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Edoardo Cozzolino


Il mio nonno materno

Edoardo Cozzolino è il mio nonno materno.

Nasce a Portici il 3 maggio 1886 da Francesco Cozzolino e Maria Dolores Composta. La nascita avviene alle sei di pomeriggio in via Cannito, 11. Chi si reca in Comune a denunciare la nascita è la sua levatrice Colomba Donnarumma che era stata la levatrice anche di molti dei suoi fratelli. Il nome che gli viene dato è Eduardo e non Edoardo come sarà poi successivamente chiamato [1].

E' il sesto figlio di Francesco ma è il secondo che riesce ad arrivare all'età adulta. Di quelli nati prima di lui è vivo solo Ciro che, al momento della sua nascita, ha circa cinque anni. Quando Edoardo ha quattro anni nasce il terzo figlio di Francesco che riuscirà ad arrivare all'età adulta e che viene chiamato Giorgio. Il bimbo nasce a San Giorgio a Cremano dove tutta la famiglia si era trasferita.
Francesco però ha anche adottato una orfanella (Anna) di due anni più anziana di Edoardo che vive con la famiglia come una vera figlia (lei stessa, per molti anni, ignora di essere stata adottata).

Il 23 agosto 1894 a San Giorgio a Cremano muore Maria Dolores Composta, madre di Edoardo che all'epoca ha solo otto anni. Edoardo ne rimane estremamente colpito.
Successivamente Francesco Cozzolino si risposa con Matilde Imperato che Edoardo non riuscirà mai a considerare una vera madre tant'è che, una volta adulto e sposato, quando nasce la sua seconda figlia, per rispetto al padre, la chiamerà Matilde ma poi, dato che Francesco muore l'anno successivo a questa nascita, per tutta la vita la chiamerà Olga che era il suo secondo nome.

Quando è abbastanza grande Edoardo comincia a frequentare la bottega di un barbiere per imparare il mestiere. Suo fratello maggiore Ciro lavorava invece nell'industria metalmeccanica assieme al padre ma aveva avuto un grave incidente per il quale aveva avuto dei danni ad un occhio, può darsi che questo fatto abbia spinto Francesco Cozzolino a cercare di indirizzare suo figlio Edoardo verso un lavoro più tranquillo e meno pericoloso.

Però accade che proprio nella bottega dove aveva iniziato a lavorare Edoardo e davanti a lui, abbia luogo un grave fatto di sangue ed una persona venga accoltellata. Edoardo rimane molto colpito da questo fatto e decide di rinunciare a questo lavoro che molto probabilmente neanche gli piaceva.
Quando ho iniziato ad occuparmi di ricerche genealogiche dei miei nonni era vivo solo Edoardo che non seppe darmi molte notizie sui suoi avi ma mi raccontò invece questo episodio che evidentemente ha rappresentato una svolta importante nella sua vita.

Infatti Edoardo che avrebbe potuto aprire una bottega da barbiere e passare tutta la vita vicino a Napoli decide invece di arruolarsi tra i carabinieri.
Il 6 aprile 1905, quando non ha ancora diciannove anni, si arruola come carabiniere a piedi volontario per una ferma di cinque anni. Viene ascritto alla classe 1885 ed assegnato alla 2° Compagnia della Legione Allievi Carabinieri Reali.

Edoardo Cozzolino, carabiniere

La Legione Allievi aveva sede a Roma ed aveva il compito di formare le nuove leve nella tradizione del Corpo dei Carabinieri. La sua sede era in una grande caserma costruita nel 1885 quando la Legione era stata trasferita da Torino a Roma.
Nel giugno del 1905 Edoardo Cozzolino partecipa alle sue prime esercitazioni di tiro. Ha in dotazione un fucile modello 1891 già abbondantemente usato (è stato costruito nel 1896 ed ha la matricola GG6696), nonostante questo si classifica primo nella gara di tiro col fucile. Spara anche con la pistola modello 1889 ed il moschetto modello 1891.

Edoardo Cozzolino, CarabiniereIl 15 dicembre 1905 Edoardo Cozzolino diventa Carabiniere e tre giorni dopo, è assegnato alla Legione Roma. Il 22 dicembre viene mandato alla Stazione di Rocca Massima che faceva parte della Compagnia Velletri.
Rocca Massima è un paese a 790 metri sul livello del mare posto su di un promontorio roccioso dei Monti Lepini che domina la pianura sottostante ed è circondato da boschi di querce e lecci. Ora si trova nella provincia di Latina ma a quell'epoca faceva parte del circondario di Velletri.

Anche nella nuova destinazione Edoardo si dimostra un buon tiratore: nel 1906 è primo nella gara di tiro con la pistola e secondo in quella col moschetto.
Esattamente dopo diciotto mesi trascorsi nella Legione Roma, Edoardo, il 22 settembre 1907, viene assegnato alla Legione Napoli e mandato al Real Cantiere di Castellamare di Stabia.

Il Real Cantiere era un importante cantiere navale per la costruzione di navi militari che ha avuto una storia secolare. Già alla fine del 1500 a Castellammare di Stabia venivano realizzate imbarcazioni più grosse delle semplici barche da pescatori ma il Real Cantiere nasce nel 1783 voluto da Ferdinando IV di Borbone.
La prima nave da guerra realizzata dal Real Cantiere è la corvetta Stabia, varata il 13 maggio 1786, l'ultima il cacciatorpediniere Ardito, varato il 2 ottobre 1971. Successivamente lo stabilimento è diventato della Fincantieri S.p.A.

Tra le tante navi realizzate presso il Real Cantiere mi piace ricordare l'Amerigo Vespucci, lo stupendo veliero tuttora utilizzato come nave scuola per l'addestramento degli allievi ufficiali della Marina Militare (varato il 22 febbraio 1931) ed il batiscafo Trieste [2] che il 23 gennaio 1960 raggiunse il fondo della fossa delle Marianne a circa 10.900 metri di profondità, impresa che, per ben 52 anni, nessun batiscafo con persone a bordo è più stato in grado di ripetere.

Quando Edoardo Cozzolino vi arriva, il Real Cantiere sta attraversando un momento tutt'altro che prospero ed è soggetto ad una crisi economica. Proprio l'anno precedente (1906) c'era stata una inchiesta parlamentare sulla Regia Marina che aveva messo a nudo delle complicità tra le alte sfere dell'economia e della politica.
Però, invece che portare ad una soppressione dei cantieri come alcuni temevano, il risultato dell'inchiesta portò a privilegiare la specializzazione dei cantieri e degli arsenali per cui il Real Cantiere non solo si riprese completamente ma fu ampliato e ristrutturato.

Il 13 gennaio 1908 Edoardo Cozzolino viene trasferito alla Stazione di Caianello che faceva parte della Compagnia Caserta. Caianello si trova nell'alto casertano ed è alquanto distante da Napoli trovandosi quasi al confine col Lazio. Edoardo, che ama molto il mare, si trova di nuovo in montagna anche se Caianello, che si trova a 200 metri sul livello del mare, è molto meno in alto di Rocca Massima.

Il 14 settembre 1908 Edoardo torna in riva al mare. viene infatti trasferito alla Stazione di Pisciotta che faceva parte della Compagnia Vallo della Lucania. Si trova però nuovamente molto lontano da Napoli, infatti Vallo della Lucania, come fa capire il nome si trova molto vicino al confine fra la Campania e la Basilicata della quale anticamente faceva parte assieme a tutto il Cilento.

Nel 1909 Edoardo ha di nuovo dei buoni risultati nelle gare di tiro e giunge primo nella gara col moschetto e secondo in quella con la pistola.
Il 27 giugno dello stesso anno mentre si trova ad Angellara (frazione di Vallo della Lucania) e con altri militari concorre all'arresto di un responsabile di oltraggio, cadendo, rimane contuso alla gamba ed al ginocchio sinistri.

Fidanzamento e matrimonio

Il 5 aprile 1910 Edoardo Cozzolino finisce i cinque anni di ferma ed è posto in congedo.
Anche se non so se sia prima o dopo del suo congedo (ma è molto probabile che sia stato prima), è in questo periodo che Edoardo conosce la sua futura sposa, Rosa Silvani [
>>].
L'incontro avviene per caso in treno, Rosa Silvani sta viaggiando in treno, assieme a sua madre, per andare in villeggiatura.

Non so su quale linea avvenga l'incontro né perché Edoardo Cozzolino si trovasse su quel treno, comunque accade che i due giovani, per ingannare la noia del viaggio, si mettano a chiacchierare e nasca una simpatia reciproca.
Poteva finire tutto con la fine del viaggio ma, quando si lasciano, Rosa dice ad Edoardo che lei faceva collezione di cartoline e gli lascia il suo indirizzo chiedendo che gliene mandasse una dal suo paese.

Edoardo non si limita a mandarle una cartolina ma le scrive, nasce una corrispondenza ed Edoardo la va a trovare a Pieve Santo Stefano (in provincia di Arezzo) dove era nata e dove viveva; la simpatia reciproca continua ed i due giovani si fidanzano.

Mi ricordo che mio nonno raccontava che, quando durante il fidanzamento andava a trovare la nonna, doveva prendere un treno talmente lento che, mentre attraversava i prati, poteva scendere, raccogliere un mazzo di fiori di campo da portare alla fidanzata e risalire sul treno.

Avevo sempre considerato questo racconto una iperbole per dire quanto era lento il treno in quanto mi immaginavo una persona che scendeva dal treno, passeggiava nei prati raccogliendo fiori e poi rincorreva il treno raggiungendolo e ciò, per quanto il treno andasse piano, mi sembrava impossibile.
Invece ero io che mi sbagliavo ed il racconto di mio nonno era assolutamente preciso anche se i fatti non si svolgevano come immaginavo io.

Per arrivare a Pieve Santo Stefano Edoardo doveva prendere una linea locale a scartamento ridotto che collegava Arezzo (sulla linea ferroviaria Roma - Firenze) a Fossato di Vico (sulla linea Roma - Ancona) e che era della Ferrovia Appennino Centrale [3].
Il tratto che doveva fare era quello fra Arezzo e San Sepolcro dove scendeva dal treno ed aveva ancora da percorrere una quindicina di chilometri per arrivare a Pieve Santo Stefano.

Benché nel 1909 fossero state acquistate tre nuove locomotive Mallet da 220 CV costruite in Germania dalla ditta Borsig, questo trenino era straordinariamente lento di suo ma diventava ancora più lento nel tratto fra Arezzo ed Anghiari dove doveva superare lo spartiacque fra Arno e Tevere.

Per superare la pendenza il percorso zigzagava moltissimo (come un sentiero di montagna) con curve straordinariamente strette per un treno (ottanta metri) per cui non era affatto impossibile scendere dal treno che arrancava lentissimo in salita, risalire gli ampi e ripidi prati per qualche centinaio di metri guadagnando varie decine di metri di quota ed incontrare il ramo superiore della linea ferroviaria per raggiungere il quale il treno doveva intanto percorrere vari chilometri e lì risalire sul treno.

Quando fu vuotata la casa di mio nonno, alcuni anni dopo la sua morte, chiesi di esaminare tutto quello che rimaneva dopo che i miei zii avessero preso le loro cose e trovai un vecchio libro sfasciato con solo alcune pagine centrali fra le quali erano conservati dei fiori di campo secchi.

Ho subito pensato che si trattasse dei fiori di cui mi raccontava mio nonno, anche perché il libro aveva a che fare con i carabinieri e poi esaminandoli meglio ho scoperto che, su alcune foglie, era stato scritto qualcosa e a fatica riuscivo a decifrare gran parte delle parole.
Sulle foglie era stato scritto ... / la felicità / t'accompagni / nella vita / che ti / auguro lunga (?) / ed allietata / dalle più / grandi / gioie / baci / ardenti tuo / Nini.

Le scritte sulle foglie Non ho la sicurezza matematica che si tratti di uno scritto di mio nonno ma le probabilità che lo sia sono alte. La calligrafia sembra la sua, anche se è difficile confrontare una parola scritta su di una piccola foglia con quelle scritte su di un foglio di carta.
Anche se non ho mai sentito mia nonna chiamare mio nonno Nini (parlando di suo marito diceva il mi 'dardino cioè il mio Edoardino pronunciato alla toscana), bisogna tener presente che lui l'ha sempre chiamata Nina (da Rosina) e quindi può darsi che, durante il fidanzamento, lei lo chiamasse Nini.

Dire a quale pianta appartengano le foglie, ormai appassite da quasi cent'anni, non è affatto facile. Di sicuro si tratta di una pianta della famiglia delle Rubiaceae, forse è l'Asperula arvensis, detta stellina dei campi oppure un qualche tipo di Galium.
In entrambi i casi si tratta di piante spontanee che si possono trovare nei prati e negli incolti o lungo le scarpate e che quindi possono benissimo essere state trovate nei prati tra Arezzo ed Anghiari dove arrancava faticosamente il trenino della Ferrovia Appennino Centrale.

Il matrimonio ha luogo il 3 agosto 1911 a Pieve Santo Stefano. Del matrimonio mi sono rimasti due biglietti, uno inviato dalla famiglia Statini che era quella della sposa di Tersilio Silvani, fratello di Rosa, che si era sposato meno di un anno prima e l'altro inviato da un amico (Guglielmo Brazzini).

Per partecipare al matrimonio è venuta a Pieve Santo Stefano la famiglia di Edoardo Cozzolino. Ai due sposi sembra i loro padri non leghino troppo e spingono perché vadano a fare una passeggiata assieme per chiacchierare un po'.
Al ritorno però la situazione è peggiorata: Francesco Cozzolino si lamenta col figlio dicendo che il suo consuocero è stato sempre zitto ed è un musone, mentre Saturno Silvani dice alla figlia che ha tentato di chiacchierare col consuocero ma che questi ha risposto con delle cose così strane che ha preferito stare zitto.

In realtà era semplicemente successo che i due anziani, nati entrambi ben prima dell'Unità d'Italia, non solo non si erano capiti ma avevano interpretato in maniera del tutto errata quel poco che era stato detto.
Adesso può sembrare strano che due persone, entrambe istruite ed abituate ad avere a che fare con la gente (Francesco Cozzolino andava in Calabria per lavoro e Saturno Silvani aveva un negozio) arrivassero a non capirsi ma ciò era del tutto normale prima che la televisione diffondesse ovunque una lingua italiana comune (anche se su base romanesca e con l'assassinio del congiuntivo).

I giovani invece non hanno problemi a capirsi. In particolare Giorgio Cozzolino, fratello minore di Edoardo, si trova benissimo tant'è che qualche anno dopo, si sposa con Giulia Silvani, sorella minore di Rosa.
Francesco Cozzolino e Saturno Silvani si trovano così legati non da un solo matrimonio ma bensì da due!

Gli sposi si trasferiscono a San Giorgio a Cremano nella Villa Sapio in via Lungo Borrelli, 15 dove, nell'ottobre del 1912, nasce il loro primo figlio.
Nel 1913 ricorre il ventesimo anniversario della morte della mamma di Edoardo Cozzolino che la ricorda offrendo un pranzo ai poveri della cittadina il 17 agosto anniversario della morte della madre.

Il lavoro come impiegato ed il richiamo nei Carabinieri

Dopo essere stato posto in congedo Edoardo Cozzolino lavora come impiegato presso la ditta di Achille Marianecci che è appaltatore dei residui delle bietole presso lo Zuccherificio Italiano. In pratica costui si occupa di rivendere le polpe delle bietole che venivano poi utilizzate come mangime per gli animali.
Nella ditta gli impiegati sono quattro: ci sono un cassiere ed uno scrivano, poi ci sono un pesatore che controlla le operazioni di peso ed un sorvegliante che controllava la corrispondenza fra le fatture emesse e la merce che usciva.

Edoardo Cozzolino svolge quindi questi compiti di sorvegliante ma dopo un anno, nel 1912, essendosi liberato il posto di cassiere, assume questa delicata incombenza. Va tutto bene e nel 1913, quando ormai lavorava per lui già da tre anni, il Marianecci scrive una lettera dove esprime la sua soddisfazione.

Accade però che Edoardo, il 14 aprile 1915, venga richiamato nei Carabinieri. Tutti pensano che si tratti di un breve periodo di addestramento, dato che erano passati cinque anni giusti dal congedo. Il Marianecci concede un sussidio di 49 lire al mese per il periodo che Edoardo avrebbe passato nei Carabinieri non potendo così lavorare per lui.

Il 24 maggio 1915, quaranta giorni esatti dopo che Edoardo è stato richiamato nei Carabinieri, l'Italia entra in guerra. Edoardo ha ventinove anni, due figli ed un terzo in arrivo. Non viene quindi mandato al fronte ma viene utilizzato dove è più utile e cioè a mantenere l'ordine pubblico. Viene quindi assegnato alla Tenenza di Torre del Greco.

Ha comunque il suo da fare e credo che sia stato in questo periodo che, in uno scontro a fuoco, viene sfiorato da una fucilata che lo ferisce leggermente al lobo di un orecchio.
Non c'è però nessuna speranza che possa ritornare presto a lavorare e nel novembre 1915 Marianecci smette di dargli le 49 lire al mese che gli aveva promesso credendo che la sua assenza sarebbe stata breve.

Edoardo, appena può va a parlare col Marianecci che prima si fa negare e poi sostiene di aver sospeso l'assegno per non ben specificate irregolarità che avrebbe trovato nei libri contabili. Ne segue una discussione alquanto vivace durante la quale il Marianecci rischia di essere arrestato su due piedi per offese a pubblico ufficiale.
Il Marianecci va a protestare dal Colonnello Comandante della Legione Napoli chiedendo di far trasferire Edoardo Cozzolino da Torre del Greco ma i suoi superiori difendono Edoardo ed allora il Marianecci lo denuncia per ingiurie dicendo di essere stato chiamato camorrista e prepotente.

Intanto però esce un Decreto Luogotenenziale che stabilisce che gli impiegati privati richiamati alle armi hanno diritto di continuare a ricevere un terzo dello stipendio che percepivano.
Edoardo Cozzolino si rivolge alla Commissione arbitrale di Napoli per gli impiegati privati richiamati alle armi che, con sentenza 26 ottobre - 9 novembre 1916, gli dà ragione. Il Marianecci fa ricorso ma anche la Commissione Centrale di Roma, con sentenza del 18 gennaio - 27 febbraio 1917, dà ragione ad Edoardo Cozzolino al quale il Marianecci deve pagare 50 lire al mese.

Il Marianecci però sono si dà per vinto e si rivolge alla Pretura di Napoli che, nell'udienza del 28 aprile 1917, non solo lo condanna a pagare subito 377,85 lire a favore di Eduardo Cozzolino ma gli intima anche di continuare a dargli 50 lire mensili fino al termine della guerra e a riammetterlo in servizio una volta finita la sua ferma.
Questa sentenza suscita una certa attenzione ed è un precedente interessante (in pratica anticipa di oltre cinquant'anni il famoso articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori!) per cui viene pubblicata nella rivista Il Foro italiano
[4].

Dai documenti che ho non è facilissimo capire cosa succeda di preciso successivamente ma sembra che il Marianecci, una volta persa la causa, invece di pagare quanto dovuto, denunci il Cozzolino per presunte irregolarità nei libri contabili e poi gli faccia sapere d'essere disposto a ritirare la denuncia se lui rinuncia a far applicare la decisione della commissione [5].

Edoardo Cozzolino invece reagisce chiedendo il sequestro dei mobili di casa del Marianecci, il che avviene il 12 luglio 1917.
La faccenda si trascina ancora finché, come spesso succede in questi casi, si conclude con un accordo extragiudiziale fra le parti, firmato il 12 gennaio 1920, col quale vengono ritirate tutte le denunce e si stabiliscono le cifre che devono essere versate (sembra che il sequestro dei mobili avesse fruttato di più di quanto il Marianecci doveva).

Nei vari documenti relativi a quest'epoca vediamo che allora Edoardo Cozzolino era chiamato e si firmava Eduardo.

L'entrata nella Polizia ed il trasferimento a Milano

Non so quando Edoardo Cozzolino venga congedato né cosa faccia subito dopo. So che, per un certo tempo, ha avuto un cinematografo con grande gioia del suo primogenito che vi invitava (ovviamente gratis) i suoi amici ed i compagni di scuola e penso sia stato in questo periodo ma c'è da dire che esiste una lettera dell'ottobre del 1916 dove un cognato di Edoardo scrive di non aver ancora saputo come andasse con il cinematografo.

Però, dato che in famiglia esiste il ricordo del primogenito che vi invitava i suoi amici, ciò non può essere avvenuto in quell'anno dato che allora era troppo piccolo, per cui bisogna supporre che il cinematografo sia durato per più tempo di quanto pensassi o che nel 1916 ci fosse solo l'idea di realizzare un cinematografo e che questa sia stata messa in essere qualche anno più tardi.

Nel 1919 muore suo padre Francesco. Nel 1921 Edoardo Cozzolino contribuisce con 400 lire ai lavori fatti dalla Reale Arciconfraternita del SS. Sacramento di Portici ottenendo così l'uso di una nicchia funeraria nella Cappella Sepolcrale della Confraternita (la n. 164).
Immagino che lo scopo fosse di trasferirvi, appena possibile, il padre e ciò dovrebbe essere accaduto nel 1929. Mia zia, prima figlia di Edoardo, che all'epoca aveva quindici anni, mi ha raccontato di quando, da giovane, rimase alquanto impressionata perché, avendo accompagnato il padre alla tomba del nonno, ne aveva visto tirar fuori lo scheletro ancora intero.

Edoardo Cozzolino - prima metà degli anni '20Edoardo Cozzolino entra nella Polizia e viene trasferito a Milano. Non so quando esattamente accada ciò ma è probabile che sia stato alla fine del 1922 o all'inizio del 1923; sicuramente si trova già a Milano nel 1925 quando nasce il suo settimo figlio (una femmina).
Nel 1926 fa parte delle 2° Compagnia della Divisione di Milano del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza ed è vicebrigadiere. Il comandante della Compagnia si chiama Giuseppe Berretta.

A Milano, per un breve periodo, ha un negozio di giocattoli, intestato alla moglie. Quando ero bambino mi sarebbe piaciuto molto avere un nonno proprietario di un negozio di giocattoli ma tutto quanto ho saputo su questo negozio è che rendeva poco e che una volta era stato dato il permesso di stare aperti alla sera perché il giorno dopo si facevano i regali ai bambini [6] ma tutto quello che avevano venduto quella sera era stata una scatoletta di cartucce a salve per le pistole giocattolo.

Il trasferimento a Ferrara

Intorno al 1928 Edoardo viene trasferito a Ferrara dove va ad abitare in una casetta indipendente che si trovava in Corso Vittorio Emanuele n. 47. Ora quello che era Corso Vittorio Emanuele si chiama Corso Ercole d'Este.
La casa in questione, che esiste tuttora, era nella parte di questo corso più prossima alle mura (chiamata popolarmente Via Piopponi) e non si trovava sulla strada principale bensì in una laterale che oggi si chiama via Santa Maria degli Angeli.

In questa casa, nel 1929, nasce il nono figlio di Edoardo Cozzolino e Rosa Silvani (un maschio). Circa nello stesso periodo Edoardo diventa Cavaliere del Regno.
Successivamente Edoardo acquista un terreno in via Argine Ducale, 72 e vi fa costruire una bella villetta con un gran giardino e vi si trasferisce con tutta la famiglia.

Via Argine Ducale, 72 a FerraraDa allora in via Argine Ducale sono state costruite molte altre case e la numerazione è stata completamente rifatta, non si pensi quindi che si tratti del numero 72 attuale. Questa villetta si trovava quasi alla fine di via Argine Ducale (percorrendola da via Bologna) ed era quella immediatamente dopo la rientranza sulla destra dove allora c'era il negozio dei Gandini.

Vi era un grande giardino che arrivava fino al Canalino che non era ancora stato tombato e che si trovava tra le attuali via Mulinetto e via Argine Ducale. Allora le acque dell'Emilia-Romagna erano molto più pulite di oggi e nel piccolo canale, parallelo al ben più grande Canalone si poteva anche pescare.

La villa era molto curata ed il progetto era stato rivisto anche da uno dei figli di Edoardo che stava seguendo gli studi artistici e che aveva disegnato come andavano realizzate le colonnine ed altri particolari. Alla fine la spesa però è molto elevata ed oscilla attorno alle 25.000 lire.

In questa villa nasce nel 1932 il decimo ed ultimo figlio di Edoardo Cozzolino e Rosa Silvani. Di questi dieci figli (cinque maschi e cinque femmine) solo uno dei maschi (il terzo) è morto da piccolo (a undici mesi, credo di difterite).

Edoardo Cozzolino - 1936Edoardo diventa socio del Circolo Mandolinistico Regina Margherita che si trovava in via Boccacanale di Santo Stefano, 3. Non ho mai saputo che suonasse il mandolino e può darsi quindi che si fosse iscritto per far studiare lo strumento a qualcuno dei figli (forse il primogenito). Alcune delle figlie hanno studiato pianoforte.
Edoardo però aveva una bella voce e cantava, molto bene e con notevole potenza, delle romanze d'opera o canzoni napoletane, prima delle quali O Sole mio.

In questa villetta di posto ce n'era molto dato che vi dovevano stare i due coniugi con i loro nove figli, così Edoardo continua periodicamente ad offrire pranzi ai poveri per i quali organizza lunghe tavolate.
Come è tradizione i matrimoni si svolgono presso la casa della sposa e quando si sposa il primogenito di Edoardo i festeggiamenti vengono fatti altrove ma quando, nel luglio del 1940, si sposa la prima figlia, nella villetta di via Argine Ducale, viene fatta un grande festa.

Nell'agosto del 1942 Edoardo Cozzolino abita ancora nella sua villetta in via Argine Ducale ma poi, dato che ormai due figli si sono sposati ed hanno lasciato la casa e dato che doveva ancora finire di saldare le spese per i lavori fatti, preferisce vendere questa villetta e comprare una casa in via Borgovado, 42.

Dal cambio ricava abbastanza da estinguere tutti i suoi debiti. Comunque anche la nuova casa non è affatto male: è piuttosto grande ed è disposta su due piani più una mansarda molto spaziosa ed anche qui c'è un bel giardino.

Quando il 29 dicembre 1943 c'è il primo pesante bombardamento di Ferrara, Edoardo si trova già nella nuova casa di via Borgovado. Le bombe hanno iniziato a cadere alle 13 e 45 e mia mamma si ricorda che in quel momento si trovava in via Carlo Mayr perché stava andando a casa in via Borgovado per pranzare.

I bombardamenti aumentano ed Edoardo porta tutta la famiglia a Mirabello dove rimangono fino alla fine della guerra, però lui e mia mamma che all'epoca lavorava presso la Banca Commerciale Italiana devono rimanere a Ferrara e vanno avanti e indietro in bicicletta da Ferrara a Mirabello ogni volta che possono.

Edoardo Cozzolino va in pensione il 30 giugno 1949 con 35 anni di effettivo servizio. Una volta a riposo vive serenamente con sua moglie Rosina nella casa di via Borgovado dove vive stabilmente anche una delle sue figlie e dove spesso vengono a trovarlo i figli e le figlie.

Tutti i nove figli di Edoardo Cozzolino e Rosa Silvani, giunti all'età adulta, si sono sposati ed hanno avuto a loro volta dei figli. Non pubblico i loro nomi in quanto, per ragioni di privacy, ho deciso di fermare i dati che metto sul sito alle persone della generazione dei miei nonni.
Posso comunque dire che i cognomi dei mariti delle cinque figlie sono rispettivamente Fantoni, Cavallari, Cesarini, Vecchietti e Chiossi.

Edoardo CozzolinoEdoardo Cozzolino, Padrino alla Cresima di Andrea Cavallari - 1957 passa le vacanze estive solitamente al mare, che ama molto, in compagnia della famiglia di uno dei figli o delle figlie. Ricordo in particolare una vacanza assieme a Pracchia sull'Appennino (1954) ed una a Cervia (1957).
Nel 1964 i miei nonni sono stati nostri ospiti al Lido di Pomposa e ricordo che mio nonno Edoardo, benché avesse già 78 anni, nuotava come un pesce ed aveva una grande resistenza sott'acqua.

Edoardo Cozzolino continua, per quanto possibile, anche con le sue opere di bene. Oltre a mandare offerte a vari istituti di beneficenza diventa anche padrino di un bambino dell'Istituto Grosoli [7] che pur vivendo all'istituto viene invitato a casa durante le festività.
Ricordo bene questo bambino, di qualche anno più vecchio di me che si chiama Gianfranco e del quale, per la privacy, non metto il cognome. Se per caso gli capitasse di leggere queste note, avrei piacere di avere sue notizie.

A mio nonno piaceva molto avere ospiti a casa e spesso andavamo a trovarlo la domenica, così come spesso vi andavano i miei zii con le loro famiglie. Gli piaceva anche scherzare e ricordo che, quando mia sorella e la nostra cuginetta stavano imparando a scrivere e come compito dovevano fare tante O, si avvicinava e diceva Oh che belle O! Oh che belle O! che detto in fretta suona come O-che, belle O-che.

Gli piaceva anche raccontare delle storielle e ricordo che, molto prima che ci fosse la moda delle barzellette sui carabinieri, ne raccontava una che tendeva a dimostrare che è vero che i carabinieri hanno la testa dura ma chi l'ha più dura è il maresciallo.
Quando ho esaminato quello che era rimasto delle sue carte ho trovato un foglietto con delle scritte misteriose che credo siano i titoli di altrettante storielle, qualcuna la ricordo ma molte non le ho mai sentite.
Tramite Internet ho trovato l'origine di Fichi al Re, Mannaggia 'o suricillo e (forse) Un soldo ogni bestemmia però di molte non so nulla.
Scrivo qui i titoli più strani nella speranza che qualcuno sia in grado di dirmi quali fossero queste storielle misteriose: Orefice Colonnello, Trave, Ricino al ginocchio, Diluvio, Prete candelieri.

Nel 1971 Edoardo Cozzolino e Rosa Silvani festeggiano il loro sessantesimo anniversario di matrimonio circondati dall'affetto dei figli e dai nipoti che sono ventiquattro. A quell'epoca sono già nati anche alcuni pronipoti.
Viene fatta una grande festa alla quale non tutti possono partecipare perché alcuni vivono lontani ma alla quale sono tutti presenti in spirito.

L'anno successivo, subito prima di Pasqua, Rosa Silvani si ammala. Dapprima sembra una banale influenza ma poi si aggrava. Supera però la crisi e a Pasqua, anche se debole, sembra guarita ma, il 6 aprile 1972, muore improvvisamente.

Edoardo è annichilito e non supererà mai la perdita della sua amata Nina però, prima di raggiungerla in cielo, vuole portare a compimento un progetto che ha in mente da tempo e cioè di costruire una cappellina di famiglia al cimitero di Ferrara dove riposare lui con la moglie e gli altri parenti che lo desiderassero.

Rosa Silvani ed Edoardo Cozzolino

Nel maggio del 1976 i figli ed i nipoti si radunano per festeggiare i novant'anni di Edoardo Cozzolino che è ancora in gamba e cammina senza l'uso di bastoni. Le ossa però sono fragili e venerdì 17 dicembre dello stesso anno Edoardo si rompe il femore.
Viene ricoverato all'Ospedale Sant'Anna dove, vista l'età, non osano tentare un'operazione e preferiscono lasciarlo in un letto nell'improbabile ipotesi che il femore si aggiusti da solo.

Il 29 dicembre 1976 Edoardo Cozzolino muore.

I funerali hanno luogo due giorni dopo e viene sepolto nella sua cappellina che nel frattempo era stata completata.
Nel 1982, come era suo desiderio, il corpo di sua moglie, Rosa Silvani, viene traslato anch'esso nella cappellina dei Cozzolino per riposare accanto a lui.

Il raduno dei discendenti di Edoardo Cozzolino

Quando Edoardo Cozzolino era ancora vivo la sua casa di via Borgovado rappresentava il luogo dove ritrovarsi e dove figli e nipoti si fermavano quando venivano a Ferrara. I cugini potevano così conoscersi e stare assieme dato che i figli e le figlie di Edoardo vivevano in luoghi lontani fra loro.

In alcune occasioni speciali, come i festeggiamenti per i sessant'anni di matrimonio o per i novant'anni di Edoardo, ci si era radunati in tanti ma, dopo la morte di Edoardo, le occasioni di vedersi erano diminuite e soprattutto non ci si vedeva più tutti assieme.

Nel 2003 Mauro, uno dei miei cugini, lanciava l'idea di ritrovarci tra cugini e di andare a cena assieme. Ci ritroviamo il 28 di novembre in un ristorante sull'Appenino bolognese e siamo in dieci, tutti provenienti dal nord-italia. Nel corso della piacevolissima serata viene lanciata l'idea di fare un Raduno dei Cozzolino dove far incontrare fra loro tutti i figli e le figlie di Edoardo ed il maggior numero di cugini con le loro famiglie.

Chi si incarica dell'organizzazione è Michele, il più giovane dei cugini, che fa le cose in grande e prepara quello che viene chiamato il Primo Raduno Nazionale dei Cozzolino. L'incontro avviene 14 marzo 2004 in un ristorante tra Modena e Reggio.

Sono presenti tutti i figli e le figlie di Edoardo allora viventi (otto persone) con i loro coniugi, i loro figli, i loro nipoti ed anche qualche pronipote. In tutto sono presenti 75 persone. Sui tavoli, per ogni famiglia, c'è una busta con un bigliettone con lo stemma dei Cozzolino e la foto dei nonni con una frase del Papa.

Ci sono molte portate ma siamo spesso alzati a parlare con qualcuno degli altri tavoli. Ci sono anche tanti figli grandi dei miei cugini che non conosco. Si rimane moltissimo ed il raduno riesce benissimo. Alla fine qualcuno dei parenti rimane in zona ma molti vanno a casa già alla sera e c’è chi torna direttamente a Napoli.

Chi deve affrontare il lungo viaggio è il nipote maschio più anziano fra quelli che portano il cognome Cozzolino e che è stato chiamato Edoardo come suo nonno (se fossimo una famiglia regnante sarebbe l'erede al trono!) che, mentre guida nel buio della notte, pensa alla giornata appena trascorsa, ai ricordi della gioventù ed a i luoghi e gli episodi che rimangono nell'anima.

Da questi pensieri è nata una poesia molto bella e con una sottile vena malinconica che s'intitola 14 Marzo Duemilaquattro:

 

14   M A R Z O   D U E M I L A Q U A T T R O

 

Sto ripercorrendo all’indietro
un’anonima autostrada
tra stanchi caselli
e tra cartelli
che non mi parlano.

Sto rivivendo
inverosimili ricordi
fusi con una vecchia gioventù.

Le luci sono all’infinito.

Un sospiro di vento
illumina il cruscotto
con disciolti flashback
di foto ingiallite nel tempo.

Il mio cuore è pigro e lento,
pulito e chiaro
come le lacrime di un bambino
o come l’alba vissuta
da un poeta.

La mia anima è leggera
come la tela vuota di un pittore.

E’ leggera tra i volti trasformati
ma mai dimenticati,
tra i volti giovani e nuovi
e sempre immaginati,
tra le parole non dette
ma sfumate come la nostalgia.

 

Nostalgia degli attimi,
nostalgia di quelle strade
ora ricordate a fatica.

Nostalgia di profumi di erba
e di corse arrossate.

Gli stessi profumi impressi
tra le speranze di cristallo
ed i mille colori
della mia antica voglia
di sognare e di vivere.

 

un momento incredibile, impensabile, indimenticabile
ed egoisticamente mio.

 

Maddaloni, 22 marzo 2004

 

Edoardo Cozzolino    

 

Il nipote di Edoardo è infatti un poeta che ricorda i momenti salienti della sua vita con delle bellissime poesie che, nel 2010, sono state raccolte in un volumetto che ne racchiude più di 120 e che copre ben quarant'anni della sua vita.

Questo è un modo estremamente originale per ricordare il proprio passato ed io che sono un cultore delle memorie del passato lo apprezzo molto anche se non sono in grado di imitarlo.
Anche il titolo del libro mi piace molto ed è Foglie di tempo
[8]. La poesia che più mi ha colpito è stata Anniversario, scritta appunto nel 18° anniversario delle sue nozze, con la bellissima immagine di due mani che si cercano nel silenzio / e che, al buio, si riconoscono / come sempre.


[1] - Archivio storico del Comune di Portici - Registro dei Nati - 1886 - atto n. 178, parte I.   <<

[2] - Bisogna precisare però che la sfera del batiscafo fu costruita dalla Società delle Fucine a Terni e lo scafo nel cantiere navale di Monfalcone. Il batiscafo poi fu completato nel cantiere navale di Castellammare di Stabia e la prima immersione avvenne il 26 agosto 1953 vicino a Capri.   <<

[3] - Questa linea ferroviaria è stata costruita fra il 1882 ed il 1887 ed è stata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.   <<

[4] - Il Foro italiano - Volume 43 - Società editrice Il Foro italiano - Roma, 1918.   <<

[5] - Molti lettori penseranno che si tratti di un ricatto e che il Marianecci potesse essere denunciato ma invece, come ho scoperto a mie spese in un caso analogo (e da parte di un Ente pubblico!), pare che, se fatto con le dovute maniere, ciò sia perfettamente legale.   <<

[6] - Essendo io cresciuto a Ferrara ho sempre pensato alla notte della Befana ma, trattandosi di Milano, si trattava, molto probabilmente della serata del 12 dicembre perché, a Milano, i doni li portava Santa Lucia che si festeggia il 13 dicembre.   <<

[7] - L'Istituto Grosoli prese il nome dal nobile ferrarese Giovanni Grosoli che lo donò alla congregazione religiosa di suore Stimmatine Francescane e si trovava nel palazzo al numero civico 53 di Via Beatrice II d'Este in angolo con via Porta d'Amore, di fianco al palazzo di Ludovico il Moro.
Venne gestito dalle suore per più di mezzo secolo con servizi di scuola materna, di assistenza per neonati e di tutte quelle iniziative occorrenti per gli ospiti interni che erano bambini e ragazzi in massima parte abbandonati ed affidati all'Istituto Giovanni Grosoli su decisione dell'Autorità Giudiziaria.
Nell'ottobre del 1982 fu trasferito in via Caduti di Cefalonia numero 25, una traversa di via Giuseppe Fabbri.
[Queste notizie sono state reperite in Strade di Ferrara entro le antiche mura di Claudio Borri].   
<<

[8] - Edoardo Cozzolino - Foglie di tempo - Albus Edizioni - Napoli, 2010.   <<


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