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I cognomi degli antenati di Elisabetta Cavallari


Gli Agosti

Teresa Agosti, moglie di Giuseppe Cavallari, è la nonna paterna della nonna paterna di mio bisnonno.

Stemma degli Agosti di FerraraVi sono stati molti Agosti appartenenti a famiglie nobili a Brescia e Bergamo, a Cremona e Casalmaggiore, a Belluno ed in Piemonte ad Alessandria ma quella degli Agosti di Ferrara è una antica famiglia citata nel Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara [1] dove si dice che si tratta di una famiglia oriunda del Friuli e si descrive il loro stemma: d'azzurro ad un uomo nudo con un ginocchio sopra ad un terreno di verde, tenente in alto un cuore di rosso e fissante un sole d'oro uscente dal cantone destro del capo.
La presenza dell'uomo nudo nello stemma ci può confermare la provenienza dal Friuli e ci fa supporre una più antica discendenza dai paesi di lingua tedesca. Infatti, secondo Goffredo di Crollalanza [2], la presenza del corpo umano nello stemma (in qualunque forma si presenti) è tipica della Germania.

In particolare viene ricordato un Carlo Agosti che consigliere del 2° ordine nel 1607 ed un Alberto Agosti che lo fu del terzo per l'Arte degli Speziali nel 1748. Viene anche detto dell'esistenza di un Agosti, vissuto nel XVI secolo, che fu Cavaliere del Portogallo e cioè dell'Ordine di Cristo.

Stemma degli Agosti di BellunoVittorio Spreti, nella sua Enciclopedia storico-nobiliare italiana [3], ci dice che quella degli Agosti è una famiglia originaria di Como trasferitasi a Belluno nel secolo XIV. Francesco fu il primo della sua famiglia aggregato al nobile consiglio di Belluno. Gli Agosti per decreto del Senato Veneto del 28 novembre 1748 ebbero l'investitura di un caratto della Contea giuridiszionale di Cesana in ragione di feudo nobile, retto, legale, gentile ed antico. Ottenero la conferma della nobiltà con S.R.A. del 19 novembre 1820 e del titolo comitale con altra S.R.A. del 21 ottobre 1829. Successivamente con D.R. del 2 aprile 1890 ebbero il riconoscimento dei titoli di Nobile (m.f.) e Conte (m).
Il loro stemma è: troncato al 1° d'argento all'aquila di nero, armata e membrata d'oro; al 2° partito di rosso e d'azzurro al calice d'oro.

Stemma degli Agosti di AlessandriaUn'altra famiglia Agosti è citata da Antonio Manno nella sua opera sul Patriziato Subalpino [4]. Anche loro godevano del titolo comitale. Il loro motto era Spera in Deo e la descrizione del loro stemma è la seguente: troncato; al 1° d'oro all'aquila di nero, coronata, su tre colli di verde moventi dalla partizione; al 2° d'azzurro alla lettera A accompagnata da tre stelle il tutto d'oro.

Nell'Archivio Parrocchiale di Pontelagoscuro troviamo citati molti Agosti e ciò ci permette di risalire, con sufficiente sicurezza, agli antenati di Teresa arrivando fino all'inizio del XVII secolo e cioè al periodo antecedente all'inaugurazione del fonte battesimale della Chiesa di San Giovanni Battista (1609).

Troviamo dapprima Giovanni Agosti che ha quattro figli (due coppie di gemelli) da Olivia Menini (Gaetano e Anna, 1762 e Giacinto e Lorenzo, 1765) e successivamente altri due figli da Antonia Daguarati (Lorenzo, 1776 e Vincenzo, 1777) [5].

Che si tratti di un fratello di Teresa è mostrato non solo dalla vicinanza delle età (si può supporre che Teresa sia nata intorno al 1735 e Giovanni intorno al 1737) ma anche dal fatto che Giovanni Agosti è citato nel Catasto Carafa [6] come proprietario di una casa alquanto vicina a quelle di proprietà di Giuseppe Cavallari, il che fa supporre che i due si conoscessero fin da bambini.

Nel Catasto Carafa troviamo anche, a Francolino, un Giuseppe Agosti che è livellario [7] di un terreno di oltre due ettari di proprietà del Conte Graziadei ma non siamo in grado di dire se costui fosse imparentato con quelli di Pontelagoscuro (Giuseppe è un nome troppo comune per fare delle considerazioni in merito).

Nel 1731, pochi anni prima della nascita di Teresa e di Giovanni, si trova la notizia della morte di due piccoli Agosti: Teresa Maria (di un anno di età) e Nicola (di solo dodici giorni). Il padre di entrambi è Giuseppe Agosti che abita in una casa di proprietà di Angela Cestari nel luogo detto il Cavo [8].

Molto probabilmente si tratta della stessa casa diventata poi di proprietà degli Agosti in quanto era chiamato il Cavo l'ultimo tratto del Canale Panfilio e l'approdo sul canale, posto di fronte alla Via Coperta, si chiamava porto del Cavo.

Considerato che Giuseppe è l'unico Agosti della sua generazione e la presenza di un'altra Teresa morta prima della mia antenata, si può pensare che Giuseppe sia il padre anche di Teresa e Giovanni.
All'epoca di Teresa e Giovanni viveva a Pontelagoscuro un Luigi Agosti che potrebbe essere un loro fratello ma non ho alcun elemento per poter affermare ciò con un minimo di sicurezza.

Quello che invece è certo è che Teresa avesse una sorella che si chiamava Agata della quale ho potuto leggere il testamento che è conservato nell'Archivio di Stato di Ferrara [9]. Il testamento ci permette di dire che Agata Agosti è morta tra il 21 ottobre 1786 (data in cui il testamento è stato scritto) ed il 18 novembre 1786 (data in cui il testamento è stato registrato con l'annotazione testamento della fu Agata Agosti) e ci fornisce molte informazioni.

Infatti, in questo testamento, Agata, figlia del fu Giuseppe Agosti e vedova del fu Antonio Trombetti, lascia a Lorenzo e Vincenzo figli ambedue del fu Giovanni Agosti, amatissimi nipoti, la metà della casa dove abita sul Cavo e precisamente la parte di dietro al Cavo, l'altra metà e cioè la parte davanti che ha fronte sul Cavo verso oriente la lascia a sua sorella Teresa Agosti, vedova del fu Giuseppe Cavallari con l'aggravio di far celebrare 15 messe annue e l'elemosina non minore di 15 bajocchi, la casa va poi lasciata ai figli maschi con il medesimo peso. L'esecutore testamentario è Antonio figlio del fu Giuseppe Cavallari ed in sua mancanza Luca Zanchetti.

Giuseppe Agosti era nato nel 1700. Lo troviamo infatti citato tra i cresimati dell'anno 1707 [10] quando aveva sette anni d'età. Qui apprendiamo il nome di suo padre che, stranamente, si chiamava Giuseppe anche lui e di sua mamma che si chiamava Agata.
Il fatto che abbia lo stesso nome di suo padre può far supporre che sia nato dopo la morte del padre.

Prima di lui sono nate Marina (1690) [11], Maria (1694) [12] e Teresa (1696). Dal loro battesimo apprendiamo anche il cognome della madre che si chiamava Agata Borzani. Nel battesimo di Maria la madre è chiamata Borzani Gambarani, ciò potrebbe far pensare che quello con Giuseppe Agosti sia stato il suo secondo matrimonio.

Sempre dal Catasto Carafa vediamo che il lato posteriore della casa degli Agosti si trovava di fronte alla casa dei Borzani. Quella dei Borzani è una famiglia presente a Pontelagoscuro già nei primi anni del XVII secolo ma non ho ancora effettuato delle ricerche particolareggiate su di loro.

Nello stesso periodo troviamo a Pontelagoscuro una Domenica Agosti che sposa Giovanni Balli ed ha due figli: Teresa (1690) e Barbara (1692). Potrebbe trattarsi di una sorella o di una cugina di Giuseppe Agosti senior.

Nei documenti seicenteschi il cognome di Giuseppe diventa Augusti anziché Agosti ma in quelli più antichi si trova nuovamente Agosti.

Nella generazione precedente a Giuseppe ci sono due Augusti: Domenico, che si sposa nel 1660 [13] con Barbara Roveri di Alessandro, e Giuseppe, che si sposa nel 1663 con Francesca Fabreti di Cristoforo e che troviamo citato anche nel 1652 come testimonio ad un matrimonio.
Non so quale dei due sia il padre di Giuseppe (anche se è probabile che sia Domenico) ma il fatto che entrambi siano figli di Matteo ci permette di continuare a risalire le generazioni.

Di Alessandro Roveri ho trovato anche i dati relativi al battesimo di suo figlio Francesco, nato nel 1628 [14], da cui si apprende che sua moglie si chiamava Caterina.

Stemma dei Roveri di FerraraNel Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara troviamo citata anche la famiglia Roveri della quale viene riportato lo stemma (d'argento alla rovere di verde) e viene detto che erano originari dal Friuli.
E' molto curioso che ciò venga detto sia per gli Agosti che per i Roveri che troviamo imparentati fra loro nei primi anni del XVII secolo. Ciò può far supporre che il loro trasferimento nel ferrarese risalisse a non moltissimi anni prima e che queste due famiglie provenissero dalla medesima zona.

Ho trovato anche il battesimo di due figlie di Matteo che sono Lucia (nata nel 1625) e Margherita (1628). Dal documento apprendiamo il nome della moglie di Matteo che è Domenica. Purtroppo a quell'epoca a Pontelagoscuro non si usava indicare né il cognome della madre del battezzato, né il patronimico del padre, cosa ci avrebbe fornito altre utili indicazioni, difficilissime da reperire altrove dato che Matteo è nato prima dell'inaugurazione del fonte battesimale della Chiesa di San Giovanni Battista (1609).

Ho trovato traccia di un Matteo Augusti che era un orefice ferrarese che si trasferì a Reggio Emilia ottenendone la cittadanza il 2 giugno 1638 [15]. Gli anni sono proprio quelli nei quali è vissuto il nostro Matteo Agosti ma, considerato che i suoi figli sono nati e cresciuti a Pontelagoscuro, appare difficile che si possa trattare della stessa persona a meno che non sia rimasto a Reggio solo per qualche anno.

Nello stesso periodo troviamo anche Arcangelo Agosti che potrebbe essere un fratello od un cugino di Matteo. Sposa Orsolina dalla quale ha sei figli: Giovanni (1621), Caterina (1622), Giovanni (1624), Caterina (1625), Violante (1629) e Giuseppe del quale ignoro l'anno di nascita ma che si trova citato, nel 1653, come testimonio ad un matrimonio.

I Mastellari

Nel libro delle Cresime troviamo anche quella di Eurosia Zanchetti (bisnonna paterna di mio bisnonno) che è avvenuta nel 1774 quando Eurosia aveva 19 anni ed apprendiamo il nome della sua mamma che era Rosa Mastellari. Questa è l'unica citazione del cognome Mastellari che ho trovato finora nell'Archivio Parrocchiale di Pontelagoscuro e ciò mi fa pensare che Rosa Mastellari fosse di un altro paese che, considerato che la madrina alla Cresima di Eurosia è di Vigarano Mainarda, potrebbe essere proprio quest'ultimo.

Bisogna, però tener presente che quella dei Mastellari è un'antica famiglia nobile di Pieve di Cento dove, in piazza Andrea Costa al numero 10, proprio di fronte al Municipio, esiste ancora l'antico Palazzo Mastellari che ora ospita la Pinacoteca Civica. Il cognome deriva dall' Arte dei Mastellari di Ferrara il cui statuto risale al 1382 [16] ed è conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara.

Quella dei Mastellari di Pieve di Cento fu una nobile famiglia di notai e possidenti qui insediatasi fin dal XV secolo ma che diceva di essere di origine ferrarese. Erano fedeli al Papa, tanto che uno di essi, Giuseppe, nel 1598, fu insignito del titolo di Conte Palatino da papa Clemente VIII. Anche nel bolognese, a Castel d'Argile, vi erano varie famiglie Mastellari ma non si trattava di nobili bensì di muratori e capomastri.

Tra i Mastellari di Pieve di Cento vengono ricordati Francesco Maria che, nel 1641, portò a Pieve di Cento i Padri Scolopi e che ebbe rapporti con il Guercino al quale ordinò alcuni quadri e Sirano Mastellari che fu notaio e che scrisse delle memorie sulla guerra di papa Giulio II dall'anno 1509 fino al 1512.

Stemma dei Mastellari di Pieve di CentoMagda Barbieri ha scritto un interessante libro sulla storia del Mastellari di Castello d'Argile [17] nel quale dà anche alcune notizie sui Mastellari di Pieve di Cento dove, nel 1463, vive Bartolomeo Mastellari che si dichiara, però, di origine ferrarese. Viene riportata anche l'immagine dello stemma di questi Mastellari, inserita in uno scudo a forma di testa di cavallo.

L'immagine non è a colori ma ha i tratteggi tipici in uso dell'araldica per cui non è stato difficile disegnare lo stemma, anche se ho preferito inserirlo nel normale scudo sannitico in uso in Italia. Più difficile è scriverne la descrizione che potrebbe essere: trinciato in banda d'oro doppiomerlata di rosso e dello stesso; nel 1° sei stelle d'oro a sei raggi disposte 3,2,1; nel 2° di rosso.

Stemma dei Mastellari di CentoIntorno alla metà del XVI secolo un ramo della famiglia si trasferì a Cento dove adottò un diverso stemma. Anche di questo stemma ho visto solo l'immagine in bianco e nero ma in questo caso i tratteggi non erano chiari per cui non sono del tutto sicuro dei colori, specie dell'oro nella prima partizione e del colore delle stelle.
La descrizione invece è relativamente facile da scrivere: partito; alla fascia d'azzurro portante tre gigli d'oro; nel 1° d'oro alle sei stelle a sei raggi dello stesso poste 3,3; nel 2° d'argento al sole d'oro nascente dal cantone sinistro della punta.

Stemma dei Mastellari di Padova e di Ferrara Vi era una famiglia Mastellari nobile anche a Padova ed il suo stemma era: troncato di argento e di nero, caricato il primo con tre stelle a sei raggi di rosso poste in fascia, colla bordura dell'uno dell'altro [18].
Di questa famiglia vengono ricordati Martino de' Mastellari che, nel XV secolo, era Giudice del Maleficio (cioè si occupava di indagini criminali) a Crema (che allora faceva parte della Repubblica Veneta), Luigi Mastellari che pubblicò, nel 1549, Stanze della giostra fatta in Padova e Jacopo Mastellari frate minore in Padova che dipinse una pala d'altare rimasta incompiuta per la sua morte.

I Mastellari sono citati anche nel Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara dove però viene detto che erano oriundi da Padova ed infatti viene riportato il medesimo stemma. Vengono ricordati Vincenzo (1613), Francesco (1649) e Giuseppe (1658) che furono consiglieri del 2° ordine.

Non so a quale di queste famiglie appartenesse Rosa Mastellari ma, quanto dico più avanti su suo marito, Vincenzo Zanchetti, rende leggermente più probabile che fosse di Pieve di Cento.

Gli Zanchetti

Eurosia Zanchetti è la bisnonna paterna di mio bisnonno ed è sorella di Luca e Domenico Zanchetti che sono i commercianti di Pontelagoscuro citati dal Dolcetti [19] quando, nel marzo del 1801, a diciotto mercanti di Pontelagoscuro viene imposta una tassa di guerra ed i Fratelli Zanchetti devono pagare 150 scudi.

Gli Zanchetti si imparentano anche con l'altro ramo dei Cavallari, infatti Giuseppe Giovanni Francesco Cavallari, figlio di Nicolò e fratello minore dell'Antonio marito di Elisabetta, sposa Maria Zanchetti figlia di Luca.

Nell'Archivio Parrocchiale di Pontelagoscuro il cognome Zanchetti compare solo nella seconda metà del XVIII (più precisamente nel 1774) quando troviamo svariate persone con questo cognome. Dai numerosi collegamenti tra loro si può supporre che siano stati Vincenzo Zanchetti e Rosa Mastellari coloro che si sono trasferiti a Pontelagoscuro.

I loro figli sono i due fratelli Zanchetti: uno è Domenico che sposa Anna Maria Scaranari e che ha tre figli: Maria Teresa (1772), Vincenzo (1775, che sposa Annunziata Covi ed ha una figlia a cui mette nome Maria) ed Angela e l'altro è Luca che sposa Caterina Brazoli di Luca da cui ha un figlio, Agostino (1777) e poi, una volta rimasto vedovo, si risposa con Barbara Scaranari da cui ha una figlia, Maria (1783), che è quella che sposa Giuseppe Giovanni Francesco Cavallari, figlio di Nicolò. Ci sono poi tre femmine che sono Rosa, Elisabetta e la stessa Eurosia, mia antenata.

Nell'Archivio Parrocchiale troviamo citate anche una Anna Maria ed una Barbara Zanchetti, come madrine in due diverse Cresime, ma è molto probabile che si tratti delle mogli di Domenico e Luca per le quali si è usato il cognome da sposate tanto più che, in un caso, si trattava della Cresima di una figlia di Paola Scaranari.

Quella degli Scaranari dovrebbe essere una famiglia di Francolino dove troviamo, nel Catasto Carafa, Paolo Scaranari come proprietario di due possessioni dette La genesina e Li stecchi.

Dal censimento del 1853 [20] apprendiamo che, a quella data, Maria Zanchetti, figlia di Luca che è deceduto e che è definita possidente, ha 68 anni, è vedova e vive con le figlie Rita, che è nubile e Luigia, che ha sposato Alessandro Munari, agente di commercio ed ha due figli, in una casa sulla piarda del Po.

Nella casa accanto vive Gaetano Zanchetti, che è anch'egli possidente, ha 44 anni, Ha sposato Beatrice Vecchi fu Ercole (nata nel 1806) ed ha avuto due figli: Giorgio (di 22 anni) ed Edoardo. Per quest'ultimo, che ha 12 anni, nel campo dove scrivere la professione, è indicato studente in Ferrara, il che mostra che quella degli Zanchetti era una famiglia benestante dato che sono pochissimi i bambini per i quali è indicato ciò.
Di Gaetano Zanchetti viene detto fu Vincenzo; considerato che, nel 1853, ha 44 anni suo padre Vincenzo dovrebbe essere il figlio di Luca Zanchetti.

Nello Stato delle Anime del 1858 [21] compare di nuovo Gaetano il cui cognome, stranamente, viene indicato come Zanchetta. Nel frattempo è diventato vedovo e con lui vive suo figlio Giorgio mentre Edoardo non compare, non so se perché deceduto o se, più probabilmente, trasferitosi altrove per proseguire gli studi.

Nel Catasto Gregoriano a Francolino [22] il cognome Zanchetti rimane immutato mentre a Pontelagoscuro [23] le stesse persone sono indicate come Zanchetta, solo a Barbara Scaranari viene lasciato Zanchetti come cognome del marito.

E' quindi pressoché certo che l'Edoardo Zanchetta, che il 23 luglio 1860, mentre si reca da Ferrara a Pontelagoscuro, viene rapinato, a mano armata, di 36 baiocchi, non sia altro che l'Edoardo figlio di Gaetano Zanchetti. La giustizia si muove rapida e severa: il 25 giugno 1861, il grassatore, tal Claudio Marzola abitante a Mizzana, viene condannato a dieci anni di lavori forzati ed il 5 febbraio 1862 viene rigettato il suo ricorso in Cassazione [24].

Non so da quale paese provenisse Vincenzo Zanchetti ma ci sono vari indizi che fanno pensare al bolognese. Qui infatti il capitano Giovanni Battista Zanchetti, il 10 giugno 1675, comprò, per 25.000 lire, l'antica casa dei Crescenzi sita al 2604 di San Donato (attuale via Canonica) ed allora proprietà di Giuseppe Maria Zaniboni (rogito Antonio Bertolotti).
Successivamente la famiglia si trasferì a Ferrara e nel 1784, rivendette la casa di Bologna ad Enea Caprara per 30.000 lire [25].

Il capitano Giovanni Battista Zanchetti aveva dei terreni a Castagnolo Maggiore (l'attuale Castel Maggiore) dove, nel 1664, fu trovato un cippo funerario romano di un certo Tito Fadio. Il cippo rimase proprietà della famiglia Zanchetti fino a quando un pronipote del capitano, che si chiamava proprio Vincenzo Zanchetti, lo donò (probabilmente nel 1811) al Museo delle Antichità della Regia Università di Bologna [26].

L'8 aprile del 1714 Giovanni Battista Zanchetti, assieme a Nicolò Zanchetti, vendette alla famiglia Magnani le case e l'osteria che possedeva sulla riva sinistra del Navile [27]. E' molto curioso che 264 anni dopo io sia andato ad abitare a pochi metri da quelle case (ma sulla riva destra del Navile) rimanendovi poi per più di vent'anni.

Stemma degli Zanchetti di BolognaLo stemma degli Zanchetti di Bologna era: d'azzurro con un leone rampante di oro tenente nella destra una foglia di palma di verde su di un monte a 3 cime di verde uscente dalla punta con 3 stelle a sei raggi d'oro poste 1,2 su azzurro e capo d'Angiò [28].

Gli indizi che legano la famiglia Zanchetti di Bologna a quella di Pontelagoscuro sono quindi il trasferimento a Ferrara, avvenuto nella seconda metà del XVIII secolo come quello del nostro Vincenzo a Pontelagoscuro, la vicinanza fra Castel Maggiore e Pieve di Cento da dove (forse) proveniva Rosa Mastellari e l'uso del nome Vincenzo. Il Vincenzo che dona il cippo però non può essere il Vincenzo Zanchetti trasferitosi a Pontelagoscuro perché, alla Certosa di Bologna, si trova la tomba di Vincenzo Nicola Zanchetti, morto nel 1812 a 72 anni di età [29]. Era quindi nato nel 1740 e pertanto non può essere il padre di Eurosia Zanchetti che è nata nel 1755 e che sappiamo essere già morto quando, alla fine del 1779, si sposa sua figlia [30].

Che questo Vincenzo non si sia spostato dal bolognese lo si può supporre anche dal fatto che, nel settembre 1764, nel palazzo degli Aldrovandi detto di Camaldoli che si trovava fuori porta Santo Stefano, svariati nobili bolognesi portarono in scena l'Alzira (si tratta di un dramma di Voltaire) ed il Mitridate (vi sono stati vari dramma in musica con questo titolo, qui probabilmente si tratta di quello del bolognese Giuseppe Aldrovandini) e fra questi nobili vi era anche Vincenzo Zanchetti [31].
Gli Aldrovandi avevano stretti rapporti anche con la famiglia Mastellari e questo è un ulteriore indizio che lega la famiglia Zanchetti di Bologna a quella di Pontelagoscuro.

Inoltre, quando Vincenzo donò la stele romana al museo, aveva ancora il dominio diretto dei terreni a Castagnolo Maggiore e ne aveva ceduto il dominio utile ad Antonio Vaccari, il che significa che ne era ancora il proprietario ma che, in cambio di una rendita, li aveva affittati a lungo termine a qualcuno che li usava come fossero propri (si tratta del cosiddetto contratto di livello).

Questo Vincenzo Zanchetti bolognese lo troviamo citato anche in due bandi emessi a Bologna. Il primo è del 29 agosto del 1771 [32] e Vincenzo ne è uno dei firmatari in qualità di Priore dei Signori Tribuni della Plebe, il secondo è del 30 marzo 1791 [33] e vi si intima a chi pascolava animali di non entrare nei terreni dei fratelli Vincenzo e Francesco Zanchetti.

Da questo bando apprendiamo che, alla fine del XVIII secolo, gli Zanchetti bolognesi possedevano terreni non solo nel contado di Bologna ma anche in quelli di Castagnolo Maggiore, Maccaretolo, San Vincenzo, Galliera e Massumatico. Appare quindi evidente che a Ferrara si era trasferito solo un ramo della famiglia e non tutti i discendenti del capitano Giovanni Battista Zanchetti.

Lo Spreti, oltre a descrivere lo stemma, cita due Zanchetti dicendo che Gaetano fu iscritto alla nobiltà di Bologna nel 1774 e Carlo di Pier Francesco fu iscritto al libro d'oro nel 1822; però, leggendo il Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara, la situazione si complica.

Vi troviamo infatti scritto che il capitano Giovan Battista del conte Giovanni ottenne la cittadinanza ferrarese nel 1684. Suo figlio Giovanbattista si laureò in legge, presso l'Università di Ferrara, nel 1718. Il conte Nicolò sposò la contessa Francesca Gregori, nobile ferrarese e fu padre del conte Francesco che ebbe tre mogli delle nobili famiglie Muzzarelli, Cicognara (si tratta di Anna Cicognara, la cui epigrafe si trova alla Certosa di Ferrara [34]) e Mirogli.

Sembrerebbe quindi che fosse sbagliata l'indicazione del 1784 per la vendita del palazzo ex-Crescenzi di Bologna e che l'anno giusto fosse il 1684 ma in realtà così non è perché il capitano Giovan Battista del conte Giovanni ottenne la cittadinanza ferrarese nel 1684 pur continuando a vivere nel bolognese.

La confusione nasce quindi dal fatto che la famiglia Zanchetti fu sempre legata a Ferrara e a Bologna contemporaneamente. Sono in contatto con un ricercatore bolognese che sta facendo un grosso lavoro su questa famiglia e dal quale ho avuto molte notizie interessanti anche se, finora, non hanno permesso di scoprire se gli Zanchetti miei antenati facciano parte di questa famiglia.

Il capostipite dei Zanchetti, secondo l'albero genealogico, realizzato dal Carrati e conservato nella sala manoscritti dell'Archiginnasio di Bologna [35], fu Giovanni Battista da Ferrara.
In realtà Giovanni Battista nasce nel 1601 a Malalbergo da Battista e Camilla ma scorrendo il libro dei battesimi della chiesa di Sant'Antonio Abate di Malalbergo si vede che i primi Zanchetti sono stati battezzati intorno al 1580 per cui è lecito supporre che il padre di Giovanni Battista provenisse effettivamente da Ferrara, allora ancora in mano agli Estensi.

Considerato che suo nipote, chiamato come lui Giovanni Battista verrà sempre indicato con l'epiteto di il Capitano e che tutti i discendenti del Capitano hanno seguito la carriera militare, si può ulteriormente supporre che gli Zanchetti fossero arrivati a Ferrara, in epoca imprecisata, da Fossombrone sul Metauro che, nel '500, era celebre per essere la patria di celebri condottieri mercenari che in certi momenti furono al servizio degli Este e dove questo cognome era ed è particolarmente diffuso.

Intorno al 1640 gli Zanchetti con l'aiuto di famiglie della fazione filopapale bolognese (i Gioannetti direttamente, e i Malvezzi e i Manzoli indirettamente) si trasferiscono a Castagnolo Maggiore (l'attuale Castel Maggiore) e a Bologna dove ricevettero per favore sì come solito incarichi militari al servizio dello Stato Pontificio. Giovanni Battista comanda dodici uomini della milizia di Corticella.

Troviamo nuovamente citati Giovanni Battista (e con l'indicazione da Malalbergo) nel 1662, quando Domenica Hortolani, che viveva a Castagnolo Maggiore, in una casa di sua proprietà, costretta a letto e piena di piaghe, fu risanata dalla Madonna del Crociale [36].

Giovanni, figlio del capostipite, viene creato Cittadino il 9 ottobre del 1658 mentre suo fratello Giacomo vive ancora vicino a Castagnolo Maggiore e precisamente a Sabbiuno come si apprende dal battesimo di sua figlia Camilla (1660) [37] che vive sempre lì anche al momento del suo matrimonio (1685) [38].

Molte altre notizie sugli Zanchetti che vissero in questo periodo le troviamo nel libro di don Enrico Rizzo [39], basato in gran parte su di un antico manoscritto di don Francesco Mignani, conservato presso l'Archivio Parrocchiale di San Marino di Bentivoglio [40].

A Castagnolo Maggiore, dalla parte della chiesa parrocchiale c'erano i Casini Zanchetti, Calzolari, Ratta e Gherardi. Il podere degli Zanchetti si trovava a nord-est della chiesa parrocchiale e comprendeva il luogo dove sorgeva un'antichissima chiesa con annesso un monastero appartente alle suore dette di Santa Maria della Fontana.

Durante la visita pastorale del 14 maggio 1685, l'incaricato va dalla capellula s. Petri, modo penitus diruta e decide che i signori Zanchetti, che ne sono i proprietari, dovranno ricostruirla o portarne i materiali alla chiesa e porre qui una croce,

L'oratorio di San Pietro viene demolito alcuni anni dopo dalla famiglia Bianchetti che, costruita una torre, vi rifece l'oratorio al piano terreno con una iscrizione sulla porta: D.OM M. / Zanchetam Domum febrariae Vetusta Bononia Transtulit Io. Baptista / Proavus Orto sibi Joahanne / ex Laura de Nappis uxore ... Iohannes Battista Pater divitiis auxit / ... Filiii ... supra petram Christi Apostolorum Principis / in paterno fundo aedificata hac Turri et Ecclesia ... consecrata Die XXVI Iuni Anno MDCL XXXXI.

Anche il figlio di Giovanni, chiamato Giovanni Battista come il nonno ed indicato sempre con l'epiteto di il Capitano vive sul territorio di Castagnolo Maggiore e lo troviamo citato da Don Rizzo che scrive Rifiutando il capitano Giambattista Zanchetti, capo molinaro di Molini Nuovi, il consueto annuo staio di frumento qual primizia dovuta al parroco, incominciò fra lui ed il Natali [trattasi di don Pietro Paolo Natali (parroco di Sabbiuno 1684-1697) N.d.A.] lunga lite che terminò il 17 ottobre 1689.

Il capitano Giovanni Battista Zanchetti è citato anche tra i compadroni degli archi del portico di San Luca e cioè tra coloro che hanno contribuito alla sua costruzione come compadrone dell'arco 210 [41].
Compadrone dell'arco 69 è Giovanni Battista Zanchetti, non so se sia sempre lui o si tratti di suo nonno che, essendo iniziata la costruzione del Portico di San Luca nel 1674, a quell'epoca poteva benissimo essere ancora vivo avendo 73 anni.

Nel 1719 gli Zanchetti acquistano un altra casa a Bologna. Gli acquirenti sono tre nipoti del Capitano Giovanni Battista Zanchetti e precisamente Don Giovanni Battista, Nicolò, anch'egli capitano dell'Arcivescovo e che sposa la ferrarese Francesca Gregori ed Alberto Gaetano Zanchetti.

La casa, che si trovava nella zona a destra di Strada Maggiore (venendo dalla porta), passato Borgo Novo, era indicata dal numero 270 ed era stata in passato di proprietà dei Magnani del ramo che fu erede Luzzari, dove abitò il senatore Enea del fu capitano Vincenzo Magnani.
Gli Zanchetti l'acquistarono l'8 aprile 1719 dal senatore Paolo Magnani per 10.000 lire (rogito Francesco Maria Fabbri) ma poco dopo, passò ad Ercole Chierici, che poi la vendette a Nicola Turioli [42].

I problemi nascono anche dalla propensione della famiglia Zanchetti ad usare sempre gli stessi nomi. Anche a Ferrara infatti troviamo gli stessi nomi che si trovano a Bologna; oltre ai nomi già detti, vi sono anche un conte Carlo Zanchetti ed il suo fratello Francesco citati, nel 1819, in una sentenza della Sacra Rota a proposito di un problema relativo ad una dote [43].

Una ulteriore complicazione nasce dall'intercambialità del cognome Zanchetti con Zanchetta. Infatti, nell'Archivio Bentivoglio [44], troviamo un documento del 5 dicembre 1768 dove si afferma che le vedove Caterina Salara e Giovanna Visentini, abitanti a Ponte Lagoscuro e nel Barco Bentivoglio, vendevano vino al minuto senza averne diritto.

Come testimoni vengono citati Giovanni Chiarelli e Vincenzo Zancheta [sic]. Quest'ultimo non doveva essere una persona dappoco perché, in un'epoca in cui la maggioranza delle persone era analfabeta, sapeva leggere e scrivere dato il documento riporta la sua firma autografa.

Di lui viene detto che era della parrocchia di Mizzana e che era figlio del fu Domenico. Considerato che il nostro Vincenzo Zanchetti chiama Domenico il suo primogenito e che abbiamo visto come Zanchetti e Zanchetta fossero intercambiabili, non è impossibile che si tratti della medesima persona che sarebbe quindi giunta a Pontelagoscuro da molto più vicino che da Ferrara o Bologna.

Questa intercambiabilità fra i due cognomi nasce probabilmente dal fatto che Zanchetta era un cognome esistente in Veneto e quindi anche nella Transpadana ferrarese ma si tratta di due cognomi dalle origini ben diverse: il cognome Zanchetta deriva da una antica e nobile famiglia di Bassano [45] mentre il cognome Zanchetti, come già detto, deriva da una famiglia, anch'essa nobile, originaria del bolognese.

E' quindi molto difficile dire quale sia l'ipotesi giusta ma questa propensione ad usare sempre gli stessi nomi, se da un lato crea problemi, dall'altro rende più probabile che il mio antenato, Vincenzo Zanchetti, derivasse dagli Zanchetti d'origine bolognese anche se, forse, ci sono stati svariati passaggi intermedi. .

Del resto non è affatto impossibile che anche Vincenzo Zancheta, che era della parrocchia di Mizzana e che era figlio del fu Domenico, appartesse alla famiglia Zanchetti di cui abbiamo parlato e che a Zerbinate vicino a Bondeno possedeva un Oratorio dedicato a Sant'Antonio da Padova che crollò, nel 1839, a seguito di una alluvione del Po [46].


[1] - Francesco Pasini e Ferruccio Frassoni - Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara - originale 1914 - ristampa anastatica Edizioni Arnaldo Forni, Bologna 1997.   <<

[2] - Goffredo di Crollalanza - Enciclopedia araldico-cavalleresca - Prontuario Nobiliare - presso la direzione del Giornale araldico - Pisa, 1876-77 (ne esiste anche una ristampa anastatica di duecento esemplari numerati, realizzata da Arnaldo Forni Editore di Bologna nel 1964 ed altre successive).   <<

[3] - Vittorio Spreti - Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi. Riconosciute dal R. Governo d'Italia - Milano, 1928-1935.   <<

[4] - Antonio Manno - Il patriziato subalpino : notizie di fatto, storiche, feudali ed araldiche desunte da documenti - Volume 1 - Stab. Tip. Giuseppe Civelli - Firenze, 1895.   <<

[5] - Liber Confirmatorum 1718-1811 dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[6] - Catasto Carafa - compilato nel 1779 per la tassazione dei terreni dei tre comprensori del Polesine di Ferrara, di San Giorgio e della Transpadana Veneta - è conservato presso i Consorzi di Bonifica del I e II Circondario - nel 2005 è stato digitalizzato su DVD-ROM.   <<

[7] - Il contratto di livello risale al medioevo e si tratta di un tipo di contratto dove grandi proprietari laici od enti religiosi concedevano in locazione i propri terreni con affitti a lunghissimo termine, lasciando poi il livellario libero di gestirli come se fossero propri.   <<

[8] - Liber Mortuorum - 1743-1746 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[9] - Archivio di Stato di Ferrara - Archivio Notarile - Notaio Giuseppe Antonelli - M. 1628, p. 2 (1786 - 1790).   <<

[10] - Liber Confirmatorum - 1707 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[11] - Liber Baptismorum - 1682-1690 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[12] - Liber Baptismorum - 1691-1695 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[13] - Liber Matrimoniorum - 1648-1665 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[14] - Liber Baptismorum - 1623-1630 - dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[15] - Teatro Municipale di Reggio Emilia - Un santuario e una città: manifestazioni celebrative del 3° centenario dell'incoronazione della Madonna della Ghiara, 1674-1974 - Editore Teatro Municipale - Reggio Emilia, 1974.   <<

[16] - Roberta Iotti ed Ernesto Milano - Gli Estensi: la corte di Ferrara - Il bulino - Modena, 1997.   <<

[17] - Magda Barbieri - I Mastellari: da Argile alle Americhe - Siaca Arti Grafiche - Cento, 2011.   <<

[18] - Johannes Baptista Rietstap - Armorial général de J. B. Rietstap. Supplément [3 et 4] par V. Rolland - Institut héraldique - Paris, 1907.   <<

[19] - Antonio Dolcetti - Le cronache di Pontelagoscuro a cura di Roberto Balzani - Edizioni Analisi srl - Bologna, 1993.   <<

[20] - Archivio delle Delegazioni (Pontelagoscuro) Busta 57 Anno 1853 - presso Archivio Storico Comunale di Ferrara   <<

[21] - Stato delle Anime - 1858 dell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni Battista a Pontelagoscuro.   <<

[22] - Archivio di Stato di Roma - Fondo della presidenza del censo - Catasto Gregoriano - Ferrara, brogliardi di Francolino. (consultabile anche tramite Internet nell'ambito del Progetto Imago).   <<

[23] - Archivio di Stato di Roma - Fondo della presidenza del censo - Catasto Gregoriano - Ferrara, mappa e brogliardi di Pontelagoscuro. (consultabile anche tramite Internet nell'ambito del Progetto Imago.   <<

[24] - Collezione Officiale delle sentenze della Corte di Cassazione del Regno - Società tipografica della Gazzetta dei Tribunali - Genova, 1862.   <<

[25] - Giuseppe Guidicini - Cose notabili della città di Bologna - Volume II - Stabilimento Tipografico Monti - Bologna, 1869.   <<

[26] - Guida del forestiere al Museo delle Antichità della Regia Università di Bologna - Tipografia Lucchesini - Bologna, 1814.   <<

[27] - Giuliano Malvezzi Campeggi ed Armando Antonelli - Magnani: storia, genealogia e iconografia - è il terzo volume di Famiglie senatorie di Bologna - Studio Costa - Bologna, 2002.   <<

[28] - Vittorio Spreti e Giustiniano Degli Azzi Vitelleschi - Supplemento a l'Enciclopedia Storico-nobiliare Italiana - fa parte di Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. governo d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abbazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti - Milano, 1936.   <<

[29] - Specimen alterum iscriptionum coemeterii bononiensis - Ex Typographia Iosephi Lucchesinii - Bologna, 1815.   <<

[30] - Archivio di Stato di Ferrara - Archivio Notarile - Notaio Contughi Scannabecchi Agricola - M. 1609, p. 2 (1779 - 1796).   <<

[31] - Corrado Ricci - I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII - Successori Monti editori - Bologna, 1888.   <<

[32] - Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna - Raccolta dei bandi Merlani - R.M. LVIII antica 292.   <<

[33] - Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna - Raccolta dei bandi Merlani - R.M. LXVI antica 32.   <<

[34] - Nuova raccolta di epigrafi italiane di autori diversi - Presso Vincenzo Poggioli - Roma, 1828.   <<

[35] - Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna - Fondo Baldassarre Antonio Maria Carrati - Busta 6, n. 124.   <<

[36] - Antonio Paolo Masini - Bologna perlustrata - Terza Impressione - per l'erede di Vittorio Benacci - Bologna, 1666.   <<

[37] - Archivio della Parrocchia di San Savino in Corticella - Liber Baptismorum - 1660.   <<

[38] - Archivio della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Sabbiuno di Piano - Liber Matrimoniorum - 1685.   <<

[39] - Enrico Rizzo - L'antica Pieve di San Marino e i suoi Comuni - grafiche dell'Artiere - Bologna, 1989.   <<

[40] - Don Francesco Mignani - La Pieve di San Marino - manoscritto conservato presso l'Archivio Parrocchiale di San Marino di Bentivoglio - 1815.   <<

[41] - Giuseppe Guidicini - Miscellanea Storico-Patria Bolognese - data alle stampe dal figlio Ferdinando - Tipografia G. Monti - Bologna, 1872.   <<

[42] - Giuseppe Guidicini - Cose notabili della città di Bologna - Volume III - Tipografia dei Compositori - Bologna, 1870.   <<

[43] - Nicolai Salvatori - Sacrae Rotae Romanae Decisiones coram R.P.D. Jo. Francisco Marco et Catalan - Tomus Primus - Typis Vincentii Poggioli - Roma, 1829.   <<

[44] - Archivio di Stato di Ferrara - Archivio Bentivoglio - Stato Patrimoniale - Libro 279, 15.   <<

[45] - Francesco Schröder - Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nella Province Venete, Volume II - Dalla tipografia di Alviso Poli - Venezia, 1831.   <<

[46] - Archidiocesis Ferrariensis - Cenni storici su Enti Ecclesiastici, Parrocchie e Chiese non parrocchiali dell'Arcidiocesi Ferrara-Comacchio - Ferrara, 1990.   <<


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