Spazio per comunicazioni urgenti

Andrea Cavallari - Vela
 
2016 - Trek & Vela alle isole Ponziane


Premessa

Inizialmente era previsto di imbarcarci a San Felice Circeo ma successivamente si è deciso invece di partire da Procida che, anche se più lontana, è comunque facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici.

La barca che avremo a disposizione è un Sun Odyssey 45 con quattro cabine doppie e due bagni e che, come dice il nome, è lunga 45 piedi cioè circa 13 metri e mezzo ed è dotata di numerosi automatismi tra i quali il pilota automatico per cui, in questo viaggio, ho fatto di più il passeggero che il marinaio.

Luca, uno dei componenti del nostro equipaggio, ha girato un bel filmato artistico su questo viaggio e l'ha pubblicato poi su YouTube

Sabato 18 giugno 2016 - Bologna - Napoli - Procida

Ci troviamo tutti alla stazione di Bologna. Siamo in dieci compresi i due accompagnatori, Andrea e Federica. Partiamo con il treno delle 8 e 30 ed in sole tre ore e mezza siamo a Napoli.

Raggiungiamo la stazione della metropolitana che, non so perché, è relativamente distante da quella dei treni, passando per una grande sala attraversata, a varie altezza, da lunghe scale mobili, il che ricorda un po' i dipinti di Escher.

Qua e là vi sono grandi lumache di gomma, tutte colorate, che non so cosa rappresentino. In breve siamo al molo di Mergellina dove ci rifocilliamo un po' in attesa di prendere l'aliscafo per Procida.

Il ManùRacconto ai miei compagni di viaggio che è da tantissimo tempo che non m'imbarco da questo molo sulla linea per Procida e per Ischia, talmente tanto che, quando successe, in porto a Napoli c'era ancora una trireme della flotta di Cleopatra.

Può sembrare una straordinaria panzana perché, anche se sono vecchio (pardon: diversamente giovane), non potrei esserlo così tanto ma invece è verissimo: quando, il 31 dicembre 1962, mi imbarcai per Ischia in porto c'era ancorata una trireme della flotta egiziana in quanto si stava girando il famosissimo colossal Cleopatra con Liz Taylor e Richard Burton.

In breve siamo a Procida e ci rechiamo subito al porto turistico dove prendiamo possesso della nostra barca che si chiama Manù. Io sono nella cabina di poppa a dritta assieme a Luca di Milano.

La cabina ha una porta che dà direttamente nel bagno di dritta (che ha anche una porta che dà sulla dinette) che, a differenza di quello di sinistra, ha l'incredibile lusso di avere uno sciacquone come quelli di casa, cioè dove basta premere un bottone, quando, di solito, nelle barche a vela, per far funzionare uno sciacquone bisogna utilizzare una pompa a mano e muovere delle levette in un ben preciso ordine a scanso di disastri.

Andiamo poi in giro per Procida visitando la parte alta con la chiesa ed il bel panorama su Marina di Corricella e trovando un supermercato dove fare una grossissima spesa per rifornire la cambusa della barca.

Marina di Corricella a Procida

Alla sera, però, non stiamo a cucinare ma andiamo a cena da Fammivento di cui ci è stata magnificata la zuppa di crostacei che è veramente buona anche se facciamo fatica a convincere il cuoco a cucinarcela perché, essendo momentaneamente sprovvisto di canocchie, non vorrebbe prepararla perché dice che senza canocchie non è la stessa cosa.

Noi, comunque, mangiamo benissimo lo stesso. Mentre siamo nel ristorante si scatena un violento temporale ma, ora che è usciamo, è già finito tutto.

Domenica 19 giugno 2016 - Procida - Ventotene

Ci alziamo presto, andiamo a fare colazione in un bar vicino e salpiamo verso la lontana Ventotene. Dobbiamo percorrere quasi 30 miglia marine (oltre 50 chilometri). Issiamo la vela ma poco dopo il vento cala e siamo costretti ad accendere il motore per aumentare la poca spinta che ci dà la vela.

Il fondale del mare tra Ponza e Ventotene è solcato da una fossa chiamata Canale di Cuma e questa zona è molto frequentata dai cetacei, in massima parte delfini ma anche qualche balena.

Quando siamo poco meno che a metà strada, vediamo alcuni delfini saltare dall'acqua un centinaio di metri da noi ed alcuni di loro si staccano dagli altri e si dirigono velocissimi verso di noi, accostandoci a dritta.

Ne vediamo uno benissimo, a pelo d'acqua, che corre assieme a noi ma è un attimo: passa sotto la barca ed accelera scomparendo in un attimo. Tutti si è svolto molto in fretta e non c'è stato il tempo di scattare foto o fare riprese.

Arrivo a Ventotene

Arriviamo in vista di Ventotene e Santo Stefano. Quando siamo vicini alla costa, si avvicina un gommone il cui pilota ci chiede se vogliamo ormeggiare (a pagamento) nel Porto Romano ma preferiamo andare nel porto moderno dove è più comodo attraccare.

Ventotene è una piccola isola, poco più di due chilometri quadrati, di origine vulcanica. Il Porto Romano è un capolavoro di ingegneria antica interamente scavato dal tufo, dove si è immersi in un'atmosfera senza tempo.

Mangiamo a bordo e poi ci prepariamo al nostro primo trek. Dopo aver costeggiato il Porto Romano ed attraversato il piccolo paese, si comincia a salire. Scavalchiamo una prima collina e scendiamo su di una larga sella, da cui ci si affaccia sulla scogliera del Semaforo.

Si prosegue tra fichi d'india e ginestre ma il sentiero si fa meno chiaro e con parecchi rovi per cui vengo messo in testa io che sono l'unico ad aver indossato i pantaloni lunghi. Arriviamo al Monte dell'Arco (130 m.slm.), punto più alto dell'isola, e passiamo sul lato opposto dell'isola da cui si vede bene Santo Stefano e l'enorme carcere, fatto costruire dai Borboni e rimasto in funzione fino al 1965.

Punta dell'Arco a Ventotene Ergastolo a Santo Stefano

Si tratta di una costruzione molto strana: un semicerchio a più piani con dei portici nella parte interna. Era costruito così per far sì che una sola guardia, posta al centro del semicerchio potesse tenere d'occhio i 999 carcerati che vi trovavano posto.

Io lancio un'idea per diminuire il debito pubblico italiano: restaurare il carcere, riempirlo con 999 politici e far pagare tutti i cittadini che, a turno, vogliano stare un po' al posto di quella sentinella per ammmirare i politici in galera. Tutti dicono che si tratta di un'idea molto assennata.

Cala Nave a Ventotene

Scendiamo poi fino a Cala Nave, l'unica spiaggia dell'isola, dove ci fermiamo a fare il bagno. Nuoto fino all'isolotto più vicino osservando il fondale che appare abbastanza ricco di pesce.

Rientriamo al porto attraverso un'antica galleria scavata dai Romani e qualcuno fa notare che sta su da duemila anni ed io ribatto Aspetta a dirlo quando siamo usciti, non si sa mai che la galleria pensi "Finalmente, dopo duemila anni, ora posso crollare".

Una galleria scavata dai romani a Ventotene A Ventotene si mangia la murena!

Attraversiamo il Porto Romano e noto un ristorante che, tra i suoi piatti, serve anche la murena cosa che non mi era mai accaduta prima. Ho mangiato la murena più volte ma ho dovuta sempre pescarla da me, pulirla (e bisogna saperlo fare sennò rimane spinosissima) e cucinarla.

Le rovine di Villa Giulia a Ventotene

Prima di tornare alla barca, però, si sale ancora per vedere le rovine di Villa Giulia, dove fu posta al confino la figlia dell'imperatore Augusto. Nel salire vediamo un bel panorama sul porto moderno e nello scendere ci fermiamo in un bar per un ben meritato spritz.

Tramonto a Ventotene

Si cena in barca ammirando un bel tramonto con il sole che scende dietro alla villa romana mentre il cielo diventa tutto rosa.

Lunedì 20 giugno 2016 - Ventotene - Ponza

Si parte abbastanza presto, usciamo dal porto e costeggiamo il muraglione che lo chiude così posso ammirare i numerosi murales che lo adornano. Ieri avevo osservato quelli disegnati sulla parte interna del muraglione.

I murales all'estrerno del porto nuovo di Ventotene

Si passa davanti al paese ed all'imboccatura del porto romano e poi si costeggia Ventotene dal lato ovest. Osservo alcune rocce particolari. Ponza dista una ventina di miglia marine e arrivarci richiede il suo tempo perché anche oggi il vento è scarso.

La costa di Ponza

Verso mezzogiorno si vede bene tutta l'isola e ad ora di pranzo, siamo sotto costa. Ci ancoriamo all'Arco Naturale. Si tratta di un grande scoglio attraversato da un buco enorme a forma di arco. Lo scoglio è vicinissimo alla costa e ad una bella spiaggetta sassosa.

L'Arco Naturale a PonzaCi sono varie altre barche ancorate qui e parecchie persone in acqua ma sulla spiaggetta non c'è nessuno perché è proibito sbarcarvi a causa del pericolo dato dalla soprastante parete rocciosa dalla quale, ogni tanto, si staccano dei massi.

L'acqua non è caldissima ma si fa un bel bagno lo stesso. Nuoto a lungo e passo anche attraverso l'arco. Si riparte scattando foto e costeggiamo un tratto dove la parete rocciosa è formata da rocce bicolori.

Poco dopo siamo in vista del paese e più precisamente della località Giancos dove entriamo in porto, attracchiamo e ci prepariamo per la gita a piedi. Scendiamo a terra e prendiamo un autobus che percorre tutta l'isola e ci porta fin dove arriva la strada.

Si sale per un sentiero ed in breve siamo su di un altopiano chiamato Pian dell'Incenso. Percorriamo l'altopiano ammirando i bei panorami ed arriviamo fino a Punta Incenso proprio sopra allo stretto corridoio d'acqua che separa Ponza dal vicinissimo isolotto di Gavi che è piuttosto imponente perché alto un centinaio di metri.

L'isolotto di Gavi, vicino a Ponza. Sulla sfondo si vede PalmarolaGiriamo attorno alla punta per vedere meglio il panorama fino ad arrivare ad una balconata a picco sul mare. Si torna indietro con qualche difficoltà perché l'altopiano è solcato da numerosi sentieri, fatti dai cacciatori, che non portano da nessuna parte mentre noi, invece, dobbiamo imboccare quello che scende.

Si riprende l'autobus e si ritorna in paese ed alla barca dove viene a trovarci Domenico che è un socio di Trekking Italia che vive a Ponza dove gestisce una pensione e che dopodomani ci accompagnerà a visitare Zannone essendo lui anche una guida del Parco nazionale del Circeo di cui fa parte l'intera isola di Zannone.

Si cena in barca e poi alla sera c'è la grande festa del paese oggi infatti è San Silverio, patrono di Ponza [1]. I festeggiamenti sono grandiosi. Per un po' stiamo assieme poi ci si divide. Io non ho voglia di vagare al buio nella parte alta del paese e preferisco rimanere in riva al mare a sentire Fausto Leali che allieta la serata.

Prima che inizino i fuochi artificiali ci ritroviamo tutti alla barca da dove li ammiriamo comodamente. Sono strepitosi, infatti non solo durano tantissimo ma seguono anche l'andamento di alcune musiche classiche suonate in sottofondo.

Martedì 21 giugno 2016 - Periplo di Ponza

Oggi è prevista la salita al Monte Guardia. Ci alziamo con comodo e poi si parte. Saliamo rapidamente e ben presto siamo in vista della splendida spiaggia di Chiaia di Luna alla quale si arrivava attraverso una galleria scavata dai romani.

La spiaggia di Chiaia di Luna a Ponza

Ora però la spiaggia è chiusa per il pericolo della caduta di massi dalla parete rocciosa che la sovrasta e che alcuni anni fa uccisero due studentesse in gita. Si continua a salire con panorami bellissimi.

Sul Monte Guardia a Ponza

Arriviamo in cima abbastanza presto. Qui c'è un piccolo altopiano con una costruzione alquanto scassata che ospita due somari lasciati liberi, c'è la madre molto tranquilla ed il piccolino che dapprima ha un po' paura di noi ma poi si scatena e corre qua e là come se fosse contento di avere qualcuno con cui giocare.

Asinelli sul Monte Guardia a Ponza   Chiesetta sul Monte Guardia a Ponza

Attraversiamo il pianoro sommitale fermandoci a vedere una piccola chiesetta ed arriviamo in vista della Punta della Guardia su cui sorge l'omonimo faro. Cerchiamo un sentiero per poter scendere verso il faro ma non lo troviamo e torniamo indietro facendo il medesimo percorso dell'andata.

Il Faro della Guardia a Ponza

Una volta il paese ci spargiamo qua e là. Io mi mangio della buona pizza al taglio. Al pomeriggio togliamo gli ormeggi ed usciamo dal porto per fare il bagno in qualche caletta ma appena siamo un po' al largo ci accorgiamo che c'è vento e così facciamo l'intero giro dell'isola tutto a vela con grande soddisfazione.

Periplo di  Ponza a vela

Passiamo anche ai piedi del faro visto dall'alto stamattina e fino al quale non siamo riusciti a scendere. Costeggiamo tutto il lato ovest dell'isola e poco dopo le sei, abbiamo doppiato l'isolotto di Gavi e vediamo il paese in lontananza.

Finalmente abbiamo avuto del buon vento e questo ci ha permesso di fare una bellissima gita completando il periplo di Ponza interamente a vela. Abbiamo anche fatto dei tratti di bolina stretta [2], molto divertenti, con la barca tutta inclinata e quasi con la falchetta [3] in acqua.

Rientro a Giancos dopo il periplo di  Ponza a vela     Tramonto a Ponza

Si arriva in porto ed alle nove siamo tutti seduti a tavola ad un ristorante con vista sul porto. Da bere prendiamo del Faro della Guardia e del Fieno di Ponza (che, immagino , prenda nome dalla Punta del Fieno che abbiamo visto stamattina dall'alto) e mentre si cena, ammiriamo un bel tramonto che colora il cielo di rosa. Rimaniamo poi in giro per il porto ancora per un bel po'.

Mercoledì 22 giugno 2016 - Ponza - Zannone - Ponza

Aspettiamo che arrivi Domenico e si parte. Ci dirigiamo verso Zannone dove arriviamo poco dopo le undici. Bisogna scendere a terra pochi alla volta col tender e la cosa richiede tempo perché bisogna fare parecchi viaggi ma soprattutto perché il tender dà parecchi problemi: entra un po' d'acqua e finisce anche la benzina.

Lo sbarco col tender all'isola di Zannone Le antiche vasche per il pesce a Zannone

Io sono tra i primi a scendere così ho il tempo di osservare il luogo dello sbarco e la vasca scavata dai romani ed utilizzata come peschiera. Poco dopo mezzogiorno siamo tutti a terra e si parte per l'esplorazione dell'isola.

Si sale ed in poco tempo arriviamo ad una casa abbandonata. E' l'unica dell'isola, un tempo era privata ed ora è utilizzata dall'Ente Parco. Al suo interno vi sono ancora dei mobili di quando era utilizzata come casa per le vacanze.

Panorama sull'isola di PalmarolaDomenico ci racconta la storia di questa casa e le complesse vicende della proprietà dell'isola e della famiglia che la possedeva. Vicino alla casa vi sono le rovine del monastero di Santo Spirito e da qui si gode di un bellissimo panorama. Siamo dal lato opposto a Ponza e si vede bene la non lontana Palmarola.

Ci inoltriamo poi nel fitto bosco di lecci fino alla cima del Monte Pellegrino (192 m.slm.) e cerchiamo anche quello che dovrebbe essere l'albero più grande del bosco che poi circondiamo tenendoci per mano.

Attorno al grande leccioSi torna indietro e poi sulla barca, cosa che richiede del tempo per via dei numerosi viaggi da fare col tender.

Domenico, utilizzando le verdure del suo orto e quello che ha raccolto in mare, ci prepara dei piatti succulenti. Si mangia circa alle cinque e tre quarti e non si sa se stiamo pranzando tardi o cenando presto. Il problema non ci assilla e spazziamo via tutto molto volentieri.

Il programma prevede ora di riportare a Ponza Domenico e poi di andare a Palmarola per ancorarci in rada ma al momento di accendere il motore la batteria fa i capricci. Dopo vari tentativi senza esito, usiamo quella di riserva (ma si dovrebbe dire di rispetto come si fa con tutto quello che è di scorta su di una barca) ed il motore si accende senza problemi.

Rimane però il dubbio di cosa possa fare domattina e così, invece di andare a Palmarola, ci ancoriamo in rada a Ponza dove è più facile essere soccorsi in caso di problemi.

Alla sera, nonostante i problemi col tender, scendiamo a terra e facciamo un lungo giro in paese anche nella parte alta. Torniamo poi al porto dove mangiamo la pizza e prendiamo un gelato, seduti ad un bar stappando anche una bottiglia di spumante per festeggiare un compleanno.

Giovedì 23 giugno 2016 - Ponza - Palmarola - Ventotene

Quando usciamo dal porto per andare a Palmarola il vento è a 18 nodi. Tutti contenti issiamo le vele ed il vento cade! Così, anche oggi, dobbiamo accendere il motore.

Il Faro della Guardia a Ponza L'arrivo a Palmarola

Si passa nuovamente dal faro dove non siamo riusciti ad andare, si costeggia tutto il lato occidentale di Ponza ed alle undici siamo a Palmarola. Circumnavighiamo piano l'isola ma il preventivato sbarco per salire sul faraglione di San Silverio non viene effettuato per via dei problemi al tender.

L'isola di Palmarola L'isola di Palmarola

Un po' mi dispiace non poter sbarcare: nel 1978 il Gruppo Subacqueo Ferrarese organizzò una vacanza collettiva qui a Palmarola alla quale non potei partecipare. Inoltre mi sarebbe piaciuto vedere l'ossidiana di Palmarola che è diversa da quella di Lipari in quanto qui la si trova sotto forma di piccoli ciottoli.

L'isola di Palmarola L'isola di Palmarola

Si completa il periplo dell'isola e poi ci dirige verso la lontana Ventotene, purtroppo, ancora una volta, a motore. Io ho sonno e scendo per dormire un po'. Più tardi, mentre osservo il mare attorno a noi, vedo ribollire l'acqua in un punto alla nostra sinistra e poi saltare dei delfini. Sono molto belli anche se piuttosto piccoli, probabilmente si tratta di stenelle.

Vediamo anche un folto stormo di sule che galleggiano sull'acqua e che si innalzano tutte in volo quando ci avviciniamo. Poco dopo le quattro siamo in vista di Ventotene. Questa volta decidiamo di entrare nel Porto Romano.

L'ingresso è molto suggestivo, non si tratta, infatti, solo di entrare in un porto che è in funzione da 2000 anni ma di ammirare un capolavoro dell'ingegneria antica in quanto il porto è interamente scavato nel tufo e progettato in modo che il mare non lo interri e le onde non consumino la sua parte più esterna.

L'ingresso del Porto Romano a Ventotene L'attracco nel Porto Romano a Ventotene

Gli spazi sono molto ristretti e la manovra non è facile ma Andrea, il nostro skipper, è impeccabile e ben presto siamo saldamente ancorati come le altre barche e cioè, stranamente, ormeggiati con la prora e non con la poppa dalla parte del terreno.

Andiamo subito a Cala Nave a piedi dove facciamo un bel bagno. Si sta facendo sera e sott'acqua vedo una murena che nuota sul fondo. Poi si sale verso la parte alta del paese. Troviamo un bel posto e ci sediamo ad un bar per uno spritz.

Dopo cena torniamo a passeggare nella parte alta del paese dando anche un contributo alla sfrenata vita notturna di Ventotene in quanto ci mettiamo a ballare la salsa per strada.

Venerdì 24 giugno 2016 - Ventotene - Ischia - Procida

Mi alzo relativamente presto a vado a fare un giro a piedi per Cala Nave per scattare qualche foto nella bella luce della mattina a Ventotene. Poi facciamo tutti assieme il bagno in certe similpiscine che ci sono di fronte al porto. Si trattano di cassoni scavati nel tufo e che il mare riempie di acqua che il sole scalda rapidamente.

Cala Nave a Ventotene

Visitiamo anche un bel negozio di prodotti tipici tra i quali sono famose le lenticchie. Hanno anche prodotti di lusso che vengono da lontano, noto in particolare una bottiglia di whisky di Oban, località scozzese situata di fronte alle Ebridi dove feci un'immersione molti anni fa.

Riposati e soddisfatti si salpa e ci si dirige verso Procida. Questa volta, però, ci avviciniamo ad Ischia fermandoci per fare il bagno subito fuori la baia di San Montano dove la barca non può entrare essendo dedicata ai bagnanti.

Baia di San Montano ad Ischia

Io nuoto fino ad uno scoglio non lontano e così, dopo tanti anni, posso mettere di nuovo piede ad Ischia. E' giusto l'uso del singolare perché Ischia la tocco solo col piede destro che utilizzo per spingermi via dallo scoglio e tornare alla barca.

Si riparte verso Procida dove giungiamo attorno alle sei di sera. Ci trasferiamo per un mojito in un vicino bar in località Lingua dove balliamo di nuovo la salsa imitati dai presenti ed ammiriamo il tramonto.

Tramonto a Procida La parte in alto di Procida

Si va cena ad un ristorante nella parta alta di Procida sopra a Marina di Corricella e dopo passeggiamo per il paese fin oltre mezzanotte, salendo sempre di più e vedendo degli scorci nuovi anche se c'è da salire parecchio ed essere satolli di pesce non aiuta.

Sabato 25 giugno 2016 - Procida - Napoli - Bologna

La partenza da ProcidaNonostante si sia andati a letto tardi ci si alza molto presto per sistemare la barca in quanto molti di noi devono prendere l'aliscafo delle 10 e 40. Salutiamo quelli che partono più tardi e siamo al porto in perfetto orario.

Arriva l'aliscafo, saliamo a bordo ed in poco tempo arriviamo a Napoli. Abbiamo un po' di tempo di margine prima della partenza del nostro treno e così ci fermiamo ad un caffè del molo Beverello per rifocillarci prima di salire sul treno. Io scelgo un grosso cannolo che era ormai rimasto da solo.

Prendiamo la metropolitana poco dopo mezzogiorno e saliamo sul treno delle 12 e 55 che ci riporta velocemente a Bologna. Io ho con me anche un sacchetto con alcune delle provviste della cambusa che non ho voluto abbandonare nella barca e cioè una piantina di basilico e le rimanenti zucchine dell'orto di Domenico che mi serviranno, nei giorni successivi, per fare un ottimo risotto.

 

 


[1] - San Silverio, Papa e martire, fu il 58° pontefice della Chiesa. Fu Papa dal 1 giugno 536 al 11 novembre 537 quando fu detronizzato da Belisario e relegato nell'isoletta di Palmarola dove morì di stenti poco dopo. <<

[2] - La bolina è l'andatura che si effettua mantenendo una rotta il più possibile contraria alla direzione di arrivo del vento (cioè circa a 40-45 gradi a destra o sinistra rispetto al vento, se si riduce troppo l'angolo la barca non può più proseguire); si distingue in bolina stretta, bolina o bolina larga a seconda dell'ampiezza dell'angolo al vento. <<

[3] - Se si consulta un vocabolario di qualche anno fa la falchetta viene definita come luogo dov'è la scalmiera dei palischermi che, detto in maniera meno criptica, indica un legno che corre longitudinalmente lungo i bordi della barca coprendo i fori degli scalmi dei remi.
Per analogia, nelle moderne barche a vela, si chiama così un profilo angolare metallico che corre longitudinalmente lungo i bordi della barca e che è utile al velista per bloccare il piede quando la barca è molto sbandata (inclinata) come accade, appunto, quando si va di bolina stretta.
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