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Carlo Comaschi e le Cinque Giornate di Milano


La storia

Carlo Comaschi [>>] nasce a Lodi nel 1816. Si laurea in legge e nel 1845 si trasferisce a Milano dove viene assunto come commesso legale dai Luoghi Pii Elemosinieri [1].
Qui lavora assieme all'Avv. Giunio Bazzoni che è consulente legale e che, a sua volta, era stato assunto nel 1831 come alunno legale.

L'Avv. Giunio Bazzoni, nato nel 1801, era un poeta ed un carbonaro. Era amico di vari carbonari arrestati nel 1821. Nel 1825 quando si sparge la notizia, rivelatasi poi falsa, della morte di Silvio Pellico, prigioniero allo Spielberg, pubblica, in forma anonima, un'ode in morte di Silvio Pellico che diventa famosissima.
Pubblica alcune opere poetiche ispirate alla lotta per la libertà. Nel 1846 scrive anche un'ode che celebra Abd-el-Kader eroe della resistenza algerina contro l'occupazione francese [2].

Allo scoppio della rivolta antiaustriaca entrambi partecipano (separatamente) agli avvenimenti delle Cinque Giornate di Milano.
Il 19 marzo Carlo Comaschi combatte contro le guardie di polizia della Caserma posta nella contrada di S. Bernardino alle Monache e per primo issa il tricolore sulla Caserma conquistata.
Nei giorni successivi combatte contro dei soldati croati negli orti circostanti all'Orfanotrofio della Stella e qui viene sfiorato da un colpo partito dai suoi stessi uomini ed assiste poi alla resa del palazzo del Genio.

Carlo Comaschi si è quindi trovato in alcuni dei punti chiave della rivolta. La caserma di San Bernardino alle Monache era un immenso quartiere ma è la prima a cedere, forse perché aveva tre comode uscite per diverse direzioni che permettono a gran parte dei difensori di ritirarsi.
Il Palazzo del Genio, lì vicino, viene formidabilmente difeso. Qui sono gli ufficiali più esperti. Chi incendia la porta è Pasquale Sottocorni che esce illeso dalla sua impresa. Si arrendono gli ufficiali e i 160 soldati asserragliati nel palazzo [3].

Verso la fine di marzo il Governo provvisorio di Milano, appena nato, scrive a quello formatosi a Lodi chiedendo di nominare il rappresentante di Lodi e Crema presso di loro. Vengono proposti due nomi: uno è quello di Carlo Comaschi che già viveva a Milano da vari anni e l'altro è quello dell'abate Luigi Anelli che, dal 1842, era vicepreside del Liceo Comunale di Lodi e che era un fervente patriota.

Al primo di aprile nessuna decisione è ancora presa ma si prevede che sarebbe stato preferito Luigi Anelli come in effetti fu [4]. Del resto Carlo Comaschi era lontano da Lodi già da alcuni anni, inoltre Anelli era un repubblicano convinto e quindi contrario all'annessione della Lombardia al Piemonte e forse questo piaceva ad alcuni lodigiani.

Successivamente, il 26 giugno 1848, il Governo Provvisorio della Lombardia, istituito dopo la cacciata degli austriaci, decide di aggiungere una nuova Sezione al Comitato Centrale di Pubblica Sicurezza con il compito di investigare e scoprire le corrispondenze che potessero avere nell'interno gli esterni nemici.
Questa nuova Sezione, che prende il nome di Sezione Straordinaria del Comitato Centrale di Pubblica Sicurezza ma che era detta comunemente dei Sette, doveva quindi vegliare su tutti gli incaricati di qualsivoglia servizio pubblico. La Sezione è composta da sei membri fra i quali l'Avv. Carlo Comaschi più il presidente che era lo stesso del Comitato Centrale di Pubblica Sicurezza [5].

Nell'archivio di Agostino Bertani [6], ora conservato presso il Museo del Risorgimento e Raccolte storiche del Comune di Milano, sono conservati vari atti di questa commissione firmati da Carlo Comaschi.

Il 30 luglio la Sezione straordinaria del Comitato della pubblica sicurezza propone al Governo Provvisorio di Lombardia l'esonero di alcuni impiegati.

Il 7 luglio la Sezione straordinaria del Comitato della pubblica sicurezza riferisce al Governo Provvisorio di Lombardia riguardo a delle voci malevoli, non del tutto giustificate, sul cattivo funzionamento dell'amministrazione militare e propone la rimozione di alcuni impiegati. Il giorno seguente arriva la risposta del Governo Provvisorio.

Il 13 luglio la Sezione straordinaria del Comitato della pubblica sicurezza propone al Governo Provvisorio di Lombardia l'allontanamento provvisorio di Pietro De Marchi dal Tribunale di Sondrio e lo stesso giorno lo comunica all'interessato. Il giorno successivo scrive in merito alla Sezione di III istanza del Tribunale d'appello.

Il 19 luglio la Sezione straordinaria del Comitato della pubblica sicurezza trasmette al Governo Provvisorio di Lombardia le carte relative ad una accusa mossa al commissario governativo di Villafranca.

Il 20 luglio, visto che si lamentava la deficienza di locali carcerari, la Sezione straordinaria del Comitato della pubblica sicurezza propone al Governo Provvisorio di Lombardia di chiedere al governo sardo la temporanea destinazione di qualche fortezza od ergastolo. Il Governo Provvisorio di Lombardia lo stesso giorno trasmette la proposta a Gaetano Pareto, incaricato d'affari di Sua Maestà sarda in Milano.

Il 22 luglio 1848 la Sezione Straordinaria prende due decisioni che vogliono evitare lo spionaggio ed il trasporto di missive segrete verso l'Austria. Con la prima proibisce che vengano emesse nuove licenze a giocolieri, suonatori, saltimbanchi e merciajuoli girovaghi ed invita a sorvegliare chi già eserciti questi mestieri; con la seconda obbliga i Comitati provinciali e distrettuali e gli Ufficiali di Vigilanza a controllare che tutti gli albergatori e locandieri rispettino l'obbligo che hanno di segnalare alle autorità i nomi di chi alloggia presso di loro.

Durante il Governo Provvisorio Carlo Comaschi è anche segretario della Commissione esaminatrice dei più famigerati poliziotti austriaci arrestati nei giorni dell'insurrezione popolare e tra questi il Conte Bolza ed il Galimberti.

Il cosiddetto Conte Bolza era un famigerato poliziotto, un tempo fanatico di Napoleone e poi filoaustriaco, che era famoso per essere stato il protagonista dell'arresto di Felice Confalonieri nel 1821 e per aver fatto massacrare la folla che, nel 1847, inneggiava all'ingresso in Milano del nuovo Arcivescovo, Monsignor Romilli, al grido di Viva Pio IX! Viva l'Italia! [7]
All'inizio della rivolta il conte Bolza si era nascosto in un fienile ma, il 20 marzo, fu trovato da alcuni popolani che lo portarono davanti a Carlo Cattaneo per chiedere cosa farne. La risposta che gli salvò la vita e che divenne famosa fu Se l'uccidete fate una cosa giusta; se non l'uccidete, fate una cosa santa!

Il Galimberti era un poliziotto che aveva fatto carriera per la sua durezza ed il suo impegno fino ad arrivare ad essere commissario. Si era barricato nella sua casa che si trovava in Contrada dei Due Muri e da dove la mattina del 19 erano stati tirati dei mattoni contro i passanti e successivamente anche sparati dei colpi d'arma da fuoco.
Lunedì 20 la casa era stata presa d'assalto ed il Galimberti, che si era nascosto, catturato. [8]

Il 5 agosto 1848 Carlo Comaschi viene chiamato a far parte di una nuova Commissione, composta di cinque membri, che viene incaricata delle requisizioni per l'approvvigionamento della Città (servivano 1000 sacchi di riso, 3000 di farina di frumento, 2000 di farina di segale e 500 di farina di granoturco) ma il giorno successivo gli austriaci tornano a Milano ed è costretto a riparare in Svizzera.

Durante il periodo del Governo Provvisorio Giunio Bazzoni ne diventa oppositore in quanto, come seguace del Mazzini, non approvava la fusione col Piemonte.
Al ritorno degli austriaci decide di rimanere a Milano ma all'inizio del 1849, dopo aver distrutto vari documenti, si ritira sulle montagne intorno al lago di Como dove la sua famiglia aveva delle terre.
Il 10 di marzo viene trovato morto ai piedi del Dosso di Parè con ancora in mano dei fiori raccolti lungo il sentiero. Il perché della sua morte non venne mai chiarito del tutto ma è molto probabile che si sia trattato di una disgrazia.

Quando la situazione si calma, Carlo Comaschi torna a Milano ed al suo vecchio lavoro. Il posto dell'Avv. Giunio Bazzoni rimane vacante fino al 1853 quando Carlo Comaschi viene promosso consulente legale e viene assunto un nuovo consulente aggiunto [9].

Nel 1885 viene coniata una medaglia commemorativa delle Cinque Giornate di Milano ed una apposita commissione ha l'incarico di vagliare chi abbia il diritto di fregiarsene. L'Avv. Carlo Comaschi, come molti altri, invia una sua memoria per ottenere tale diritto che gli viene concesso [10].

Nel 1898, in occasione del cinquantenario della rivolta, il giornale di Lodi pubblica vari articoli sull'argomento e cita anche l'Avv. Carlo Comaschi in quanto nativo di Lodi [11].

Nel 1948, in occasione del centenario della rivolta, la Hoepli pubblica un libro sull'argomento in appendice al quale sono numerose memorie fino a quel momento inedite [12]. Fra la altre c'è anche quella che Carlo Comaschi inviò, nel 1885, alla commissione che vagliava chi avesse diritto di fregiarsi della medaglia commemorativa e che qui riporto integralmente.

Memoria dell'Avv. Carlo Comaschi

L'Avv. Carlo Comaschi, Consulente legale della Congregazione, di Carità di Milano, abitante in Via Cappuccio n. 18, ritenendo aver titolo al conseguimento della Medaglia Commemorativa delle cinque giornate dell'anno 1848, presenta per estratto copia del lavoro storico che sta elaborando il sig. Archivista della suddetta Congregazione d'incarico della Commissione Municipale per la Sezione della nostra storia del Risorgimento Nazionale nella parte che personalmente lo riguarda:

L'Avv. Comaschi nell'anno 1848, in contrada S. Simone n. 5, nel giorno 19 marzo col consenso della propria locatrice, certa Giacinta Zucchetti, Vedova di un pignoratario defunto pochi giorni prima, avendo rinvenuto in quella casa molte armi antiche e due cartocci di polvere aventi esternamente in caratteri a stampa la dizione -Regno d'Italia- con sovrappostavi una stella, distribuiva ai patrioti le armi, e la polvere veniva da lui portata in casa Majnoni, in Piazza Santa Marta, dove dalla Consorte del sig. Majnoni, da certa sig.ra Barattieri Pozzi e da altre gentili Signore venne impiegata a far polvere, la quale polvere fu trovata eccellente malgrado la sua antichità, e fu una vera provvidenza in quei momenti che si scarseggiava d'armi e più ancora di munizioni.

Le munizioni confezionate da quelle signore venivano da esse gettate dal balcone a quei combattenti che ne facevano richiesta ed accompagnavano il guerresco dono con parole patriottiche ed incoraggiamenti a combattere e vincere. Si portava indi il Comaschi in casa Prinetti posta nella contrada di S. Bernardino alle Monache di contro alla Caserma delle guardie di polizia e di là si combatté con molto coraggio contro le dette Guardie che opposero una viva resistenza, ma riesciti vittoriosi gli insorti colla presa della Caserma fu il Comaschi che primo issò sulla stessa il vittorioso vessillo italico. Il 20, coadiuvato dall'Ing. Possenti, comandava un drappello di coraggiosi che portatisi nelle ortaglie circostanti all'Orfanotrofio della Stella vi fecero sloggiare alcuni croati che ivi eransi recati a devastare e saccheggiare e poco mancò in quell'incontro che in fatto venisse ucciso da una palla dei suoi che comandava.

Il 21, portatosi in compagnia dell'Avv. De Giuli Agostino al palazzo del Genio Militare, vi arrivava allorquando l'uscio d'entrata della contrada Andegari era già in fiamme ed un manipolo di giovani con una pompa d'innaffio avuta dal proprietario del vicino caffè Cova stava spegnendolo. Era commovente il vedere i nostri popolani prodigare carezze a quei soldati che poco prima avevano combattuto contro di loro e tra gli altri a un giovane Ufficiale Austriaco che sortito frammezzo alle fiamme e pallido per lo spavento, si arrendeva consegnando la spada ad un animoso giovine (da esso Comaschi creduto il Capitano Manara) ed assicurargli coi modi più cortesi che non li avrebbero maltrattati né offesi in verun modo, ma solo consegnati come prigionieri di guerra.

La mattina del 22 il Comaschi veniva incaricato, in concorso dell'Avv. De Giuli, di dare la regolare consegna di tutto quello che trovavasi nel palazzo ai boschetti detto la Villa Reale al custode di quel palazzo, il che esso fece con regolare verbale scritto in calce all'inventario che gli venne esibito. Fu segretario della Commissione esaminatrice dei più famigerati poliziotti austriaci stati arrestati nei giorni dell'insurrezione popolare e tra questi del Conte Bolza e del Galimberti. In seguito per Decreto 26 Giugno del Governo Provvisorio di Lombardia, fece parte di quella Commissione conosciuta sotto il nome dei Sette, in aggiunta al Comitato Centrale di Pubblica Sicurezza, per sorvegliare la condotta di tutti gli incaricati in qualsivoglia parte del pubblico servizio, in quanto poteva riguardare gli arbitrii, le malversazioni, le sospette pratiche col nemico, ecc.

E finalmente negli ultimi giorni del Governo Provvisorio, con Decreto 5 agosto del Comitato di pubblica difesa, veniva chiamato a far parte della Commissione incaricata delle requisizioni per l'approvvigionamento della Città.

Colla massima stima dev.mo

fto: Avv. CARLO COMASCHI


[1] - Utile Giornale ossia Guida di Milano - Edizioni Bernandoni - Milano - Annata XXII (1845); pagina 283.   <<

[2] - Giunio Bazzoni - Canti del Risorgimento - con cenni biografici e note di Cesco Tommaselli - Edizioni Ceschina - Milano 1950.   <<

[3] - Ignazio Cantù - Gli ultimi cinque giorni degli austriaci in Milano - Tipografia patriottica Borroni e Scotti - Milano, 1848 (pubblicato il 28 marzo).   <<

[4] - Archivio triennale delle cose d'Italia - Dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia - Serie I, Volume III - I sedici giorni dall'uscita di Radetzsky da Milano e il primo combattimento con i piemontesi - Tipografia Sociale - Chieri, 1855.   <<

[5] - Raccolta dei decreti, avvisi, proclami, bullettini, ec. ec. emanati dal Governo Provvisorio della Lombardia, dai diversi Comitati e da altri dal giorno 18 marzo 1848 in avanti - Tomo II - coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola - Milano, 1848.   <<

[6] - Museo del Risorgimento e Raccolte storiche del Comune di Milano - Le carte di Agostino Bertani - Tip. Antonio Cordani s.p.a. - Milano, 1962.   <<

[7] - Luigi Biraghi - Lettere alle sue figlie spirituali (Volume II, 1843 - 1849) - Editrice Queriniana - Brescia, 2003.   <<

[8] - Archivio triennale delle cose d'Italia - Dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia - Serie I, Volume II - Le cinque giornate di Milano riferite al moto generale d'Italia - Tipografia Elvetica - Capolago, 1851.   <<

[9] - Guida di Milano - Edizioni Bernandoni - Milano - Annata XXX (1853); pagina 264.   <<

[10] - a cura di Lucia De Montis Romaniello e Danilo Luigi Massagrande - Il fondo Patrioti ai quali venne conferita la medaglia commemorativa delle Cinque giornate presso le Raccolte storiche del Comune di Milano - Stabilimento Tipografico A. Cordani - Milano, 1993.   <<

[11] - Fanfulla da Lodi - giornale settimanale - annata XXV (1898) - edizione del 18 marzo.   <<

[12] - Antonio Monti - Il 1848 e le Cinque giornate di Milano: dalle memorie inedite dei combattenti sulle barricate - Edizione Hoepli - Milano 1948.   <<


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