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Maddalena Comaschi


La mia nonna paterna

Maddalena Comaschi è la mia nonna paterna.

Nasce a a Cuggiono (Milano) il 22 marzo 1875 da Antonio Comaschi ed Amalia Buzzi e viene battezzata dopo tre giorni nella Parrocchia di San Giorgio. Il suo nome completo è Maria Maddalena Teresa ed è chiamata così perché anche sua nonna paterna si chiamava Maria Maddalena. Sembra che la cosa si ripetesse da alcune generazioni e sicuramente così fu poi chiamata una sua nipote.
Quando nasce i suoi genitori hanno rispettivamente 40 e 27 anni.

E' la quartogenita di Antonio ma la prima femmina, prima di lei è nato un bambino che si chiamava Giovanni Battista, nato nel 1869 e che morirà nel 1877 e poi sono nati Carlo (1871) e Giuseppe (1873). Dopo di lei nascono Rachele (circa 1876), Giovanni Battista (1879), Carlotta (1882) e le due gemelle Lucia e Teresa (1883).

Suo padre, Antonio Comaschi, era un magistrato originario di Lodi e nel corso della sua carriera, era stato a Gallarate (dove aveva conosciuto Amalia Buzzi), a Biancavilla (Catania), a Godiasco (dove erano nati i primi figli) e poi a Cuggiono dove nasce Maddalena. Successivamente, probabilmente nel 1877, Antonio Comaschi torna a Gallarate e poi, alla fine del 1882, Antonio Comaschi è trasferito presso il Tribunale di Ferrara. La famiglia Comaschi va ad abitare dalle parti della Chiesa di Santa Francesca Romana ma poi, circa alla fine del secolo, si trasferisce al n. 1 di vicolo Spadari (ora via Frizzi) e cioè di fianco al Castello Estense.

Foto di Maddalena Comaschi da ragazzaMaddalena quindi trascorre a Gallarate solo l'infanzia ma poi vive e studia a Ferrara. Quella dei Comaschi era una famiglia lodigiana benestante ed istruita. Sia suo padre che suo zio erano laureati in legge e quindi anch'ella continua negli studi e diventa maestra.
Nel 1892 ottiene la licenza, presso la Scuola Tecnica Pareggiata di Ferrara con una media superiore al nove.

Una volta diplomata, Maddalena, benché non avesse bisogno di lavorare per vivere, vuole insegnare veramente con un certo sconcerto dei suoi. A quell'epoca non c'era modo di spostarsi velocemente per cui, dato che per i primi anni si veniva mandati in paesi lontani da Ferrara, voler insegnare significava doversi trasferire altrove per gran parte dell'anno.

Si andava a vivere a pensione presso qualche famiglia che metteva a disposizione una camera da letto e che forniva i pasti. Maddalena porta con sé un piccolo tavolino da usare come scrittoio ed un fornelletto ad alcool per potere almeno farsi il caffè quando è in camera sua.
Entrambi questi oggetti sono sopravvissuti allo scorrere del tempo anche se il tavolinetto non ha più il ripiano originale sostituito da una lastra di marmo.

Dapprima insegna ad Argenta e a Vigarano Pieve e poi viene trasferita a Pontelagoscuro dove conosce Gaetano Agostino Cavallari [>>] che è figlio di uno spedizioniere che si occupava di commercio sul Po e che aveva seguito le orme del padre dedicandosi anch'egli al commercio.

I due si innamorano e decidono di sposarsi.

Ho una foto dove compaiono Agostino Cavallari e Maddalena Comaschi con le sorelle e la madre di lei e questa foto è molto interessante perché è stata scattata in un interno e non in uno studio fotografico come si usava allora [posizionando il mouse sulle persone compare il loro nome].

Le cinque sorelle Comaschi

Dato che nella foto sia Agostino Cavallari che Maddalena Comaschi appaiono molto giovani immagino che sia stata scattata quando erano appena sposati se non addirittura nel periodo del fidanzamento. E' quindi molto probabile che la foto sia stata scattata nell'abitazione di vicolo Spadari.

Maddalena Comaschi ed Agostino Cavallari

Anche questa foto è stata scattata in un interno e dalla tappezzeria si vede che si tratta della medesima stanza della foto precedente. E' probabile che le due foto siano state scattate nella medesima occasione.

Certificato di battesimo di Maddalena ComaschiCome si usa il matrimonio si fa nella chiesa della parrocchia della sposa che è quella di Santo Stefano a Ferrara. Il Parroco di Santo Stefano, Antonio Giacometti, dato che entrambi i futuri sposi erano nati in un altra parrocchia, scrive ai parroci dei loro luoghi di nascita perché inviino il certificato di battesimo. Vincenzo Zanaboni, Arciprete della Parrocchia di San Giovanni Battista di Pontelagoscuro, risponde l'11 Giugno 1901 ed il Parroco della Basilica Arcipretale di San Giorgio in Cuggiono (del quale non sono riuscito a decifrare il nome) risponde il 7 di maggio.

Il 29 di giugno 1901 il Parroco di Santo Stefano, Antonio Giacometti, prende atto dell'intenzione di sposarsi e scrive Cavallari Agostino di Antonio nato a Pontelagoscuro e sempre di Pontelagoscuro ha dato promessa di futuro matrimonio alla Sig.a Comaschi Maria Maddalena nata a San Giorgio in Cuggiono (Diocesi a Milano) un tempo di Santa Francesca Romana ed ora di questa Cura ed il giorno successivo pubblica gli annunciati sponsali.

Le pubblicazioni vengono poi ripetute nei giorni festivi 7, 14 e 21 luglio e vengono fatte anche nella chiesa di Santa Francesca Romana di Ferrara e a Vigarano Pieve dove la sposa ha soggiornato per qualche tempo.

Finalmente tutto è pronto ed Agostino Cavallari e Maddalena Comaschi si sposano, il 24 Luglio 1901, nella Chiesa di Santo Stefano a Ferrara. Chi officia le nozze è, però, il parroco di Santa Francesca Romana, Annibale Lupi. Il testimone alle nozze per lo sposo è il dott. Torquato Tasso, fu Gaetano, della Parrocchia di San Paolo (un medico di Ferrara) mentre quello della sposa è suo fratello, Carlo Comaschi, ufficiale dell'Esercito.

Nozze di Maddalena Comaschi ed Agostino Cavallari

Nel libro dei matrimoni della Parrocchia di Santo Stefano si può leggere:

Die vigesima quarta Iulii 1901
N. 15
Cavallari Augustinus
cum Comaschi M. Magdalena

Tribus praemisissis conciliaribus denuntiationibus diebus continuis festivis in hac Ecclesia diebus 30 Iuni, 7, 14 Julii, et in Eccl.iis S. Franciscae Romanae et Vigarano Pieve 7, 14, 21 Julii nec non habitis status testimonio ex-forte sponsae quae in terra Argentae per aliquot annos dixerat moram nulloque impedimento detecto infrascriptus interrogavit Cavallari Augustinum Antonii Pontelagoscuro natum et semper de hac Cura et Comaschi Mariam Antonii S. Giorgio in Cuggiono diocesis mediolaniensis natam olim de terra Argentae poster de Cura S. Franciscae Romanae et Vigarano Pieve corumque mutuo habito consensu per verba de presenti matrimonio iunxi eisque in Missae celebratione benedixi

Lupi Annibal Parr.co S. Franciscae Rom.ae ex delegazione Parroci fucius Curae Antonii Giacometti

Testes Tasso Doct. Torquatus quom Caietani ex Cura S. Pauli
Carolus Comaschi Antonii Praefictus Militum

Gli sposi abitano a Pontelagoscuro e qui nascono i loro primi cinque figli. Non pubblico i loro nomi in quanto, per ragioni di privacy, ho deciso di fermare i dati che metto sul sito alle persone della generazione dei miei nonni. Comunque posso dire che nascono prima tre bambine (nel 1902, nel 1904 e nel 1905) e poi due maschietti (nel 1907 e 1909) e che i nipoti di Maddalena Cavallari portano i cognomi Borri, Camozzi e Cavallari.

Foto di Maddalena Comaschi

Il padre di Agostino Cavallari abitava in via Mare dove possedeva anche alcune altre case per cui avevo sempre pensato che i due novelli sposi fossero andati anch'essi ad abitare in via Mare anche se ignoravo a quale numero dato che le cartoline di quell'epoca che mi sono giunte come indirizzo hanno scritto semplicemente Pontelagoscuro.

Successivamente, esaminando i battesimi dei cinque figli nati a Pontelagoscuro, ho scoperto che tutti e cinque sono nati in via Panaro, purtroppo, anche in questo caso, senza l'indicazione del numero.

Allora in via Panaro vi era un edificio pubblico che ospitava al piano terra gli uffici della Delegazione (ed Agostino Cavallari è stato per molti anni delegato del Sindaco) ed al primo piano le scuole.
Non so se vi fosse anche un appartamento dove andarono ad abitare gli sposi o se abitassero in un altra casa di via Panaro.

L'aula delle scuole aveva la strana caratteristica di avere i banchi disposti in modo che gli studenti dessero le spalle alle finestre che si aprivano su di un lato e ciò con lo scopo di impedire che si distraessero osservando il movimento dei battelli nel porto. Ovviamente gli scolari approfittavano di ogni occasione per girarsi e sbirciare fuori.

Il marito di Maddalena, Agostino Cavallari, si occupa attivamente della vita sociale e politica di Pontelagoscuro ed è, per parecchi anni, Delegato Comunale del borgo di Pontelagoscuro. Fa parte, per moltissimi anni, del Consiglio Direttivo del Sodalizio Operaio di M.S. con la carica di amministratore.

Agostino Cavallari partecipa alle elezioni del Comune di Ferrara e viene eletto Consigliere comunale [1]. Ormai il suo commercio è quasi tutto sulla piazza di Ferrara ed ha quindi un cavallo con un calessino che usa per fare la spola fra Pontelagoscuro e Ferrara. Tra il 1910 ed il 1911 si trasferisce a Ferrara con tutta la famiglia e va ad abitare in via Porta Romana, 8.

Qui, nel 1911, nasce il loro sesto figlio (mio padre). Nello stesso anno vengono costruite, a Borgo San Giorgio, le nuove scuole della Villetta, vicinissime a via Porta Romana e Maddalena vi va ad insegnare. L'anno successivo nasce il settimo ed ultimo figlio.

A Maddalena piace l'enigmistica ma non le parole crociate bensì gli indovinelli, le poesie curiose ed i giochi di parole. Alcuni di questi sono giunti fino a me o sono stati usati anche con i suoi allievi come una curiosissima poesia composta esclusivamente di congiunzioni, avverbi e interiezioni, ideata dal famoso enigmista che si firmava Yorick [2]:

Quando talor frattanto
forse sebben così
giammai piuttosto alquanto
come perché bensì
ecco repente altronde
quasi eziandio perciò
anzi altresì laonde
purtroppo invan però!
Ma se per fin mediante
quantunque attesoché
ahi! sempre nonostante
conciossiacosaché!

Maddalena partecipa ad un concorso di una rivista che invitava i suoi lettori ad inviare un tautogramma il più lungo possibile (cioè una poesia dove tutte le parole iniziassero con la stessa lettera) e lo vince. Purtroppo non so né a quando risalga questo concorso, né di quale rivista si trattasse.
Il tautogramma inviatoa da Maddalena ha tutte le parole che iniziano con esse e racconta una storia tragica, infatti inizia con Sara, Savino s'amano senza speranza e termina con si sparano, spirano, stasera saranno seppeliti.

Anch'io ho scritto un lungo tautogramma dove tutte le lettere iniziano per esse ma che non racconta una storia bensì descrive dei tipi umani che si fanno notare per essere straordinariamente stupidi, prepotenti e malvagi (lascio al lettore l'onere di indovinare quale sia la parola che comincia con esse che più si adatta a descrivere tali elementi).
Non l'ho ancora pubblicato su questo sito perché temo che faccia la fine di pagine e disegni da me realizzati e copiati in altri siti o addirittura in libri senza chiedermi il permesso e senza nemmeno citarne la provenienza e perfino attribuendosene la paternità.

Nel 1915 Agostino Cavallari si trasferisce con la famiglia in una casa con giardino sita in Vicolo della Scimmia, 8. Questa strada è una traversa, a fondo chiuso, di via Bellaria (in direzione di Corso Giovecca) fatta di case monofamiliari con cortili ed orti.

La zona è molto tranquilla ed i giardini permettono ai bambini di giocare liberi. Questo vicolo sbuca su via Bellaria proprio di fronte alle Scuole Elementari Guarini dove (credo) fosse stata trasferita Maddalena. Immagino che questo trasferimento fosse dovuto alla comodità di abitare vicino a dove si insegnava dato che c'erano da accudire ben sette figli.

Nel 1917 il sesto figlio di Maddalena (mio padre) compie sei anni e quindi, in ottobre, va scuola. Le scuole elementari erano allora gestite dal Comune e lui viene iscritto alla Scuola Elementare Umberto I che si trovava in via Bersaglieri del Po e che era quella dove insegnava sua mamma Maddalena. Mio papà ha proprio sua mamma come maestra ma ciò è solo in prima e forse in seconda.

Mio padre non mi ha mai raccontato qualcosa di questo primo anno ma suo fratello minore, anche al quale capitò di avere la mamma come maestra e credo quando era un po' più grandino, mi ha raccontato che ciò non fu affatto una fortuna perché sua mamma, per non far vedere di fare dei favoritismi, era più severa con lui che con gli altri bambini.

Foto di una classe di Maddalena Comaschi

Nel marzo del 1920 Agostino Cavallari non si sente bene ma non sembra nulla di grave. Si mette a letto ma in pochi giorni peggiora ed il 23 marzo 1920, muore a soli 48 anni di età. La causa della morte è stata una polmonite ma l'evento scatenante potrebbe essere stata la tremenda influenza spagnola che in quegli anni devastò l'Europa appena uscita dalle rovine della Prima Guerra Mondiale.
E' vero però che 1920, in Italia, l'epidemia stava ormai terminando e quindi può darsi che, visto il periodo dell'anno, la polmonite fosse dovuta al peggioramento di una semplice infreddatura.

Dopo la morte di Agostino, per la sua famiglia si presenta anche il problema economico. Si pensava infatti di non avere molti problemi ma quando vengono liquidate le attività commerciali di Agostino Cavallari si vede che la situazione economica era molto meno florida di quanto si supponesse.

Da mio padre non ho mai sentito racconti dettagliati di questa vicenda se non che, dopo la morte di suo padre, si sono trovati molto più poveri di prima ma da un mio cugino, figlio della primogenita di Agostino Cavallari che, all'epoca della sua morte improvvisa, aveva già 18 anni, ho sentito una storia che spiegherebbe meglio la vicenda.

Bisogna sapere che Agostino Cavallari aveva un socio per cui, dopo la sua morte, la società fu divisa e sembra che questo socio (del quale non so il nome) si sia appropriato di parte dei capitali della società facendola risultare molto meno ricca di quello che era. A quell'epoca non si teneva una contabilità accuratissima e molti affari si facevano ancora sulla parola con una stretta di mano.

A quanto si diceva nella famiglia Cavallari, sembrerebbe che costui, per calcolare l'attivo ed il passivo della società, abbia accuratamente segnato tutti i debiti che risultavano sia da scritti che da accordi verbali ed abbia tralasciato di segnare molti crediti che, essendo nati da una stretta di mano, non risultavano nei libri contabili in modo da diminuire la parte che doveva dare agli eredi di Agostino ed incassare poi successivamente gli altri crediti quando la società sarebbe stata tutta sua.

Non avendo nessun dato preciso e nemmeno il nome del socio, non so se queste affermazioni siano vere o se si trattasse di una semplice diceria.

Nella pagella di quarta elementare di mio padre, il suo indirizzo è Vicolo Scimmia 8 con l'otto cancellato e riscritto come 13. Può darsi che il Comune di Ferrara avesse modificato la numerazione delle case poste in Vicolo della Scimmia ma mi sembra strano che un numero pari possa diventari dispari e ritengo più probabile che, dopo la morte di Agostino Cavallari, la famiglia si sia trasferita in una casa più piccola e meno costosa.

Non si sa da cosa derivi lo strano nome di questa strada che, anche se è stato ufficializzato nel 1866 come Vicolo Mozzo della Scimmia, ha origini più antiche. Secondo alcuni è nato dal fatto che uno dei suoi abitanti tenesse una scimmia in gabbia nel suo giardino mentre altri pensano che derivi direttamente dal soprannome di uno dei suoi antichi abitanti e c'è anche chi pensa che vi fosse anticamente un'osteria dato che in ferrarese di uno che si ubriacava si diceva La ciapà na ssimia.

Per altro a Ferrara, nel 1597, esisteva una Osteria della Simia [sic] che era di proprietà di Francesco Della Barba e si trovava in via San Zulian, probabilmente dove poi vi fu l'Albergo Pellegrino e Gaiana (di fianco alla chiesetta di San Giuliano a lato del Castello) e succesivamente l'Albergo Ferrara [3].

Un diario del 1924

Alcune notizie su quel periodo mi sono giunte da un quadernetto sul quale uno dei figli di Maddalena ha tenuto, per qualche tempo, una specie di diario. Si tratta di un vecchio quaderno di poche pagine che risaliva all'epoca della nascita di mio padre perché nella controcopertina vi è stampato la scritta Viva Tripoli italiana ed un bimbo che sventola una bandiera.

L'ho trovato in mezzo ad alcuni libri che appartenevano a Maddalena Comaschi e la sua lettura è molto interessante. Molti anni dopo anche un altro suo figlio scrisse i suoi ricordi da bambino ma il suo quaderno è andato perduto anche se un mio cugino, che fece in tempo a leggerlo, mi ha detto che era rimasto impressionato da come descrivesse la severità di sua mamma.

Il diario inizia mercoledì 15 ottobre 1924. In quei giorni era ospite presso di loro la nonna Amalia Buzzi, mamma di Maddalena, tant'è che viene inviata a pranzo, per i giorni successivi, la zia Teresa (sorella di Maddalena Comaschi) che viveva a Ferrara. Nonostante non fossero ricchi era presente una donna di servizio che allora si chiamava Videlmina.

In quei giorni gli era stato concesso il permesso di tenere una gallina in giardino e di questo parla parecchio nel suo diario. Il 19 ottobre mio padre va a Pontelagoscuro per la festa di Santa Teresa accompagnato da sua sorella.

Nei giorni successivi arrivano varie zie Comaschi per venire a trovare la loro mamma, Amalia Buzzi, che era ospite in casa. Sabato 25 arriva zia Rachele, che credo vivesse a Lissone e che rimane per vari giorni. Il sabato successivo, 1 novembre, arriva zia Lucia, che credo stesse a Bologna e lunedì 3 viene a pranzo zia Carlotta, che stava a Codigoro, e che porta con sé i due figli che erano cugini di mio padre ed avevano circa la stessa età.

Il 5 novembre arriva una nuova donna di servizio che si chiama Carmen che però dura solo fino al 12. L'11 novembre, San Martino, c'è un pranzo di tutti i Cavallari dalla nonna Adele Bertaglia a Pontelagoscuro. Mio padre ed i suoi fratelli ci vanno in automobile assieme allo zio Beppino (Giuseppe Cavallari) che è venuto a prenderli.

Il 16 novembre arriva una nuova donna di servizio che si chiama Linda ed il 18 viene lo zio Carlo Comaschi per prendere la nonna Amalia Buzzi che andrà per un po' a stare con lui. Il 7 dicembre mio padre ed il suo fratello minore hanno ancora occasione di giocare tutto il giorno con il loro cugino che viene accompagnato da loro da suo zio Giuseppe Comaschi.

La nonna, Amalia Buzzi, dopo aver girato le case di tutti i suoi figli, il 14 marzo 1925, torna a stare a Ferrara in casa con la famiglia di sua figlia Maddalena. Nel diario c'è scritto che va a stare nelle camere lasciate vuote dai e qui c'è un nome che non si riesce a leggere bene e che potrebbe essere Zanni che non so chi fossero, il che mi fa pensare che, forse, alcune camere erano state affittate ad un altra famiglia.
Del resto in casa si doveva essere liberato del posto dato che le tre figlie più grandi erano tutte diventate maestre ed insegnavano ed abitavano fuori Ferrara: una a Bondeno, una a Canaro ed una a Copparo.

Nel 1925 tutta la famiglia parte per le vacanze al mare che sono a Bellaria e durano dall'11 giugno al 3 settembre. Con loro va anche la nonna Amalia Buzzi che non doveva essere un tipo tanto tranquillo dato che nel diario c'è scritto che fa arrabbiare tutto il tempo. Del resto aveva i suoi anni perché era nata nel 1847 e quindi nel 1925 aveva già 78 anni. Dopo il ritorno a casa la zia Lucia Comaschi decide di prendere con sé a Bologna la nonna (che era sua mamma).

Il 6 settembre, pochi giorni dopo il rientro da Bellaria, viene in visita la nonna di Pontelagoscuro cioé Adele Bertaglia che arriva in carrozzina. Lei aveva già ottant'anni ma evidentemente godeva ancora di buona salute.

Quello di trovare una donna di servizio doveva essere un problema grosso perché il 16 settembre 1925 Maddalena deve andare a Copparo per aiutare la sua figlia terzogenita a trovare un'altra donna di servizio ed il 15 arriva in casa sua una nuova donna di servizio che si chiama Antonietta ma che non resta e che, come scrive l'autore del diario, dà delle belle risposte da "Domenica del Corriere" alla Mamma.

A me questo tourbillon di donne di servizio più che la Domenica del Corriere mi ricorda Il Corriere dei Piccoli ma allora il personaggio del Sor Pampurio non era ancora nato e del resto è stato solo nel dopoguerra che il Sor Pampurio ha avuto il problema delle domestiche perché, nelle sue prima avventure, invece cambiava sempre appartamento anche se all'inizio era sempre arcicontento del suo nuovo appartamento.
Anche la famosa frase che ben mi ricordavo alla prima che mi fai, ti licenzio e te ne vai non aveva a che fare con licenziamenti di domestiche ma si trovava nelle avventure di Tamarindo, Sor Cipolla e il Marchese che sono iniziate nel dopoguerra.

Maddalena insegnante

Non conosco la successione precisa delle scuole dove Maddalena Comaschi ha insegnato nel tempo. So che, oltre al Guarini, è stata anche al Varano, alla scuola elementare Umberto I in via Bersaglieri del Po e che, per un certo un tempo, ha insegnato Tirocinio alle Magistrali in via Romei che è anch'essa molto vicina a vicolo della Scimmia.

Foto di Maddalena Comaschi con i suoi colleghi

Nella foto riprodotta qui sopra vediamo Maddalena Comaschi con alcuni suoi colleghi. Sul retro della foto sono apposte undici firme ma, ovviamente, non sono in grado di collegare i nomi alle persone ed inoltre non tutte le firme sono complete e chiaramente leggibili.

Utilizzando altri documenti in mio possesso e l'elenco degli insegnanti elementari presente nell'inventario dell'Archivio Storico del Comune di Ferrara sono riuscito ad individuare: Edmo Biolcati, Elvira Palmer, Egle Marchesi, Gina Zandanel, Amedeo Roccati, Amilcare Osti, Rosina Mattioli, Anna Magoni e Benvenuto Chinarelli. La decima firma è chiaramente M. Fiori ma non ho trovato a cosa corrispondesse l'iniziale, potrebbe trattarsi di Amalia Fiori se avesse usato la M. per Maria Amalia. L'undicesima firma non sono riuscito a leggerla.

Nel 1930 la primogenita di Maddalena si sposa nella chiesa di Santo Spirito che era la loro parrocchia. Da un suo diario iniziato allora apprendiamo che allora Maddalena Comaschi insegnava ancora al Guarini e che sua mamma Amalia Buzzi viveva a Bologna assieme a sua sorella Lucia.

Il 22 agosto 1933 muore a Lodi il Cav. Dott. Giovanni Battista Rossi, cugino di Maddalena Comaschi e noto da sempre come Battistino anche se ormai aveva ottant'anni [>>]. Aveva avuto una carriera importante: era stato Presidente della Camera di Commercio di Lodi per un quarto di secolo e Direttore Generale della Banca Popolare di Lodi.
Non si era mai sposato per cui non ha eredi e lascia gran parte del suo cospicuo patrimonio ai suoi cugini Comaschi che allora erano otto. Si trattava di circa 300.000 lire che per l'epoca era una cifra ingentissima.

A Maddalena arrivano quindi circa 37500 lire (lorde) che saranno state sicuramente molto gradite ma che avrebbero fatto più comodo qualche anno prima dato che, ormai, i figli sono cresciuti ed autosufficienti. So, dal diario già citato, che, in tale occasione Maddalena ha regalato un libretto della Cassa di Risparmio di 2.000 lire alla sua figlia primogenita ed immagino abbia fatto lo stesso con gli altri figli.

Nel dicembre del 1933 anche la terzogenita di Maddalena si sposa. Anche questo matrimonio avviene nella chiesa di Santo Spirito a Ferrara, dato che la famiglia di Maddalena viveva ancora in Via della Scimmia.

Nel 1934 Maddalena Comaschi va in pensione ed i colleghi le regalano un bel vasone che mi è sempre piaciuto molto e che ora è in mio possesso. Riceve anche una medaglia d'oro di benemerenza per cui viene citata sul periodico I diritti della scuola [4].

Ormai alcuni dei figli sono sposati ed altri lavorano fuori Ferrara per cui, nella casa di Vicolo della Scimmia sono rimaste solo Maddalena Comaschi e la sua secondogenita che non si è sposata. Non serve più una casa grande e col giardino e così ci si trasferisce in corso Porta Reno, 85 al terzo ed ultimo piano di un palazzo che era interamente di proprietà di un certo Faggioli per cui veniva chiamato anche Palazzo Faggioli.

La guerra ed il dopoguerra

Scoppia la guerra e per un po' non succede niente di particolare a parte i sacrifici per la mancanza di molte cose indispensabili, per altro già cominciati con l'autarchia seguita alle sanzioni contro l'Italia dopo la guerra d'Etiopia. Nel 1943 mio padre, che era stato mandato in Russia con lo CSIR ma che l'8 settembre si trovava a Roma, riesce a raggiungere Ferrara e torna a vivere con sua mamma e sua sorella in corso Porta Reno.

Alla fine del 1943 iniziano i bombardamenti più pesanti. Dapprima ci si limita a rifugiarsi nelle cantine della casa dove abitavano col rischio di rimanere sepolti vivi se la casa fosse crollata ma poi, chi può, si trasferisce in campagna.

Qualche volta va al vicino rifugio ricavato sotto le mura di Piazza Travaglio ed un giorno corre là da sola ma è in ritardo, il rifugio è pieno, la porta è chiusa e non la fanno entrare, così deve tornare indietro. Questo, molto probabilmente, le salva la vita perché una bomba colpisce in pieno in rifugio facendo parecchi morti.

Finita la guerra tutto sembra tornato tranquillo, mio padre, che non si è ancora sposato, vive con sua mamma e sua sorella e talvolta si lamenta dicendo che sarebbe rimasto da solo. Sua mamma Maddalena invece gli dice che si sposerà ed aggiunge sposerai una Matilde ed avrai tre figli. Entrambe queste previsioni risulteranno esatte!

Il problema delle domestiche sembra essere meno grave e per vario tempo aiuta in casa una domestica che si chiamava Gemma e che ricordo anch'io perché, anche se quando ero bambino io non lavorava più per noi, era rimasta affezionata alla famiglia e si fermava a salutarci quando capitava di incontrarla per la strada.

Qualche anno dopo Maddalena Comaschi perde la memoria. A me è sempre stato raccontato che si trattava di problemi di ateriosclerosi dovuti all'età ma, considerato che Maddalena Comaschi aveva poco più di settantanni e che il problema si è presentato di colpo, penso che si sia trattato, invece, di una qualche forma di ictus.

E' accaduto che avevano appena pranzato e poi preso il caffè e dopo le tazzine erano state tolte. Maddalena era rimasta seduta a tavola ed a un certo punto ha chiesto allora quand'è che mi portate il caffè? le è stato detto che lo aveva appena bevuto cosa che lei ha negato decisamente e da lì sono iniziati i suoi problemi di cosiddetta ateriosclerosi.

Maddalena Comaschi muore il 1 giugno 1949 all'una di notte. Quando vengono avvisati i parenti e si telefona a casa del suo cognato, Luigi Cavallari, per il telefono si sentono i vagiti di un nipotino appena nato.

Poche ore prima che Maddalena muoia succede un fatto molto strano, infatti non solo le torna la memoria e riconosce tutti coloro che le stanno intorno ma si rende anche conto dei problemi che ha dato negli ultimi anni e se ne scusa.

La cosa mi ha sempre stupito molto ma poi ho saputo che non si tratta di un fenomento molto raro e che gli psicologi lo conoscono e lo chiamano lucidità terminale anche se ne parlano raramente e malvolentieri trattandosi tuttora di un fatto che non sanno spiegare.


[1] - Umberto Ferrari - Guida commerciale della provincia di Ferrara, anno 1913 - Camera di commercio - Stab. Tipografico Ferrarese - Ferrara, 1913.   <<

[2] - Aurelio Angeli, medico chirurgo, nacque a Cesena nel 1892 e morì a Prato nel 1991. Per molti anni fu appassionato enigmista, prima con lo pseudonimo di Farfarello e poi con quello di Yorick.   <<

[3] - Giuseppe Longhi - Cammin facendo ... su "La mia contrada" - Cronache ferraresi - Grafiche Umberto Mignani - Bologna, 1972.   <<

[4] - I diritti della scuola - Anno 35 - Tipografia G. Martinelli - Milano 1934.   <<


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