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Carlo Comaschi


Il fratello maggiore di mio bisnonno

Carlo Comaschi è nato a Lodi nel 1816 da Giovanni Battista e Maddalena Inzaghi. E' il terzogenito ma il primo maschio. Dopo di lui nasceranno altre due femmine e per ultimo un altro maschio, Antonio Comaschi, che nasce nel 1834 quando Carlo è già diciottenne.

Carlo si iscrive alla Facoltà politico-legale dell'Università di Pavia nel 1835. Agli studenti era fatto obbligo di partecipare alle cerimonie religiose di inizio anno (Veni Sancte Spiritu) e di fine anno (Te Deum) di seguire la Messa ed il sermone ogni domenica ed ogni festa precetto (vi era però tolleranza per i non cattolici) ed era vietato il gioco d'azzardo e portare baffi o basette ed il bastone. Solo per quelli di Filosofia vi era anche l'obbligo di fare la Comunione almeno sei volte all'anno ed il divieto di andare a teatro [1].

I lodigiani che si iscrivono all'Università nel suo stesso anno sono Tommaso Barni, figlio del Conte Giorgio Barni, Bassano Dossena di Michelangelo, Angelo Zalli di Giovanni e Giuseppe Bossi fu Ignazio. I primi tre sono tutti figli di possidenti mentre Giuseppe Bossi è figlio di un fittavolo.

Può darsi che i Barni e gli Zalli fossero amici di famiglia o almeno conoscenti perché, molti anni dopo, il fratello minore di Carlo si arruolerà nei Cacciatori delle Alpi assieme a due giovani Barni ed il figlio di una sorella di Carlo diventerà un discepolo di Tiziano Zalli, importante personaggio della Lodi della seconda metà dell'800 e fratello minore di Angelo.

Frequenta per tre anni accademici (dal 1835/36 al 1837/38) ma il quarto lo frequenta a Padova per poi laurearsi a Pavia il 25 novembre 1840. Nel 1848 muore suo padre Giovanni Battista Comaschi, a quell'epoca, Antonio, l'ultimogenito, era ancora minorenne e sarà Carlo che gli farà da padre.

Fra gli amici di famiglia di Carlo sono da annoverare Paolo Gorini (1813-1881), scienziato noto ma spesso attaccato per i suoi studi non ortodossi, che, dal 1834, aveva iniziato ad insegnare fisica nel Liceo Comunale (ora Liceo Pietro Verri) ed il sacerdote Cesare Vignati (1814-1900), autore di libri di storia locale e fervente patriota.

In una lettera del 15 maggio 1848 scritta da Paolo Gorini a Don Cesare Vignati si legge La tua famiglia e la famiglia Comaschi stanno bene e ti salutano [2].
Inoltre, tra i libri che erano di mia nonna, c'è anche Storie lodigiane, scritto da Cesare Vignati e stampato nel 1847 [3], con la dedica autografa dell'autore a Carlo Comaschi.

Dedica a Carlo Comaschi

Dopo qualche anno Carlo si trasferisce a Milano; mantiene però la proprietà della casa paterna a Lodi [4] dove continua a vivere Antonio con le sorelle.

La sua carriera come avvocato

Nel 1844 Carlo (che è già dottore ma non ancora avvocato) è domiciliato a Milano in Contrada di San Simone al 3076 e lavora, come commesso legale, presso i Luoghi Pii Elemosinieri, siti in Contrada della Signora al 72. [5]
Si trattava di un ente, riordinato nel 1825, che raccoglieva parecchie istituzioni caritatevoli più antiche.
Il posto di commesso legale era retribuito. Non so la cifra esatta che percepiva Carlo Comaschi ma so che, nel 1831, l'Avv. Giunio Bazzoni, assunto allora come alunno legale, percepiva 900 lire austriache all'anno [6].

Nel 1847 Carlo viene promosso consulente legale aggiunto [7] ma, nel marzo dell'anno seguente, nasce la rivolta antiaustriaca delle Cinque Giornate di Milano alla quale Carlo partecipa attivamente [[8]
Al ritorno degli austriaci a Milano deve riparare in Svizzera. Non vi rimane molto ed al suo ritorno a Milano ha ancora il suo vecchio posto.

A causa della tragica morte dell'Avv. Giunio Bazzoni si è liberato il posto di consulente legale ma la carica viene lasciata vacante e Carlo rimane consulente legale aggiunto benché, nel frattempo, sia diventato avvocato.

Carlo cambia casa due volte: per un anno sta in Via della Torre de' Moriggi, 2818 e poi si trasferisce in Contrada di San Bernardino alle Monache, 2920. Anche i Luoghi Pii Elemosinieri trasferiscono la propria sede e vanno in Contrada di Rugabella al 4212.

Nel 1851 il posto di consulente legale è sempre vacante ma intanto Carlo diventa anche cancelliere della Delegazione della Roggia Vettabbia.
L'anno seguente finalmente Carlo viene promosso consulente legale e viene assunto un nuovo consulente legale aggiunto.

Passano alcuni anni e Carlo cambia nuovamente casa andando ad abitare in Contrada de' Gorani al 2866. Nel 1854 anche i Luoghi Pii Elemosinieri cambiano di nuovo sede trasferendosi in Contrada dell'Olmetto 3951 ma diventano anche più importanti in quanto includono l'Opera Pia Birago, la Causa Pia Croce e le Pie Case degli Incurabili in Abbiategrasso.
L'Ufficio Legale dell'ente, diretto da Carlo Comaschi, diventa formato da tre persone in quanto viene assunto un nuovo impiegato con le mansioni di scrittore.
L'anno seguente (1855) all'Ufficio Legale viene assegnato il compito di seguire anche la Direzione delle Pie case d'industria e ricovero e quella dei Monti di Pietà.
Intanto Carlo cambia ancora indirizzo e va ad abitare in Contrada del Cappuccio al 2904.

La situazione rimane immutata fino alla II guerra d'Indipendenza. Alla fine del 1859 troviamo che Carlo Comaschi, oltre a mantenere tutti i suoi precedenti incarichi, è anche consulente legale dell'Istituto per ciechi, sito nello Stradone Sant'Angelo al 1439.
Inoltre compare, per la prima volta, nell'elenco degli avvocati residenti in Milano.

Nel 1860 viene nominato protettore della Pia Istituzione dei Lavoranti Cappellai di Milano. Il 29 luglio 1862 Garibaldi accetterà la Presidenza Onoraria di questo Pio Istituto mentre l'Avv. Carlo Comaschi ne rimane il protettore.
Carlo Comaschi conserverà questa carica fino al 1879.

Nel 1861 Carlo entra a far parte della Guardia Nazionale con il grado di luogotenente e viene inquadrato nel Consiglio di Disciplina della II Legione, 2° Battaglione come relatore aggiunto.
Manterrà questa carica per almeno dodici anni.

Sempre nel 1861, in marzo, Carlo Comaschi si reca a Caprera assieme ad una delegazione di rappresentanti di associazioni operaie e di ex-volontari che si pone lo scopo di incitare Garibaldi a riprendere la lotta per la liberazione di Roma e di Venezia [[9].

Nello stesso anno Luoghi Pii Elemosinieri vengono nuovamente riordinati ed assumono la denominazione di Congregazione di Carità di Milano.
Carlo Comaschi mantiene il suo incarico dal quale cesserà soltanto nel 1887, quando ormai ha già 71 anni.

Il 22 marzo del 1862 Carlo Comaschi incontra nuovamente Garibaldi che si è recato a Milano per distribuire le decorazioni assegnate ai volontari dell'esercito meridionale. La cerimonia avviene alle due del pomeriggio alla piattaforma dei giardini pubblici.
In questa occasione parlano anche i rappresentanti di alcune associazioni operaie. Carlo Comaschi declama Protettore dei lavoranti cappellai, e per incarico di questi amici che rappresentano diverse società di lavoranti, vengo a porgervi il rispettoso saluto degli operai che vi portano grande affetto e Garibaldi risponde Anch'io amo gli operai, e ben lo sapete, dalle vostre file uscirono molti valorosi. Avremo bisogno ancora del vostro concorso per ciò che ancora ci resta a fare per il paese [10].

Molto probabilmente è in questo incontro che Carlo Comaschi riceve in dono da Garibaldi un suo cappello che poi terrà a lungo esposto in salotto a casa sua sotto una campana di vetro per farlo ammirare ai suoi ospiti.

Nel 1865 l'indirizzo di Carlo Comaschi cambia di nuovo ma non so se abbia effettivamente cambiato casa o più semplicemente sia stata modificata la numerazione delle case di Milano. Il nuovo indirizzo è al numero 18 di via Cappuccio dove vi era un seicentesco e prestigioso palazzo che, dal 1840, era di proprietà dei Lurani Cernuschi [11].

Non ho molte notizie sulla lunga attività di Carlo Comaschi come avvocato del Foro di Milano ma ho il dettaglio di una sentenza della Corte d'appello di Milano che riguarda una causa dove Carlo Comaschi difese vittoriosamente la Congregazione di carità di Milano [12].

La causa era stata intentata da Tito Vedovi che, durante la dominazione austriaca, lavorava presso l'Amministrazione dei Luoghi Pii di Milano arrivando al titolo di aggiunto al segretario della Direzione con uno stpendio di 2200 lire austriache all'anno. Nel gennaio del 1854, però, fu arrestato per motivi politici e successivamente condannato a dieci anni di carcere duro per alto tradimento ma nel 1857, a seguito di un'amnistia, fu liberato.

Il Vedovi presentò allora una supplica all'arciduca Massimiliano per riottenere l'impiego, cosa che gli fu concessa. Fu quindi nominato accessista presso l'Amministrazione dell'Ospitale maggiore ma in via provvisoria in quanto subordinata alla sua buona condotta e per quanto riguardava il ricupero degli anni di servizio ai fini della pensione, la cosa fu rimandata al futuro.

Venuto, nel 1859, il governo italiano, fu fatta una legge a favore di chi era stato preseguitato per motivi politici e quindi la Direzione dei Luoghi Pii concesse al Vedovi un assegno di 633,46 lire annue non a titolo di pensione ma di indennizzo e con la clausola che sarebbe stato diminuito qualora il Vedovi avesse avuto degli aumenti di stipendio nel suo lavoro presso l'Ospitale maggiore.

Successivamente il Vedovi passava al servizio governativo presso i Regi Archivi di Torino con uno stipendio alquanto superiore al precedente. la Direzione dei Luoghi Pii calò quindi l'assegno che gli erogava. Il Vedovi fece causa e quando in primo grado gli venne dato torto, si rivolse alla Corte d'appello di Milano, assistito dall'avv. Farfoglio mentre Congregazione di carità di Milano affidò la propria difesa all'avv. Carlo Comaschi che vinse brillantemente la causa.

Nel 1873 Carlo Comaschi è nominato Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.

L'incarico di cancelliere della Delegazione della Roggia Vettabbia viene mantenuto fino al 1878 mentre quelle di consulente legale dell'Istituto per ciechi (al quale, nel 1881 è stato aggiunto l'Asilo Mondolfo) viene mantenuto almeno fino al 1889, ultimo anno del quale ho potuto consultare la Guida di Milano.

Nel 1889 Carlo Comaschi, ormai settantaseienne, è ancora nella lista degli Avvocati e procuratori esercitanti nel distretto della Corte d'Appello di Milano.
Essendo questo l'ultimo anno del quale ho potuto consultare la Guida di Milano, non so fino a quando abbia continuato ad esercitare la sua professione.

Carlo Comaschi e Don Bosco

Nel 1859 Carlo Comaschi si deve recare a Torino per patrocinare una sua causa e lì sente parlare di Don Giovanni Bosco e del suo impegno a favore dei giovani poveri. Essendone incuriosito vuole vederlo e quindi si reca all'Oratorio accompagnato da un altro avvocato che già conosce il sacerdote.

Don Bosco, come suo solito, li accoglie con grande cortesia ma ovviamente parla prevalentemente con l'altro avvocato che già conosceva. Carlo Comaschi parla poco ma ascolta ed osserva ed una volta uscito commenta Ma Don Bosco non mi sembra un prete come gli altri!

Alcuni anni dopo (forse nel 1864) Carlo Comaschi torna all'Oratorio per incontrare Don Antonio Sala che conosceva perché era nativo di Monticello di Rovagnate vicino a dove lui aveva la sua casa di villeggiatura in Brianza.
La sua visita rimane impressa ed è citata nei racconti sulla vita di Don Bosco perché, avendo visto nella portineria un suo ritratto, esclama Come! Non avete altro posto da mettere Don Bosco? Sapete chi è Don Bosco? e fa al portinaio sbalordito una predica in tutta forma.

Nel 1866, essendosi recato Don Bosco a Milano, il Comaschi lo invita a pranzo a casa sua. Don Bosco sapeva adattarsi a tutte le situazioni e durante il pranzo mantiene un atmosfera allegra raccontando l'aneddoto dell'origine del nome del vino Est est est.
Carlo Comaschi offre ospitalità in casa sua a Don Bosco e lo invita a soggiornare presso di lui ogniqualvolta si recasse a Milano
[13].

Il 28 aprile 1871 il Comaschi si reca a Torino per incontrare il Cav. Luigi Giacosa e vede di nuovo Don Bosco che gli scrive una lettera di presentazione per il Giacosa che Don Bosco conosceva [14].

Il 22 marzo 1875 Don Bosco è ospite di Carlo Comaschi a casa sua. Moltissime persone accorrono a visitare Don Bosco e molte altre va a visitare lui, fra le quali il duca milanese Tommaso Gallarati Scotti che lo manda a prendere con la sua carrozza. [15]
Nel 1877 Don Bosco è di nuovo a Milano ma questa volta è solo di passaggio ed il 26 giugno riparte per Torino [16].

Nell'aprile del 1879 Don Bosco resta a Milano per quattro giorni e come le altre volte è ospite a casa di Carlo Comaschi che teneva una stanza appositamente riservata a lui. E' in questi giorni che Don Bosco, essendosi recato dal Parroco dell'Incoronata Don Usuelli senza trovarlo in casa, incontra invece la di lui domestica che da quattro anni era impossibilitata a muoversi senza qualcuno che la reggesse. Don Bosco la benedice e la invita ad alzarsi e ad andare in cucina e la donna, con grande sua gioia, si alza e gli ubbidisce.

Non ha altrettanta fortuna il figlio della nobile Sofia Bonola Mattei che, a seguito di una caduta da un tram, aveva subito l'amputazione della gamba infatti, subito dopo la visita di Don Bosco, le sue condizioni migliorano ma, successivamente, peggiora nuovamente e muore prima dell'agosto di quello stesso anno [17].

Sempre nello stesso anno si sperava di avere ospite all'Oratorio Carlo Comaschi in occasione della festa di San Giovanni (24 giugno) ma il Comaschi non arriva e Don Bosco gli scrive [18]:

Car.mo Sig. Cavaliere,

Nei giorni passati credeva di riceverla tra noi ad ogni momento, secondo la lettera che mi aveva scritto, ma finora niente. Sarà  forse malato o qualche disturbo in famiglia? Non lo voglio supporre e prego Dio che non sia.
Ad ogni modo Ella sa che noi siamo tutti suoi e perciò venendo qui tra noi viene a casa sua.
Dio la benedica e con Lei benedica la sua famiglia, e mi voglia sempre credere con gratitudine

Di V. S. car.ma
Torino, 29-6-79.

Aff.mo Amico
Sac. Gio. Bosco.

Nel 1880 Don Bosco deve far eseguire molti lavori nella chiesa di San Giovanni Evangelista, allora, per raccogliere i fondi necessari, fa stampare l'elenco dei lavori preceduto dalla scritta Lavori da eseguirsi nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, la spesa dei quali viene umilmente raccomandata ai caritatevoli Cattolici e specialmente ai Signori Cooperatori Salesiani ed alle Signore Cooperatrici, a Memoria del grande Pontefice Pio IX.

Alle persone alle quali era più vicino lo invia accompagnato da una sua lettera. A Carlo Comaschi scrive [19]:

Car.mo Sig. Avv. Cav. Comaschi.

L'Apostolo della Carità, il discepolo prediletto del Divin Salvatore va in cerca di chi aiuti a fabbricare l'edifizio a gloria di Dio cominciato. A suo nome io raccomando alla carità  di V. S. qualcuno dei lavori notati nel foglio unito. Egli dal cielo non mancherà  di proteggere Lei e tutta la sua famiglia, ed io coi miei cari giovanetti innalzeremo ogni giorno speciali preghiere al Datore di ogni bene perché conservi Lei, la Signora moglie e il figlio Alfonso in buona salute e nella sua santa grazia lo ho sempre un grande piacere quando posso professarmi con particolare stima ed amicizia

Di V. S. Car.ma
Torino, 27 Giugno 1880.

Aff.mo amico in G.C.
Sac. Gio. Bosco.

Carlo Comaschi non manca di aiutare il sacerdote che tanto ammirava e che lo ringrazia con un altra lettera dalla quale apprendiamo anche che Carlo Comaschi, passando per Torino, era stato a trovare Don Bosco ma non l'aveva trovato.

Car.mo Signor Cavaliere,

Va tutto bene. La ringrazio della graziosa offerta che si compiace di fissare per la Chiesa di S. Giovanni E.
Ma venendo a Torino, faccia capo da noi, e mi prevenga con un solo biglietto di visita, affinché non si rinnovi il mio rincrescimento di trovarmi fuori di casa in tale circostanza.
Vedrò anche Alfonso con gran piacere.
Dio benedica Lei, o caro Signor Avvocato, e con Lei benedica tutta la sua famiglia, e mi creda con fraterna affezione

Di V. S. car.ma
Torino, 17 Luglio 80.

Aff.mo amico Sac. Gio. Bosco.

L'ultima lettera nota, scritta da Don Bosco a Carlo Comaschi, è una lettera di auguri per le festività natalizie del 1883 [20]:

Car.mo Sig. Cavaliere,

Buone feste, o sempre caro Sig. Cavaliere, buone feste, buon fine e buon capo d'anno, a Lei, alla sua Signora, al caro Alfonso. Dio li benedica tutti e dia ad ognuno buona salute e la perseveranza nella via del paradiso.
Voglia pregare anche per me e per questa mia aumentatissima famiglia, mentre con piacere grande ho l'onore di potermi professare

Di V. S. Car.ma
Torino, 19 dic. 83.

Aff.mo amico
Sac. Giov. Bosco.

L'11 settembre del 1886 Don Bosco, ormai molto cagionevole di salute, si reca a Milano per l'ultima volta ma non è ospite di Carlo Comaschi, che sicuramente ne sarà stato molto dispiaciuto, perché è l'Arcivescovo di Milano che lo vuole nel suo palazzo dove una gran folla si reca a visitarlo [21].

L'amicizia con Don Bosco fu sicuramente molto importante per Carlo Comaschi. Don Lorenzo Saluzzo (fondatore dell'Opera Salesiana milanese) raccontava che gli stessi parenti del Comaschi gli avevano detto che, dopo l'amicizia con Don Bosco, il posto d'onore in salotto non era più occupato dal cappello di Garibaldi ma da due lettere autografe di Don Bosco che Carlo Comaschi aveva fatto incorniciare.

Carlo non voleva che la stanza che aveva destinato a Don Bosco fosse occupata da altri e conservava ciò che Don Bosco aveva adoperato alla sua mensa come reliquie di un santo.
Ed in effetti, dopo la morte di Don Bosco avvenuta il 31 gennaio 1888, non passò molto tempo prima che fosse proclamato prima Beato (1929) e poi Santo (1934).

La famiglia di Carlo Comaschi

Carlo Comaschi si sposa ed ha un unico figlio che verrà chiamato Alfonso.
Ignoro però sia il nome della sposa sia le date del matrimonio e della nascita del Alfonso.

Dal fatto che il figlio Alfonso, nel 1883, sia già laureato da qualche tempo si può dedurre che Carlo si sia sposato prima del 1860. Molto probabilmente è stato nel 1855 anno durante il quale Carlo Comaschi va ad abitare in Contrada del Cappuccio al 2904.

Anche ad una età avanzata, Carlo Comaschi è rimasto sempre attento agli avvenimenti intorno a lui e specialmente a quelli della nativa Lodi.
Infatti troviamo una sua lettera pubblicata sul Fanfulla da Lodi - giornale settimanale
[22] del 31 luglio 1897 dove si era parlato di una lapide relativa a Franchino Gaffurio (grande teorico e compositore di musica sacra del XV secolo, nativo di Lodi).

In questa occasione scriveva: rammento che sul fianco sinistro di codesta Cattedrale, vicina alla nostra casa, trovavasi immurata una lapide portante una iscrizione commemorativa del Gaffurio. Quella lapide venne levata, parmi, verso l'anno 1861 e credo immurata sotto altro dei portici di codesto Ospitale Maggiore.

Questa lettera è spedita da Calco, in Brianza, nei cui dintorni Carlo Comaschi aveva una casa di villeggiatura.

Lo si trova ancora citato nel giornale del 18 marzo 1898 dove si dice che è uno dei superstiti di quelli che combatterono nelle Cinque giornate di Milano e che dovette poi rifugiarsi in Svizzera.
Infine viene citato nel giornale del 27 aprile 1901 tra i lodigiani residenti fuori dal Circondario che hanno fatto un'offerta per l'Esposizione di Lodi del 1901. Carlo Comaschi offre ben 100 lire.

Carlo Comaschi muore a Milano nel 1904, ignoro il giorno esatto ma so che la morte avviene fra il 15 marzo ed il 15 aprile [23].

Alfonso Comaschi

Alfonso è l'unico figlio di Carlo Comaschi. Secondo la tradizione orale, raccolta all'interno della famiglia Comaschi, Alfonso era intelligentissimo, tipo emphant prodige ma era considerato scapestrato (non ho idea del perché). Non si è sposato e sarebbe morto nel 1917 lasciando in eredità i suoi beni ai cugini primi Comaschi, ma solo a quelli maschi escludendo le femmine dall'eredità.

I primi dati concreti che ho trovato finora su di lui risalgono al 1883 quando, con reale decreto del 15 dicembre, viene promosso da sottosegretario a segretario di 3a dell'Amministrazione Provinciale [24]. La promozione fa aumentare il suo stipendio da 1500 a 2000 lire.

A questa data è già laureato e ciò ci permette di supporre che siano nato prima del 1860.

Successivamente è citato nella Guida di Milano del 1886 dove ho trovato il suo nome fra quelli dei segretari del Prefetto di Milano. Risulta abitare in via Cappuccio al 28. Potrebbe trattarsi di una casa vicina a quella del padre che stava al 18 o anche di un errore di stampa e che invece abitasse al 18 assieme al padre.

Nella guida dell'anno successivo non compare più ma non so cosa sia successo. Dato che i successivi dati su Alfonso Comaschi ci dicono che faceva parte dell'Amministrazione Centrale è probabile che sia stato trasferito a Roma.

Nel 1888 Alfonso partecipa ad un concorso, riservato ai segretari di 1a e 2a classe, per essere dichiarato idoneo ai porti di Primo Segretario e Consigliere. Intanto, a cavallo degli scritti che si svolgono dal 25 al 28 giugno e gli orali che si svolgono dal 4 al 17 agosto, viene promosso dalla 2a alla 1a classe con regio decreto del 6 agosto [25] il che porta il suo stipendio a 3000 lire.

A questa data lavora sempre presso l'Amministrazione Centrale ed è diventato avvocato. I risultati degli esami vengono pubblicati il 24 novembre 1888 ed Alfonso Comaschi è fra gli idonei [26]. Successivamente diventa Consigliere di Prefettura di 3a classe ma non so quando, però sicuramente lo è quando, con decreto del 18 ottobre 1896, viene nominato Cavaliere [27].

Nel 1903 Alfonso Comaschi chiede di essere messo in aspettativa per motivi di famiglia e la ottiene con decreto dell'11 agosto [28]. Considerato che il padre di Alfonso morirà nei primi mesi dell'anno successivo, è probabile che l'aspettativa sia stata chiesta da Alfonso per accudire suo padre malato.

L'anno successivo Alfonso Comaschi va in pensione e con delibera del 5 ottobre 1904 [29] gli viene riconosciuto un assegno di 2376 lire che non è moltissimo rispetto allo stipendio che percepiva, il che dipende certamente dal fatto che era ancora giovane e non aveva alle spalle molti anni di lavoro.

Come già detto, Alfonso Comaschi muore nel 1917 lasciando in eredità i suoi beni ai cugini primi Comaschi, ma solo a quelli maschi escludendo le femmine dall'eredità.

Su di lui esiste anche un altro racconto giuntomi tramite la tradizione orale secondo il quale qualcuno avrebbe detto di lui Ne faremo un buon sacerdote dato che era intelligentissimo ma la madre avrebbe replicato Oh no!, allora questo menagramo avrebbe aggiunto Non dica così, il Signore potrebbe portarglielo via ed Alfonso, in effetti, sarebbe morto giovane.

E' però evidente che questo racconto si riferisce a qualcun altro perché nel 1917 Alfonso Comaschi aveva circa una sessantina d'anni ed era già in pensione da parecchi anni e quindi non poteva certo essere definito giovane.

Quando ho scritto quanto sopra non ero ancora a conoscenza degli stretti legami fra la famiglia di Alfonso e Don Bosco e quando li ho scoperti mi è venuto il dubbio di aver dato del menagramo ad un santo. Ero anche indeciso se lasciare o no le frasi in questione ma poi ho pensato che dal racconto si evince che la tradizione orale non poteva riguardare Alfonso Comaschi e quindi ho lasciato tutto così come era stato scritto in origine.

Ho poi scoperto che Antonio Comaschi, fratello minore di Carlo, aveva avuto un primo figlio, del quale ignoravo l'esistenza e che fu chiamato Giovanni Battista come suo nonno, che era vissuto per svariati anni ed era morto nel 1877 a Gallarate per una improvvisa malattia [30].
Considerato che quello che credevo essere il primogenito di Antonio è nato nel 1871 mentre questo bimbo era nato l'8 settembre 1869 [31] per cui, al momento della morte, era già abbastanza cresciuto, è molto probabile che sia questo e non Alfonso il bambino a cui si riferisce il racconto giuntomi per tradizione orale.


[1] - Anna Andreoni, Paola Demuru - La facoltà politico legale dell'Università di Pavia nella Restaurazione (1815-1848): docenti e studenti - Cisalpino - Bologna, 1999.   <<

[2] - Nicola Minervini - Lettere inedite di Paolo Gorini a Don Cesare Vignati in Archivio Storico Lodigiano - Serie II. Anno IV - I semestre 1956.   <<

[3] - Cesare Vignati - Storie lodigiane - pei tipografi C. Wilmant e figli - Milano, 1847.   <<

[4] - Anselmo Robba - La Piazza Maggiore di Lodi nel 1760 in Archivio Storico per la Città e i Comuni del Circondario e della Diocesi di Lodi - Anno XXXIV 1915, pag. 55.   <<

[5] - Le notizie fra il 1843 e l'inizio del 1846 sono tratte da: Utile Giornale ossia Guida di Milano - Edizioni Bernandoni - Milano - Annate dalla XX (1843) alla XXIII (1846).   <<

[6] - Giunio Bazzoni - Canti del Risorgimento - con cenni biografici e note di Cesco Tommaselli - Edizioni Ceschina - Milano 1950.   <<

[7] - Le notizie fra il 1846 e l'inizio del 1889 sono tratte da: Guida di Milano - Edizioni Bernandoni - Milano - Annate dalla XXIV (1847) alla LXVI (1889).   <<

[8] - Antonio Monti - Il 1848 e le Cinque giornate di Milano: dalle memorie inedite dei combattenti sulle barricate - Edizione Hoepli - Milano 1948.   <<

[9] - a cura di Sergio La Salvia Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi - Epistolario - Volume 6 - Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma, 1983.   <<

[10] - Giacomo Oddo - Il brigantaggio o L'Italia dopo la Dittatura di Garibaldi - Volume III p. 253 - presso Giuseppe Scorza in Nicola, Editore - Milano, 1865.   <<

[11] - Cino Lucchi - L'architettura dei cortili milanesi 1535-1706 - Electa - Milano, 1989.   <<

[12] - Monitore dei Tribunali: giornale di legislazione e giurisprudenza civile e penale - Anno XI, numero 35 - Milano, sabato 13 agosto 1870.   <<

[13] - Giovanni Battista Lemoyne - Memorie biografiche del venerabile Don Giovanni Bosco - Volume 8, capitolo 25 - Libreria salesiana editrice - Torino, 1912.   <<

[14] - ibidem - Volume 10, capitolo 2 - Torino, 1939.   <<

[15] - ibidem - Volume 11, capitolo 6 - Torino, 1930.   <<

[16] - ibidem - Volume 13, capitolo 5 - Torino, 1932.   <<

[17] - ibidem - Volume 14, capitolo 5 - Torino, 1933.   <<

[18] - ibidem - Volume 14, capitolo 6 - Torino, 1933.   <<

[19] - ibidem - Volume 14, capitolo 23 - Torino, 1933.   <<

[20] - ibidem - Volume 16, capitolo 15 - Torino, 1935.   <<

[21] - ibidem - Volume 18, capitolo 7 - Torino, 1937.   <<

[22] - Fanfulla da Lodi - giornale settimanale - annate dalla XXIV (1897) alla XXVIII (1901).   <<

[23] - Bollettino Salesiano - Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco - Anno XXVIII n. 8 - Agosto 1904.   <<

[24] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 94 di sabato 21 aprile - pagina 1730 - Roma, 1883.   <<

[25] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 208 di lunedì 3 settembre - pagina 4632 - Roma, 1888.   <<

[26] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 278 di lunedì 26 novembre - pagina 5494 - Roma, 1888.   <<

[27] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 10 di giovedì 14 gennaio - pagina 221 - Roma, 1897.   <<

[28] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 217 di martedì 15 settembre - pagina 4021 - Roma, 1903.   <<

[29] - Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia - Num. 196 di martedì 2 agosto - pagina 4169 - Roma, 1905.   <<

[30] - Antonio Comaschi, Giuseppe Osculati, Giovanni Gilardoni - 2 giugno 1882 : necrologie pronunziate al cimitero di Gallarate per la morte di Giuseppe Garibaldi il 5 giugno 1882 - Tipografia Marino Bellinzaghi - Gallarate, 1882.   <<

[31] - Archivio del Tribunale di Voghera - Comune di Godiasco - Stato Civile - Nati 1866-1911.   <<


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