece assassinato. Secondo varie voci il mandante potrebbe essere stato proprio Enrico III preoccupato della crescente potenza di Bonifacio ed invidioso della sua grande ricchezza.

Bonifacio aveva due figli Federico e Matilde (la futura, famosissima, Matilde di Canossa) ma entrambi giovanissimi per cui la tutela restò alla loro madre Beatrice (seconda moglie di Bonifacio). Beatrice era sola e senza appoggi e quindi nel 1054 sposava, segretamente e senza il permesso dell'imperatore, Goffredo di Lorena.
Enrico, che considerava ciò una ribellione, scese in Italia con il suo esercito nell'aprile del 1055. Goffredo gli mandò incontro i suoi messi dicendosi lontanissimo da ogni ombra di ribellione ed anche Beatrice andò incontro all'Imperatore (che, tra l'altro, era suo cugino come anche il marito Goffredo).

Goffredo fu assolto dal delitto di ribellione ma Beatrice fu tenuta come prigioniera e si cercò anche di avere nelle mani i suoi figli Federico e Matilde (secondo alcuni storici riuscendovi). L'imperatore si recò quindi a Firenze dove era il Papa che vi teneva un Concilio e poi tornò in Germania, sempre portando con sé Beatrice che potè tornare in Italia solo dopo la morte di Enrico III avvenuta nell'ottobre del 1056 [10].

Per i nostri ragionamenti su dove fosse il Ponte vicino a Ferrara sarebbe utile conoscere l'itinerario seguito da Enrico III e la consistenza del suo esercito ma, benché abbia anche consultato alcuni libri di storici tedeschi, non ho trovato nulla di preciso.

Per quanto riguarda l'itinerario ho trovato solo un elenco di date e di luoghi ma talmente distanti nel tempo e nello spazio da rendere impossibile capire l'itinerario seguito (il 7 aprile a Verona, il 18 aprile a Mantova, il 5 maggio a Roncaglia, il 27 maggio a Firenze, il 15 Giugno a Borgo San Genesio e ad Omiclo, località sull'Arno, il 25 agosto a Ponte, vicino a Ferrara, il 14 ottobre alla corte Rodoli, il 15 ottobre a Mantova e l'11 novembre a Verona) [11].
L'unica notizia sulla consistenza dell'esercito l'ho trovata in un libro sulla vita di Matilde di Canossa [12] dove si dice che, a Firenze, Enrico sfilò con duecento cavalieri ma non so dove questa informazione sia stata reperita.

Premesso tutto ciò vediamo quali considerazioni si possono fare a favore di Ponte Duce e quali a favore di Pontelagoscuro. A favore di Ponte Duce si potrebbe far notare la presenza di un castello e la vicinanza al fiume Panaro che poteva quindi rifornire d'acqua l'esercito di Enrico III.

Entrambe queste argomentazioni sono però debolucce. Del castello di Ponte Duce sappiamo poco se non che si trattava di un'opera posta in un luogo di confine. Si trattava quindi di un castello non certo grande e sicuramente niente affatto comodo.
Quindi il castello era sicuramente inadatto ad accogliere l'armata di Enrico III e poco appetibile anche come luogo di sosta per l'imperatore e la sua illustre prigioniera. Se il passaggio fosse avvenuto d'inverno l'esistenza del castello avrebbe potuto avere un qualche peso ma dato che Enrico arriva a Ponte alla fine di agosto, non c'è dubbio che stesse più comodo nel suo accampamento che in una fortificazione di confine.

L'accampamento di un esercito necessita una comoda fornitura d'acqua e a ciò poteva sicuramente sopperire il Panaro (anche se a fine agosto di acqua non ne ha certo molta) ma anche a Pontelagoscuro si poteva avere acqua a disposizione in abbondanza.

Allora, per Pontelagoscuro, non passava il Po non essendo ancora avvenuta la Rotta di Ficarolo e questo fatto è stato anche preso come motivo per negare l'esistenza di Pontelagoscuro nel 1055 da alcuni storici che fanno notare che la parola ponte implica la presenza di un grosso corso d'acqua come se non esistessero tanti paesi che hanno ponte dentro al loro nome senza trovarsi sul Po e senza avere grossi corsi d'acqua nelle vicinanze.

Che nel territorio dell'attuale Pontelagoscuro vi fossero dei corsi d'acqua anche prima della Rotta di Ficarolo lo sappiamo con certezza dai moderni studi geomorfologici [13] ma che, presso Pontelagoscuro, scorresse un fiume o canale ricco d'acqua corrente lo possiamo dedurre anche dal relitto trovato nel 1953 alla Fornace Navarra e ricuperato, nel 1954, a due metri e mezzo sotto terra.

L'imbarcazione ritrovata era formata da tavoloni spessi ben 13 centimetri con fori, parte passanti e parte ciechi come per congiungere la tavole con cavicchi [14] (tecnica molto antica già descritta da Tito Livio) e secondo gli esperti, si tratta di un relitto molto antico, sia per la profondità a cui è stato trovato, sia perché era in avanzato stato di torbificazione, e valutano quindi che non possa essere più recente del mille e probabilmente più remoto [15]. Nella mappa dei ritrovamenti di imbarcazioni antiche nel ferrarese, esposta al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, viene definito tardoromano o altomedievale. Risalirebbe quindi a ben prima della rotta di Ficarolo.

Viene anche detto che si tratta di una imbarcazione del tipo del sanḍn che era impiegato per costruire mulini galleggianti. Questo fatto è molto interessante perché, unito alle dimensioni dell'imbarcazione, dimostra che questa barca non era fatta certo per navigare su di fiumiciattolo o su di una palude.

A favore dell'individuazione del Pontem di Enrico III con Pontelagoscuro vi è la vicinanza a Ferrara ed è stato proprio questo il motivo che ha spinto gli storici antichi ad individuare Pontelagoscuro come miglior candidato per il luogo dove la pergamena del 1055 fu emessa.

Si tratta di un argomento più pesante di quanto potremmo pensare noi moderni abituati a muoverci velocemente in macchina e a trovare dovunque comodi alberghi. Del resto furono proprio delle considerazioni sui tempi necessari per percorrere a piedi determinate distanze che permisero a Schliemann di individuare la collina di Hissarlik come il luogo dove sorgeva Troia.

Se l'accampamento dell'imperatore si fosse trovato a Pontelagoscuro era possibile ai messi di Ferrara andare e venire in giornata dalla città mentre, se invece si fosse trovato a Ponte Duce, ciò non sarebbe stato possibile ed avrebbero dovuto pernottare lì.
Il fatto di poter tornare in città era molto importante perché permetteva di discutere la trattativa mentre era svolta senza essere obbligati a dare pieni poteri ai messi, cosa questa che sarebbe stata molto difficile dato che allora a Ferrara vi erano sicuramente vari partiti favorevoli o contrari all'imperatore.

Vi è però da fare anche un'altra considerazione a favore di Pontelagoscuro che non mi risulta nessuno abbia mai fatto e che è legata alla strategia militare. Non dimentichiamo infatti che Enrico III era sceso in Italia con un'armata perché temeva di doversi scontrare con Goffredo, il quale poi gli aveva sì mandato incontro i suoi messi e sua moglie ma si era ben guardato dal presentarsi lui per cui era tuttora uccel di bosco.

Enrico si trovava quindi in uno stato di guerra non dichiarata con Goffredo che, nel momento in cui l'imperatore passava per Ferrara diretto in Germania, non era più così non dichiarata considerato che intanto Goffredo era andato in Lorena, si era unito a Baldovino duca di Fiandra ed aveva iniziato una guerra contro Federico, duca di Lorena.
Enrico quindi, durante il suo ritorno in Germania, doveva guardarsi da possibili improvvisi attacchi dei sostenitori di Goffredo e dei Canossa. Aveva sicuramente dalla sua parte Mantova e molto probabilmente Ferrara mentre doveva temere i territori appenninici feudo dei Canossa.

Ponte Duce si trovava quindi ai confini dei territori potenzialmente ostili ed incuneato fra il Panaro ed il Po che allora scorreva verso sud e passava per Ferrara. Si trattava quindi di una posizione ottima per una fortificazione difensiva (ed infatti vi era un castello) ma pessima per un esercito che, in caso di attacco nemico, non avrebbe potuto distendersi ed utilizzare tutta la sua potenza e che, nel caso malaugurato di sconfitta, avrebbe dovuto attraversare il Po incalzato dalle truppe nemiche.

Pontelagoscuro invece era, dal punto di vista militare, una posizione ottima. Infatti il nemico per attaccare avrebbe dovuto attraversare il Po mentre in caso di sconfitta la via per ritirarsi verso la sicura Mantova sarebbe stata aperta. Inoltre, da parte dei sostenitori dell'imperatore, era possibile controllare il fiume tramite imbarcazioni che i sostenitori dei Canossa, provenendo dai monti, non avevano.

Ritengo quindi che si possa tranquillamente sostenere che Ponte Duce non abbia affatto maggiori chance di Pontelagoscuro nell'essere individuato come il luogo dove Enrico III emise il diploma imperiale Actum ad Pontem e che anzi ne abbia di meno.

Nonostante ciò non si può comunque sostenere con certezza che questo luogo fosse proprio Pontelagoscuro e quindi l'opinione più sensata sull'argomento mi sembra resti quanto scrisse Lodovico Antonio Muratori che fu colui che pubblicò per primo la pergamena in questione, da lui trovata nell'Archivio Estense e che, a proposito dell'Actum ad Pontem, disse: forse il Ponte oggidì appellato di Lagoscuro sul Po [16].

Successivamente alla pubblicazione di questa pagina, prendendo spunto da un'antica pergamena longobarda e basandomi poi quasi esclusivamente sulla geomorfologia dei territori paludosi, ho proposto una nuova ipotesi che ho chiamato eretica [>>] in quanto diversa da tutto quanto proposto finora ma che, però, spiega scientificamente tutte le antiche leggende sul Pontelagoscuro.

Secondo questa ipotesi il ponte che ha dato il nome al paese sarebbe stato un ponticello che permetteva di attraversare il Lago Scuro nelle stagioni in cui questo era ridotto ad una distesa di fango e quindi insuperabile sia a piedi che in barca.
Se si accetta questa ipotesi è semplicissimo capire perché Enrico III, nel 1055, abbia accampato il suo esercito proprio ad Pontem: se lì vi era un ponticello che permetteva di attraversare rapidamente le paludi, il suo controllo, dal punto di vista militare, era importantissimo perché, in caso di pericolo, attraversando il ponte e poi distruggendolo, avrebbe posto, fra sé ed i nemici, una distesa di fango del tutto insuperabile [17].


[1] - Monumenta Germanicae Historiae - Diplomatum regum et imperatorum Germaniae pubblicato da S. Leicht in Storia del diritto italiano - Milano 1950.   <<

[2] - Adriano Franceschini - Giurisdizione episcopale e comunità rurali altopolesane: Bergantino, Melara, Bariano, Trecenta, sec. 10.-14. - Patron - Bologna, 1986.   <<

[3] - Si veda, ad esempio, la mia pagina sull'origine del cognome Silvani [>>] dove parlo di come il Muratori, in base ad un'unica pergamena, abbia pensato che, presso i Longobardi, la parola Silvani indicasse coloro che custodivano le selve regali.   <<

[4] - Giacomo Savioli - Al luogo di bucintori, barbote e burchi "per tuto se entra et tuto è porta" in "Il Lago-Scuro Ponte per la Città" - Ferrara 1987.   <<

[5] - Il Lago-Scuro Ponte per la Città - a cura di Marica Peron e Giacomo Savioli - Ferrara 1987.   <<

[6] - Margherita Giuliana Bertolini - Bonifacio in Dizionario Bibliografico degli Italiani - Volume XII (Bonfadini - Baliati), pagg. 96 - 113 - Istituto dell'Enciclopedia Italiana - Roma, 1970.   <<

[7] - Antonio Frizzi - Memorie per la Storia di Ferrara - Seconda Edizione, Volume I, pag. 173 - Presso Abram Servadio Editore - Ferrara 1847.   <<

[8] - Carlo Troya - Codice diplomatico longobardo dal DLXVIII al DCCLXXIV - Tomo Quarto - Dalla Stamperia Reale - Napoli, 1854.   <<

[9] - Anonimo - Cronica di Ferrara, volgarizzamento della Cronica Parva di Riccobaldo - Biblioteca Italiana - Roma, 2003.   <<

[10] - Pietro Balan - Storia d'Italia - Volume Terzo - Tipografia di Paolo Toschi e C. - Modena, 1876.   <<

[11] - Johann Friedrich Böhmer - Regesta chronologico-diplomatica regum atque imperatorum Romanorum inde a Conrado I usque ad Heinricum VII - bei Franz Varrentrapp - Frankfurt am Mein, 1831.   <<

[12] - Edgarda Ferri - La Grancontessa: vita, avventure e misteri di Matilde di Canossa - Mondadori - Milano, 2002.   <<

[13] - Marco Bondesan, Renzo Ferri, Marco Stefani - Geomorfologia ed evoluzione idrografica del territorio di Ferrara in "Ferrara nel Medioevo" - Ferrara 1994.   <<

[14] - Marco Bonino - Tecniche costruttive navali insolite nei reperti di Cervia, Pomposa e Pontelagoscuro in "Atti del convegno internazionale di studi sulle antichità di Classe: Ravenna, 14-17 ottobre 1967" pagg. 209-217 - Edizioni Longo - Ravenna, 1968.   <<

[15] - Marco Bonino - Archeologia e tradizione navale tra la Romagna e il Po - Edizioni Longo - Ravenna, 1978.   <<

[16] - Lodovico Antonio Muratori - Annali d'Italia dal principio dell'Era Volgare al 1750 - Tomo Quindicesimo - Presso Leonardo Marchini - Firenze, 1827.   <<

[17] - Enrico III si accampa ad Pontem alla fine di agosto quando normalmente la stagione estiva si è rotta e ci sono già stati alcuni violenti acquazzoni. E' quindi del tutto probabile che, in quel momento, il fango si stesse già riformando dopo la stagione secca.   <<


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