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Andrea Cavallari - Vacanze dedicate, tutte o in parte, alle immersioni subacquee


1977 - Capraia

Nel settembre del 1977 il Gruppo Subacqueo Ferrarese organizzò una vacanza collettiva per i soci a Capraia. Si sarebbe stati in campeggio, si sarebbero portati molti bibombola ed il compressore per ricaricarli. In vari avrebbero messo a disposizione i loro gommoni e saremmo stati divisi in vari equipaggi.

Allora il traghetto per Capraia c'era solo in alcuni giorni della settimana per cui siamo partiti mercoledì sette. Io ero con la mia Golf stracarica e con anche il portapacchi sul tetto. C'erano altre due auto stracariche, due con dei grossi gommoni sul tetto e due con dei carrelli-rimorchio. Arrivati a Livorno abbiamo imbarcato le macchine su traghetto anche se a Capraia sarebbero state pressoché inservibili dato che le strade dell'isola erano lunghe in tutto un chilometro e mezzo ma era impensabile scaricare tutto il materiale per lasciare le macchine a Livorno.

Il mio equipaggio comprendeva Franco ed Enrico che era il proprietario del gommone che avremmo usato e che era il più piccolo fra tutti e per di più dotato di un motore da appena due cavalli. Entrambi erano più giovani di me ma alquanto in forma: Enrico era istruttore sub e Franco, che faceva gare di nuoto pinnato, aveva da poco attraversato lo stretto di Messina.

Capraia mi è subito piaciuta molto: è un'isola rocciosa, alta sul mare e con le coste dirupate. Poco sopra il porto vi sono alcuni pini marittimi cresciuti appoggiati alla roccia su ripidi pendii coperti da arbusti e macchia mediterranea. Mi sono piaciuti molto e non so perché ma questo panorama mi ricorda i romanzi di Verne ed i marinai dall'aria decisa e dalla maglia a righe orizzontali. Forse da bambino avevo un libro con una immagine simile a questi panorami.

Dato che abbiamo un gommone molto piccolo, c'è il problema di come portare l'attrezzatura da sub per tre persone e poi indossarla. Risolviamo brillantemente il problema mettendoci le mute addosso prima di partire e poi stando allineati come fiammiferi in una scatola con la testa da un lato del gommone ed i piedi che sporgono da quella opposta.

Il primo giorno esploriamo la parte nord dell'isola che allora era ancora interamente occupata dal carcere pensando, erroneamente, che proprio la presenza dal carcere faccia sì che i pesci siano stati meno insidiati. I posti comunque sono stupendi e l'acqua del mare è straordinariamente limpida.

Nei giorni successivi andiamo a sud dove c'è più pesce e dove tutti i giorni, fra tutti e tre, si prende abbastanza pesce da mangiare alla sera. I polpi sono quelli che vengono presi più facilmente e ci facciamo più volte degli ottimi spaghetti al polpo. Viene preso anche un grongo ed una murena che puliamo accuratamente e che è veramente saporita.

L'11 ci dividiamo e salgo sul gommone di un altro subacqueo. Pesco ancora in apnea e mi succede che, mentre sto togliendo dall'asta del fucile un pesce che ho preso, mi sfugge la punta dell'arpione che avevo svitato. Per non perdere anche il pesce non cerco di prenderlo ma mi limito a seguirne la caduta vedendo che finisce su di una masso largo e piatto che è sotto di me.

Scendo poi a cercarlo in apnea ma la superficie del masso è ricoperta da una vegetazione alta qualche centimetro e non è facile trovarlo. Salgo e scendo più volte e mi secca scoprire che non riesco a permanere sul fondo così a lungo come avrei voluto. Attribuisco la cosa al fatto che negli ultimi anni non ho avuto modo di fare attività subacquea: nel 1973 dovevo laurearmi, nel 1974 e nel 1975 ero militare e nel 1976 avevo cambiato lavoro proprio il due di agosto facendo così saltare la vacanza a Filicudi già organizzata.

Sul gommone c'era un bibombola e così lo prendo per cercare la punta dell'arpione che non ero riuscito a ricuperare in apnea. Quando sono sul masso guardo il profondimetro e scopro che mi trovo a 15 metri di profondità. Allora la mia forma non è così cattiva ed è del tutto logico che non riesca a stare più di un minuto sul fondo!

La torre dello Zenobito, al di sopra all'omonima Punta, a Capraia nel 1977Il giorno successivo andiamo tutti assieme a Punta dello Zenobito che è all'estremità sud di Capraia. Questa zona è stupenda anche fuori dall'acqua: subito prima della punta c'è Cala Rossa che, pur essendo contigua a Punta dello Zenobito, ha rocce e colori diversissimi, infatti c'è un tratto di parete completamente color rosso scuro ed un altro tratto, sempre dello stesso colore, ma fatto in strisce orizzontali.

Questa volta non pesco ma faccio una lunga immersione con le bombole stando sempre fra i 20 ed i 25 metri osservando le pareti rocciose. Ci sono varie rose di mare dai colori stupendi che però sono tali finché sono vive: se le si raccoglie i colori svaniscono rapidamente e la loro bellezza se ne va.

Poi, assieme ad Enrico e Franco, salgo fino al torrione che svetta sopra alla punta. Ora è proibito avvicinarsi al torrione perché è diventata zona di nidificazione del raro gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) ma allora il gabbiano non c'era e quindi non c'era nemmeno il divieto. La salita è una sfacchinata tremenda anche perché ho dei sandali da mare e non delle calzature adatte. Il panorama però è notevole ed il nostro gommone, che è di un giallo vivo, si vede bene ma lontanissimo.

Panorama dalla torre dello Zenobito; il piccolo gommone giallo è il nostro Torniamo ancora a Punta dello Zenobito che c'è piaciuta molto ma questa volta sono in apnea, porto con me il fucile ma gironzolo senza impegnarmi a dar fastidio i pesci, perché mi diverto di più ad osservare con calma gli abitanti del mondo sottomarino. Il mare non è mai stato del tutto calmo ma il 14 è decisamente agitato.

Gli altri non escono e noi, dopo vari tentennamenti, proviamo ad uscire senza attrezzature per vedere com'è il mare ma, appena fuori dal porto, si spegne il motore e non si riaccende più. Riusciamo a rientrare e ci ancoriamo all'interno. Al pomeriggio quindi lavoriamo sul motore che però non parte lo stesso.
Non vogliamo però rinunciare alla nostra immersione giornaliera e così facciamo un'uscita notturna partendo dal porto e stando sulla sinistra che è il lato più ripido e selvaggio. Vedo però solo un paguro e vari pesci piccoli.

Il giorno successivo si va tutti assieme alle Formiche. Noi abbiamo avuto in prestito un motore da 15 cavalli da un altro subacqueo che lo usa come motore di scorta per il suo grosso gommone e così il nostro gommoncino vola letteralmente scalpitando come un cavallo selvaggio e dobbiamo stare in due sulla punta per evitare che s'impenni.

Quando entro in acqua scopro che la mia maschera ha dei problemi e tende ad allagarsi. Faccio così poche immersioni e passo più tempo a guardarmi intorno. Le Formiche spuntano appena dall'acqua e si trovano a varie centinaia di metri dalla riva rocciosa subito ad est della punta nord di Capraia. Fantastico sui naufragi che possono essere avvenuti qui dato che una nave che arrivi col maestrale alle spalle e doppi il capo sperando di mettersi a ridosso dell'isola potrebbe facilmente finire contro le Formiche.

Effettivamente, vari anni dopo, si è scoperto che c'era stato un naufragio proprio in questo punto ma che, essendo accaduto in tempi molto antichi (circa il 150 avanti Cristo), tutti i suoi resti si sono consumati tranne alcuni oggetti finiti nella sottostante prateria di posidonie e che gli archeologi hanno ora ricuperato.

Avendo un motore come si deve possiamo tornare al campeggio a mangiare per uscire di nuovo nel pomeriggio. Ho cambiato la maschera e posso pescare in apnea e proprio quando stiamo quasi per tornare, prendo il pesce più grosso di tutta la vacanza: un bel grongo lungo oltre 4 spanne. Un po' mi dispiace perché i gronghi hanno un muso simpatico ma sono sempre belli grossi e se puliti come si deve, sono ottimi da mangiare.

Venerdì 16 facciamo l'immersione con le bombole più interessante perché andiamo a vedere un relitto di un aereo della Seconda Guerra Mondiale che si trova al largo del porto di Capraia. Provo così l'emozione di fare quello che viene chiamato un tuffo nel blu perché il fondo è a 52 metri di profondità e quindi, quando si scende, nonostante l'acqua sia limpidissima, intorno a sé si vede solo del blu.

L'aereo però non si trova sul fondo ma su di una specie di secca che sporge dal fondale per cui non scendo fino giù ma quando sono a 35 metri abbandono il cavo e vado in orizzontale per osservare bene il relitto dell'aereo. C'è solo lo scheletro che è inclinato in basso e va da 35 a 45 metri. Lo spettacolo è molto bello perché varie reti sono rimaste avvolte nell'aereo ed alcune di queste sono tenute sollevate dai galleggianti e formano una specie di baldacchino tutto attorno.

Nel pomeriggio, avendo ora un motore potente, accompagniamo due ragazze conosciute da Franco, a fare il bagno a Punta della Civitata. Quando siamo già al largo dello sperone su cui sorge la fortezza di San Giorgio ed abbiamo già doppiato Punta del Ferraione, vediamo che anche col motore più potente ad andare in cinque su quel gommoncino si va troppo piano. Allora Enrico, che non aveva tanta voglia di venire dice io torno indietro e si tuffa in mare col solo costume da bagno.

Noi ci allontaniamo con le ragazze che ridacchiano per un minuto circa e poi dicono scherzate vero?, noi chiediamo cosa intendano e ci spiegano quando lui si è tuffato stavate scherzando ed ora torniamo indietro a prenderlo. Quando diciamo che Enrico è perfettamente in grado di tornare a riva a nuoto e che non abbiamo alcuna intenzione di tornare a prenderlo, si preoccupano. Al ritorno Enrico è al campeggio e ci dice che non ha avuto alcun problema a tornare a nuoto ma poi, essendosi dimenticato a prendere i sandali, ha fatto una gran fatica a fare la salita scalzo.

Il giorno successivo vorremo tornare ad immergerci sulla secca del relitto ma il mare mosso dà fastidio ed allora doppiamo il Capo Teia, portandoci a ridosso e ci fermiamo alla punta prima di quella della Manza dove giro con le bombole a poca profondità e dove catturiamo viva una piccolissima aragosta per l'acquario marino del Gruppo Subacqueo.

Uno dei subacquei del nostro gruppo ha anche una cinepresa subacquea con un grande apparato di fari per fare abbastanza luce e quando fa delle riprese ha bisogno dell'aiuto di più persone. Vuole riprendere un subacqueo che scende in apnea e cattura una murena nascosta in una tana. Solo che quando la murena è colpita alla testa non viene trattenuta dall'arpione e come impazzita, si slancia fuori mordendo tutto quello che trova e passa tra le gambe dei subacquei che stavano facendo le riprese. La seguo ma si intana e non la troviamo più.

Quando è ora di partire c'è di nuovo il mare mosso. Ci si imbarca da un lungo molo che sporge in mare con il traghetto che si ormeggia alla punta. Ci viene detto di essere là presto perché può darsi che il traghetto non riesca a tenere gli ormeggi e debba partire prima che tutte le auto siano salite. Le macchine in attesa si dispongono lungo il molo già posizionate come poi dovranno stare nel traghetto.

Il tutto assomiglia molto alla partenza di una gara di Formula 1 e per la paura di non riuscire a salire, appena scende il portellone del traghetto, tutti partono come se si trattasse di una gara automobilistica con i marinai stupefatti che si affannano a far segno di rallentare. Riusciamo comunque a salire tutti e si torna a casa senza problemi.

Da molto tempo non ho più contatti con i subacquei che parteciparono a quella vacanza e se qualcuno di loro leggesse queste righe, avrei piacere di avere loro notizie.


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