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La storia di Francesco Cozzolino e del brigante calabrese


La tradizione orale

Nella famiglia Cozzolino si racconta da molto tempo una storia che riguarderebbe Francesco Cozzolino [>>] ma della quale mancano i particolari.

Francesco, che lavorava in una industria metalmeccanica, si doveva recare, di tanto in tanto, in Calabria per lavoro e stava via parecchi giorni.
Una volta mentre si era fermato in una locanda di un paesino dell'interno dove sostare per la notte e stava cenando, nella locanda entrarono alcuni briganti.

I briganti non erano entrati per rapinare ma proprio per vedere lui. Una volta appurato che lui era di Portici gli dissero di non preoccuparsi ma che dovevano portarlo via con loro.

Ovviamente, nonostante le assicurazioni dei briganti, Francesco era molto preoccupato, tanto più che i briganti l'avevano bendato perché non potesse vedere dove era il loro covo.

Dopo molto vagare nei boschi (immagino sopra di un mulo), fu fatto camminare per un breve tratto e poi gli fu tolta la benda.
Si guardò intorno e si trovò all'interno di una caverna ma arredata con mobili e con tanti tappeti per terra per cui, a parte le pareti, sembrava di stare all'interno di una casa.

Subito gli fece incontro un altro brigante che si scusò molto per averlo fatto condurre lì in quel modo ma era costretto a prendere sempre molte precauzioni per non essere scoperto e catturato.
Gli spiegò poi perché lo avesse fatto rapire: lui non era calabrese ma era nato a Portici da cui era dovuto fuggire rifugiandosi fra i briganti della Calabria. Ormai mancava dal paese da molto tempo ed avendo saputo che un suo concittadino alloggiava nella vicina locanda non aveva resistito e lo aveva fatto rapire per chiedergli qualche notizia fresca su ciò che accadeva a Portici.

Per parecchio tempo il brigante interrogò Francesco chiedendogli se conosceva questo e quello, come stava il tale ed il tal'altro, chi si era sposato e chi era morto poi, soddisfatta la sua curiosità, si scusò di nuovo, lo ringraziò, lo fece nuovamente bendare e lo fece portar via.

Di nuovo Francesco attraversò i boschi condotto dai briganti e quando questi lasciandolo solo gli dissero che si poteva togliere la benda dagli occhi, si trovò davanti alla locanda dalla quale era stato prelevato.

Alcune considerazioni

In questo racconto mancano tutti i particolari: non si sa quando sia successo questo fatto e dove.
Però il fatto che Francesco Cozzolino lavorasse nell'industria siderurgica spiega il perché si recasse spesso in Calabria. Infatti in Calabria vi era delle importanti fonderie e miniere di ferro che un tempo erano le maggiori di tutto il Regno delle Due Sicilie.

Ora siamo abituati a pensare al sud dell'Italia come ad una zona poco industrializzata ma un tempo non era così. E' vero che molti sanno che la prima ferrovia italiana fu la Napoli - Portici ma a scuola viene data l'impressione che fosse stata costruita più che altro per il capriccio dei reali che volevano raggiungere la reggia di Portici.

Invece il Regno delle Due Sicilie deteneva vari record nel settore industriale: le Reali Ferriere ed Officine di Mongiana in Calabria erano attive fin dal 1771, i primi ponti sospesi in ferro italiani furono costruiti sul Garigliano nel 1832 (e questo rimase in funzione fino al 1943 quando fu distrutto dai tedeschi in ritirata) e sul Calore nel 1835.

Come si è detto la prima ferrovia italiana fu la Napoli - Portici realizzata nel 1835 e le sue rotaie furono realizzate a Mongiana, inoltre nel napoletano, nel 1842, vi fu anche la prima officina ferroviaria, a Pietrarsa, dove si producevano motori a vapore, locomotive, carrozze ferroviarie e binari.

Presso Napoli, nel 1818, fu costruito il primo vascello a vapore del Mediterraneo il San Ferdinando (successivamente ribattezzato Ferdinando I) ed anche la prima nave ad elica: il vascello corazzato Monarca varato nel 1850. Napoletana fu anche la prima nave da guerra a vapore d'Italia (la pirofregata Ercole) varata a Castellamare.

Tutte queste industrie si rifornivano alle ferriere ed alle fonderie calabresi. Già nell'antichità erano sfruttate le miniere di Stilo e qui nacque la ferriera che trattò poi anche il ferro estratto dalla miniera di Pazzano.
Questa ferriera cessò la sua attività quando, nel 1771, furono inaugurate le Reali Ferriere ed Officine di Mongiana.
Nello stesso periodo, nei pressi di Pazzano, sorse la fonderia della Ferdinandea e lungo il fiume Ancinale, a Razzona di Cardinale, sorse la più grande industria siderurgica privata del Regno: le ferriere del Principe di Satriano.

Stabilire quale fu il viaggio che fece Francesco Cozzolino non è difficile perché tutte queste ferriere sorgevano in area abbastanza ristretta della Calabria tutta compresa nelle Serre calabresi, zona montuosa e coperta da foreste fittissime (ottimo rifugio per i briganti).

Possiamo quindi immaginare che Francesco Cozzolino giunse in Calabria via mare e sbarcò a Pizzo. Da qui si doveva proseguire a dorso di mulo fino a salire sulle Serre calabresi. Non era possibile fare l'intero percorso in un sol giorno per cui era indispensabile fare un pernottamento lungo il percorso.

Se Francesco Cozzolino non era giunto a Pizzo di primo mattino è probabile che la locanda dove si fermò fosse a San Nicola da Crissa, paese non lontano dal Monte dell'Impiccato, nome del quale non so l'origine ma che mi fa pensare alla brutta fine di un brigante catturato [1].

Lungo tutto il tragitto vi era il pericolo di essere assaliti dai briganti ma il punto più pericoloso era considerato proprio il tratto nei pressi del paese di San Nicola da Crissa dove la strada costeggiava la fittissima foresta chiamata Fellà.

Se invece era partito di buon mattino poteva essere arrivato a Serra San Bruno oppure essersi fermato a Simbario o a Spàdola, paesini molto più piccoli dei precedenti e dove quindi i briganti si potevano muovere con maggior tranquillità e senza il timore di correre il rischio di essere catturati.

Meno facile è dire quando accadde questo fatto perché tutte queste ferriere decaddero rapidamente dopo l'Unità d'Italia e continuarono a funzionare solo per pochi anni, tant'è che ho pensato anche che, quando mio nonno Edoardo raccontava questa storia ai suoi figli dicendo vi racconto la storia del nonno e dei briganti, si riferisse a suo nonno Pasquale e non a Francesco, nonno dei suoi figli.

Però chi viveva a Portici era Francesco e non Pasquale e tutta la storia si basa sul fatto che il rapito era di Portici per cui penso che il protagonista di questa strana avventura sia stato effettivamente Francesco Cozzolino e che il fatto possa essere accaduto intorno al 1870 quando Francesco aveva 24 anni.

Certo l'ideale sarebbe trovare qualche notizia su questo brigante calabrese originario di Portici ma finora non ho trovato alcunché.


[1] - In effetti vicino a Campagnano di Roma c'è un altro monte col medesimo nome e si sa che il nome di questo monte deriva dalle esecuzioni dei briganti soliti a rapinare i viaggiatori che transitavano sulla via Cassia.   <<


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