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I Comaschi di Parma


Una famiglia di notai

Al giorno d'oggi sono piuttosto pochi i Comaschi che vivono in Provincia di Parma ma per molti secoli a Parma vi furono numerosi Comaschi che ebbero posizioni importanti nella vita cittadina.

Notizie precise su questa famiglia si cominciano a trovare a partire dal XVI secolo. Non sappiamo da dove provenisse ma non è impossibile pensare ad un trasferimento dal piacentino (dove i Comaschi erano più numerosi) dopo che Parma diventò capitale del Ducato di Parma e Piacenza (1545).

Alcuni Comaschi, però, vivevano a Parma già nel XV secolo: il 30 maggio 1458, Giovanna Cerati detta il suo testamento e lascia cinque soldi imperiali ai suoi nipoti Pietro, Baldassare, Gaspare, Bernardino e Beatrice, figli di sua figlia Giacomina che aveva sposato Paolo Comaschi [1].

I primi due Comaschi su cui abbiamo notizie precise sono dominus Andrea Comaschi e dominus Polidoro Comaschi. Entrambi questi Comaschi ebbero un figlio che diventò notaio: da Andrea nacque Claudio Comaschi che entrò a far parte del Collegio dei Notai di Parma nel 1599 mentre da Polidoro nacque Girolamo Comaschi che diventò notaio nel 1607 [2].

Claudio Comaschi ebbe due figli, Valerio e Tarquinio, che diventarono secondo notaio rispettivamente nel 1627 e nel 1631.
Tarquinio Comaschi ebbe un figlio che chiamò Claudio, come il nonno, e che a sua volta, nel 1657, entrò a far parte del Collegio dei Notai di Parma.

Giambattista Enrico Comaschi

Giambattista Enrico Comaschi è il più famoso fra i Comaschi del parmense ed era imparentato con i Comaschi sopracitati.

Nacque la notte prima del 15 luglio 1724 in località Montalto a Varano de' Melegari (paese della bassa valle del Ceno, non lontano dal confine con Piacenza). I suoi genitori furono Giacomo Comaschi e Caterina Catozzi. Della sua famiglia viene detto che era onesta, civile ed in altri tempi ricca [3].

Studiò il diritto sotto la guida di Paolo Politi [4], Giuseppe Maria Bolzoni [5] e Bernardino Giordani [6] laureandosi in legge nel 1742 a soli diciotto anni.

Sposò Lucia Bazoni, dalla quale ebbe vari figli, fra cui Giuseppe e Vincenzo che diventarono entrambi letterati e dei quali parlo più avanti.
Era forse suo figlio anche Pietro Comaschi che, nel 1801, fu nominato Procuratore Fiscale di Piacenza.

Entrò poi nell'Amministrazione Ducale ed, alla fine del 1758, fu nominato Podestà di Sissa (paese della bassa Parmense vicino alla confluenza fra Taro e Po) ed un mese dopo Agente Camerale. Nel 1759 fu nominato Commissario di Castel'Arquato (paese del piacentino situato sulle prime colline della Val d'Arda) e nel 1761 diventò Podestà di Cortemaggiore (paese della bassa piacentina, fu capitale dei Pallavicino).

In questo periodo gli fu offerta la nomina a Governatore di Bozzolo (paese del mantovano situato sulla destra dell'Oglio che, in quegli anni, era gestito direttamente dal Sacro Romano Impero), il che comportava il diritto a un posto nel Senato di Milano, ma rifiutò. Nel 1765 fu Commissario di Campiano (antico borgo fortificato dell'alta Val di Taro) e nel 1767 Commissario di Salso (si tratta dell'attuale Salsomaggiore Terme, un tempo importante non per le terme ma per il sale da cui aveva derivato in nome).

Nel 1768 l'Università di Parma venne riorganizzata dopo la cacciata dei Gesuiti dagli stati parmensi avvenuta in quell'anno. Il Comaschi scrisse il suo pensiero intorno la riforma dello studio del diritto ed inviò il suo progetto a Guglielmo Du Tillot, ministro del Duca di Parma [7].

Il Tillot diede questo progetto a Paolo Maria Paciaudi [8] che si stava occupando della riorganizzazione dell'Università. Al Paciaudi il progetto piacque e quindi consigliò di chiamare Giambattista Comaschi a Parma.

Giambattista Comaschi venne quindi chiamato ad insegnare diritto criminale all'Università di Parma. Era retribuito molto bene. Il costo dello stipendio dei quattro più eminenti studiosi, fra cui il Comaschi, ammontava a oltre 40.000 lire parmensi quando, in precedenza la spesa per l'intera Università era di sole 28.000 lire parmensi [9].

Mantenne questo incarico fino al 1775 insegnando nuove idee come ottiensi assai meglio la diminuzione dei delitti col prevenirli che colla scure o col capestro e scrivendo un'opera sulle Istituzioni criminali che volle rimanesse manoscritta e che fu poi utilizzata dai suoi successori.

Nel 1775 abbandonò l'insegnamento in quanto, essendo affetto da balbuzie, aveva difficoltà come oratore. Fu allora nominato Professore emerito e nello stesso anno, fu aggregato al Collegio dei Giudici e Dottori e nominato Uditore delle cause civili in Piacenza.
Successivamente, nel 1777, fu nominato Consigliere nel Tribunale della Dettatura e nel 1778 Assessore della Regia Casa.

Si interessò anche di letteratura e raccolse molte notizie intorno alla storia patria. Nel 1769, lesse, tradusse e commentò una tavola di rame, rinvenuta nel 1760 a Macinesso durante gli scavi sul sito della antica città romana di Velleia, che conteneva le leggi della Gallia Cisalpina.
Queste sue note rimasero private fino al 1814 quando suo figlio Giuseppe le consegnò a Pietro De Lama che voleva pubblicare un libro sul ritrovamento di questa tavola [10].

Studiò anche la storia di un celebre processo tenuto a Parma a seguito della congiura contro i Farnese del 1611 che terminò con molte condanne a morte di nobili parmensi, compresa quella di una contessa sessantenne.
Giambattista Comaschi giunse alla conclusione che, anche togliendo dalle prove le confessioni ottenute con la tortura, le prove rimanenti erano sufficienti a dire che la congiura vi era stata [11].

Nel 1777 un decreto del Duca Ferdinando di Borbone proclamò nobili tutti i Consiglieri delle Supreme Magistrature del ducato, che già non lo fossero, col diritto di trasmettere la nobiltà ai discendenti maschi.
Per tale ragione Giambattista Comaschi è da considerarsi nobile, così come suo figlio Giuseppe ed i suoi discendenti.

Giambattista Comaschi morì, per una sincope, nella notte fra il 13 ed il 14 aprile 1783 ad Antognano (si tratta di una frazione del Comune di Lugagnano Val d`Arda che si trova in provincia di Piacenza).

Dopo la sua morte fu pubblicato il suo Ragionamento intorno alle leggi civili che fu inserito nella Biblioteca universale dilettevole ed istruttiva edita dalla stamperia Carmignani di Parma nel 1823.
Può darsi che il Comaschi non l'abbia stampato all'epoca della sua stesura perché era stato superato dalla riforma del 1768-69 che aveva accolto, in gran parte, quanto il Comaschi proponeva [12].

Altri Comaschi di Parma

Giuseppe Comaschi (1749 circa - Parma XIX secolo)

Era figlio di Giambattista e Lucia Bazoni. Studiò diritto come il padre diventando avvocato ma è più noto per essere stato un buon verseggiatore. Pubblicò una risposta polemica al sonetto di Onofrio Minzoni Quando Gesù con l'ultimo lamento.

Onofrio Minzoni (1734 - 1817) era un poeta ferrarese che scrisse vari sonetti tra i quali il più famoso era appunto questo. Alla sua epoca era molto apprezzato e fu lodato anche da Vincenzo Monti. Questo sonetto piacque tanto che fu perfino messo in musica da Domenico Corigliano (1770 - 1838).

Giuseppe Comaschi però non aveva tutti i torti ad essere polemico con un poeta allora così famoso perché successivamente anche Ugo Foscolo, nella sua opera sulla storia del sonetto italiano, espresse pesanti critiche a questo in particolare scrivendo Questo [sonetto] "la morte del Redentore" è stimato inarrivabile; ed è più agevole a vederne la bellezza apparente che distinguerne le macchie palliate e spiegandone poi i difetti.

Nel 1814 consegnò le note scritte da suo padre sulla Tavola legislativa di Velleia a Pietro De Lama che voleva pubblicare un libro sul ritrovamento di questa tavola.
Il libro fu pubblicato nel 1820 e da quanto scrittovi apprendiamo che in tale data Giuseppe Comaschi era già deceduto.

Ebbe un figlio che, come il nonno, fu chiamato Giambattista e che nel 1823 si occupò della pubblicazione del Ragionamento intorno alle leggi civili scritto da suo nonno ma rimasto fino ad allora inedito.
Non so se questo Giambattista Comaschi coincida con il Giovanni Battista Comaschi, citato più avanti, che fu coinvolto nei moti del 1831 o se si tratti di due diverse persone.

Vincenzo Comaschi (1750 circa - Parma 1817)

Anche Vincenzo Comaschi era figlio di Giambattista e Lucia Bazoni. Era un letterato e pubblicò diverse opere tra le quali Epigrammi per le faustissime nozze della r. principessa di Parma Carolina Teresa di Borbone con s.a.s. il principe Massimiliano di Sassonia (1792), Saggio sopra l'epigramma italiano (1792), Tributo di lodi con epigrammi a Cloride Tanagria in ringraziamento del dono di un'ode dalla medesima fatto a me Vincenzo Comaschi (1792) [13], Saggio di poesie (1794) e Lettere campestri della Vedova N.N. ad una sua amica (1805) per le quali firmò la prefazione ma delle quali in realtà è lui stesso l'autore [14].
Inoltre, nel 1795, tradusse dal francese e pubblicò Polissena, una tragedia di Antoine d'Aubigny de La Fosse.

Fra queste la sua opera più importante è Saggio sopra l'epigramma italiano [15] della quale fu pubblicata a Torino, nel 1793, una analisi critica [16]. E' inoltre citata negli studi sul Bodoni in quanto fu proprio Giambattista Bodoni l'editore del suo saggio.

Si dedicò poi ad una Storia di Parma che doveva coprire il periodo 1796 - 1816 ma morì prima di aver terminato la sua opera.
Nel 1821 alcuni suoi epigrammi furono pubblicati in una antologia (Raccolta di poeti epigrammatici) stampata a Venezia a cura di Giuseppe Orlandelli.

Giovanni Battista Comaschi

Benché godesse di una pensione di 1500 franchi contestava la legittimità del governo ed in particolare dell'Arciduchessa e fu inquisito. Durante i moti del 1831, dopo l'arrivo dei tedeschi si tenne nascosto in una cantina continuando a stampare delle lettere rivoluzionarie definite mordaci dalla polizia ducale.

Nell'agosto del 1831 fu ordinato il suo arresto al quale però riuscì a sottrarsi. Successivamente si costituì, fu processato ed in seguito amnistiato ma rimase soggetto a vari controlli di polizia anche dopo essere uscito dal carcere.

Clodoveo Comaschi

Partecipò ai moti rivoluzionari del 1831 quando contribuì a far esporre il tricolore all'Università. Successivamente fu medico condotto a Calestano (borgo medievale della montagna parmense in Val Baganza).

Prese parte anche ai moti del 1848; e per questo, nel 1849, il duca Carlo di Borbone lo rimosse dal suo posto ma, alla fine dello stesso anno, con un atto di clemenza per la nascita della principessa Alice Maria Carolina di Borbone, gli venne concesso di concorrere ad una condotta in un altro Comune e diventò medico condotto ad Alseno (borgo del piacentino sito sulla via Emilia).

Riuscì poi a tornare a Calestano dove lo troviamo citato come membro della Commissione Comunitativa di Statistica fin dal 1854 [17].

Pietro Comaschi

Era parente di Clodoveo Comaschi ed era medico. Nel 1848 si arruolò, come volontario, nella prima Colonna Parmense che si recò a combattere in Lombardia.

Pietro Comaschi

Era laureato e lavorava come Impiegato presso l'Ispezione Generale del Tesoro, e delle Casse pubbliche di Parma [18].

Il 16 giugno 1847 vi furono grandi festeggiamenti per il primo anniversario dell'elezione di papa Pio IX, che furono visti come un gesto di ribellione in quanto il Papa era allora considerato favorevole all'unità d'Italia, durante i quali venne colpito a sassate il palazzo vescovile.
La giornata terminò con violenze da parte delle truppe al comando del colonnello Salis e del maggiore dei dragoni Godi per sciogliere la folla acclamante.

In questa occasione Pietro Comaschi propose una raccolta di fondi ed una distribuzione di pane ma successivamente questo suo atteggiamento fu considerato sedizioso ed il 15 luglio fu trasferito per punizione e destinato ad adempiere l'ufficio di commesso nella podesteria di Ferriere, con l'obbligo di dimorare costantemente nel capoluogo del comune [19].

Dato che Ferriere si trova all'estremità sudorientale della provincia di Pavia è evidente l'intento punitivo di questa disposizione che però non intaccava né il grado, né lo stipendio del Comaschi.

Probabilmente però il Comaschi non accettò questo trasferimento perché, quando nel 1848, il Duca di Parma, Carlo II, dovette lasciare il ducato in mano ad un governo provvisorio, al Comaschi, con decreto n. 227 del 4 aprile, venne ridato lo stipendio a partire da quando perse l'impiego a causa del fatto del 16 giugno 1847.

Successivamente il Governo Provvisorio, con il decreto numero 276 del 14 aprile, nominò Pietro Comaschi Ragioniere nella Divisione d'Agricoltura, Commercio e Statistica nella Sezione dell'Interno con uno stipendio annuo di millecento lire [20].

Dopo un anno però Parma fu rioccupata dalle truppe austriache. Il Duca non vide affatto bene chi aveva avuto a che fare col governo provvisorio e nel 1851 una commissione permanente mista, civile e militare, allontanava dai pubblici impieghi il Dott. Pietro Comaschi definito come uno degli impiegati pertinacemente sleali.

La piemontese Gazzetta del Popolo da Torino riportava la vicenda scrivendo che questa commissione faceva le vendette del Duca e a dichiarando E' doloroso vedere italiani prostrarsi alla rovina dei loro concittadini [21].


[1] - Roberto Lasagni - Dizionario biografico dei parmigiani - Parma, 1999.   <<

[2] - Maurizio de Meo - Le antiche famiglie nobili e notabili di Parma e i loro stemmi - Palatina - Parma, 2000.   <<

[3] - Angelo Pezzana - Memoria degli scrittori e letterati Parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affo e continuate da Angelo Pezzana - Tomo settimo ed ultimo - Della Ducale Tipografia - Parma, 1833.   <<

[4] - Paolo Politi (Basilicanova 1684 - Parma 1747) fu un docente di diritto dell'Università di Parma. Era un buon oratore ed anche poeta. Come avvocato si occupò di cause civili. Ebbe l'onore di essere sepolto nella Cattedrale di Parma.   <<

[5] - Giuseppe Maria Bolzoni (Parma 1668 - Parma 1753) era un sacerdote che studiò anche giurisprudenza diventando professore di diritto civile dell'Università di Parma nel 1702 e professore di leggi canoniche e feudali nel Collegio dei Nobili di Parma. Fu anche un poeta assai noto e fece parte degli Arcadi di Roma col nome di Ergesto Cleoneo.   <<

[6] - Bernardino Giordani (Casagrande di Pessola 1696 - Piacenza 1765) si laureò in legge ed ebbe poi una notevole carriera nella pubblica amministrazione fino a diventare Consigliere ducale. Fu anche un importante insegnante di Diritto presso l'Università di Parma. Successivamente diventò presidente del Supremo Consiglio Ducale e poi Governatore di Piacenza dove si trasferì.   <<

[7] - Guglielmo Du Tillot (Bayonne 1711 - Parigi 1774), nel 1749, aveva lasciato Parigi e si era trasferito a Parma su richiesta del re di Francia, Luigi XV, per essere il ministro delle finanze di Filippo di Borbone (fratellastro di re Luigi XV) che, l'anno precedente, era diventato Duca di Parma a seguito del trattato di Aix-la-Chapelle.
Sotto la sua guida le finanze rifiorirono, furono fatti importanti lavori pubblici e furono favorite le arti per cui Parma venne chiamata l'Atene d'Italia. Nel 1764, il Duca lo nominò marchese di Felino.
Quando però, nel 1765, diventò Duca Ferdinando di Borbone che aveva sposato l'Arciduchessa d'Austria, Maria Amalia, figlia dell'imperatrice Maria Teresa, cambiarono le alleanze ed il Tillot cadde in disgrazia finendo per essere confinato nelle sue proprietà di Colorno finché, nel 1771, lasciò Parma.   
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[8] - Paolo Maria Paciaudi (1710 - Parma 1785) fu membro dell'ordine dei Teatini, fu anche un archeologo, occupandosi specialmente di epigrafia latina, ed un letterato. Divenne bibliotecario del duca di Parma Ferdinando di Borbone e fu il fondatore e poi il direttore della Biblioteca Palatina. Si occupò anche della riorganizzazione della Università di Parma, dopo la cacciata dei Gesuiti dagli stati parmensi avvenuta nel 1768.   <<

[9] - Maurizio Mamiani - Le arti e le scienze nel progetto illuministico di Francesco Venini (Parma, Real Paggeria, 1768) - Conferenza tenuta il 21 Settembre 1999 presso la Sala delle Feste della Banca del Monte di Parma in Palazzo Sanvitale a Parma.   <<

[10] - Pietro De Lama - Tavola legislativa della Gallia Cisalpina ritrovata in Veleja nell'anno 1760. e restituita alla sua vera lezione da D. Pietro de Lama colle osservazioni ed annotazioni di due celebri giureconsulti parmigiani - Stamperia Carmignani - Parma, 1820.   <<

[11] - Archivio Storico Italiano - Nuova Serie - Tomo XVII, Parte prima - presso G.P. Viesseux Editore - Firenze, 1863.   <<

[12] - Alba Mora - Un Borbone tra Parma e l'Europa: don Ferdinando e il suo tempo, 1751-1802 - atti del convegno internazionale di studi, Fontevivo, Parma, ex Collegio dei nobili, 12-14 giugno 2003 - Editore Diabasis - Reggio Emilia, 2005.   <<

[13] - Cloride Tanagria era lo pseudonimo di Margherita Dall'Aglio (1758 - 1841) che fu pastorella arcade e che, 1791, sposò Giovanni Battista Bodoni che aiutò nel suo lavoro continuando la sua opera dopo la sua morte avvenuta nel 1813.   <<

[14] - Gaetano Melzi - Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all'Italia - coi torchi di Luigi di Giacomo Pirola - Milano, 1852.   <<

[15] - Vincenzo Comaschi - Saggio sopra l'epigramma italiano - pubblicato da Giambattista Bodoni - Parma, 1792.   <<

[16] - Analisi critica del saggio sopra l'epigramma italiano di Vincenzo Comaschi Parmigiano con alcuni epigrammi originali - Dalla Stamperia Reale - Torino, 1793.   <<

[17] - Almanacco di Corte per l'anno 1855 - Tipografia Reale - Parma, 1854.   <<

[18] - Guido Dalla Rosa - Alcune pagine di storia parmense - P. Grazioli - Parma, 1878.   <<

[19] - Filippo De Boni - La congiura di Roma e Pio IX: ricordi - S. Bonamici - Losanna, 1848.   <<

[20] - Raccolta generale delle leggi per gli stati di Parma, Piacenza ecc. ecc. ecc.: anno 1848 - Tipografia del Governo - Parma, 1848.   <<

[21] - Gazzetta del Popolo - Anno IV - Supplemento al n. 199 di Sabato 23 agosto - Torino, 1851.   <<


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