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Origine del cognome Martini


Il cognomen Martinus

Nella antica Roma le persone avevano tre nomi: il primo era il nomen e corrispondeva al nostro nome, il secondo era la gens che potremmo tradurre con stirpe e cioè la discendenza più importante.
Dato che la stirpe comprendeva molte diverse famiglie, vi era ancora il cognomen che indicava appunto la famiglia e che corrisponde abbastanza al nostro cognome. Per altro, dato che i nomi propri si ripetevano spesso all'interno della stessa famiglia, varie persone avevano anche un quarto nome (detto agnomen) con la funzione di soprannome per poter distinguere, ad esempio, un figlio da un padre con lo stesso nomen.

Nato nell'ultima età repubblicana e presente specie in epoca imperiale Martinus era un cognomen che derivava dal nome del dio Marte e che quindi significava dedicato al dio Marte ed identificava famiglie con tradizioni militari. Troviamo però molto spesso che Martinus veniva usato anche come agnomen e quindi in modo analogo ai nostri nomi propri.

Secondo qualche studioso alcune delle attuali famiglie Martini potrebbero aver derivato il loro cognome da questo antico cognomen romano. Ritengo sia quasi impossibile che questo cognomen sia sopravvissuto al medioevo anche perché non sembra si trattasse di un cognomen legato ad una gens importante ma, considerato quante siano le famiglie Martini, non si può escludere del tutto che ciò sia vero per qualcuna di esse.

La maggior parte delle famiglie Martini hanno quindi derivato il loro cognome non dall'antico cognomen romano bensì dall'agnomen Martinus e cioè dal nome proprio Martino che era straordinariamente diffuso nel Medioevo.

L'origine da un nome

Nel medioevo il nome proprio Martino era molto diffuso perché era grande il culto per San Martino di Tours che è considerato uno dei più grandi santi della Gallia. Proprio perché il culto era partito dal Regno dei Franchi, i tanti toponimi San Martino, che si trovano frequentemente in Italia, sono spesso indicatori della presenza di occupanti franchi giunti dopo la sconfitta dei longobardi. Per lo stesso motivo anche la dedica di chiese a San Martino può indicare la loro antichità.

Martino era nato, circa nel 316, a Sabaria Sicca, una località romana che si trovava in Pannonia (l'attuale Ungheria). Quando era ancora un militare e non era battezzato, accadde l'episodio più famoso della sua vita e che non mancava da nessuno dei sussidiari su cui un tempo si studiava alle elementari.

Era alle porte di Amiens con i suoi soldati quando notò un mendicante seminudo ed allora tagliò in due il suo mantello e ne diede una metà al mendicante. Quella notte ebbe una visione e vide Gesù che gli restituiva la metà del mantello che aveva donato dicendo Ecco Martino, il soldato romano che non è battezzato ma che mi ha vestito. Al risveglio Martino scoprì che il suo mantello era di nuovo intero.

Martino si dedicò alla Chiesa e col tempo diventò vescovo. Il mantello miracoloso fu conservato come reliquia dai re dei Franchi e dato che, in latino, il mantello corto di tipo militare come quello di Martino si chiamava cappella, fu chiamato cappella anche l'oratorio reale dove era conservato e cappellani gli incaricati della custodia. Da qui nacquero i corrispondenti termini moderni per indicare una piccola chiesa e chi se ne occupa.

Martino morì, l'8 novembre del 397, in fama di santità, anche grazie a molti miracoli, e ben presto fu venerato come Santo dalla Chiesa anche se non era morto martire. E' riconosciuto come Santo non solo dalla dalla Chiesa Cattolica ma anche da quella Ortodossa e da quella Copta. La sua ricorrenza non è l'8 novembre, giorno della sua morte, bensì l'11 novembre, giorno dei suoi funerali avvenuti a Tours, città della quale era Vescovo.

In Italia il nome del Santo è legato alla cosiddetta estate di san Martino e cioè a tre giorni di bel tempo, inusuali per il mese di novembre, che vi sarebbero ogni anno attorno alla data della festa del Santo che è molto sentita. Sono molte le tradizioni e le feste legate al nome di San Martino ma le più diffuse sono quelle che legano l'11 novembre al vino nuovo che si assaggia per la prima volta in tale data (e da ciò deriva il proverbio A San Martino ogni mosto diventa vino).

Essendo molto diffuso il nome proprio Martino, quando hanno cominciato a nascere e diffondersi i cognomi sono stati molti quelli che sono stati chiamati Martini dal nome del padre o del loro nonno. Dato che nello stesso periodo nasceva anche la lingua italiana in vari casi il primo della famiglia che ha effettivamente portato il cognome Martini è stato chi aveva un nonno che si chiamava Martino e non chi aveva il padre con questo nome.

Ciò perché allora figlio di si poteva dire usando semplicemente il genitivo oppure la preposizione di. Quando per identificare una persona non era sufficiente dire il suo nome e quello del padre ma si doveva dire anche quello del nonno, non era chiaro l'usare due genitivi, né era bello usare due volte di fila di per cui spesso si metteva prima un di per il nome del padre e poi un genitivo per il nome del nonno ottenendo qualcosa di molto simile all'attuale cognome come, ad esempio, è accaduto all'architetto senese del XV secolo Francesco di Giorgio Martini dove Giorgio era il padre di Francesco e Martino suo nonno [1].

I Martini nobili

Nelle varie opere storiche sulla nobiltà italiana troviamo citate moltissime famiglie Martini. Di alcune di queste ne parlo più diffusamente in altre pagine di questo sito.

Si tratta dei Martini Gucci di Firenze [>>] (dove accenno anche ai Cambi Martini, ai Martini nobili di Cesena, ai Martini di Crema e quelli di Bologna), dei Martini Cetti di Firenze [>>], dei Martini di Trento [>>], dei Martini di Salorno [>>], dei Martini di Mattarello [>>], dei Martini di Sicilia secondo Antonino Mango [>>] e sempre i Martini di Sicilia ma secondo Filadelfo Mugnos [>>].

Qui elenco un certo numero delle altre famiglie Martini suddivise in base all'opera nella quale sono citate. Molte famiglie sono citate in più opere, in questo caso le nomino solo in riferimento alla prima opera dove ho trovato loro notizie.

Nell'Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana pubblicata da Vittorio Spreti tra il 1928 ed il 1936 troviamo:

I Martini diffusi in Toscana e nel Lazio, in particolare a Monsummano e a Roma [[2]. Hanno il titolo di patrizi di Pistoia e di nobili di Pescia. Il loro stemma è Di azzurro al monte d'oro di 6 cime poste 3, 2, 1, sormontato da una mano destra di carnagione appalmata e accostata da due stelle di 6 raggi di oro.
Da questi derivano i Martini Marescotti che, oltre ai titoli di questi Martini, hanno anche quello di Conte. Il loro stemma è partito, nel 1° riporta quello dei Martini sopracitati mentre nel 2° riporta quello dei Marescotti D'argento a due fasce di rosso, alla pantera al naturale, attraversante: col capo d'oro carico di un'aquila di nero, coronata del campo.

I Martini di Oria in Puglia [3]. Il loro stemma è Partito: nel 1° d'azzurro al monte di tre cime di verde, accompagnate da tre gigli d'oro ordinati in capo, col capo d'azzurro caricato di una stella a 5 raggi d'argento; nel 2° d'azzurro al leone d'oro accompagnato da tre stelle a 5 raggi dello stesso, ordinate in capo.

Nel sito Blasonario subalpino [4], che prende i suoi dati da varie fonti tra le quali vi è l'opera di Antonio Manno [5], troviamo:

I Martina o Martini di Saluzzo in Piemonte. Il loro stemma è D'argento, alla banda d'azzurro, accostata da sei biglietti di nero, tre per lato, accostati da due filetti, pure di nero ed il loro motto è Virtuti.

I Martini del Nizzardo. Sono consignori di Châteauneuf. Non ho l'esatta descrizione del loro stemma ma so che vi è raffigurato un leone.

I Martini di Utelle in Piemonte. Hanno i titoli di conti di Pigna, consignori di Châteauneuf e di Dosfraires. Vengono riportati due loro stemmi, il primo è Troncato, al 1° d'azzurro, all'agnello d'argento, passante, sormontato da una stella, d'oro; al 2° di verde, a due rosai nutriti nella pianura, il tutto d'oro mentre il secondo è più semplice D'azzurro, all'agnello d'argento, passante. Il loro motto è Deus videt.

I Martini di Cuneo in Piemonte. Il loro stemma è Troncato d'azzurro e di rosso, all'ariete rampante, d'argento, dall'uno nell'altro. Sul loro cimiero vi è un angelo ed il loro motto è Vincas honestum.

I Martini o Martin di Cambiano in Piemonte. Il loro stemma è Troncato, d'oro, a tre fiamme di rosso, ordinate in fascia, e di rosso, all'agnello d'argento passante ed illoro motto è Vivo e morto - Vie et mort

I Martini di Bosco Marengo in Piemonte. Il loro stemma è Di verde, al capppello da prete, di nero

I Martini di Occimiano in Piemonte. Hanno il titolo di baroni.

I Martini di Sospello nel Nizzardo.

I Martini Ballaira di Torino e di Carignano. Hanno i titoli di Conti di Cigala e di Consignori di Cocconato. Il loro stemma è Inquartato: al 1° d'azzurro, all'agnello d'argento, passante; al 2° d'azzurro a tre bisanti d'argento; al 3° partito d'azzurro e d'oro a tre bisanti e tortelli dell'uno nell'altro; al 4° di rosso al liocorno d'argento, furioso. Il loro motto è Dominus videt.

I Martin della Tarantasia e di Torino. Hanno il titolo di Conti di Montù Beccaria e di Orfengo. Vengono riportati vari loro stemmi, il primo, che è D'azzurro, all'agnello d'argento, pascente sulla campagna di verde, cucita, è probabilmente il capostipite mentre gli altri due deriverebbero da matrimoni fra le varie famiglie e sono Partito, al 1° d'azzurro, alla torre d'argento; al 2° d'azzurro, all'agnello d'argento, pascente nella campagna di verde, cucita, accompagnata, in capo da tre stelle d'oro, male ordinate; il tutto con il capo d'oro, carico di tre ramoscelli di rosaio, al naturale e Torre di argento merlata alla guelfa su azzurro - agnello passante di argento su terrazzo di verde su azzurro - 3 stelle a cinque raggi di oro poste 1,2 in alto su azzurro - 3 piantine di rosa fiorite di più pezzi uscenti dalla partizione al naturale su oro in capo. Il loro motto è Dominus videt - Dominus videbit.

Nel Dizionario araldico di Piero Guelfi Camaiani [6] troviamo:

I Martini Mancini di Firenze. Il loro stemma è D'azzurro, al monte di sei cime d'oro (3, 2, 1) sostenente una rosa d'argento gambuta e fogliata di verde, accostata da due stelle d'oro.

Nel Armorial général di Johannes Baptista Rietstap [7] troviamo:

Martini o Beccai di Firenze. Il loro stemma è Di verde al capro rampante d'azzurro caricato sulla spalla d'una croce di rosso e accostato da due coltelli d'argento immanicati di nero, al capo d'azzurro caricato da tre gigli d'oro ordinati nei quattro pendenti di un lambello di rosso.

I Martini o Martini di Cino di Firenze. Il loro stemma è Di rosso alla fascia d'oro caricata da tre croci d'azzurro.

I Martini-Bonajuti di Firenze. Il loro stemma è D'argento ai tre martelli di nero ordinati in banda.

I Martini o Martini dell'Ala di Prato e Firenze. Il loro stemma è D'argento, al semivolo levato d'azzurro.

I Martini di Siena. Il loro stemma è Di rosso a la banda d'argento accostata da due teste di cervo d'oro.

I Martini o Martini di Roffo della Toscana. Il loro stemma è Di verde alla barca d'oro con i suoi remi.

I Martini di Bologna. Il loro stemma è Troncato: d'azzurro e di rosso, l'azzurro caricato di un disco ovale d'argento, accostato da due arieti affrontati dello stesso, poggianti le zampe sul disco, il tutto sostenuto dalla linea di troncatura; al capo d'azzurro, caricato di tre gigli d'oro, posti tra i quattro pendenti di un lambello di rosso.

I Martini di Ragusa (Dubrovnik). Il loro stemma è Troncato, al 1° d'oro; al 2° di rosso alle tre bande d'argento. L'ornamento è un elmo coronato ed il cimiero un semivolo alle armi dello scudo.

I Martini del Tirolo. hanno il titolo di barone. Il loro stemma è Inquartato al 1° e al 4° d'azzurro al cavallo inalberato d'argento la coda alzata; al 2° e 3° d'oro al giglio di rosso sul tutto di rosso un 5 d'argento.
Gli ornamenti sono tre elmi coronati. Il cimiero è 1° un angelo uscente di profilo e contornato di carnagione sostenente sulla mano destra un giglio di rosso; 2° un 5 d'argento entro un volo di piume di nero esteriormente d'argento; 3° il cavallo uscente inalberato d'argento la coda alzata.
I lambrecchini (e cioè strisce frastagliate di stoffa, trattenute sull'elmo e ricadenti a destra e a sinistra dello scudo) sono d'argento ed di azzurro. I supporti (e cioè gli animali che sostengono lo scudo ai fianchi) sono due levrieri con la testa rivoltata d'argento collarinati di rosso.

I (von) Martini del Tirolo. hanno il titolo: di nobili e di cavaliere del Sacro Romano Impero. Il loro stemma è troncato, al 1° d'oro al un monte di cinque coppe d'argento caricato d'un cavallo di rosso insieme a un aquila di nero, nel 2° d'azzurro al giglio d'argento e una testa dentellata dello stesso.
L'ornamento è un elmo coronato. Il cimiero è la metà destra d'una aquila di nero e la metà sinistra un giglio d'argento. I lambrecchini sono di rosso, d'oro, d'azzurro e d'argento.

Infine nel Dizionario storico araldico dell'antico Ducato di Ferrara [8] troviamo:

Stemma dei Martini del ferrareseI Martini dei ferrarese. Il loro stemma è D'azzurro a due sciabole d'argento guernite d'oro decussate le punte volte all'insù cantonate di 4 stelle d'oro). Dei Martini di Ferrara vengono citati Padre Cornelio Martini, francescano (letterato, scrittore e teologo del XVI secolo), Padre Silvestro Martini, domenicano (teologo e filosofo dell'inizio del XVIII secolo) ed il Tenente Ermenegildo Martini sepolto in Santa Maria in Vado a Ferrara nel XVIII secolo.


[1] - Carlo Promis - Vita di Francesco di Giorgio Martini, architetto senese del secolo XV - Tipografia Chirio e Mina - Torino, 1841.   <<

[2] - Vittorio Spreti - Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobile e titolate viventi riconosciute del R. Governo d'Italia, compresi: città, comunità, mense vescovile, abbazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti - Volume 6, pag. 434 - Edito da "Enciclopedia storico-nobiliare italiana" - Milano, 1932.   <<

[3] - Vittorio Spreti - Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobile e titolate viventi riconosciute del R. Governo d'Italia, compresi: città, comunità, mense vescovile, abbazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti - Volume 2, pag. 328 - Edito da "Enciclopedia storico-nobiliare italiana" - Milano, 1929.   <<

[4] - Sito Blasonario subalpino che presenta nome, titoli, blasone, motto e origine di migliaia di famiglie nobili o notabili del Piemonte, della Val d'Aosta e del Nizzardo.   <<

[5] - Antonio Manno - Il patriziato subalpino : notizie di fatto, storiche, feudali ed araldiche desunte da documenti - Stab. Tip. Giuseppe Civelli - Firenze, 1895.   <<

[6] - Piero Guelfi Camaiani - Dizionario araldico -Editore Ulrico Hoepli - Milano, 1940.   <<

[7] - Johannes Baptista Rietstap - Armorial général contenant la description des armoiries des familles nobles et patriciennes de l'Europe - G. B. Goor - Gouda, 1861.   <<

[8] - Francesco Pasini e Ferruccio Frassoni - Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara - originale 1914 - ristampa anastatica Edizioni Arnaldo Forni, Bologna 1997.   <<


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