Spazio per comunicazioni urgenti

Andrea Cavallari - Idro.S.E.R. S.p.A. ed Idroser Agenzia


La festa per i trent'anni dell'Idroser

Come scrivo anche nell'indice, non ho pubblicato questa breve biografia perché pensi che sia di interesse generale ma perché possa servire a chi vuol scoprire se l'Andrea Cavallari che conosceva sono io e permettere magari di riallacciare vecchie amicizie o almeno di scambiarsi dei saluti.

Nel caso di questa pagina però la situazione è un po' diversa in quanto i contatti con i miei colleghi dell'Idroser non sono mai cessati del tutto e nel 2006 c'è stata una grande festa alla quale hanno partecipato tantissimi ex-Idroser.

Il motivo ufficiale della festa era festeggiare il trentennale della nascita di Idroser che fu fondata nel 1976. Anche se, nel 1994, Idro.S.E.R. S.p.A. era diventata Idroser Agenzia confluendo poi, nel 1996, all'interno di Arpa, il suo spirito sopravviveva ancora all'interno di Ingegneria Ambientale, uno dei nodi specialistici di Arpa, dove si trovavano ancora tanti ex-lavoratori di Idroser.

Torta alla festa per i 30 anni di IdroserLa festa si è tenuta il 23 giugno 2006 a Conselice a casa di Mentino che abita in una bella villettina con un giardino ed un vigneto, molto adatta per la festa all'aperto che era stata organizzata. Erano presenti tantissime persone, tutte ex-dipendenti dell'Idroser dei quali ne conoscevo parecchie ma ce n'erano anche che non avevo mai visto prima perché si erano licenziate prima che, nel 1989, fossi assunto io.

Anche chi non viveva più nel bolognese aveva fatto in modo di essere presente, non avevano invece potuto partecipare gli idroseriani che avevano fatto più carriera (politica): uno di loro era Assessore in un importantissimo Comune e l'altro, addirittura, faceva parte del Governo.
Ovviamente la loro assenza era giustificatissima per i loro molti impegni ma mi permetto lo stesso di tirar loro, simbolicamente, le orecchie perché, nei giorni successivi ho cercato i loro curriculum ufficiali in Internet e nessuno dei due citava il suo periodo di lavoro presso Idroser.

Alla festa per i 30 anni di IdroserSi è chiacchierato a lungo e si sono mangiate delle ottime piadine ed una enorme porchetta, appena tolta dal forno, che emetteva un profumino delizioso e che era ancora rovente, poi si sono proiettate le foto che ripercorrono tanti anni di esistenza dell'Idroser.
La maggior parte delle foto sono dei primi tempi dell'Idroser e molti colleghi, di vent'anni più giovani sono quasi irriconoscibili. Io sono presente solo in alcune delle ultime ma sono stato ugualmente molto contento quando una copia del CD con le foto è stata distribuita a tutti i presenti.

Oltre al CD è stato distribuito un libriccino con molte frasi buffe, dette per caso da dipendenti dell'Idroser durante il lavoro, che erano state raccolte nel tempo da Luigi e che s'intitola Ipse dixit. Le frasi non ci sono tutte bensì ce n'è solo una scelta delle migliori (e di quelle senza parolacce). E' buffo che alcuni dei protagonisti non capiscano la frase che si riferisce a loro.

L'unica detta da me, presente sul libriccino, riguardava un mio collega ed esprimeva il concetto che sarebbe stato meglio che costui seguisse solo progetti senza alcun contenuto informatico. Il motivo era che costui era pignolissimo e faceva rifare le cose cento volte e che non si fidava dei computer per cui, quando si lavorava con lui, bisogna fare decine e decine di varianti dello stesso programma. Anche in questo caso il protagonista della frase non vi trovava nulla di buffo e mi diceva di essere perplesso su cosa volesse dire la frase.

Della mia storia lavorativa e di cosa si facesse all'Idroser ne parlo già diffusamente in alcune pagine del mio Curriculum [>>], per cui ora mi limiterò solo a ricordare alcuni episodi divertenti o particolari di quei sei anni che ho trascorso presso Idroser.

Prima di fare ciò però voglio dire che il periodo di lavoro presso Idroser è stata una esperienza molto proficua e che mi sono trovato molto bene specialmente nei primi anni quando i lavori da seguire erano pochi ma molto grossi per cui venivano affrontati da un equipe che faceva un vero lavoro di gruppo con ottimi risultati.

Purtroppo, benché i saggi incaricati dalla Regione di studiare la trasformazione di Idroser avessero dichiarato che il maggior patrimonio di Idroser erano i suoi dipendenti, questa situazione ha cominciato a peggiorare già nel passaggio da Idro.S.E.R. S.p.A. a Idroser Agenzia. I lavori da seguire sono infatti aumentati di numero ma non sono più stati di ampio respiro come prima, per cui ognuno di questi era seguito da uno o due specialisti del settore e non da una equipe multidisciplinare.

Ancora peggio è andata con il passaggio in Arpa perché, per una serie di motivi burocratici, è successo che il nostro direttore è diventato il direttore di Arpa ma i lavoratori di Idroser non sono entrati in Arpa al momento della sua fondazione bensì sei mesi dopo.
L'assurdo più grande però è stato che la sede centrale di Arpa è stata posta in via Po in quella che era la sede di Idroser Agenzia per cui, per sei mesi, abbiamo dovuto far funzionare la sede centrale di Arpa senza farne parte!

Vari episodi curiosi

La vecchia sede di via Nazario Sauro

Quando ho incominciato a lavorare in Idroser la sede della ditta era in via Nazario Sauro in un palazzo molto antico. Gli informatici stavano al secondo piano assieme agli amministrativi ma il vecchio minicomputer Honeywell Level 6 era al piano terra in un locale chiuso ed insonorizzato ricavato all'interno di un locale più vasto dove vi erano altri impiegati.

Il Level 6, che era composto di più parti ognuna delle quali grandi come un frigorifero, possedeva un'unità a nastro con inserimento automatico cioè il nastro si agganciava da solo nella bobina dove poi si arrotolava. Ciò avveniva tramite un sistema pneumatico che aspirava l'aria intorno alla punta del nastro.
Il risultato pratico era che, quando si inseriva un nastro, la macchina emetteva dei poderosi pernacchioni che lasciavano molto stupito chiunque si trovasse nel locale adiacente e non sapesse di cosa si trattasse.

Questa non era l'unica stranezza di quei locali in quanto vi era anche l'ufficio dove stava il responsabile del settore che aveva un'ampia vetrata sul cavedio che bucava l'edificio per dare aria e luce alle stanze interne. Il cavedio però era stato ricoperto, nella parte più bassa, di piastrelle color celeste per cui, in quell'ufficio, si aveva la netta sensazione di trovarsi sul fondo di una piscina.
In effetti mi è stato raccontato che, qualche tempo prima, per fare uno scherzo erano stati realizzati dei pesci di cartone che erano stati calati con dei fili dal piano superiore per aumentare l'effetto fondo del mare dato dalla luce colorata in azzurro per il riflesso sulle piastrelle.

Dopo l'allagamento (del quale parlo più avanti) fummo trasferiti all'ammezzato ed il Level 6 fu sostituito da una macchina più moderna ma rimase in funzione la vecchia stampante ad impatto che era rumorosissima e che veniva usata solo una volta al mese e per pochi minuti per stampare i cedolini degli stipendi che erano preimbustati e su carta chimica.

Anche se veniva usata pochissimo il rumore che faceva era insopportabile e così, dopo aver tentato inutilmente di insonorizzarla, decidemmo di piazzarla nella doccia del bagno che era vicino alla sala del Consiglio e che veniva utilizzato molto di rado.
Una volta però procurammo un grande spavento ad uno dei consiglieri che non sapeva della stampante e nemmeno la vedeva dato che il vano doccia aveva vetri opachi, che, mentre era chiuso in bagno, aveva improvvisamente sentito un rumore terrificante e sconosciuto provenire dal vano doccia.

Il torneo di tennis, la gara di go-kart e la partita di calcio

All'Idroser erano in parecchi a cui piaceva giocare a tennis per cui, una volta all'anno, si faceva un torneo di tennis fra i colleghi. Io avevo giochicchiato di tanto in tanto ma senza mai fare delle partite vere e proprie ma decisi lo stesso di partecipare al torneo del 1990.

La prima partita l'ho vinta ma non sul campo bensì per abbandono del mio avversario che si è ritirato perché aveva altri impegni e non stava bene. Così, quando sono sceso sul campo il 12 aprile, avevo di fronte a me Dino che era uno che giocava regolarmente ed era quindi molto più bravo di me.

Le partite si giocavano su di un unico set e vinceva chi arriva per primo a 9 punti. Io ho inaugurato allora la racchetta Slazenger che mi aveva regalato mio fratello qualche tempo prima ma era da parecchio tempo che non ne prendevo una in mano.
Il mio avversario giocava abbastanza bene e ben presto siamo stati 4 a 0 per lui poi sono riuscito a prendere un po' il ritmo e ho fatto due punti strappandogli anche il servizio, lui però era più esperto e la partita è finita 9 a 3. In varie occasioni siamo comunque arrivati ai vantaggi, disputandoci abbastanza il punto ed ho fatto anche qualche buon colpo.

La successiva partita l'ho giocata il 26 aprile e questa volta ero più speranzoso perché mi sarei trovato di fronte Cristina, una collega che era molto più giovane di me ma che non era una appassionata giocatrice. Invece, quando me la sono trovata di fronte, ho scoperto che si trattava di uno di quei giocatori che, pur non facendo colpi straordinari, prendono però quasi tutte le palle.

Così ho iniziato male e sono andato sotto un bel po' poi mi sono ripreso ma non abbastanza da raggiungerla. L'incontro comunque è stato molto combattuto ed è rimasto sospeso sull'8 a 6 per Cristina perché si era fatto tardi e così è finita la mia partecipazione al torneo di tennis.

Nello stesso anno, il 12 ottobre, c'è stato anche un torneo di go-kart, organizzato da Ivano grande appassionato di go-kart, al quale non ho partecipato perché, non essendo mai salito su di un go-kart, temevo di poter farmi male.

Comunque di questa gara se n'è parlato a lungo all'Idroser anche perché Fabrizio, che aveva tagliato per primo il traguardo fu penalizzato di venti secondi per un sorpasso irregolare e Dino, il vincitore, tenne per anni sulla sua scrivania il bel trofeo che aveva conquistato.

Nel giugno dell'anno successivo fu organizzato un incontro di calcio fra i dipendenti dell'Assessorato Ambiente della Regione ed i dipendenti Idroser al quale non partecipai stante la mia scarsa abilità calcistica. La partita finì 13 a 3 per l'Assessorato Ambiente ma l'Idroser, per scarsità di giocatori, faceva giocare anche il figlio di Patrizia di dodici anni e Dino si fece male al primo calcio stando poi immobile in porta e storcendosi anche un pollice su di una parata.

L'allagamento

Il 5 ottobre del 1990 era un venerdì ed avevo preso un giorno di ferie quando mi hanno telefonarono dall'ufficio dicendomi che si era intasato lo scarico del terrazzino sopra al nostro piano (dove c'era un attico disabitato) e che quando erano arrivati avevano trovato l'acqua che pioveva a dirotto dal soffitto su scrivanie e macchine. In particolare si erano bagnati moltissimo i due PC Olivetti M380 che all'epoca erano il non plus dei personal computer e che erano costati moltissimo.

Quando sono arrivato all'Idroser ho visto che in effetti era successo un vero disastro, addirittura si erano dovuti bucare i tavelloni del soffitto per far scolare l'acqua ed evitare che crollasse il soffitto per il peso. Nonostante ciò dai soffitti l'acqua gocciolava ancora come se piovesse. Il mio ufficio era del tutto inabitabile. La carta da parati delle pareti si stava staccando tutta facendomi scoprire al di sotto i resti di una specie di affresco, forse liberty, si intravedevano due pezzi di canne di bambù dipinte.

I due PC M380 erano completamente pieni d'acqua. Li abbiamo vuotati e lasciati asciugare a lungo prima di chiamare un tecnico dell'Olivetti ma bastò solo pulirli bene con l'aria compressa perché riprendessero a funzionare senza problemi
Dopo l'allagamento fummo trasferiti all'ammezzato che era sicuramente più fresco d'estate ma molto meno bello perché si trovava nella parte più antica del palazzo. Uno dei nostri uffici fu addirittura soprannominato lo Spielberg perché si trattava di uno stanzone col soffitto alto con volta a botte e con un'unica finestra a bocca di lupo, anch'essa in alto, da dove il sole arrivava ad illuminare il pavimento solo in poche giornate durante l'anno.

Le trasferte in Olanda

Nel 1990 eravamo impegnati in due grossi studi su due aree ad elevato rischio ambientale della nostra regione e si decise di rivolgersi all'olandese Delft Hydraulics per utilizzare i loro modelli di simulazione e studiare così i vari scenari da noi proposti per risolvere i problemi di quelle zone.

Più volte nostri tecnici erano andati in Olanda ed in novembre ci andai anch'io assieme a Massimo, Maurizio, Myriam e Dino. Siamo partiti il 5 ed abbiamo cambiato aereo a Francoforte dove i bagagli a mano sono stati controllati di nuovo passando nell'apposito scatolone a raggi X o qualcosa di simile ma questa volta siamo stati controllati anche noi da poliziotti che ci hanno passato vicino a tutto il corpo un aggeggio con una specie di antenna tonda sopra. Io avevo in testa il mio berretto ed ero curioso di vedere se il poliziotto pensasse di controllare anche quello. In effetti diligentemente alla fine passò rapidamente quella specie di antenna anche sulla testa.

Quando siamo saliti sul secondo aereo ho avuto la sorpresa di scoprire che i nostri biglietti non erano di classe turistica bensì di classe business. Nel viaggio che avevamo appena fatto non avevo notato però alcuna differenza da altre volte ma quando siamo saliti sull'aereo per Amsterdam che era un Boeing 737 della KLM, la differenza si è vista, infatti i sedili erano molto larghi e comodi ed avevano un bello spazio davanti per distendere le gambe comodamente.

Schilpol, l'aeroporto di Amsterdam, è enorme ma vi si gira su comodi tapis roulant. Quello però che, rispetto ad altri aeroporti, è il massimo della comodità è che il treno vi passa sotto e quindi bastava scendere per una scala mobile per trovarsi in stazione. Quando abbiamo guardato gli orari abbiamo visto che erano su grandi tabelloni più simili a quelli dei bus che a quelli dei treni. Vi sono infatti moltissime corse ogni ora e quindi passa un treno ogni pochi minuti per cui vi è semplicemente segnato che il treno passa ai minuti xx, yy e zz, senza specificare l'ora.

Una volta arrivati e preso possesso delle camere in albergo, siamo andati subito dalla Delft Hydraulics. Gli uffici con cui avevamo a che fare noi hanno l'incredibilmente lungo nome di Waterloopkundig Lab. dove Lab sta per laboratori, si vede che, stancandosi tanto a scrivere il primo nome, il secondo lo abbreviano.
Qui hanno l'ottima abitudine di chiudere il lavoro all'ora prevista e di non stare ore in più a fare straordinari che spesso sono solo una scusa per rimediare a lavori organizzati male o servono a far finta di essere impegnatissimi, così, dato che la volta scorsa era venuto uno dei nostri tecnici che era pignolissimo e che li aveva bloccati in una riunione interminabile, per prima cosa, indicando l'orologio, ci hanno detto Noi alle cinque smettiamo di lavorare e alle cinque meno dieci arriva il nostro pullmino che vi riporterà in albergo.

Si è andati allora a cena molto presto come del resto usa qui. Siamo andati in un locale dove Myriam era già stata, simpatico, con tavolini piccolini e col menù con anche piatti a base di pesce. Io ho scelto tutto a base di pesce per stare leggero ma male me ne incolse perché invece tutto era pesantissimo. Di primo cozze cucinate come escargots, molto buone ma si trattava di cozze condite con una salsa come quella degli escargots a la borguignonne e servite affogate in un liquido caldo che sembrava olio ma che era burro fuso. Di secondo un piatto di pesce e frutti di mare, era molto buono ma in parte si trattava di cose fritte con contorno di patate fritte.

Il bello di questa trasferta è stato però che, per semplificare i conteggi, Myriam era il pagatore ufficiale per tutto il gruppo ed andare in giro senza doversi preoccupare di comprare biglietti, cambiare valute, pagare ristoranti e quant'altro è estremamente comodo. Ho scoperto così che il vero signore non è chi ha tanti soldi ma chi non ne ha bisogno perché c'è chi paga per lui.

Il giorno dopo siamo stati tutto il tempo presso la ditta per cui abbiamo mangiato alla loro mensa. Chi c'era già stato mi ha raccontato che i menù sono sempre gli stessi e si alternano: un giorno polpette molli ed un giorno polpette dure. Noi abbiamo mangiato una zuppa di funghi e poi sono arrivati degli affettati con una croquette come la chiamavano ma in realtà si trattava della polpetta molle ovviamente fritta.
Alla sera ci siamo rifatti andando da The Dirty Nelly, una specie di pub dove si fa cucina irlandese e dove, quando abbiamo ordinato da bere, abbiamo trovato subito da ridere infatti Dino ed io abbiamo ordinato della birra scura irlandese (dell'ottima Guiness) e quando ci hanno chiesto se ne volevamo una pinta, abbiamo detto di sì ma poi nessuno sapeva esattamente quanto fosse una pinta di birra ed allora ci si è scherzato sopra. La specialità del locale è la carne alla griglia e ci hanno fanno scegliere quale volevamo. C'erano dei pezzi bellissimi di carne tra i quali il T-bone, una specie di fiorentina gigante con l'osso.

Il terzo giorno dovevamo solo ritirare il dischetto con i risultati delle simulazioni fatte e poi si poteva tornare in Italia. Abbiamo comunque avuto il tempo di fare un giretto per Amsterdam. Questa volta eravamo su di un aereo della Lufthansa sempre in classe business ma benché il modello d'aereo fosse lo stesso di quello della KLM all'andata, i sedili mi sembravano meno comodi, guardando bene ho visto che mentre in quello della Klm ce n'erano cinque per ogni fila, qui ce n'erano sei ed erano quindi più stretti.

Siamo scesi a Francoforte, dove, come all'andata, l'aereo ha rullato per tutto l'aeroporto, ci hanno portato con un pullman ma poi abbiamo dovuto scarpinare per tutto l'aeroporto con i nostri bagagli per raggiungere il punto di partenza di quello per Bologna. Alcuni di noi erano rimasti indietro e quando ci hanno raggiunto, ci hanno detto che avevano perso tempo al posto di controllo dove era stato visto qualcosa di sospetto nella valigia di Massimo e così l'avevano aperta scoprendo che si trattava del phon che era in parte di metallo.

Siamo arrivati stanchi morti alla sala d'imbarco del volo per Bologna dove abbiamo aspettato un bel po' di salire in aereo poi, una volta saliti, abbiamo aspettato ancora e perfino quando l'aereo era già di fianco alla pista di decollo abbiamo ancora aspettato, tutto questo per via del traffico intensissimo di aerei che c'è in questo aeroporto. In effetti vedendo la quantità incredibile di aerei che arrivano e partono senza problemi ci si convince che le probabilità di avere un incidente, anche se ci sono lo stesso, sono comunque veramente piccole.

Alla fine di gennaio del 1991 bisognava tornare in Olanda ma questa volta io non ci sarei andato. Era appena agli inizi la prima guerra del Golfo e tutti erano preoccupatissimi per paura di attentati agli aerei e quindi i miei colleghi avrebbero voluto andarci in treno, solo uno era per l'aereo perché diceva che non c'era alcun pericolo ma quando gli dissero Allora tu vai pure in aereo ma noi andiamo in treno, rispose che non voleva perché non voleva morire da solo! Alla fine poi hanno preso tutti l'aereo senza alcun problema.

Il bocciolo riattaccato

Monica, una delle mie colleghe, teneva alcune piante nel suo ufficio che condivideva con Paola e le curava amorevolmente facendole campare nonostante la poca luce. Tra queste c'era anche una di quelle piante d'appartamento tenute più che altro per la grandi foglie verdi ma che da qualche tempo stava facendo un bellissimo e grande bocciolo.

Una mattina Paola, che era arrivata prima di Monica, mi disse che, aprendo la finestra, aveva urtato il bocciolo spezzandolo e che non sapeva come dirlo a Monica. Decise allora di riattaccarlo nascondendo un pezzetto di fil di ferro al suo interno sperando che, quando si fosse seccato, venisse staccato e buttato via senza che l'inganno fosse scoperto.

Io poi ho avuto da fare e non ho seguito gli sviluppi della faccenda. Qualche giorno dopo ho chiesto a Paola come era andata a finire e mi raccontò che Monica, appena arrivata, si era messa a guardare con sospetto il bocciolo poi si era alzata e lo aveva esaminato scoprendo l'inganno e così lei aveva confessato tutto ma si era poi scoperto che Monica osservava il bocciolo non perché avesse notato l'aggiustatura ma bensì perché il bocciolo in realtà lo aveva rotto lei la sera prima e quindi era stupitissima nel vederlo di nuovo sulla pianta!

Videogame

Nel 1990 impazzavano i videogame ed andava molto di moda Tetris ma un giorno saltò fuori un nuovo videogame con una gran bella grafica che si svolgeva nell'antica Roma e che era molto complicato perché per estendere le conquiste bisognava raccogliere i tributi senza però suscitare rivolte e così via.

Per giocarci ci voleva quindi molta pazienza e così Paola e Fabrizio lo finirono subito causando la caduta dell'Impero Romano nel duecento e rotti avanti Cristo mentre invece Monica aveva tenuto botta e con tasse esose e sedando le rivolte con le armi, aveva accumulato molti talenti. Si poteva salvare il punto dove si era arrivati e quindi ci giocò per vari giorni durante l'intervallo.

Un modo per tener buono il popolo era offrire spettacoli gladiatori e così, dopo molto insistere, la convincemmo ad offrirci uno spettacolo di gladiatori ma per risparmiare ci fece vedere un combattimento fra un gladiatore vecchio ed un leopardo grasso!

Il gatto misterioso

Nella primavera del 1991 ci fu la vicenda del gatto misterioso. Già da qualche tempo, quando apriva la finestra al mattino, Massimo si lamentava di sentire puzza di pipì di gatto e si pensava che la facesse fuori dalla finestra, l'11 di marzo però trovammo che erano stati colpiti dei tabulati che stavano per terra e non si trattava solo di pipi!
Pensammo che il gatto fosse entrato da una finestra lasciata aperta dalla donna delle pulizie e così le dicemmo di lasciare chiuse tutte le finestre ma la mattina successiva il gatto aveva colpito ancora.

Si provò allora a mettere del pepe nel punto dove il gatto colpiva perché ci era stato detto che così avrebbe smesso, invece il gatto colpiva ancora ed in cantina venivano trovate le sue impronte ma non si riusciva a capire da dove entrasse, facemmo allora anche una caccia al gatto muovendo gli scatoloni ammucchiati ma evidentemente non c'era più.
Per un po' non ci fu più traccia del gatto ma, quasi a fine mese, ricomparve ma questa volta facendo pipì dai disegnatori. Due di loro si armarono di rete metallica e chiusero le grate delle finestre del bagno da dove si pensava che entrasse ma il mistero del gatto si infittiva, infatti, nonostante le reti, il giorno successivo, colpiva ancora.

A questo punto si pensò che non venisse da fuori ma fosse chiuso all'interno infatti, molto tempo prima, era venuta una ragazza che aveva perso il gatto a chiedere se lo avevamo visto ma non si capiva come potesse sopravvivere senza mangiare. Finalmente il 2 aprile veniva risolto il mistero del gatto che in effetti era nascosto in cantina senza mangiare da tempo immemorabile e venne scoperto e catturato quando era ormai allo stremo delle forze.
Nonostante il digiuno però era ancora un enorme gattone bianco e non appariva affatto dimagrito, venne rintracciata la padrona cioè quella che aveva chiesto tempo prima se avevamo visto un gatto, la quale ci disse che era scomparso da casa da più di un mese.

Il sarchiapone

Da moltissimo tempo nell'ingresso di Idroser giaceva in una angolo un grossa cassa di legno. Avevamo chiesto cosa contenesse e ci era stato detto che c'erano degli strumenti per una commessa di uno dei tecnici. Era rimasta lì molto a lungo e poi, per qualche giorno, avevamo riso molto perché qualcuno vi aveva scritto sopra con un pennarello Attenzione! Contiene un sarchiapone.

Così quando, la mattina del 14 ottobre del 1992, entrando in ufficio ho visto qualcuno che apriva la cassa del sarchiapone sono rimasto molto stupito. Ne sono stati estratti due correntometri che erano comunque proprio buffi perché l'apparecchio vero e proprio consiste in un grande cilindro con un lunghissimo naso o proboscide sul lato più stretto e quindi non sfigura nell'impersonare un sarchiapone!

Il corvo e la trasformazione di Idroser

Già nella seconda metà del 1992 si sapeva che la Regione voleva riformare Idroser e che aveva fatto fare uno studio ad un comitato di saggi i quali avevano detto che il maggior capitale di Idroser erano i suoi dipendenti. Purtroppo tutta la storia della trasformazione durò moltissimo e fu funestata da una serie di attacchi ad Idroser ed ai suoi lavoratori fatti anche tramite lettere anonime firmate da un fantomatico corvo.

Il primo settembre del 1992 su Repubblica veniva pubblicata una lettera con un forte attacco contro l'Idroser. In realtà l'attacco era contro il Presidente ed i Vicepresidenti accusati di essere pagati troppo per quello che facevano ma sia il titolo, sia una frase all'interno davano l'impressione che anche i dipendenti battessero la fiacca e non combinassero niente.

Due giorni dopo, sempre su Repubblica, c'era la risposta dell'Idroser alla lettera di critiche. Era stata scritta da uno dei due Vicepresidenti ed era ben fatta anche se l'ho trovata un po' scialba. Verso la fine del mese sulla stampa compariva un articolo dove si attaccava la Regione per delle spese relative all'autorità di bacino ma poi, alla fine, si attaccava anche l'Idroser. Mi dette molto fastidio in particolare l'affermazione che all'Idroser ci fossero troppi dirigenti e si dicesse che c'erano 24. Solo dopo si seppe che si trattava di un errore del giornale e si voleva invece dire che c'erano troppi componenti del consiglio di amministrazione.

Alla fine di ottobre era pronta una bozza di legge regionale per la trasformazione di Idroser in Agenzia dell'Ambiente. Il 15 febbraio 1993 sarebbe dovuto venire da noi l'Assessore Regionale per illustrarci quanto deciso ma il giovedì precedente il tutto saltava e pareva che fosse a seguito dell'articolo apparso sul Carlino di Ravenna subito dopo la conferenza stampa dell'Assessore ed intitolato L'Idroser verrà messa in liquidazione.
Nello stesso periodo ad undici persone arrivavano, presso l'Idroser, delle lettere, non si sa spedite da chi, contenenti la fotocopia di un intervento di un Consigliere regionale che aveva attaccato anche l'Idroser ed in particolare la Presidenza. Il motivo di tutto ciò restava misterioso essendo tale intervento (fatto in ottobre) noto da tempo a tutti e pubblicato anche su Repubblica.

Il 24 di febbraio era la volta dei Verdi un cui rappresentate attaccava l'Idroser e la Regione con un articolo fumoso e poco chiaro e con una tabella dove si confrontavano i costi del personale dell'Idroser, della Regione e del settore privato facendo risultare che all'Idroser ci fossero valori assurdi.
In realtà venivano confrontati dei dati diversi, infatti per la Regione c'erano i valori del costo lordo del dipendente e basta, per l'Idroser invece erano compresi anche i costi previdenziali, quelli generali ed il costo dei dipendenti "non vendibili". I costi delle ditte private per altro erano di pura fantasia, infatti sostenere che, presso una ditta privata, si sarebbe pagata l'opera di un quadro o di tecnico specializzato 30000 lire all'ora, Iva compresa, era pura follia.

I primi di marzo il corvo colpiva ancora ma questa volta la faccenda era alquanto più grave, infatti erano state mandate le fotocopie dei cedolini del Direttore Generale. La talpa doveva per forza essere qualcuno interno all'Idroser. Intanto usciva sul giornale la replica dell'Assessore all'articolo uscito giorni prima ma anche questa non mi sembrava particolarmente forte ed incisiva.

Il 13 di marzo, su Repubblica, usciva un articolo sugli stipendi dei dirigenti dell'Idroser con la fotocopia del famoso cedolino del Direttore inviato dalla talpa che dal giornale veniva chiamato il corvo. Il giorno successivo usciva la replica del nostro Vicepresidente e l'intervista all'Assessore. Il tutto non mi piaceva niente, l'atmosfera si stava facendo rovente e da questi attacchi avevamo solo da rimetterci.

Il 7 aprile appena arrivavo in ufficio i miei colleghi mi facevano vedere l'ennesima lettera pubblicata su Repubblica e che parlava dell'Idroser. Questa volta era stata scritta dai Delegati sindacali CGIL - Regione ed attaccava di nuovo i nostri stipendi e le funzioni dell'Idroser.
Il 29 aprile però si veniva a sapere che la legge sulla trasformazione di Idroser in Agenzia per l'Ambiente sarebbe stata bloccata a seguito del referendum sull'ambiente e le Usl in quanto i PMP sarebbero passati in futuro sotto il Ministero dell'Ambiente e si sarebbero chiamati Agenzie per l'Ambiente.

Passarono così molti mesi duranti i quali regnò una grande incertezza e solo il 23 dicembre 1993 ci fu spiegato che l'Idroser sarebbe stata effettivamente chiusa ed il personale assorbito dalla nuova Idroser che nel frattempo sarebbe nata per conto suo e che sarebbe stato un ente pubblico.
Tutto ciò avvenne ma ci volle ancora molto tempo: infatti solo nel 1995 entrammo tutti in Idroser Agenzia il primo di aprile.

La nuova sede

Alla fine di settembre del 1993 eravamo pronti a trasferirci nella nuova in via Po molto più ampia e più bella della vecchia. Il 28 i facchini iniziavano a smontare anche da noi ed alla sera ero rimasto solo io del Centro Informatico ed anche il Microvax 3100 era già stato portato via.
Alla mattina del 29 abbiamo staccato il Microvax 3300 che è stato portato nella sede nuova mentre io sono ancora rimasto in via Nazario Sauro dove ormai era vuoto in moltissimi posti. Dove stavano i tecnici era stata smontata la parete attrezzata così, dove ancora c'era qualcuno, l'effetto era stranissimo perché gli uffici erano privi di un lato e sembrava di vedere i famosi quartieri a luci rosse di Amsterdam o di Amburgo con le donne in mostra nelle vetrine.

Il 30 settembre è stato il primo giorno nella nuova sede. Abbiamo avuto un gran da fare a mettere in funzione i minicomputer con i cavi volanti perché la rete mista fonia/dati era da mettere a punto, per questo motivo c'era un solo telefono funzionante davanti al quale ci fu una fila folle per tutto il giorno.

Come rendere piacevole la lettura di un manuale noiosissimo

In Idroser Agenzia dovetti seguire la trasformazione di un manuale tecnico sui rifiuti e sulle discariche in ipertesto. Dato che doveva essere utilizzato dai dipendenti della Regione molti dei quali avevano ancora computer con il sistema operativo MS-DOS ne facemmo una versione per questi computer ed un altra per i computer che avevano già Windows 95.

Quando però, nel settembre del 1995, era pressoché pronto, ricevemmo delle lamentele da parte di chi doveva recepire questo prodotto in quanto, come temevo, si guardava di più l'estetica che il contenuto. Per altro la persona in questione ci diceva lei stessa che aveva appena scoperto cosa fosse un ipertesto comprando un libriccino dal titolo Cos'è un ipertesto.

In realtà era stata da una softwarehouse che faceva ipertesti dove le avevano fatto vedere tante belle cose colorate e specialmente dove si faceva confusione fra lo strumento ed il prodotto per cui ora credeva che si potesse implementare un ipertesto con diapositive e filmati con la massima facilità.

Dato che ci era stato detto che dovevamo rendere piacevole la lettura del manuale sui rifiuti e ci erano stati chiesti effetti speciali ed uno sfondo di un colore diverso, mi sono allora divertito a far vedere ai mie colleghi come, con Netscape, si potesse scegliere lo sfondo che si voleva e per ridere ho usato come sfondo una foto di Playboy presa da Internet.
La foto però era adeguata al problema infatti la modella aveva come sfondo scaffali pieni di libri. Era perciò molto adatta per un ipertesto, potevamo infatti dire che lo sfondo dell'ipertesto era una biblioteca con la bibliotecaria (anche se poco vestita!).

Ovviamente alla destinataria del prodotto non abbiamo fatto vedere la versione del manuale piacevole da leggere e l'abbiamo accontentata facendo realizzare la grafica dalla ditta che tanto le piaceva ma alla fine il famoso ipertesto non mi è piaciuto granché perché aveva tutti i colori smorti e cupi. La bibliotecaria era tutta un'altra cosa!

C'è qualcuno che le ha mai detto che ha la testa come una melanzana?

Nell'estate del 1996, quando Arpa esisteva già ma noi eravamo ancora Idroser Agenzia ho cercato in Internet un corso di inglese e ne ho trovato uno che però era per inglesi che volessero imparare l'italiano. Non so chi lo avesse preparato ma vi era anche la possibilità di ascoltare delle frasi fatte solo che si trattava di frasi assurde e dette con un accento buffissimo.

Non so a cosa serva ad un inglese o ad un americano saper dire Ciao, faccia da scemo e ci faceva molto ridere anche Ti adorro [sic] angelo mio, per te coglierò petáli [sic] di rosa e ti cuocerò fettuccine Alfredo ma quella che era certo la più assurda era quella dove si diceva C'è qualcuno che le ha mai detto che ha la testa come una melanzana?

Le ho subito fatte sentire ai pochi colleghi che non erano in ferie ed abbiamo riso molto ma poi ci venne l'idea di piazzare la frase della melanzana su di un computer che veniva usato da tutti perché era quello collegato ad Internet e di collegare questo suono ad un evento poco frequente come la riduzione di una finestra ad icona in modo che la frase venisse detta all'improvviso qualche tempo dopo che si stava lavorando al computer.

Nei giorni successivi, man mano che i vari colleghi rientravano dalle ferie, ci divertimmo molto a vedere le loro facce stupite quando si sentivano apostrofare all'improvviso dal computer con questa buffa frase pronunciata con un accento ancora più buffo.


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